La sospensione avviene in seguito alla classificazione dell’istituto come “agente straniero”.
Il Levada Center, principale istituto indipendente ad occuparsi di sondaggi in Russia, ha annunciato il 15 gennaio che smetterà di pubblicare i risultati dei sondaggi sulle prossime elezioni presidenziali. Il capo dell’organizzazione, Lev Gudkov, ha specificato che il Levada Center continuerà a condurre ricerche e a raccogliere dati durante la campagna elettorale, ma che i risultati non saranno pubblicati prima del voto del 18 marzo.
La decisione è legata al timore di ripercussioni legali che potrebbero portare il Centro a multe e, in casi estremi, alla chiusura. A partire da settembre 2016, il nome del Levada Center è stato infatti inserito nella lista di agenti stranieri come stabilito da una legge finalizzata a limitare le possibili ingerenze esterne sulla politica interna della Russia. L’organizzazione è stata ritenuta “colpevole” di condurre il suo lavoro grazie a fondi provenienti dall’estero, e di offrire quindi risultati distorti ed inaffidabili, che rifletterebbero i tentativi di altri Paesi di interferire nelle elezioni presidenziali russe. Gudkov ha affermato di temere che i dati possano venire interpretati come un tentativo di ingerenza nelle elezioni, il che potrebbe giustificare la chiusura dell’ente.
Su richiesta del quotidiano Vedomosti, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha affermato che il Levada Center non aveva scelta: «Levada è una grande organizzazione che gode di una certa reputazione, ma sfortunatamente, per la legge è un agente [straniero] e non può svolgere questo tipo di attività.» Gli altri due maggiori istituti che si occupano di sondaggi in Russia, VTSiOM e FOM, continueranno invece a occuparsi delle presidenziali. VTSiOM, in particolare, è un istituto governativo che risponde direttamente al Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale.
In una elezione dai risvolti quasi certi, i dati sull’astensionismo rappresentano l’elemento più interessante a cui guardare, al fine di individuare eventuali segnali di disaffezione alla politica da parte della popolazione russa.
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L’incognita dell’affluenza
Da un lato, l’esito delle elezioni di marzo sembra essere ampiamente prevedibile: Vladimir Putin, il cui tasso di popolarità ad oggi raggiunge l’80%, ne uscirà probabilmente vittorioso per la quarta volta. Al contrario, i dati sull’affluenza alle urne sono molto più incerti.
Le ultime indagini condotte dal Levada Center a dicembre, qualche settimana prima dell’interruzione del lavoro sulle presidenziali, mostravano come solo il 28% degli intervistati fosse sicuro di andare a votare, mentre un ulteriore 30% riteneva “probabile” recarsi alle urne. Risultati in netto contrasto con quanto invece raccolto dall’istituto VTSiOM, che racconta un 70% di votanti certi, con un ulteriore 11% di intervistati che probabilmente voterà.
In una elezione dai risvolti quasi certi, i dati sull’astensionismo rappresentano pertanto l’elemento più interessante a cui guardare, al fine di individuare eventuali segnali di disaffezione alla politica da parte della popolazione russa.
A confronto, i dati sull’affluenza alle urne raccolti da VTSiOM e da Levada Center (a destra).
Alla domanda “Parteciperete alle elezioni presidenziali di marzo 2018?“, le risposte sono state: sicuramente sì (rosso), probabilmente sì (rosa), probabilmente no (azzurro), sicuramente no (blu), non ha ancora deciso/deciderà in futuro (grigio), non sa rispondere (arancione).
[Fonte del grafico: Vedomosti; traduzione dell’autrice dell’articolo]
https://www.vedomosti.ru/politics/articles/2018/01/16/747868-vibori-bez-sotsiologii#_