Nei giorni scorsi centinaia di manifestanti in ogni angolo della Federazione Russa si sono riversati nelle strade rispondendo all’appello al boicottaggio di Naval’nyj. La sua capillare campagna elettorale inizia a dare i suoi frutti.
Ci eravamo già occupati dell’esclusione di Aleksej Naval’nyj dalle elezioni presidenziali a seguito dei suoi problemi con la giustizia. Nei giorni successivi alla decisione della corte, Naval’ny ha lanciato un appello ai suoi seguaci chiedendo loro di boicottare le elezioni del prossimo 18 Marzo.
In un video del 26 Dicembre Naval’nyj ha incoraggiato gli elettori russi a boicottare il voto chiedendo di non presentarsi alle elezioni. Secondo Naval’nyj è fondamentale che sia permesso a tutti i candidati di partecipare alle elezioni e solamente con l’astensione sarà possibile dare un segnale forte. Alla base del suo appello sta la convinzione che se solo un minimo numero di votanti si avvarrà del proprio diritto al voto, solo allora sarà possibile definire l’elezione un insuccesso poiché – chiunque sia il vincitore – non rappresenterà di fatto la maggioranza della popolazione.
L’appello non ha tardato a dare i suoi frutti e nella giornata di domenica 28 Gennaio centinaia di persone si sono riversate nelle strade intonando cori anti-Putin e supportando la causa dello stesso Naval’nyj. Le proteste si sono verificate in numerose città russe, dalla più europea Kaliningrad fino a Vladivostok, in Estremo Oriente; molte di esse sono state autorizzate dalle amministrazioni locali. L’autorizzazione non è però stata garantita a Mosca e San Pietroburgo per motivi di ordine pubblico.
Nonostante il divieto, la manifestazione a Mosca non si è fermata: Naval’nyj è stato prontamente fermato insieme ad alcuni suoi sostenitori ed è stato trattenuto fino a sera dalla polizia. Una situazione alla quale il leader del “Partito del Progresso” non è affatto nuovo.
Sebbene la vicenda in sé sia rilevante poiché potrebbe denotare un aumento della popolarità di Naval’nyj, risulta ancora più interessante la vasta diffusione geografica di questa ondata di proteste. Come già accennato, le manifestazioni si sono tenute in ogni angolo del Paese, dalla capitale fino alle più remote città. Aree che da tempo sono considerate non politicizzate e, tutto sommato, leali al sistema. Ed è proprio questo rinnovato, quanto inaspettato interesse nella vita politica della Federazione a meritare attenzione.
Pur non potendo definire con certezza cosa abbia smosso l’interesse politico delle centinaia di manifestanti dei giorni scorsi, è legittimo ipotizzare che sia in parte un effetto della campagna elettorale di Naval’nyj. Nel corso del 2017 Naval’nyj ha intrapreso una campagna di stampo “occidentale”, visitando personalmente 27 località in tutto il Paese e perseguendo così una strategia molto più decentralizzata e capillare. Di consuetudine i politici russi si concentrano molto sulle grandi città, trascurando i piccoli centri, che non rappresentano una fetta molto importante dell’elettorato.
Quella di Naval’nyj, però sembra essere stata una strategia vincente. Gli eventi dei giorni scorsi sembrano infatti indicare un desiderio di cambiamento da una parte della popolazione che ha fatto propri gli ideali portati avanti dal leader russo. Visitando di persona i centri dimenticati dagli altri politici, Naval’nyi si è reso paladino di comunità che storicamente non sono state considerate parte attiva della vita politica del Paese e ha così rafforzato la sua figura di reale oppositore e innovatore.
Nonostante Putin non sembri in reale pericolo, bisogna notare che la figura di Naval’nyi esce rafforzata dai recenti avvenimenti e potrebbe rappresentare forse solo l’inizio di un lungo cammino verso il Cremlino, in vista del 2024.
Lucia Piseddu