Tramite un’intervista rilasciata al canale Rossija 1, il Patriarca Kirill, capo della Chiesa Ortodossa Russa, ha invitato i russi a recarsi alle urne il prossimo 18 marzo, dichiarando essere molto importante la partecipazione al voto dei cittadini, specialmente di quelli credenti.[1] In un’elezione dall’esito pressoché certo, in cui l’unica vera incognita sembra essere il dato sull’affluenza, questa dichiarazione è stata ritenuta da alcuni analisti come l’ultima di una lunga serie di supporto a Vladimir Putin, candidato da sempre privilegiato dal Patriarca. Ma quanto potere politico ha effettivamente in mano la Chiesa Ortodossa, e quanto può influire davvero sulle decisioni degli elettori? Per rispondere a questa domanda dobbiamo brevemente tracciare una storia dei rapporti Stato-Chiesa in Russia.
Lo stretto legame che esiste oggi tra queste due istituzioni rappresenta, secondo alcuni, il ritorno di un’alleanza storica risalente all’epoca degli Zar. L’avvento della Rivoluzione ha rappresentato, per la Chiesa Ortodossa, la fine di un’epoca d’oro di armonia tra potere temporale e potere religioso; un rapporto in piena tradizione bizantina, dove “Stato e Chiesa non sono istituzioni distinte, bensì due aspetti della stessa nozione, una e indivisibile, di Impero cristiano.”[2] Il Ventesimo secolo e l’avvento dell’Unione Sovietica, al contrario, hanno visto la Chiesa Ortodossa Russa vittima di persecuzioni ed espropri che ne hanno considerevolmente ridotto l’influenza, non solo politica ma anche spirituale, in favore di un rigido ateismo di stato. È solo dal 1991 che la Chiesa Ortodossa ha visto nuovamente crescere nuovamente la sua importanza: da un lato, spinta dall’impulso naturale da parte della popolazione russa di trovare una nuova identità e un nuovo spirito comunitario dopo il collasso del comunismo. Dall’altro, la religione ortodossa è stata utilizzata come espediente da parte dell’élite politica russa per ricostruire un Paese unito e forte, sotto il segno della tradizione e del ritorno ai valori spirituali come componenti necessarie del nation-building post-sovietico.
È in questo contesto che si è inserito il ritorno del tandem statale-religioso a partire dal 2009, anno della nomina di Kirill come Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Negli anni, questo rapporto ha dimostrato avere degli effetti benefici per entrambe le istituzioni: la Chiesa è tornata visibile praticamente in tutte le sfere della vita pubblica in Russia, dalle raccolte benefiche, all’esercito, fino alla scienza, mostrando la sua presenza in eventi pubblici come la benedizione di nuove armi e di missili spaziali da parte di preti ortodossi. Ha ripreso il suo ruolo di istituzione formatrice delle coscienze, capace di far rivivere i valori morali e religiosi perduti e, in ultima analisi, di animare lo spirito patriottico nelle giovani generazioni.[3]
L’esecutivo ha goduto, d’altra parte, di sostegno esplicito da parte della Chiesa in alcuni momenti,[4] facendo storcere il naso a molti osservatori occidentali, abituati ad un atteggiamento più distaccato nei confronti del potere politico.
Ma al di là dei proclami di unità ai livelli alti delle gerarchie, il rapporto tra i russi e la religione non è così semplice da delineare; per questo motivo, valutare l’effettiva capacità di influenza della Chiesa sulla popolazione russa, alla vigilia del voto, non è cosa immediata. Sebbene la Chiesa Ortodossa Russa come istituzione sociale goda di un’ampia approvazione popolare,[5] alcuni indicatori tendono a ridimensionarne l’effettiva influenza politica. Un sondaggio del Levada Center pubblicato a febbraio 2016 rivela che, se da un lato il grado di influenza della Chiesa sulle scelte politiche del governo non sia ritenuto eccessivo, dall’altro lato il 62% della popolazione ritiene che la religione non eserciti un ruolo molto significativo nella sua vita. Inoltre, quasi il 70% degli intervistati si è espresso in favore a una ridotta influenza della Chiesa sulle decisioni del governo.[6]
Stando a questi dati, l’eco del tandem tra Stato e Chiesa non sembra ripercuotersi dai livelli alti delle gerarchie a quelli più bassi della popolazione. Sebbene la Chiesa Ortodossa continui oggi a mantenere un ruolo pubblico e di sostegno al potere politico, non sembra veramente capace di smuovere le intenzioni degli elettori per quanto concerne le loro decisioni di voto. Nonostante la maggior parte dei russi si dichiari in qualche misura ortodossa, le valutazioni politiche appaiono rimanere distaccate dall’ambito religioso.
[1] Рождественское Интервью Святейшего Патриарха Кирилла https://russia.tv/video/show/brand_id/58947/episode_id/1625448/video_id/1746387/
[2] https://www.dirittoestoria.it/10/memorie/Codevilla-Stato-Chiesa-tradizione-russa.htm
[3] https://en.kremlin.ru/events/president/news/49240
[4] https://ru.reuters.com/article/worldNews/idAFTRE81722Y20120208
[5] https://wciom.com/index.php?id=123 [6] https://www.levada.ru/en/2016/04/05/church/
[6] https://www.levada.ru/en/2016/04/05/church/