Siamo arrivati quasi alla fine della nostra rassegna sui candidati alle ormai vicinissime presidenziali, contese tra protagonisti assoluti e volti meno noti dai media europei. Sergej Baburin e Boris Titov, di cui ci occuperemo la prossima settimana, rientrano forse tra questi ultimi nonostante Baburin sia un veterano della scena politica russa.
Sergej Nikolaevič Baburin nasce a Semipalatinsk (oggi Semej) in Kazakistan nel 1960, trascorre la sua infanzia in Siberia e durante il servizio militare combatte in Afghanistan. Alla fine della guerra rientra in Russia dove riprende i suoi studi, avviati nel 1981, e nel 1987 consegue un dottorato, nell’allora Leningrado, in Giurisprudenza con una tesi sulle dottrine politiche e legali di Georg Foster.
Nel 1990 viene eletto al Soviet Supremo. Si distingue immediatamente nel 1991 quando, insieme ad altri soli sei deputati, si oppone con fermezza alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Dopo la crisi istituzionale viene rieletto alla Duma nel 1993 alternando la carriera politica a quella accademica come Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Omsk. La sua visibilità politica cresce nel 2007 in seguito alla proposta di un cospicuo risarcimento ad ogni cittadino russo per gli errori commessi durante le privatizzazioni degli anni Novanta.
Dal 2001 al 2008 guida il partito Unione Popolare che alle elezioni legislative del 2003, alle quali partecipa all’interno della grande coalizione nazionalista, ottiene un risultato sorprendente posizionandosi come quarta forza del Paese con il 9% dei voti. Dopo la sua dissoluzione del 2008 il partito si è riorganizzato nel movimento nazionalista Unione nazionale russa (ROS) che nel 2017 ha nominato lo stesso Sergej Baburin come suo candidato alle elezioni presidenziali del 18 Marzo 2018.
In occasione della sua candidatura Baburin, nel discorso che potrete ascoltare a questo link, insiste sull’importanza di liberarsi dell’influenza neoliberista che promuove una società fondata sul consumo, modello di vita inaccettabile per i valori tradizionali russi: “Ci viene detto che non è possibile cambiare le cose. Questo non è vero. Le forze patriottiche vengono espulse dalla scena politica e ci impongono solo alternative liberali o pro-occidentali che ci trascineranno ulteriormente verso gli anti valori. Invece c’è un’alternativa russa, c’è la scelta dei nostri valori tradizionali. Negli ultimi 10 anni, l’istruzione è stata uccisa, l’assistenza sanitaria è stata smantellata, il bilancio dello Stato è nel caos. Quelle forze che 25 anni fa distrussero l’Unione Sovietica intrappolarono il Cremlino nei tentacoli neoliberisti. È ora di offrire alla società un’alternativa russa!“
Baburin insiste sull’importanza di liberarsi dell’influenza neoliberista che promuove una società fondata sul consumo, modello di vita inaccettabile per i valori tradizionali russi.
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Ma quali sono gli obiettivi che Baburin si propone di raggiungere?
Potremmo definire Sergej Baburin un nazionalista, fautore del ritorno di una grande Russia fondata sulla Chiesa ortodossa e contraria a qualunque ideologia liberale filoeuropea.
Il programma, che è possibile consultare interamente sul sito della campagna elettorale, pone come priorità: la lotta per la giustizia sociale, attraverso l’aumento dei salari, un’adeguata indicizzazione delle pensioni, l’aumento della spesa pubblica per garantire l’assistenza sanitaria e l’istruzione gratuita fondata sui modelli educativi russi; la regolamentazione del sistema bancario per liberare i cittadini dalla “schiavitù del credito”; l’attuazione dell’art. 9 della Costituzione della Federazione Russa (“Le risorse naturali sono usate come base per la vita e le attività dei popoli”) tramite l’attribuzione ai cittadini di una parte dei super-profitti delle società estrattive (attraverso l’introduzione di un “reddito incondizionato”); il supporto reale alle famiglie e alla maternità;la concessione gratuita dei terreni per la costruzione delle abitazioni; l’introduzione di un sistema d’imposta progressivo sul reddito personale accompagnata dall’esenzione totale al di sotto di una determinata soglia di reddito. Inoltre Baburin in diverse occasioni ha ribadito la necessità di una riforma costituzionale che introduca un sistema fondato sulla tutela della Patria e sulla fede religiosa, nel rispetto delle libertà fondamentali, e che garantisca l’uguaglianza della legge attraverso la totale abolizione dell’immunità dei deputati e dei funzionari statali.
Per quanto riguarda la politica estera invece il suo obiettivo principale è il rafforzamento della posizione geopolitica russa, da attuare attraverso la promozione dello sviluppo della Crimea e del ruolo guida di Mosca nel quadro della Shanghai Cooperation Organization e dei BRICS; inoltre Baburin chiede il riconoscimento diplomatico da parte della Russia delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk.
A conferma delle tendenze di voto emerse nelle settimane precedenti, l’ultimo sondaggio (pubblicato il 4 Marzo dal centro per l’opinione pubblica WCIOM) indica Baburin al settimo posto nella classifica dei candidati con lo 0.2% delle preferenze.
Al di là della sua carriera politica, Baburin resta un’importante figura di riferimento dell’ambiente accademico. Oggi è Presidente dell’ Associazione delle Università di Giurisprudenza e capo ricercatore della rivista di geopolitica ISPI RAS.