Putin ha vinto le elezioni con il 76,69% dei voti. Aldilà del risultato, per molti ampiamente prevedibile, questa tornata elettorale presenta molti tratti interessanti. Dall’aumento dell’affluenza al voto, alla sorpresa Sobčak analizziamo alcuni dati per meglio comprendere le dinamiche elettorali in Russia.
Senza grandi sorprese lo scorso 18 Marzo Putin si è riconfermato presidente della federazione russa. Nonostante i mesi di proteste e scetticismo, il popolo russo ha deciso di non cambiare e di affidare le sorti del paese all’uomo che lo guida da quasi 20 anni. Sebbene il risultato non sia di per sé il fatto più entusiasmante di questa tornata elettorale, ci sono diversi elementi che contribuiscono a rendere il tutto un po’ più interessante, in particolare la distribuzione del voto.
Il primo dato riguarda l’affluenza alle urne, che rispetto alle presidenziali del 2012 ha subito una leggera crescita passando dal 63.60% al 67.98%. Non si tratta certo di un cambiamento così radicale, tuttavia indica un interesse nella vita politica del paese che non è stato scalfito dall’appello di Naval’nyj al boicottaggio o, per quel che possa valere, dagli attacchi dell’Occidente. In particolare, l’ultimo episodio relativo al caso Skripal’, sembra aver motivato ulteriormente i russi tanto in patria quanto nel Regno Unito ad esprimersi in favore di Putin.
Il secondo dato riguarda invece la percentuale di consenso ottenuta da Putin (76.69%), anche in questo caso ben più alta rispetto alle precedenti elezioni e ai dati sulle intenzioni di voto registrati prima della tornata elettorale. Il popolo russo ha confermato di non apprezzare particolarmente stravaganti cambiamenti di leadership, né tantomeno la confusa opposizione che non è riuscita a concentrare le seppur scarse possibilità di creare una coalizione effettiva.
Questo ci porta ad una considerazione ulteriore sulle opposizioni e sull’interessante 1,68% ottenuto da Ksenija Sobčak, che è così arrivata quarta subito dopo i 3 più famosi politici di questa tornata elettorale: Putin – naturalmente – Grudinin (11.77%) e Žirinovskij (5.65%). In un’intervista a Russia Today Sobčak si dichiara pienamente soddisfatta con il risultato ottenuto e si definisce l’unica vera opposizione in Russia.
Ksenija Sobčak sembra essere stata particolarmente apprezzata dai suoi connazionali all’estero dove, nella maggior parte dei casi, è arrivata nella top 3 dei candidati più votati, spesso arrivando seconda subito dopo Putin. Quest’ultimo, contro ogni aspettativa, non solo è riuscito a conquistare il voto russo all’estero, ma nella maggior parte dei casi ha goduto di una percentuale di affluenza al voto di gran lunga superiore a quella delle scorse elezioni. Il voto all’estero è stato piuttosto calmo, ad eccezion fatta per l’Ucraina dove ci sono state diverse manifestazioni di protesta ai seggi elettorali.
Come già accennato, Putin ha raggiunto un risultato molto alto conquistando ben il 76.69% dei voti a livello nazionale. Tuttavia, analizzando i dati per regione saltano all’occhio cinque regioni dove Putin non ha solamente ottenuto la maggioranza, ma ha addirittura superato il 90% dei voti. Si tratta di Kabardino-Balkaria (93,38), Crimea (92,15), Tuva (91,98), Cecenia (91,44) e Daghestan (90,73). Ciascuna di esse ha alle spalle una storia tormentata e per motivi diversi sono particolarmente devote a Putin. In alcuni casi si tratta di governi appuntati da Mosca, mentre in altri casi è il sostegno economico a motivare tale attaccamento allo status quo. Ad ogni modo si tratta di percentuali troppo alte per essere ignorate.
Un ulteriore dettaglio degno di nota riguarda lo svolgimento stesso delle elezioni. Nelle scorse settimane si è discusso a lungo di ingerenze russe in elezioni estere così come dell’eventuale perpetrazione di brogli elettorali durante le presidenziali. Tuttavia, gran parte degli osservatori presenti in Russia non ha lamentato gravi casi di brogli che sono stati definiti in linea con le dinamiche di una qualunque democrazia. Questo dato è stato accertato anche in Crimea dove erano presenti quarantatré osservatori internazionali provenienti da 20 paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Ucraina.
L’ultima considerazione rilevante riguarda la demografia dell’elettorato pro-Putin. Mentre in Occidente le differenze demografiche sono decisamente evidenti quando si parla di appartenenza politica, in Russia lo sono molto meno. L’elettorato di Putin è trasversale e unisce popolazioni e classi sociali completamente diverse l’una dall’altra. Vi si trovano giovani studenti, contadini, cosacchi e artisti, tutti accomunati dal sostegno ad una figura che viene vista quasi come provvidenziale.
Seppure con un risultato prevedibile, queste elezioni si sono rivelate ricche di fatti interessanti. Lo saranno ancora di più le future elezioni tra sei anni, quando Putin avrà deciso se abbandonare o finire i suoi giorni da presidente della Federazione Russa.