Eccoci alla terza puntata della nostra rubrica Peredača. Questa volta, ci siamo interessati della presenza, sempre più ingombrante, della Russia in oriente. Ce ne parla la nostra Claudia Ditel.
Mentre nessuno dei leader europei ha presenziato alla cerimonia di apertura dei mondiali, numerosi sono stati i rappresentanti dei paesi che, dalla Bielorussia, alla regione del Caucaso, compresi i presidenti di Abkhazia e Ossezia del Sud, dall’Asia Centrale, all’America Latina, si sono recati a Mosca giovedì 14 giugno. Tra questi anche il Presidente dell’Assemblea Popolare Suprema della Corea del Nord, stato con il quale la Russia è prossima ad aprire un nuovo rapporto economico firmato – ancora una volta – Gazprom.
L’oggetto delle trattative, riaperte nel marzo di quest’anno, è la costruzione di un gasdotto che arriverebbe in Corea del Sud, attraversando la Corea del Nord, per una lunghezza totale di 1000 km, una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno, ed un costo di costruzione stimato intorno ai 2,5 miliardi di dollari. Sebbene l’inizio delle negoziazioni risalga a ben sette anni fa, nel 2011, le stesse hanno subito diverse interruzioni allorquando sono sorte le tensioni tra Pyongyang e Seoul.
Passi verso un disgelo tra Corea del Nord e Corea del Sud, sono stati compiuti il 5 maggio di quest’anno con l’allineamento del fuso orario di Pyongyang con quello di Seoul.
Come annunciato dal Russia Today, il ministro degli esteri della Corea del Sud, Kang Kyung – Wha, ha dichiarato come la costruzione di un nuovo gasdotto che collega le due Coree migliorerebbe inevitabilmente le relazioni con la Corea del Nord e inoltre permetterebbe a quella del Sud un approvvigionamento meno costoso delle risorse energetiche. Seoul, in forte crescita e altamente dipendente da risorse energetiche, importa principalmente GNL (Gas Naturale Liquefatto), la cui esportazione è indipendente dalla costruzione di gasdotti ma anche molto più costosa.
Con il miglioramento delle relazioni tra i due Stati, la paura che Pyongyang possa interrompere la fornitura di gas sembra una possibilità più lontana.
Dall’altro lato, anche la Russia avrebbe una serie di vantaggi derivanti dal nuovo progetto. A tal proposito IL REGNUM riporta le dichiarazioni del vice presidente del Consiglio di Gestione della Gazprom, Vitalij Markov, il quale si mostra ottimista riguardo un rafforzamento dei legami economici tra la Russia e la Corea del Sud nel lungo periodo.
Interessante è l’opinione di una serie di esperti che viene riportata su un altro articolo del Russia Today, dal titolo Un anello energetico più grande. Il termine si riferisce all’articolata rete energetica che la Russia ha intenzione di tessere negli anni a venire alla conquista di nuove frontiere ad oriente.
In merito alla visita del Presidente Putin in Corea del Sud, attesa per la fine del mese di giugno, l’esperto di economia, e professore presso l’MGIMO di Mosca, Georgij Toloraja così commenta: “non è solo un passo in avanti nel mercato energetico, ma rafforza il potere russo nella penisola coreana”. Tra le opinioni, anche quella di Alexander Fralov, presidente della giant company Evraz, che sostiene come la Corea del Sud non sia solo un mercato attraente per l’energia russa, ma anche un potenziale alleato geopolitico per controbilanciare gli interessi degli Stati Uniti nella regione da cui Seoul importa quantità di GNL. In tale contesto l’incontro di Trump con Kim Jong-Un del 12 giugno non può che facilitare la penetrazione degli interessi statunitensi nella regione.
Non è solo un passo in avanti nel mercato energetico, ma rafforza il potere russo nella penisola coreana.
Georgij Toloraja
In ultimo, Sergej Pikin, il direttore del Fondo per lo Sviluppo Energetico, sottolinea l’idea di intensificare lo sfruttamento delle risorse nella Siberia Orientale, specialmente nel bacino di Kirinskij, dove già sono stati predisposti una serie di progetti da parte della Gazprom.
Quest’ultima sembra confermarsi pioniere del pivot to Asia intrapreso da Putin negli ultimi anni. L’aquila bicipite della Federazione Russa, con un occhio ad Occidente e l’altro ad Oriente, sembra incarnare perfettamente la strategia del gigante energetico russo. La Gazprom rafforza le radici nel vicinissimo Ovest, con la diversificazione delle vie energetiche che, sia dal Mar Baltico che attraverso la Turchia, riforniranno i mercati europei. Allo stesso tempo mantiene lo sguardo fisso ad Oriente, pronta a sfruttare le opportunità geopolitiche e conquistare nuovi orizzonti.