La Russia è entrata nella storia sconfiggendo la Spagna agli Ottavi di finale. La squadra era data per spacciata dagli stessi russi. Grande assente alla partita del secolo, l’architetto del mondiale Putin. Tra ironia social e ipotesi più considerate, presentiamo qualche interessante elemento sulla figura del presidente russo in relazione al Mondiale.
Dirò la verità, non sono molto appassionata di calcio e da brava italiana seguo solo la nazionale (se qualificata). Non avevo molte pretese da questo Mondiale del quale ho seguito poche partite e del quale mi intriga maggiormente il risvolto politico e sociale. Ma Spagna – Russia è stata tutta un’altra storia. La Russia, data per spacciata da tutti, connazionali compresi, è riuscita in un’impresa epica. Durante la partita sembrava quasi che l’unico obiettivo fosse la salvezza o quantomeno salvare la faccia. Eppure verso il finale, quando la possibilità di vincere non era più solo un sogno, la Russia con molta umiltà si è giocata tutto ed è riuscita a sconfiggere le Furie Rosse. Un momento storico sancito dal boato e dall’esultanza dei giocatori in campo.
Un particolare non è passato inosservato. L’uomo del momento, quello che ha portato i Mondiali in Russia, Putin, non era presente formalmente a causa dei suoi numerosi impegni. Al suo posto il fedele Medvedev, in compagnia del re di Spagna Felipe. Nonostante la fitta agenda, il presidente ha comunque guardato il match e si è congratulato subito dopo con l’allenatore Čerčesov al quale ha riconosciuto il grande merito di aver saputo sfruttare al meglio i talenti della sua squadra. Con la sua solita autorevolezza ha poi aggiunto che nello sport l’unica cosa che conta è la vittoria, quella della propria nazionale ovviamente.
Naturalmente la rete non si è risparmiata riguardo l’assenza del presidente, alludendo ad una sua probabile presenza al VAR o ad altri tipi di corruzione. Ironia social a parte, alcuni commenti hanno fatto emergere qualche interessante punto di vista sui motivi dell’assenza del presidente ad una partita così importante. In particolare, il commento sagace di Nicola Sbetti, storico dello sport, ha sollevato l’ipotesi che Putin non fosse del tutto convinto della vittoria dei suoi, ed abbia dunque preferito evitare l’umiliazione della sconfitta. Salvo poi salire sul carro dei vincitori ad impresa avvenuta.
Conoscendo la personalità in questione, non è poi molto surreale sostenere un’ipotesi tale. Da razionale calcolatore, è molto probabile che non abbia considerato reali le ipotesi di vittoria su una squadra come la Spagna e abbia dunque preferito evitare la (de)pressione del post partita. Ma è altrettanto vero che in questo caso vale davvero il detto “comunque vada sarà un successo”, perché in effetti, a prescindere dall’esito del Mondiale, Putin ha già regalato alla Russia un enorme momento di splendore, riuscendo nell’impresa, ancora più ardua, di riaffermare la grandezza di questo Paese. Del resto, per una popolazione così disillusa sulle sorti della nazionale, il solo fatto di essere ancora in gioco rappresenta di per sé una vittoria.
Checché se ne dica, questo Mondiale ha contribuito a rafforzare la coesione della società russa. Al rigore che ha consegnato la vittoria alla formazione di Čerčesov, un boato si è innalzato dagli spalti del Lužniki di Mosca mostrando tutta la passione e l’orgoglio di fan sbalorditi e felici allo stesso tempo. Nei momenti successivi lo spirito patriottico è aumentato a dismisura con il profilo twitter ufficiale della nazionale che ha dedicato la vittoria al proprio Paese e ai propri connazionali. Di tutta risposta alcuni fan hanno espresso la propria felicità con lacrime di gioia. Tutto il Paese è sembrato più unito che mai nell’amore verso la patria.
Altro elemento peculiare emerso da questa partita è l’umiltà emersa nella squadra, con particolare riferimento al portiere Igor Akinfeev. La Russia è entrata in campo senza molte pretese e pronta alla sconfitta contro le Furie Rosse. Ma proprio questa umiltà, unita al sostegno delle migliaia di tifosi accorsi per supportare la squadra, ha spinto i giocatori a dare il massimo e a vincere. Il portiere Akinfeev, eroe della partita grazie ai due rigori parati, ha persino attribuito la propria impresa alla fortuna. Questo senso di umiltà (e della realtà) è anch’esso caratteristico della società russa e, come nel caso precedente, è uscito rafforzato da questa performance.
La vera impresa riuscita a questa nazionale è stata quella di mostrare che, al di là delle apparenze e dei pregiudizi, i russi non sono molto diversi dal resto del mondo, almeno quando si parla di calcio. L’emozione e il supporto dei sostenitori ha tirato fuori il meglio della nazionale, che ha poi a sua volta ripagato il pubblico dedicandogli la vittoria. In fondo non conta chi sia il presidente, un mondiale del genere stimolerebbe in chiunque senso di orgoglio e di appartenenza.