“La più grande esercitazione militare in Russia dal 1981“. Il Ministro della Difesa Sergej Šojgu ha così definito Vostok-18, l’insieme di manovre militari previste dall’11 al 17 settembre, a cui prendono parte alcune truppe dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese e della Mongolia. Parole così enfatiche e cariche di ostentazione sembrano descrivere uno scenario d’altri tempi, riportandoci al settembre 1981, quando si tenne l’ultima imponente dimostrazione di forza militare del gigante sovietico.
Zapad-81, citata da Šojgu, fu l’esercitazione organizzata dall’Armata Rossa e dagli eserciti del Patto di Varsavia che, simulando scenari di guerra dalle Repubbliche baltiche all’Ucraina, vollero dare sfoggio del proprio potenziale agli occhi dell’Occidente e della NATO. Oggi il contesto globale è cambiato, ma la notizia resta ugualmente impressionante. Numerose agenzie e media occidentali riportano l’evento con una certa apprensione, focalizzandosi proprio sulle dimensioni e sui numeri notevoli di queste manovre. Ad esempio, CBS e Business Insider sottolineano la portata di questi war-games, rievocando esplicitamente la tensione della Guerra Fredda.
Il complesso progetto di esercitazioni militari Vostok-18, data la mole di uomini e reparti coinvolti, è stato programmato con notevole anticipo ed annunciato alle principali organizzazioni internazionali già nella scorsa primavera [Summit NATO-Russia, maggio 2018]. Come previsto dal Documento di Vienna 2011, tutti i membri dell’OSCE sono tenuti a notificare tempestivamente e a consentire visite ed osservazioni per attività che coinvolgano numeri particolarmente elevati di uomini e mezzi [art. 47, comma 4 – Documento sulle misure miranti a rafforzare la fiducia e la sicurezza].
Il 6 settembre si è quindi tenuto a Mosca il Briefing sulla preparazione e sulla conduzione delle operazioni, per esporre agli osservatori accreditati e ai rappresentanti NATO le varie fasi e i dati riguardanti queste manovre. Vediamo nel dettaglio i perché di tali preoccupazioni.
Come illustrato dal Capo di Stato Maggiore, Generale Valerij Gerasimov, Vostok-18 (Oriente–18) si svolge interamente nei territori del Distretto militare Orientale [corrispondente alle regioni del Lago Bajkal, a gran parte della Siberia e alla penisola di Kamčatka]. Vengono utilizzati cinque campi di addestramento, quattro poligoni delle Forze di difesa aerea e la Marina, che opera nelle acque del Mare di Ochotsk, del Mare di Bering, nel golfo dell’Avača e di Kronotskij.
Il numero delle unità impiegate è il dato più rilevante: circa 297.000 soldati; un migliaio di aerei, elicotteri e droni; fino a 36.000 tra carri armati, mezzi corazzati e di trasporto truppe; quasi 80 navi e imbarcazioni di supporto. A queste si aggiungano 3.500 unità del contingente cinese e mongolo, stanziati nel centro di addestramento di Cugol (Territorio della Transbajkalia).
Secondo il programma, durante i primi due giorni il personale deve completare la pianificazione, l’addestramento per le operazioni di combattimento e l’organizzazione dei supporti. Nel periodo restante, è prevista la simulazione di massicci attacchi aerei e di azioni difensive, offensive, di incursione ed elusive. Proprio a Cugol è prevista la manovra congiunta, quella più imponente: le forze armate russe [25.000 militari con equipaggiamenti militari speciali e circa 250 velivoli] cinesi e mongole devono fronteggiare due armate del Distretto militare Centrale. In mare sono previste missioni per respingere gli attacchi di altre flotte e mezzi anfibi. L’aviazione prende parte al supporto dell’offensiva delle forze di terra, alla difesa delle coste e all’assalto con razzi ed armi ad alto potenziale.
“L’obiettivo principale di Vostok-18 è quello di verificare il reale livello di preparazione delle unità, che può essere valutato solamente tramite esercizi su scala appropriata. Tali manovre, condotte su base bilaterale, sono la più alta forma di verifica delle abilità di combattimento, dell’addestramento delle truppe terrestri, aeree e navali e delle forze dei distretti militari.”
Generale Valerij Gerasimov, Mosca, 6 settembre 2018
Lo Stato Maggiore dell’Esercito russo è consapevole dei timori suscitati con queste operazioni e le dichiarazioni altisonanti rilasciate dal Ministro Šojgu sembrano voler cavalcare l’onda delle preoccupazioni estere. Il Viceministro della Difesa, Aleksandr Fomin, ritiene le paure occidentali totalmente incomprensibili, sia perché le operazioni si svolgono a migliaia di kilometri dai confini europei, sia perché le teorie di tattiche aggressive anti-NATO sarebbero pure speculazioni. A questo proposito, non manca di lanciare una frecciatina ai colleghi atlantisti presenti in sala: “Durante le esercitazioni, le truppe russe non usano mai le uniformi e le armi NATO per identificare il nemico, a differenza dell’Alleanza Atlantica, che dota l’imitazione dell’avversario di uniformi ed armi russe“.
D’altro canto, un dispiegamento di uomini e mezzi così rilevante non può certamente passare inosservato. Tale mobilitazione sembra nascere dalle preoccupazioni russe per “la scarsa prontezza e preparazione dimostrate dalle sue forze armate nelle simulazioni e nei controlli a sorpresa del 2013“, come ha affermato Gerasimov, adducendo il declino militare russo alla crisi del primo decennio post-sovietico. Secondo il Generale, il piano di ispezioni, modernizzazioni [rinnovamento del 60% delle attrezzature militari] e manovre dell’ultimo quinquennio giunge a coronamento con Vostok-18, banco di prova finale per l’Esercito russo e per la sua ritrovata efficienza. Sul piano internazionale, bisogna prendere atto dell’importante, seppur limitata, partecipazione cinese. I due eserciti svolgono queste operazioni congiunte per la prima volta in suolo russo, dopo quelle già avvenute nel Mar Cinese meridionale, nel Baltico e nel Mediterraneo, (quest’ultima nell’ambito dello smantellamento dell’arsenale chimico siriano nel 2014), contribuendo così a rafforzare la partnership tra Mosca e Pechino.
Priorità interne e vetrina per il mondo; anche stavolta sembra che la Russia riesca pragmaticamente a collimare interessi posti su livelli diversi, mostrando i traguardi tecnologico-militari (a fronte della prevista riduzione di budget e delle necessarie riforme economiche) e quelli politico-diplomatici (opposizione sino-russa al “monopolio statunitense”). Una mossa strategica, forse necessaria, per mettere in secondo piano i malumori e le proteste dovute alla tanto discussa riforma delle pensioni e alle recenti elezioni amministrative.
“Durante le manovre pianificate Vostok-18 è necessario affrontare le
questioni di protezione degli interessi nazionali in Estremo Oriente”Ministro della Difesa Sergej Šojgu