Si è finalmente concluso il percorso legislativo della tanto discussa riforma del sistema pensionistico che ha messo in crisi la relazione tra Putin e molti dei suoi sostenitori. Il 3 ottobre il Presidente ha infatti ratificato la legge, poche ore dopo essere stata approvata dal Consiglio della Federazione (la camera alta del parlamento).
Ricordiamo che il 26 settembre la Duma aveva approvato gli emendamenti da apportare alla riforma.Le modifiche, che avevano il fine di ammorbidire la proposta di legge, erano state annunciate da Putin, durante il discorso del 29 agosto,e riguardavano la proposta di apportare alcuni cambiamenti al testo iniziale. Tra questi: la determinazione dell’età pensionabile a 60 anni, anziché 63, per le donne e a 65 per gli uomini; la riduzione di tre anni della contribuzione che dà diritto al prepensionamento (scesa a 42 per gli uomini e a 37 per le donne, invece che 45 e 40 come previsto all’origine).
Il portavoce Vyacheslav Volodin ha dichiarato con entusiasmo: “Abbiamo trovato un consenso su questo tema e sono stati approvati tutti gli emendamenti proposti dal Presidente”. Il ministro delle finanze Anton Siluanov, inoltre, ha chiarito che il governo trasferirà 500 miliardi di rubli al fondo pensionistico statale per finanziare l’operazione.
Il governo si è mostrato determinato a portare avanti il progetto di riforma anche a scapito dei consensi. L’insoddisfazione degli elettori emerge dal sondaggio pubblicato dall’agenzia VTsIOM il 4 ottobre: solo il 45% degli elettori intervistati voterebbero per Putin, contro il 67% dei mesi precedenti alle elezioni del 18 marzo. Questo forte calo dei consensi è stato confermato anche dal centro di ricerca Levada: l’8 ottobre ha pubblicato sul suo sito un sondaggio che evidenza la crescente impopolarità dell’attuale Presidente (solo il 39% degli intervistati si dichiara ancora fiducioso verso Putin, il 20% in meno rispetto alla fine del 2017). Da questi dati emerge inoltre che mentre scende la popolarità di Putin e di Russia Unita, cresce il consenso verso le altre forze politiche come il Partito Comunista e il Partito Liberal-Democratico, un trend tra l’altro confermato dai risultati delle ultime elezioni amministrative.
Le ragioni delle polemiche vanno ricercate soprattutto nella composizione demografica russa. È noto, infatti, che i russi non godano esattamente di dati a loro favore per quanto riguarda l’aspettativa di vita. Secondo lo United Nation World Population Prospect, aggiornato al 2015, la speranza di vita in Russia si aggira intorno alla media dei 70 anni: 64 per gli uomini e 76 per le donne. Sebbene dati più recenti mostrino la tendenza all’innalzamento della media a 73 anni, è chiaro che la nuova legge va a colpire soprattutto gli uomini che vedono quasi scomparire la possibilità di avere accesso alla pensione. A questa realtà bisogna aggiungere che alcune categorie speciali come i funzionari statali hanno la possibilità di andare in pensione a 45 anni, oltre ad avere un reddito nettamente superiore rispetto agli altri cittadini, aspetti che ovviamente non fanno che alimentare il malcontento generale.
La linea politica seguita da Vladimir Putin, e dall’attuale Governo,sembrerebbe quindi determinata a sfruttare l’ultimo mandato per approvare tutte quelle riforme considerate necessarie seppur impopolari.È chiaro che la scelta di sacrificare il sostegno degli elettori getterà ancora più dubbi sulla forma che assumerà lo scenario politico russo dopo il 2023.