Il 28 ottobre a San Pietroburgo la Nevskij era particolarmente trafficata. Solitamente, mi basta prendere un qualsiasi autobus sulla Suvorovskij per essere in cinque minuti in un punto abbastanza centrale sulla Nevskij. La scorsa domenica in venti minuti il mio autobus aveva fatto solo pochi metri. Chiedo all’autista di farmi scendere in un punto qualsiasi e decido che una camminata sotto la prima neve di San Pietroburgo non sarebbe stata poi la fine del mondo, dal momento che, a giudicare dall’ingorgo di macchine e autobus, ci sarebbero volute ore.
La situazione di ingorgo non era certo dovuta alla nevicata, a cui sicuramente i russi sono abituati. Era dovuto a qualcos’altro e in realtà lo sapevo bene. Il 22 ottobre Meduza riportava di una manifestazione non autorizzata in favore di Novoe Velichie, un giovanissimo movimento di opposizione a Putin di cui recentemente in Russia si sente molto parlare. I manifestanti si erano dati appuntamento alle 14:00 in Malaja Sadovaja uliza, una traversa della prospettiva Nevskij, ed era lì che anche io mi dirigevo. Le persone si radunavano per protestare contro la detenzione di diversi giovani esponenti del gruppo, contro cui sarebbero state rivolte le accuse – a detta dei manifestanti ingiustificate – di destabilizzazione dell’ordine pubblico se non anche di terrorismo.
Ma chi sono i ragazzi di Novoe Velichie e qual è il loro obiettivo? Il club dei fiori, così si facevano chiamare inizialmente, nasce come chat di gruppo su Telegram. La chat univa giovani ragazzi dai 18 ai 30 anni con lo stesso obiettivo: condividere gli interessi comuni, che vertono da politica ad attualità. Fra di loro si sono distinte quasi subito voci più contestatrici e man mano il gruppo, da semplice ed innocente ritrovo di adolescenti insoddisfatti e arrabbiati contro il regime, lettori del blog di Maltsev -ex membro della Duma dell’oblast’ di Saratov e autore del programma “Bad News” sul canale Youtuben Artpodgotovka -, ha preso la forma di un vero e proprio movimento di attivisti, pronti a mettersi in gioco per cambiare lo status quo nel proprio paese. Il “club dei fiori” è diventato così “Il futuro della Russia oggi” e poi “Novoe Velichie” ovvero la Nuova Grandezza, il nome con cui lo conosciamo noi oggi.
Il movimento è confluito in svariati altri movimenti di protesta ed opposizione che spesso animano le strade di San Pietroburgo e Mosca, la maggior parte di volte senza autorizzazione. Unendosi in varie occasioni, dalle proteste contro il malfunzionamento del trasporto pubblico ai cortei per la scarcerazione di Naval’nyj, Novoe Velichie ha acquisito sempre più notorietà e followers. Da ottobre del 2017 molti attivisti, tra cui Ruslan Kostylenkov, il principale organizzatore del movimento (conosciuto con lo pseudonimo di Ruslan D nella chat), sono stati arrestati. Attualmente sono quattro i ragazzi in carcere e sei agli arresti domiciliari in nome dell’articolo 282.1, parte 1 del codice penale russo, vale a dire con l’accusa di estremismo. I ragazzi hanno dai 18 ai 20 anni.
L’accaduto ha destato molta indignazione tra la popolazione russa e, da mesi, sia le nuove generazioni, che si ritrovano nei toni di opposizione del movimento, sia le generazioni più grandi, che sono scese in piazza al fianco delle madri dei ragazzi arrestati, si uniscono in un unico coro. Il forte risentimento ha portato i cittadini di San Pietroburgo a ritrovarsi insieme nel pomeriggio di domenica 27 ottobre, benché il tutto non fosse autorizzato dalle autorità.
Unendosi in varie occasioni, dalle proteste contro il malfunzionamento del trasporto pubblico ai cortei per la scarcerazione di Naval’nyj, Novoe Velichie ha acquisito sempre più notorietà e followers
Cupcake Ipsum, 2015
All’incirca alle tre la manifestazione era già terminata. Del gruppo di manifestanti erano rimasti piccoli gruppetti isolati che si riconoscevano per i cartelloni che tenevano ormai verso il basso. Il motivo di una rapida disintegrazione del corteo è dovuto alla numerosa presenza delle forze di polizia. Ai lati della Nevskij sostava infatti almeno una decina di auto della polizia, più qualche furgone per trasporto prigionieri. Una parte di loro indossava caschi e manganelli ma, sentendo testimonianze anche di altri presenti che si trovavano come me sul posto, non ci sono stati scontri con i manifestanti. Quello che è avvenuto è una serie di arresti – si stimano dalle 30 alle 40 persone –, almeno a giudicare da quanto affermato dallo staff della tv locale Saint Petersburg TV channel, che si è mostrato disponibile a condividere delle informazioni alla fine della manifestazione.
Secondo quanto riportato da uno studente tedesco in scambio a San Pietroburgo, che si trovava lì già da prima delle 14:00, ora concordata per l’incontro “ufficiale”, alcuni manifestanti, già presenti sul posto, sono stati accerchiati dalla polizia. Le persone, dopo aver presentato il passaporto, sono state fatte salire sui mezzi delle forze dell’ordine e alcune di esse anche su autobus pubblici, a cui è stato ordinato di portare i ragazzi in caserma.
In fretta e furia si è quindi conclusa la giornata dedicata alle proteste contro gli arresti e le accuse nei confronti degli attivisti di Novoe Velichie. Per ironia della sorte oggi, 30 ottobre, in Russia si celebra il Giorno di Memoria della Repressione Sovietica. La Giornata della Memoria ricorre dal 30 ottobre 1974, quando i deportati nei campi politici della regione di Perm’, della Mordovia e di Vladimir intrapresero uno sciopero della fame per una giornata intera. Con la caduta del regime comunista, la tradizione si è perpetuata fino ai giorni nostri e il 30 ottobre in tutto il Paese vengono organizzati manifestazioni pubbliche ed eventi in ricordo delle vittime della repressione sovietica. Ogni anno questo giorno diventa occasione non solo per ricordare i nomi delle vittime della repressione politica ma, in uno sforzo di attualizzazione della questione, molti altri movimenti e attivisti scendono in piazza sfruttando l’occasione per monitorare con maggiore attenzione le problematiche sociali, in un contesto in cui difficilmente queste trovano spazio e voce.
Foto scattate dall’autrice dell’articolo