Nel passato, il popolo russo è stato investito dal folle treno, quando pensieri a noi estranei, ideali estranei, mentalità estranee, formate da opinioni politiche e filosofiche che non avevano niente in comune con il cristianesimo, con le nostre tradizioni nazionali o la nostra cultura, hanno cominciato ad essere accolte dall’intelligencija e dall’aristocrazia, perfino da una parte del clero, come fossero pensieri che portano al progresso, e seguendoli fosse possibile cambiare in meglio la vita del popolo
Kirill I
L’eccessivo zelo e i proclami infiammati hanno inoltre risvegliato settori zelanti e estremisti nel variegato orizzonte della spiritualità ortodossa. Recentemente è salito agli onori della cronaca la figura dell’estremista Aleksandr Kalinin, leader dell’organizzazione Stato Cristiano – Santa Russia, capillarmente diffusa ad ogni latitudine della Federazione. Kalinin e i suoi accoliti si sarebbero macchiati di atti di violenza e crimini nei confronti di presunti “nemici della fede” e organizzazioni antireligiose, non nascondendo di patrocinare apertamente l’utilizzo della violenza. Vittima illustre di questo fanatismo il regista Alexej Učitel’, reo di aver offeso la memoria dello zar con il suo ultimo film “Matilda“, che racconta la storia d’amore fra Nicola II e l’omonima ballerina, sfidando così pubblicamente l’immagine del sovrano pio, fedele e esemplare padre di famiglia. Imprenditori minacciati, atti incendiari verso teatri e cinema rei di ospitare la pellicola, ma soprattutto nei confronti della residenza e dell’autovettura del regista. L’impunità e la sottovalutazione dei crimini ha notevolmente ampliato il raggio d’azione delle iniziative dei fondamentalisti ortodossi, che potrebbe però rivoltarsi contro lo stesso Cremlino. E’ in crescita, infatti, l’attivismo di un Fronte Anti-Putin, nato allo scopo di “informare i cittadini russi e i popoli della Federazione su tutte le menzogne del Cremlino“. Alcuni giornalisti e opinionisti sostengono che dietro questi “attivisti” vi sia la regia di settori “deviati” dei servizi segreti russi, con l’appoggio di diversi esponenti del clero. L’impressione è che alle autorità russe, sia politiche che religiose, stia sfuggendo di mano il controllo sugli strati “fondamentalisti“, che esprimono un patriottismo sempre più apocalittico e minaccioso.
Ma a patrocinare la riabilitazione e il culto dell’imperatore non è solo la Chiesa, in quanto anche lo Stato si è espresso nella controversa vicenda. La Corte suprema russa ha riabilitato ufficialmente la memoria di Nicola il sanguinario (così era conosciuto in epoca sovietica), in quanto l’omicidio fu un atto barbaro e non necessario compiuto in un periodo di disordine rivoluzionario e repressione. La canonizzazione del Re martire nel 2000 ha seguito la decisione della Corte suprema, mostrando altrimenti la convergenza fra i due poteri nel contesto russo attuale. Se da una parte lo stesso Putin si mantiene cauto, se non indifferente, verso il culto del martoriato Zar, lo stesso non si può dire di numerosi esponenti della Duma di Stato. Vladimir Žirinovskij, leader del partito Liberal Democratico, ex sfidante di Putin alle recenti presidenziali nonché vicepresidente della Duma di Stato, ha più volte denunciato i crimini dell’Unione Sovietica, evocando la completa riabilitazione dello Zar, se non una rivalutazione della monarchia in politica. Oltre all’istrionico politico, non nuovo a uscite controverse, fa sicuramente maggior scalpore la vicinanza dimostrata dall’attuale Primo Ministro e delfino di Putin Dimitrij Medvedev, che in diverse interviste ha espresso una particolare vicinanza verso la figura sfortunata dello Zar e della sua famiglia.
Da ultimo la rinnovata popolarità dell’imperatore è visibile apertamente anche ai milioni di turisti che affollano le maggiori città russe, in quanto la figura o l’icona dello zar fa capolino sempre più spesso fra gli immancabili colbacchi con falce e martello e cartoline di Putin in pose virili. La Russia è al crocevia di profondi cambiamenti demografici, sociali ed economici e sempre più al centro delle attenzioni del mondo, nonché nell’occhio di un ciclone di critiche o lodi contrapposte. La riappropriazione di un passato imperiale è utile al Cremlino per cementificare il consenso intorno alle politiche di sovraesposizione geopolitica e al rinnovato orgoglio, dopo i disastri posteriori al crollo della cortina di ferro. Se l’anima e la società russa non possono che beneficiare dalla riscoperta della tradizione e del misticismo ortodosso, l’ascesa e l’influenza del Patriarcato nel contesto politico e sociale dentro e fuori i confini della nazione rischiano di dar vita a malumori fra i settori secolari o scavare un solco insormontabile fra la popolazione ortodossa (e in maggior parte slava) e le minoranze religiose.