La vita, la carriera e l’epilogo della spia tedesca Richard Sorge sembrano scritte appositamente per costituire materia di un avvincente romanzo. La letteratura spionistica è sterminata: film, serie tv e documentari hanno raccontato all’opinione pubblica l’epopea dei complotti e le peripezie di coloro che rischiarono la prigione, l’esilio e perfino la morte in nome di un ideale. Ciò appare paradossale in un presente post ideologico, ma abbiamo l’opportunità di conoscere la vita di uomini che hanno sacrificato ogni cosa per adempiere ad una missione che percepivano più grande di loro stessi. Richard Sorge ha servito l’Unione Sovietica, il partito comunista e Stalin procurando informazioni sensibili fino ai suoi ultimi giorni e sfruttando un fascino magnetico, una naturale propensione alla persuasione e il suo carattere di marxista doppiogiochista.
Il protagonista della nostra storia nasce nel 1895 in Azerbaigian, territorio periferico dell’allora Impero Russo, da padre tedesco e madre russa. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferirà a Berlino, e lui frequenterà la locale scuola dove non si distinse particolarmente. Allo scoppiare del primo conflitto mondiale si arruolò volontario nelle truppe del Kaiser e combattè sul fronte orientale, dove venne ferito nel corso di un violento bombardamento. La gravità delle ferite costrinse il giovane ad una lunga degenza, preludio della sua drastica conversione: l’avvicinamento al socialismo. L’orrore, la devastazione e l’incredulità verso l’immane conflitto colpirono cosi profondamente Sorge, da fargli rinnegare ogni prospettiva di ascesa sociale borghese per combattere per i diritti dei lavoratori, dei disgraziati e degli emarginati.
Conclusa l’esperienza bellica e conseguita una brillante laurea in scienze politiche, nel 1924 Sorge si trasferirà nella capitale sovietica fiero dei suoi trascorsi nel partito comunista tedesco (KPD). Nella Mosca dell’epoca trovò la compagnia di espatriati europei, visionari e dirigenti del partito, in una terra reduce da una sanguinosa guerra fratricida, in un Paese indebolito e di conseguenza in preda alle peggiori paranoie. La sua personalità, il suo entusiasmo neofita e l’indubbio vantaggio di provenire da un background europeo gli spalancarono la strada all’intero del neonato OGPU, il famigerato servizio segreto sovietico. La conoscenza dei sistemi politici e della società europea lo portò a viaggiare in diverse nazioni europee (Germania, Inghilterra, Svezia): la sua missione era quella di coordinare, organizzare e spiare i partiti comunisti del Comintern (l’internazionale dei partiti comunisti) per conto del Comitato Centrale. Puntuale, impeccabile e stacanovista, seppe rendersi indispensabile, in quanto maggiormente affidabile rispetto a spie e gerarchi troppo coinvolti nelle gelosie e nelle rivalità di cui l’URSS mai seppe farsi mancare.
Nel 1929 avvenne la svolta che sconvolse la sua vita e la sua promettente carriera, un incarico in Cina: nazione ai più enigmatica, lacerata da un’embrionale guerra civile fra il governo nazionalista di Chang Kai Shek e i comunisti di Mao Tse Tung, radicati particolarmente nelle sterminate campagne già feudo di signori della guerra e anarchia. Ancora una volta in missione, in incognito, come giornalista del Frankfurter Zeitung seppe in poco tempo allestire un’efficace rete di spie fra locali e stranieri: suo compito era quello di studiare la situazione sociale del Paese, promuovere i contatti fra il Comintern e la guerriglia maoista e sondare la capacità e la popolarità del governo nazionalista. Un compito ambizioso che Richard Sorge seppe svolgere con la consueta dovizia, applaudito dai suoi superiori e invidiato dai lacchè.
Richiamato in Russia, gli fu ordinato di recarsi in Germania, da poco caduta nelle mani di Hitler che con il suo messaggio antibolscevico e revisionista stava iniziando a impensierire il già paranoico Stalin. Berlino è il palcoscenico ideale per il suo personale capolavoro: Sorge, convinto comunista e con un passato da militante attivo, riuscì a convincere la leadership nazista di una millantata folgorazione sulla via di Damasco nei confronti delle idee hitleriane. Il socialismo sovietico si era trasformato in una dittatura opprimente, mentre solo il nazismo incarnava la vera spinta rivoluzionaria e quindi autenticamente socialista che poteva cambiare la statica società tedesca e rimodellare la politica internazionale.
“L’attacco all’Unione Sovietica sarebbe iniziato il 20 giugno; era possibile un giorno o due di ritardo, ma i preparativi erano ormai completi. Alla frontiera orientale erano ammassate 170 delle 190 divisioni tedesche. L’esercito russo sarebbe crollato e il regime caduto entro due mesi”.
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Non parve vero ai tedeschi di disporre di una tale risorsa, alla luce soprattutto delle sue vaste esperienze sul campo e soprattutto della cultura e delle tradizioni asiatiche. Tappa successiva, quindi, il Giappone, dove l’ambasciata tedesca locale faticava a interagire con la chiusa e marziale cultura locale, ma le relazioni bilaterali e la contiguità politica richiedevano un necessario miglioramento dei rapporti nonché precisi resoconti sulle consuetudini della politica in Estremo Oriente, i rapporti di forza tra le fazioni e la disponibilità della classe politica militarista giapponese di siglare un alleanza mutualmente proficua. Tokio e l’ambasciata tedesca divennero in pochissimo tempo un ambiente familiare per Sorge (Ramsey il suo nome in codice), in quanto egli riuscì in poco tempo a tessere una rete di spie e collaboratori fra Mosca e Pechino, arrivando a conoscere ogni segreto sia dei funzionari nazisti che dei membri del governo nipponico.
Corrispondente estero di tre autorevoli giornali tedeschi (Frankfurter Zeitung, Täglische Rundschau e Berliner Börsen-Zeitung), abile oratore e imbonitore, onnipresente nei salotti dei dignitari locali, benvoluto dai gerarchi e uomini di affari in visita, desiderato dalla donne, fu l’arma di Stalin all’interno del sistema nazista e ne svelò a Mosca punti di forza, debolezza e ossessioni di dominio. Se non fu sempre la fortuna a favorirlo, lo fu invece la fama, nonché la gelosia dello stesso leader sovietico e dei gerarchi a lui vicini. La spia riuscì a indovinare minuziosamente le intenzioni di Hitler nei confronti dell’Unione Sovietica, decifrando le segretissime corrispondenze fra militari e diplomatici e comunicando urgentemente ai superiori una notizia di cosi vitale importanza: “L’attacco all’Unione Sovietica sarebbe iniziato il 20 giugno; era possibile un giorno o due di ritardo, ma i preparativi erano ormai completi. Alla frontiera orientale erano ammassate 170 delle 190 divisioni tedesche. L’esercito russo sarebbe crollato e il regime caduto entro due mesi”.
Stalin però si dimostrò scettico: troppa la cieca fiducia verso il patto di non aggressione, mentre persisteva la diffidenza e il sospetto verso la stella in costante ascesa della sua risorsa numero uno. “Questo Sorge è un allievo di Berzin, quel traditore che faceva parte della cricca che abbiamo liquidato nel 1937. No, non ci possiamo fidare di lui, anche se ha fornito in passato alcune buone notizie. Questa è un’informazione dubbia e pericolosa”. Richard Sorge, da brillante e devota spia a presunto traditore opportunista. Un immeritato destino da Cassandra, l’inascoltata profetessa troiana, che ancora una volta dimostra l’atteggiamento cinico e la miopia di Stalin verso il suo popolo e la politica internazionale. Sorge assistette con amarezza e sconcerto alla ciclopica Operazione Barbarossa, quel 22 giugno del 1941 che piegò il gigante sovietico pur non abbattendolo del tutto.
“Questo Sorge è un allievo di Berzin, quel traditore che faceva parte della cricca che abbiamo liquidato nel 1937. No, non ci possiamo fidare di lui, anche se ha fornito in passato alcune buone notizie. Questa è un’informazione dubbia e pericolosa”
Stalin
Lo smacco subito non intaccò l’entusiasmo e la rete di contatti della spia, permettendogli di scovare e trasmettere le più immediate mosse del governo giapponese: l’Impero del Sol Levante avrebbe affiancato l’alleato tedesco invadendo l’Unione Sovietica dalla Siberia? Quali sarebbero state le mosse degli alleati nel Pacifico, e come prepararsi di conseguenza?
Ancora una volta Sorge indovinò la futura disposizione tattica e la direzione delle armate nipponiche, segretamente in marcia verso la conquista delle colonie europee in Asia, permettendo all’Armata Rossa di spostare le cospicue divisioni sul confine cinese, e irrobustendo così la muraglia umana da contrapporre alle inarrestabili divisioni tedesche: “In un consiglio di guerra alla presenza del Mikado, i capi dell’esercito e della marina nipponici hanno deciso di spostare le loro forze nel sud est asiatico, in vista di un possibile confronto con la Gran Bretagna e forse, successivamente, con gli USA”.
La necessità di comunicare spesso e in tempi molto brevi con i remoti comandi sovietici costrinse Sorge a prendere molti rischi, indebolendo la sua già pericolosamente esposta rete spionistica. Il controspionaggio nipponico, insospettito dal repentino ripiegamento delle divisioni sovietiche dall’est siberiano, fiutò la talpa e restrinse le maglie fino a incastrare, se non l’inarrivabile Ramsey, un suo stretto collaboratore, Ozaki Hotsumi, giornalista patriota ma fieramente ostile al conflitto. La tortura e l’arresto degli stretti collaboratori, nonché lo smantellamento di ogni residua copertura all’interno dell’ambasciata, costrinsero Sorge a uscire allo scoperto, confessare il proprio ruolo e le proprie simpatie politiche nonché l’odio e il disprezzo verso il totalitarismo e il militarismo tedesco e nipponico.
Il 7 novembre 1944 Richard Sorge venne impiccato nella prigione militare Sugamo al fianco del suo amico e collaboratore Ozaki, nell’indifferenza della comunità internazionale e dello stesso Stalin che non mosse un dito per rovesciarne il destino. La fine del totalitarismo sovietico contribuì a far conoscere ai posteri la sua avvincente figura e la sua missione. Il coraggio, l’abnegazione e l’abilità nella sottile arte dell’inganno e del doppio gioco fanno di Richard Sorge una figura dalle caratteristiche quasi mitologiche, degno precursore di altrettanto famigerate spie al tempo della Guerra Fredda.