Il 26 Maggio la Germania chiamerà alle urne 60 milioni di elettori per quella che sarà la nona tornata elettorale europea dal 1979. L’esito delle elezioni tedesche avrà un peso particolare sul futuro assetto delle istituzioni comunitarie, sia per ragioni strutturali che politiche.
Il primo aspetto riguarda la ripartizione dei seggi parlamentari: alla Germania ne saranno assegnati 96, il numero più alto tra i Paesi membri. Un altro elemento da considerare è il sistema elettorale tedesco. In Germania si voterà con un sistema proporzionale puro, che garantirà, quindi, una corrispondenza abbastanza fedele tra i voti espressi e i seggi ottenuti. Inoltre, non è prevista una soglia di sbarramento: in questo modo, anche i partiti minori avranno la possibilità di accedere al Parlamento. La seconda ragione si trova nella leadership dei principali gruppi parlamentari. Sono guidati da tedeschi: l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, la Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica, i Verdi e il Partito popolare europeo. Quest’ultimo in particolare è presieduto dal 2014 da Manfred Weber, candidato alla presidenza della Commissione europea per il PPE, come successore di Juncker.
La scelta degli elettori tedeschi potrebbe influire anche su un ulteriore aspetto: il futuro delle relazioni tra l’Europa e la Russia. Considerando infatti il ruolo di guida che la Germania ha avuto nel determinare l’orientamento della politica estera dell’Unione Europea, il suo voto risulta di particolare importanza. Nel contesto dell’ondata nazional-populista, la Germania ha cercato di mediare tra una posizione rigida in difesa dei diritti umani e del diritto internazionale e un atteggiamento moderato e di dialogo verso la Russia. Del resto, Putin è uno dei leader più corteggiati dai partiti euroscettici europei, che vedono nel Cremlino un’alternativa all’insoddisfazione verso l’establishment europeo. Uno strumento che potrebbe rivelarsi decisivo per Putin, se si concretizzassero i risultati sulle intenzioni di voto pubblicati dal Parlamento europeo insieme a Public Kantar (://www.panorama.it/news/politica/elezioni-europee-2019-sondaggi-proiezioni/) che mostrano la perdita di seggi da parte delle due forze tradizionali e il raddoppio del gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà.
Vediamo quindi i protagonisti tedeschi e le previsioni https://www.politico.eu/2019-european-elections/germany/ per le prossime elezioni europee.
Unione cristiano democratica/Unione cristiano-sociale (CDU/CSU)
Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, l’Unione cristiano democratica resta il primo partito in Germania e, attualmente, possiede 200 seggi al Bundestang (246 con l’Unione cristiano-sociale). In seguito ai risultati delle ultime elezioni, la CDU ha dato vita ad un Governo di larghe intese con i socialdemocratici, attuando quella che in Germania viene chiamata Große Koalition, condizione che nella storia della Repubblica federale si è presentata solo quattro volte. Il partito si presenta con un orientamento di centro-destra, conservatore e di ispirazione democristiana e si caratterizza per una forte influenza all’interno del Partito Popolare Europeo. Il suo obiettivo è quello di rafforzare l’assetto istituzionale europeo senza danneggiare l’integrità degli Stati membri.
Durante la presidenza Merkel, il partito ha pubblicato un comunicato dal titolo “Trattare con la Russia: dieci azioni raccomandate“, in cui vengono esposti tutti i vantaggi di una collaborazione tra l’Unione Europea e la Russia. Quest’ultima è descritta come un partner fondamentale per fronteggiare tutte le sfide globali:
- proliferazione delle armi di distruzione di massa;
- cambiamento climatico;
- lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata.
Inoltre, il partito di Angela Merkel ha più volte sottolineato la necessità di rafforzare gli strumenti del partenariato Russia-UE, che ha risentito enormemente delle sanzioni, invitando la Russia a rivedere la sua politica definita dallo stesso partito “aggressiva“. Dal punto di vista formale, quindi, si presenta con un atteggiamento intransigente, ma non sono mancate le occasioni in cui ha mostrato una certa flessibilità verso il Cremlino. L’esempio più eclatante è forse il caso del North Stream 2, (QUI l’analisi della nostra Claudia Ditel) in cui le autorità tedesche hanno acconsentito alla realizzazione del gasdotto, nonostante le tensioni diplomatiche seguite alle vicende del Donbass e della Crimea.
Sondaggi: CDU/CSU 29,76%
Partito Socialdemocratico (SPD)
Il Partito Socialdemocratico è uno dei partiti più antichi dell’Europa continentale e nel 2013 ha festeggiato il suo 150˚ anniversario. Tuttavia in questi ultimi anni ha registrato diverse perdite elettorali, costringendolo ad affrontare una grave crisi politica. Seguendo la tradizione iniziata dai Verdi, l’SPD ha presentato due possibili leader europei: Udo Baldamm e Katarina Barley. La Barley è particolarmente amata e potrebbe essere la carta vincente dei socialdemocratici tedeschi, su cui in un certo senso grava la responsabilità di risollevare le sorti del Partito Socialista Europeo a cui appartiene. L’SPD è contraddistinto da una visione fortemente europeista, che si fonda sull’idea di un’azione comune guidata dai socialisti europei, per realizzare un Europa sociale. Il loro programma propone di investire maggiormente nelle infrastrutture e nelle politiche per il lavoro. Soltanto superando le asimmetrie economiche e infrastrutturali, infatti, è possibile raggiungere un sistema europeo coeso ed efficiente. Inoltre insistono sull’importanza di rivedere le disuguaglianze fiscali ed elaborare un sistema di tassazione per le grandi società come Amazon e Facebook.
Nei confronti della Russia, il partito, che dall’ultima legislatura si trova al fianco del CDU, ha sempre mantenuto una posizione molto rigida. La nuova presidenza, affidata dal 2018 alla pragmatica Nahles, sembra seguire questa linea, anche se dal suo ingresso nella leadership si è mostrata più interessata alle questioni interne e alla necessità di gettare le basi per la rinascita del partito.
Sondaggi: SPD 18,31%
I Verdi (Die Grünen)
Alle ultime elezioni regionali hanno ottenuto un buon risultato, tanto da portare alcuni a definirli come una delle forze in grado di arginare l’ascesa dell’estrema destra europea. I due candidati dei verdi sono Sven Giegold e Ska Keller. Quest’ultima gode di un largo appoggio da parte del suo partito e la sua posizione politica può essere sintetizzata in tre parole: ambiente, integrazione e democrazia. Tra i punti chiave del programma troviamo la necessità di riformare il sistema di Dublino con il fine di realizzare un sistema di accoglienza europeo in grado sia di tutelare i migranti che di rimpatriare coloro che non possono godere della protezione internazionale. Tra le forze in gioco è probabilmente la più distante dalla Russia, che viene percepita come un ostacolo sia al processo di integrazione che agli ambiziosi progetti che si prefigge l’Europa.
Sondaggi: Die Grunen 18,56%
Alternativa per la Germania (Afd)
Merita uno sguardo particolare Alternativa per la Germania. Fondato nel 2013, il partito ha conosciuto una crescita veloce, riuscendo a cavalcare la nuova ondata nazionalista europea degli ultimi anni. Nel 2017 ha ottenuto il 12,6% dei consensi, confermandosi terza forza del Paese attraverso la retorica di estrema destra anti-immigrazione ed euroscettica. Alle elezioni europee ha presentato la sua candidatura guidato da Jorg Meuthen, sotto l’egida dell’Europa della libertà e della Democrazia, a cui appartengono anche il Movimento cinque stelle e l’Ukip, anche se esiste la possibilità che i movimenti populisti possano dare vita ad un proprio partito europeo. Nonostante il forte euroscetticismo, i leader del partito si sono schierati contro l’uscita dall’Unione, ma a favore dell’abolizione di Schengen, della possibile uscita della Germania dall’eurozona e di una politica dei rimpatri più severa.
Il suo legame con il Cremlino è abbastanza noto sia per le polemiche su dei presunti finanziamenti ricevuti dalla Russia che per l’appoggio palese che il partito ha mostrato in diverse occasioni verso la linea politica di Vladimir Putin. Nel sito del partito è possibile leggere un comunicato che, oltre a schierarsi contro le sanzioni, sostiene l’importanza di riportare le relazioni Germania-Russia “ad una normalità costruttiva“.
Sondaggi: AfD 10,19%
Die Linke
Die Linke è un partito di sinistra radicale, che per le sue argomentazioni anti-istituzionali viene definito un movimento appartenente al populismo di sinistra. A livello europeo i suoi membri siedono nella fila del gruppo parlamentare Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica. La figura chiave è Gregor Gysi, che è anche l’attuale Presidente del gruppo europeo e che è riuscito a superare la visione antieuropeista del partito in favore di una linea più moderata. Il programma per le elezioni europee prevede:
- l’aumento dei salari minimi;
- un maggiore sostegno politico ai sindacati;
- la fine dell’esportazione delle armi;
- l’introduzione di un sistema di tassazione per le grandi società, come Amazon, Facebook e Google.
Nei confronti della Russia, Die Linke è rientrato più volte tra quelli che vengono definiti partiti filorussi. Il feeling con il Cremlino è emerso sia dalle dichiarazioni ufficiali in sostegno delle scelte di Vladimir Putin che dalle posizioni fortemente critiche che il partito ha assunto in diverse occasioni verso la NATO e l’UE.
Sondaggi: Die Linke 6,9%