La disputa territoriale attorno alle isole Curili (in giapponese Territori del Nord) rappresenta il nodo da sciogliere per la firma di un trattato di pace tra Russia e Giappone rimasto in sospeso dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Il Giappone punta sulla leva economica per smuovere l’inamovibilità russa su territorio strategicamente vitale per Mosca.
Sullo sfondo degli incontri bilaterali e delle strette di mano, il G20 è stata l’occasione che ha fatto riemergere la tensione a bassa intensità tra Giappone e Russia. Al termine del vertice, il Ministero degli Esteri russo ha inviato una nota di protesta all’ambasciata giapponese a Mosca, per aver distribuito a Osaka materiale informativo che riportava le isole Curili come parte del territorio giapponese.
La questione territoriale
Le isole contese, chiamate dalla Russia Curili del Sud e dal Giappone Territori del Nord, sono Kunashir, Iturup (Etorofu), Shikotan e le isolette rocciose di Habomai. Occupate dall’Unione Sovietica al termine della Seconda Guerra Mondiale, non sono rientrate nei negoziati degli accordi di pace tra gli Stati belligeranti al termine della guerra. Ad oggi, nessun trattato di pace è stato siglato tra Russia e Giappone proprio a causa della disputa territoriale. La dichiarazione congiunta Sovietico – Giapponese dell’ottobre 1956 dovrebbe costituire la base negoziale per il superamento dell’impasse: secondo la dichiarazione, Mosca avrebbe riconosciuto la sovranità giapponese sulle isole di Habomai e Shikotan in una successiva fase, costituita da un trattato che non è mai stato negoziato e firmato.
I numerosi incontri bilaterali tenutisi a vari livelli tra Giappone e Russia hanno messo in luce, oltre alle differenze di posizioni finora inconciliabili, anche una serie di aspetti che vanno oltre la mera questione della sovranità quali: interessi economici, il ruolo dell’opinione pubblica interna e i rapporti con gli altri attori della regione e con gli alleati storici.
La strategia del Giappone
Il Vertice di Vladivostok del 2016 rappresenta un punto di rilievo nel susseguirsi di vertici e incontri a vari livelli tra i due Paesi. Nella città russa, il premier Abe ha messo sul tavolo la proposta di un corposo piano di investimenti suddiviso in otto punti mirato a sviluppare le infrastrutture industriali ed energetiche della Russia nella regione.
Il Piano si pone sulla linea esposta dal presidente Putin nel 2012, in cui aveva definito lo sviluppo della regione dell’Estremo Oriente sarebbe stato il vettore dello sviluppo russo del 21esimo secolo. Il calo del prezzo del petrolio, l’apertura del fronte Ucraino e siriano e le sanzioni occidentali hanno messo fine a ogni tentativo effettivo di potenziare le infrastrutture e le reti di quest’area.
Anche successivamente allo scoppio della crisi in Ucraina e al tentativo di quarantena diplomatica costruito attorno alla Russia, il Giappone di Abe ha dimostrato di volere continuare a offrire una sponda a Putin e ai piani di sviluppo dell’area dell’Estremo Oriente russo.
Il piano giapponese, che ancora oggi non vede uno sviluppo strutturato e resta più che altro un manifesto politico ed economico da utilizzare nelle occasioni utili, prevede corposi investimenti da parte giapponese al fine di avviare l‘industria pesante e garantire il completamento di diversi progetti infrastrutturali. Dal lato energetico, il Giappone punta a sostenere la capacità produttiva russa, sostenendo la crescita delle esportazioni di GNL (Tokyo ha finanziato il 75% dei 3 miliardi $ del progetto russo Artic LNG 2, controllato dalla società di Mosca Novatek). Il coordinamento di questi sforzi è affidato a un gabinetto ad hoc creato all’interno del Ministero per l’economia e l’industria giapponese.
Nel complesso, questa serie di iniziative da parte giapponese puntano a utilizzare la leva economica per acquisire potere negoziale nei confronti di Mosca in sede dei negoziati per la sovranità delle Isole Curili. Rendendosi un partner commercialmente irrinunciabile, Abe mira a recuperare quello che il Giappone non può ottenere con gli sforzi diplomatici e politici.
La strategia russa
Le intenzioni giapponesi si sono tuttavia scontrate con l’irremovibilità russa – e un tocco di ironia da parte del ministro Lavrov che ha chiesto, dopo un incontro con il suo omologo giapponese, perché il Giappone fosse l’unico Paese al mondo a non accettare i risultati della seconda guerra mondiale. La posizione di Mosca è chiara: la precondizione per l’inizio di qualsiasi negoziato è il riconoscimento da parte del Giappone della sovranità russa sui territori delle Isole.
Le Isole sono strategicamente vitali per gli interessi militari e la proiezione della Russia nei mari circostanti. Sui territori contesi sono installate postazioni missilistiche difensive russe e il controllo del territorio permette alla Russia di estendere l’area marittima e il raggio di protezione delle basi navali lungo la costa continentale russa, dove stazionano i propri sommergili nucleari.
L’eventuale passaggio delle isole al Giappone permetterebbe un capovolgimento delle posizioni di forza e un eventuale installazione di postazioni statunitensi proprio di fronte alle coste russe, limitando così il raggio d’azione e l’efficacia della flotta russa dell’Estremo Oriente.
Gli scogli sulla rotta delle trattative
I negoziati sulla sovranità delle isole Curili sono in stallo ormai da decenni. Nonostante i due leader si siano incontrati numerose volte, nessun progresso è stato fatto e la non definizione dello status territoriale è alla base di proteste da parte dell’opinione pubblica in entrambi i Paesi. Le iniziative economiche da parte di Tokyo non hanno portato a risultati concreti verso la Russia e hanno sollevato il malcontento dell’alleato statunitense.
L’efficacia della leva economica giapponese si è rivelata quasi irrilevante di fronte all’altro principale attore dell’area: la Cina. Con iniziative quali BRI e lo sviluppo delle relazioni energetiche, Pechino ha investito e promette di investire una serie di capitali contro i quali Tokyo non può competere. Il Giappone non possiede le risorse sufficienti, politiche, economiche e diplomatiche, per spostare l’ago della bilancia a suo favore.
In aggiunta, la posizione russa è inamovibile. Con l’apertura della crisi ucraina, la questione della sovranità territoriale è uno dei temi vitali per la presidenza russa. Una delle soluzioni prospettate per la firma di un accordo di pace tra le due Potenze sarebbe quella di dividere gli accordi di pace dalla questione delle isole Curili e cercare di portare avanti i due dossier separatamente.