Diversificazione dei circuiti finanziari esteri e ristrutturazione bancaria: la ricetta russa per non dipendere né dalle strutture monetarie occidentali né dall’incombente peso economico cinese.
Cominciamo da alcune date.
1° settembre 2014. Il Regno Unito di James Cameron avanza istanza presso l’UE per estromettere la Russia dallo SWIFT, il maggiore sistema globale di transazioni finanziarie, in risposta all’occupazione russa della Crimea.
11 novembre 2014. Ramilya Kanafina, vicedirettore del dipartimento nazionale dei sistemi di pagamento presso la Banca Centrale di Russia (d’ora in poi BCR), dichiara che “la Russia sta creando il proprio sistema per la trasmissione di messaggi finanziari“.
26 dicembre 2014. La BCR comunica che ha “fornito alle organizzazioni creditizie un nuovo servizio per il trasferimento di messaggi finanziari in formato SWIFT per le operazioni nazionali in Russia”.
Febbraio 2015: anche Obama, appoggiato da Cameron, paventa lo spettro dello scollegamento del circuito bancario russo dallo SWIFT.
22 marzo 2017: Elvira Nabiullina, governatore della BCR, comunica a Putin che “Abbiamo aggiornato il nostro sistema di pagamenti e, nel caso in cui dovesse accadere qualcosa nel paese, tutte le operazioni nel formato SWIFT procederanno normalmente. Abbiamo creato un analogo SWIFT“.
La Federazione ha così varato un’alternativa allo SWIFT, lo SPFS (acronimo cirillico che sta per “Service for transfer of financial service messages”) e un relativo circuito di carte bancarie, il MIR. Ma ciò vale solo nel territorio russo, nell’Unione Economica Euroasiatica (Bielorussia, Kazakistan e Armenia) e in Iran.
Nel 2019 la Russia, insieme a Cina e India, ha iniziato a lavorare ad un sistema di pagamento interbancario transfrontaliero alternativo allo SWIFT. Da una parte Pechino intende portare avanti il suo progetto di internazionalizzazione dello Yuan e dall’altra Delhi vuole proteggere i dati interni tramite un proprio sistema di pagamenti, il Rupay.
In vista di una maggiore integrazione tra i circuiti finanziari russo e cinese, già nel marzo 2018, all’VIII Forum Internazionale Russia-Cina, Vladimir Shapovalov, dirigente capo dell’ufficio relazioni con i regolatori esteri della BCR, comunicava che alcune banche russe avevano aderito al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese CIPS (China International Payments System).
Sebbene l’India non abbia ancora un sistema di messaggistica finanziaria nazionale, prevede di combinare la piattaforma della Banca centrale russa con un servizio domestico in fase di sviluppo.
Aldilà dei progetti di cooperazione finanziaria alternativa ai circuiti dominanti (SWIFT, CHIPS, FEDWIRE, RIPLE, di cui gli ultimi tre con sede negli USA), è interessante conoscere la struttura e la recente evoluzione del sistema bancario russo, soprattutto in un mondo ove anche questo settore è ormai connesso alla Rete.
Nel 2019 la Russia, insieme a Cina e India, ha iniziato a lavorare a un sistema di pagamento interbancario transfrontaliero alternativo allo SWIFT.
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Dal giugno 2013 al timone della Banca centrale russa c’è una delle donne più discrete e potenti del mondo, Elvira Nabiullina, che, dopo un inizio nel mondo delle organizzazioni industriali, è da ben venticinque anni un tecnico al servizio del Paese in vari ministeri, fino a divenire ministro dello Sviluppo economico dal 2007 al 2012.
Le principali banche sono tutte pubbliche: Sberbank (BCR maggiore azionista), VTB, (quasi interamente di Rosimushchestvo – Agenzia federale per la gestione delle proprietà di Stato – il Ministero delle Finanze e la State Corporation Deposit Insurance Agency), Gazprombank e Rosselkozhbank (direttamente e indirettamente controllate dalla già citata Rosimushchestvo).
Da notare i rami in cui si sono specializzate: Sberbank come banca universale (importante azionista di Yandex, il Google russo), VTB in difesa e armamenti, Gazprombank in petrolio e gas (ma è anche proprietaria dell’unica TV non ufficialmente statale, NTV), Rosselkozhbank nel comparto agricolo (letteralmente, significa, infatti, “Banca Agricola Russa”).
Altro dato saliente è che sotto la presidenza Nabiullina si è registrata un’importante contrazione degli operatori bancari, da 800 a 400. I maggiori beneficiari sono stati proprio i “magnifici quattro” di cui sopra, i quali, ad oggi, rappresentano il 60% del totale del patrimonio netto e il 65% dell’ammontare sia dei crediti che dei depositi.
A ciò si aggiunge la particolarità che la BCR opera anche nel settore non bancario, come quello assicurativo, oltre ad essere responsabile della politica monetaria e della regolamentazione e vigilanza bancaria interna. Una caratteristica dell’economia russa è che le più grandi banche fanno parte di gruppi che includono compagnie assicurative e fondi pensione privati, e i rischi sono mescolati. Per Nabiullina “per vedere il quadro completo è difficile guardare il settore bancario da solo. È […] necessario esaminare le relazioni tra banche e altri membri di un gruppo finanziario”.
Nel colloquio del 2017 con Putin, il governatore della BCR denuncia i mali sistemici bancari che hanno portato alla revoca della licenza a centinaia di istituti e società finanziarie, che “stavano prendendo parte all’economia sommersa ed erano coinvolte in operazioni dubbie”. Ancora nel 2016, tra deflusso di capitali illegali e tentativi di trasformazione dei fondi in contante, Nabiullina calcolava il danno in 10 miliardi di dollari l’anno, rispetto ai 60 di inizio mandato.
In uno studio del 2018, i tre economisti Piketty, Zucman e Novokmet hanno rilevato la discrepanza tra l’attivo della bilancia commerciale russa e gli investimenti netti all’estero degli ultimi vent’anni: sarebbero dovuti essere oggi circa il 300% del Pil, compresi interessi e rendimenti maturati, e non appena il 26% delle cifre ufficiali.
Qualcosa sta, dunque, cambiando nella gestione del rapporto tra Stato e oligarchi. La dirigenza russa sa che non può più permettere, con un occhio chiuso, il depredamento dei capitali interni. La ristrutturazione bancaria e la concentrazione verso pochi grandi attori pubblici mostrano l’intenzione di controllare i flussi monetari e indirizzarli verso specifiche aree di sviluppo. La Russia ha bisogno di investire in modo proficuo le risorse, perché il crescente divario economico con Pechino prima o poi si farà sentire sul piano geopolitico a proprio svantaggio.
Ironia della sorte, la Russia, per non dipendere in futuro dalla Cina, ne deve adottare il modello bancario e creditizio “State driven”.
Marco Leone