Nel secondo Paese più povero d’Europa, l’emergenza in atto sta evidenziando i problemi della nazione, inasprendo ulteriormente le forti divisioni interne. Oggetto di dibattito sono anche gli aiuti esterni ricevuti e la questione transnistriana che non si riesce a tenere sotto controllo.
In Moldavia la reazione alla pandemia è arrivata tardi e ciò che manca ancora oggi è un piano d’azione chiaro e coordinato per far fronte alla situazione. Non c’è, inoltre, un programma di aiuti nel lungo termine sul versante economico; questo è un aspetto che non può essere trascurato in una nazione col PIL e l’indice di sviluppo umano tra i più bassi d’Europa. Per non parlare del fronte sanitario: le risorse sono estremamente limitate, i tamponi effettuati irrisori e un terzo dei casi registrati riguarda personale medico-sanitario.
Molti cittadini moldavi residenti all’estero, specialmente in altri Paesi europei, sono tornati in patria in queste settimane. È proprio in questo modo che il virus è arrivato in Moldavia lo scorso 7 marzo, cioè tramite una cittadina moldava di rientro dall’Italia; pochi giorni dopo è stato vietato l’ingresso a tutti i cittadini stranieri. Lo stato d’emergenza invece è stato dichiarato solamente il 17 marzo (ed esteso fino al 15 maggio), esattamente il giorno prima che venisse dichiarato il primo decesso per coronavirus. Non è la prima volta che una “coincidenza” di questo genere si verifica in uno dei Paesi ex-sovietici, dove la trasparenza non è una delle qualità più diffuse. La Moldavia non fa eccezione.
Solo pochi giorni fa Ion Chicu, il Primo Ministro moldavo, ha annunciato che, se il numero di casi non dovesse salire, lo stato d’emergenza non verrà prolungato. Non è un mistero che i dati ufficiali non corrispondano a verità e che i positivi siano molti di più di quelli che sono stati dichiarati; la censura del Governo è stata infatti denunciata fin dall’inizio dell’emergenza. Quello che dobbiamo chiederci è se in un Paese povero come la Moldavia possa fare più vittime il virus o la lotta al virus stesso.
Ma la Moldavia non è sola. Sono molti gli aiuti internazionali che stanno arrivando, aiuti che stanno esacerbando la disputa tra i filorussi e gli europeisti. In un Paese con livelli di corruzione altissimi, il rischio di strumentalizzazione dei soccorsi è una realtà.
Mosca ha reagito prontamente, inviando fin da subito aiuti umanitari ed equipaggiamenti medici; nel mese di aprile è stata invece realizzata la prima missione umanitaria sino-russa. Così come il presidente filorusso Igor Dodon non ha perso occasione per marcare l’importanza delle relazioni tra i due Paesi, allo stesso modo in molti denunciano il fatto che l’Occidente abbia avuto un peso di gran lunga maggiore. La Corte Costituzionale, inoltre, è riuscita ad impedire la ratifica di un accordo che prevedeva un prestito di 200 milioni € da parte della Federazione russa.
Maia Sandu, leader dell’opposizione, ha altresì presentato denuncia per capire chi siano i responsabili di tale negoziazione. Ha affermato che la sicurezza e gli interessi dello Stato sono stati messi in pericolo, sostenendo che la Moldavia rischierebbe di perdere la propria indipendenza economica. Bisogna ricordare che Chișinău è ancora legata a Mosca, soprattutto dal punto di vista energetico, quindi la ratifica di un accordo del genere avrebbe significato spostare ulteriormente il Paese sotto la sfera d’influenza russa per molti anni.
La Banca Mondiale ha accordato un prestito di 52,5 milioni € alla Moldavia per far fronte alla pandemia e anche il Fondo Monetario Internazionale si è mobilitato concedendo degli aiuti vantaggiosi. La nazione fa inoltre parte del Partenariato orientale, cioè un programma che prevede l’intensificazione dei rapporti tra sei Paesi (dell’est per l’appunto) e l’UE. Motivo per cui quest’ultima è intervenuta subito con dei sostanziali interventi, data l’incapacità di questi di far fronte autonomamente all’emergenza. Nel caso moldavo sono stati stanziati circa 90 milioni € per sopperire ai bisogni immediati e nel breve termine; allo stesso tempo Bruxelles sta provando a combattere la manipolazione da parte dei media.
Tra gli aiuti europei, una menzione speciale va alla Romania. Bucarest ha infatti approvato un pacchetto d’aiuti di 3,5 milioni € sotto forma di materiale sanitario e ha già inviato diverse squadre di personale medico. Questo si verifica anche in occasione del decimo anniversario del partenariato strategico tra i due Paesi, che da sempre hanno un rapporto molto stretto. Pochi giorni fa il capo della diplomazia romena ha inoltre affermato: «Credo fermamente che queste misure di sostegno rappresentino l’espressione più sincera e la prova più convincente che tra la Romania e la Moldova esiste una relazione speciale basata sulla comunità di lingua, cultura e storia. Il luogo naturale della Moldova è nella grande famiglia europea. È l’unica opzione praticabile per il futuro prospero e sicuro dei cittadini della Moldova».
I rapporti tra i due Paesi non sono mai stati messi in discussione, anzi, ancora oggi c’è chi auspica una nuova unione. Tra l’altro, ci sono delle facilitazioni per i cittadini moldavi che vogliono richiedere la cittadinanza romena, e quindi europea. Quello che si discute da sempre è l’eterno contenzioso tra Russia e Occidente, tra Unione Europea e Unione Economica Eurasiatica, tra Mosca e Bruxelles.
Chișinău non riesce a fronteggiare l’emergenza anche perché ci sono continue lotte ai vertici che si ripercuotono in tutto e che vanno avanti da anni.
Uno dei motivi che rende difficile ricostruire un equilibrio, è la spinosa questione transnistriana. La repubblica indipendentista, situata nella parte orientale del Paese, pur non essendo riconosciuta a livello internazionale, agisce in maniera completamente autonoma dal governo centrale. Questo sta creando non pochi problemi nella già difficile gestione della pandemia.
Nonostante il fatto che i confini con la vicina Ucraina siano chiusi e che tutti gli aiuti (principalmente russi) giungano tramite l’aeroporto della capitale moldava, Chișinău non ha alcun controllo sul governo di Tiraspol. È proprio per questo motivo che è stata richiesta all’OSCE una riunione d’emergenza per la risoluzione del conflitto, che va avanti ormai da circa trent’anni. L’incontro, voluto a causa della violazione dei diritti umani, non è stato concesso. Per questo motivo è stato richiesto un intervento dell’OMS contro l’autoisolamento transnistriano. Vedremo nei prossimi giorni l’evolversi della situazione.
Nella Repubblica parlamentare sono previste le elezioni presidenziali il prossimo autunno e al momento Dodon ha dichiarato che non c’è alcun motivo valido per rinviarle. A causa del sistema elettorale e della forte frammentazione politica, le elezioni non garantiscono necessariamente l’insediamento di un potere forte e stabile. Sicuramente il modo in cui è stata gestita l’emergenza influirà in maniera decisiva sul risultato.