Le relazioni tra Russia e Bielorussia sono altalenanti già da diverso tempo. Per provare ad acquisire una maggiore autonomia, Minsk sta provando a diversificare sempre più i suoi rapporti con le varie potenze; tra queste si sta facendo strada la Cina. Ma Pechino può davvero rappresentare un’alternativa a Mosca?
Sebbene l’amicizia tra i due Paesi risalga già ai primi anni ’90, le relazioni bilaterali si sono intensificate solamente negli ultimi tempi. Da un lato questo è dovuto alla componente ideologica, che Xi Jinping tende a marcare maggiormente rispetto ai suoi predecessori; in questo senso la Bielorussia rappresenta una nazione che non si è allontanata dal suo passato socialista. D’altra parte, sia Minsk che Pechino hanno degli interessi che li spingono a far sì che questa collaborazione funzioni.
Si può iniziare a parlare seriamente di relazioni commerciali ed economiche tra la Bielorussia e la Cina solamente a partire dal 2005, anno in cui si comincia ad utilizzare anche la definizione di “partenariato strategico” per descrivere i rapporti tra le due. All’epoca Minsk avvertiva un bisogno di cambiamento nella sua politica estera non solo per le tensioni con la Russia, ma anche per quelle con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Ma la vera svolta è avvenuta in seguito al conflitto russo-ucraino, che ha messo in guardia la Bielorussia e ha costretto la potenza asiatica a rivedere i suoi investimenti economici. Se la prima non ha visto di buon occhio le azioni compiute da Mosca e ha iniziato a percepirla sempre più come una minaccia, la seconda ha dovuto rivedere i suoi progetti legati alla Via della Seta, che in un primo momento sarebbe dovuta passare proprio per l’Ucraina. Pechino è stata quindi costretta a cambiare i suoi piani in Europa orientale e così facendo il suo interesse è ricaduto sulla Bielorussia, Paese con una buona posizione geografica, un governo stabile e un basso rischio dal punto di vista politico e militare.
L’obiettivo cinese è quello di entrare nel mercato europeo e per questo motivo spera che il suo partner migliori i propri rapporti con Bruxelles, rapporti che non sono cattivi, ma che non riescono ad intensificarsi per via del fatto che Minsk non rispetta i diritti fondamentali sanciti dall’UE. Tramite la Bielorussia, inoltre, la Cina ha ora un accesso diretto anche al mercato eurasiatico, di cui la Bielorussia è uno dei principali protagonisti.
Il simbolo più grande di questa amicizia è rappresentato dal Parco industriale sino-bielorusso della Grande Pietra, a 25 kilometri da Minsk. Si tratta di un’area di 91,5 km2 in cui vige un regime legale speciale e che include, oltre alla zona industriale, un centro logistico, uno finanziario e anche un quartiere residenziale in grado di ospitare fino a 200 mila persone. Uno degli obiettivi da realizzare è quello di riuscire a commercializzare le nuove scoperte realizzate in ambito scientifico. Ma la vera priorità, è quella di attrarre qui gli investimenti stranieri e per far sì che ciò accada il governo garantisce una zona tax-free almeno fino al 2062.
La cooperazione economica non si limita al parco industriale, ma spazia dal settore automobilistico a diversi altri. Tra questi c’è anche la realizzazione di una centrale idroelettrica a Vitebsk; secondo il direttore generale della Vitebskenergo, Mikhail Luzin, questo aiuterà la Bielorussia ad avere una maggiore sicurezza energetica.
Sono previste collaborazioni di ricerca e sviluppo anche nell’ambito della tecnologia militare; i due Paesi hanno inoltre stipulato degli accordi internazionali in questo campo. Secondo il presidente Lukashenko, la Cina ha avuto un ruolo decisivo nel rafforzamento della capacità di difesa bielorussa. Viene data importanza anche all’educazione militare; i militari di entrambe le nazioni hanno altresì l’opportunità di addestrarsi nelle rispettive accademie. Si svolgono regolari esercitazioni congiunte, spesso volte a preparare i rispettivi eserciti alle minacce terroristiche; le visite dei due ministri della Difesa sono inoltre frequenti.
Dal punto di vista delle esportazioni non si sono ancora fatti grandi passi in avanti. Il numero di prodotti cinesi che giungono sul territorio bielorusso è decisamente maggiore rispetto a quello dei beni bielorussi presenti in Cina. Se è vero che c’è stato un miglioramento quando Pechino ha aperto i suoi mercati anche al settore alimentare nel 2016, è altrettanto vero che non c’è confronto col mercato russo. Nel 2017, ad esempio, Minsk esportava in Cina merci per un valore di 10 milioni $ e in Russia per un valore 2.1 miliardi $. Per quanto ci possa essere stato un avanzamento nel campo dell’export sul versante asiatico, la strada da percorrere è ancora molto lunga.
La collaborazione è di ampio spettro e include una politica di liberalizzazione dei visti, un incentivo allo studio delle rispettive lingue e molto altro; ci sono anche numerosi centri di medicina cinese sparsi lungo il territorio bielorusso. Tutto questo è ornato da numerose visite e incontri tra vari leader e ministri. Ovviamente questa relazione non è venuta a mancare durante la pandemia causata dal Covid-19, anzi, l’ambasciatore cinese in Bielorussia Cui Qiming sostiene che l’aiuto reciproco durante un periodo così difficile testimonia l’alto livello dei rapporti sino-bielorussi e dell’amicizia che unisce i due Stati.
Tuttavia, nel concreto tutto questo non ha ancora un’influenza tale da incidere in maniera significativa. Ad oggi la Cina non rappresenta un’alternativa alla Russia per Minsk. È vero che le consente un maggior margine di manovra, specialmente grazie ai prestiti finanziari che le elargisce già da diversi anni, ma tutto questo non è ancora comparabile con la dipendenza dalla Russia. Potrebbe diventare un’opzione in futuro? Sì, ma non in un futuro prossimo. Per quanto la cooperazione tra i due Paesi sia in crescita, procede ancora in maniera troppo lenta per rappresentare un cambiamento decisivo.
È inoltre doveroso tenere in considerazione il fatto che la Bielorussia ha sì un ruolo strategico, ma non è importante al punto tale da mettere in discussione le relazioni tra Mosca e Pechino. Anzi, la Russia preferisce che Minsk abbia rapporti col suo vicino asiatico anziché con altri attori internazionali, come ad esempio gli Stati Uniti.