Le relazioni tra la Federazione Russa e Cipro si diramano tra interessi diplomatici, militari e soprattutto economici. I capitali russi finanziano molti settori dell’economia cipriota mentre le scoperte di idrocarburi al largo dell’isola hanno attirato interessi esterni tra cui quelli degli Stati Uniti mettendo così sotto pressione il rapporto speciale tra Mosca e Nicosia.
La naturale alleanza tra Cipro e Russia
Tra le tante analisi dedicate alle relazioni tra Cipro e Russia spicca quella di Costas Melakopides, Professore di Relazioni Internazionali presso l’Università di Cipro, che definisce il rapporto tra i due Paesi come un tipo di idealismo pragmatico. L’approccio sostenuto da Melakopides si propone di fotografare i rapporti tra i due Paesi analizzando le dinamiche non solamente diplomatiche, ma anche economiche e culturali.
L’approccio dunque evidenzia i profondi legami storico/culturali tra Cipro e Russia, partendo da fattori quali le radici religiose fino a una serie di principi generali condivisi e valori comuni fino ad arrivare alla “mutual sypmapthy” vigente tra i due popoli, evidenziata anche dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in più occasioni. Queste dinamiche hanno prodotto nel tempo connessioni tra le due popolazioni che si sono tradotte – ad esempio – in un flusso di turisti russi verso l’isola mediterranea in costante aumento.
Venendo al lato pragmatico di questa dinamica, a Cipro è presente una comunità russa molto numerosa – stagionale, attorno alle 250.000 unità annue, e residente, sui 10.000 membri – concentrata in prevalenza nelle città di Limassol. L’arrivo di russi a Cipro ha alimentato il settore del turismo di lusso e favorito la nascita di una serie di attività e servizi collegati all’intrattenimento di una clientela di fascia alta.
Se le vicinanze culturali e le offerte dell’Isola avvicinano il cuore dei russi a Cipro, il suo sistema fiscale e le possibilità di investimento ne attraggono i rubli. Il regime fiscale vantaggioso dell’Isola ha attirato investimenti da parte di molte società russe con sede a Cipro che operano a livello internazionale.
Sulla base di questi forti legami tra i due Paesi, Mosca è intervenuta con un prestito di 2,8 miliardi di Euro a favore di Cipro a seguito della crisi economica del 2011. Nel 2012, il Governo cipriota, nel tentativo di risanare le proprie finanze, ha permesso l’acquisto della cittadinanza, di conseguenza anche europea, dietro pagamento di 2 milioni $ sotto forma di investimenti immobiliari nell’isola. La misura, associata a un regime fiscale estremamente favorevole rispetto a quello degli altri Paesi europei e della regione, ha alimentato un flusso di investimenti russi verso l’Isola; nel 2013 i depositi russi nelle banche dell’Isola ammontavano a 31 miliardi $, un terzo del totale di tutti i depositi nelle banche cipriote.
Tra il 2013 e il 2014 il settore bancario cipriota ha attraversato un periodo di profonda crisi, data la sua elevata esposizione verso i titoli greci. Nel 2014 la Banca di Cipro è stata costretta a ricorrere al cosiddetto bail in – un’operazione nella quale parte dei depositi oltre i 100.000 sono stati convertiti forzosamente in azioni bancarie permettendo una ricapitalizzazione – andando a colpire in particolare i correntisti russi, ma al tempo stesso permettendo a questi ultimi di diventare azionisti di riferimento all’interno del capitale delle principali banche russe.
Un sistema complesso dunque che ha coinvolto anche la creazione di società di comodo volte a coprire azioni di riciclaggio dei proventi da fonti illecite. Nel contesto dell’inchiesta Troika Laundromat – condotta dal consorzio di giornalisti investigativi “Organized Crime and Corruption Reporting Project” OCCPR, che ha collaborato ad altre importati inchieste compresa quella de The Panama Papers – che ha seguito e tracciato uno schema di riciclaggio di denaro da circa 9 miliardi $ dalla Russia, che sono stati poi riciclati per mezzo di una serie di società di facciata, molte delle quali con sede a Cipro. Nel contesto dell’inchiesta, è stato svelato anche un collegamento tra uno studio legale che conta tra i suoi soci alcuni membri della famiglia dell’attuale presidente Nicos Anastasiades e che avrebbe offerto servizi di consulenza a uomini d’affari russi connessi ad attività illegali di riciclaggio del valore di miliardi di euro.
Il sistema bancario cipriota ha attuato una serie di riforme interne che hanno portato un irrigidimento delle procedure per gli investimenti esteri. A fronte di queste misure l’afflusso di capitali stranieri, compresi quelli russi, si è raffreddato ma il modello cipriota resta ancora oggi vantaggioso per questo tipo di operazioni finanziarie.
La relazione Russia Cipro alla prova delle crescenti pressioni esterne
Cipro e Russia possono vantare un solido legame, anche dal punto di vista diplomatico. Nel contesto della crisi cipriota, Mosca non ha mai fatto mancare il suo sostegno a Nicosia attraverso dichiarazioni e con azioni all’interno dei forum multilaterali. Difatti, oltre all’aspetto culturale ed economico, il Cremlino guarda all’isola come un importante punto strategico della sua proiezione nella regione. Nel 2015 il Governo cipriota ha stipulato un accordo per l’utilizzo delle proprie infrastrutture portuali alla Marina russa: in particolare quest’intesa è diventata fondamentale per Mosca nel contesto del supporto all’azione militare in Siria. Bisogna far notare che sull’isola era già presente una base aerea della RAF britannica e i porti ciprioti sono stati visitati sempre più di frequente negli ultimi anni da unità navali delle marine di altri Paesi della NATO.
L’intensificarsi della presenza militare e diplomatica dei Paesi occidentali ha sollevato critiche da parte russa, mentre il Presidente cipriota Nicos Anastasiades, impegnato a perseguire l’interesse del Paese senza rimanere schiacciato tra le due potenze, ha cercato di coltivare un approccio simmetrico nelle relazioni con la Russia e gli Stati Uniti. Il crescente interesse esterno verso l’Isola si può spiegare in gran parte in chiave energetica.
Nel corso dell’ultimo decennio la regione del Mediterraneo orientale è stata interessata da una serie di scoperte di giacimenti di idrocarburi, una parte considerevole dei quali situata nella Zona Economica Esclusiva di Cipro e oggetto delle contestazioni da parte turca. Attualmente il Governo di Cipro ha concesso licenze di esplorazione a società tra le quali Eni, Total, le statunitensi Exxon e Noble Energy, mentre la Turchia è attiva con la controllata TPAO, alimentando così le tensioni nella regione.
Sullo sfondo di queste tensioni si sono inseriti gli Stati Uniti, che hanno tentato di recuperare il rapporto con Cipro, anche in chiave antirussa. Attraverso un intenso sforzo diplomatico Washington ha portato allo stesso tavolo i Governi di Grecia, Israele e Cipro allo scopo di creare un asse trilaterale per lo sfruttamento in chiave economica dei giacimenti di gas del Mediterraneo orientale. Una maggiore cooperazione tra gli attori locali potrebbe costituire un saldo contrappeso alla crescente influenza russa nella regione del Mediterraneo orientale e, al tempo stesso, essere alla base della creazione di una nuova rotta di approvvigionamento del gas naturale verso l’Europa in alternativa alle direttrici continentali provenienti dalla Russia, andando così a erodere l’efficacia della diplomazia del gas del Cremlino.
La strategia degli Stati Uniti è stata delineata nell’Eastern Mediterranean Security and Energy Act (EastMed Act), firmato dal presidente Donald Trump lo scorso dicembre, che punta a supportare l’azione del Dipartimento di Stato nella regione mettendo a disposizione maggiori risorse economiche e politiche a supporto dei Governi di Grecia, Israele e Cipro.
Nodo cruciale del provvedimento USA è la possibilità di sospendere l’embargo statunitense alla vendita di armi a Cipro, istituito nel 1987 per facilitare una distensione dei rapporti con la parte nord dell’Isola, in cambio del ritiro del sostegno logistico navale alle unità russe nei porti di Cipro. Nei mesi precedenti all’adozione dell’EastMed Act, rappresentanti politici ciprioti e statunitensi hanno fatto la spola tra le due capitali per definire i reciproci interessi.
Nonostante le premesse, e il chiaro intento antirusso, il presidente Nicos Anastasiades ha dichiarato che non intende stracciare gli accordi con Mosca, mentre lo scorso maggio il Parlamento cipriota ha approvato il progetto del gasdotto Eastmed che, se realizzato, aprirà una nuova rotta del gas attraverso il Mediterraneo.
Impegnata duramente sul fronte interno dalle difficoltà economiche e sanitarie, Mosca non ha ancora intrapreso un’azione di risposta ai recenti sviluppi in tema energetico nella regione. I legami di tipo economico, soprattutto finanziario, con Cipro rimangono solidi e la Russia in questo momento non sembra avere risorse sufficienti da dedicare, o nulla da offrire, per puntare a un riavvicinamento con Nicosia.