Dall’inizio della Guerra Fredda, un periodo in cui l’Egitto era considerato la punta di diamante della politica mediorientale sovietica, allo strappo degli anni Settanta, le relazioni tra i due Paesi hanno incontrato alti e bassi. Nel 1955 l’Egitto nazionalista di Gamal Abdel Nasser, intenzionato a capitalizzare una possibile vittoria contro Israele per i suoi piani egemonici panarabi, contrattò con il blocco sovietico un massiccio acquisto di armamenti, portando il Paese nell’orbita comunista. Le relazioni si rafforzarono nel corso della “Guerra dei Sei Giorni” del 1967, in quanto i legami dell’Egitto con il polo sovietico si rinsaldarono in seguito a spedizioni di armamenti e asset tecnologici in direzione del Cairo. La decisione del successore di Nasser, Anwar al Sadat di firmare la pace con Gerusalemme nel 1979 ha sparigliato le carte, portando il Paese nello schieramento statunitense; ingenti sono stati i fondi per lo sviluppo e le sovvenzioni affluite nel paese nordafricano in cambio di una sponda geopolitica nel complesso risiko mediorientale.
Dopo un periodo di relativo declino a partire dagli anni Ottanta, la cooperazione bilaterale tra Mosca e Il Cairo è andata rinnovandosi. Il presidente Hosni Mubarak ha visitato l’URSS nel maggio 1990, sottoscrivendo l’avviamento di un programma di cooperazione economica, commerciale e scientifica. La caduta dell’autocrate sull’onda lunga della primavera araba egiziana ha inaugurato una nuova fase nelle relazioni tra Russia ed Egitto, in conseguenza della crisi tra il Paese dei Faraoni e Washington. La decisione dell’amministrazione Obama di supportare l’evoluzione delle Primavere arabe, manifestando un certo appeasement nei confronti di Mohammed Morsi (presidente esponente della Fratellanza musulmana) e la risposta dell’esercito, che ha recuperato il potere nel 2013, ha posto una linea di faglia la Casa Bianca e la controparte nordafricana. Per la nuova leadership militare egiziana, guidata dal generale Abdel Fattah Al Sisi, il ruolo giocato dagli Stati Uniti nella caduta di Mubarak e il loro contributo alla legittimità del governo dei Fratelli Musulmani, hanno rappresentato l’inizio di un processo irreversibile, un cambio di rotta determinato, inoltre, dalle aspre critiche dell’amministrazione americana nei confronti della situazione dei diritti umani nel Paese.
La necessità egiziana di diversificare i partner internazionali ha incontrato la contemporanea esigenza russa di ritrovare spazio nel Medio Oriente, dando vita a una particolare congiuntura tutt’ora in evoluzione. La risoluta critica della Russia alle Primavere arabe e la linea di non ingerenza nelle questioni di politica interna ha rafforzato la coesione del suo partenariato con l’Egitto e, sostenendo la controversa ascesa di Al Sisi, Mosca ha saputo dimostrare notevole affidabilità come partner politico di lungo corso. Ancora più importante, l’Egitto vede nella Russia un partner riluttante a seguire l’esempio dell’Occidente, che ha biasimato il gigante africano in materia di diritti umani, un’ingerenza percepita come ingiustificata. La partnership russo-egiziana si è evoluta anche alla luce delle quattro visite del presidente Al Sisi in Russia e le due di Putin in Egitto, coronate dal raggiungimento di importanti intese, contratti e investimenti commerciali in diversi ambiti. L’incontro del 2014 a Mosca, in cui il presidente egiziano e l’omologo russo hanno firmato un trattato di partenariato e cooperazione strategica, può essere letto come l’apertura di un nuovo capitolo nei rapporti bilaterali.
Sicurezza e investimenti militari
Di queste sfere di cooperazione, quella militare pare la più solida e promettente sul lungo corso. Se da un lato il livello della collaborazione nel settore non è paragonabile a quella che ebbe con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, la tendenza attuale si preannuncia alquanto incoraggiante. Intenzionato a rimodernare l’esercito (deus ex machina delle dinamiche politiche del Paese) in un contesto geopolitico e militare sempre meno convenzionale, Al Sisi sta spendendo generosamente in armamenti russi, acquistando in particolare aerei da combattimento ed aeromobili. Nel febbraio 2015, l’Egitto ha concluso un accordo sulle armi da 3,5 miliardi di dollari con la Russia, mentre la volontà egiziana di acquistare il caccia Sukhoi Su-35 ha provocato una crisi internazionale tra il paese africano e Washington. In una misura che non ha eguali nel mondo arabo, il Cremlino sta cercando di migliorare l’interoperabilità della sua cooperazione militare con l’Egitto, poiché entrambi i Paesi si percepiscono come alfieri nella lotta al terrorismo di matrice islamista. Nell’ottobre 2018, l’Egitto ha ospitato esercitazioni congiunte nel Mediterraneo orientale con paracadutisti russi e personale dell’aviazione. Queste esercitazioni giungono in continuità con quelle di giugno 2015 nella medesima area, che hanno dato a Mosca l’opportunità di presentare i suoi aerei e sistemi antiaerei a paesi osservatori, come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Serbia e la Grecia.
Economia e nucleare
Il legame bilaterale va rinforzandosi anche grazie ai continui contatti e investimenti delle aziende russe che vedono nell’Egitto la porta d’ingresso verso il mercato africano. Il generale Al Sisi è alla ricerca di stabili relazioni commerciali e partner autorevoli per rilanciare l’asfittica economia e svincolarsi dall’abbraccio americano e saudita. Il fiore all’occhiello dell’emergente partnership è l’accordo per la costruzione di una centrale nucleare a El-Dabaa, sulla costa mediterranea, 140 km a ovest di Alessandria. L’espansione dei legami commerciali ha spinto Putin ad annunciare, inoltre, nel 2018 la creazione di un’area di libero scambio e nel mese di marzo i due governi hanno approvato i piani per la costruzione di una zona industriale congiunta per un valore di investimenti di 7 miliardi di dollari nella regione di Port Said. Costruita su un’area di 5,25 km2, questa consentirà agli esportatori di localizzare i loro impianti di produzione in prossimità dei mercati in Medio Oriente e Africa e dovrebbe essere completata nel 2021. Un segnale viene anche dal turismo con la ripresa dei voli tra i due Paesi, sospesi tre anni prima in seguito all’abbattimento del 31 ottobre 2015 di un volo charter russo nel Sinai. La ripresa della tratta potrebbe riportare i turisti russi in una delle tradizionali aree di destinazione e apportare liquidità a un settore come quello turistico notevolmente colpito dalla pandemia.
Politica estera
La prosecuzione di investimenti a lungo termine e continui contatti bilaterali ad alto livello si riflettono anche nella recente convergenza in politica estera. Mosca e Il Cairo si trovano nello stesso lato della barricata sia nel contesto siriano che in quello libico, impegnati nel sostegno del generale libico Haftar e del presidente siriano Bashar al Assad. Minimo comune denominatore di questo allineamento la necessità di contenere la Turchia, impegnata sul fronte opposto, e contenere la virulenza delle forze di matrice islamista. Se fin dal principio della crisi in una Libia spezzata da una guerra intestina, l’Egitto non aveva fatto mistero di supportare effettivamente il generale Haftar, il supporto ad Assad è stato un vero coup de theatre, legittimando ulteriormente il Presidente siriano in seno alla Lega Araba, nonché il patrocinio russo. Finora Mosca ha adoperato la sua influenza in Siria per consentire al Cairo di mediare una serie di cessate il fuoco tra le forze governative e oppositori, una mossa che ha dato all’Egitto un punto d’appoggio in un Paese il cui futuro potrebbe determinare il destino della regione. Invertendo il corso della guerra civile siriana e salvando un cliente, Mosca ha inviato un messaggio ad altri regimi mediorientali, presentandosi come un partner affidabile, un rilevante attore geopolitico e un prezioso interlocutore per tutte le parti coinvolte nei conflitti nella regione.
Possibili evoluzioni
Sebbene l’Egitto e la Russia abbiano compiuto progressi in aree sensibili, appare piuttosto prematuro parlare di un ritorno al passato sovietico, con la rinascita di una partnership in grado di ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente. L’Egitto è un attore internazionale indipendente e dinamico, capace di condurre una politica estera multipolare, ma è allo stesso tempo dipendente da Washington ed appare affrettato concludere che Al Sisi stia cercando di affrancarsi da questo sostegno. Da un lato il protagonismo del leader egiziano sullo scenario internazionale è funzionale all’ottenimento di un prestigio sull’onda di un rilancio del paese nordafricano, da sublimare in un’opinione pubblica turbolenta, tenuta a freno da pratiche di soppressione del dissenso draconiane. Dall’altro, le mosse di Al Sisi, archiviata l’irrealistica volontà trumpiana di un progressivo abbandono del Medio Oriente, dovrebbero essere intese come un messaggio calcolato a Washington, ora più che mai intenzionato a formulare nuove dottrine nel contesto regionale.
La Russia, allargando lo spettro della cooperazione internazionale al mondo arabo, attesta all’Occidente il fallimento del tentativo di contenimento post-2014 (crisi in Ucraina e annessione della Crimea) e che, nonostante i limiti, sia un attore imprescindibile sulla scena internazionale. La disarmonia altalenante con la Turchia di Erdogan ha reso quantomai necessaria la ricerca di un partner piu affidabile. L’Egitto è l’unico paese che dispone di una caratura politica e militare di rispettabile entità e il Cremlino lo considera come uno strumento utile per bilanciare le iniziative espansive di Ankara. Nonostante il suo successo nel costruire legami rilevanti in questa regione, la Russia non ha né i mezzi né l’ambizione per frapporsi all’egemonia americana. Se da un lato la complessa realtà dello scacchiere mediorientale, tra governi in crisi di legittimità, attori intranazionali e sovranazionali, garantisce a Mosca un ampio rateo di attori con cui interfacciarsi, la rivalità intrinseca nella regione impone la necessità di schierarsi dovendo rinunciare, conseguentemente, al ruolo di mediatore e garante del diritto internazionale su cui il Cremlino ha costruito le recenti fortune.