Con i Paesi Baltici in prima linea, l’Alleanza Atlantica rafforza la deterrenza verso la Federazione. Le potenzialità del formato a nove di Bucarest. Gli ultimi eventi non lasciano spazio a un miglioramento dei rapporti bilaterali.
È tempo di esercitazioni militari in Europa. Le truppe NATO attraverseranno in lungo e in largo il continente dimostrando di essere pronte a qualsiasi scenario. Tra le nazioni impegnate anche i Baltici, prima linea del containment di Mosca. Ma non solo. Quest’ultimi sono protagonisti di un rinato interesse attorno al formato a nove di Bucarest (vedi sotto), che possiede molteplici potenzialità. Sia nel breve ma soprattutto nel lungo periodo. Visto tale attivismo, le relazioni con la Federazione non accennano a migliorare. Anzi, forse toccano uno dei punti più bassi dopo l’epoca sovietica.
Il 4 maggio è iniziata l’esercitazione Defender Europe 21, che coinvolgerà 26 nazioni e 28000 forze multinazionali. Anche se di carattere annuale e difensivo, un tale dispiegamento di forze serve anche a mandare messaggi importanti. La presenza – e l’eventuale capacità di contrattacco – degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel Vecchio Continente su tutti. E quest’anno acquisisce un ulteriore significato di deterrenza, dopo le recenti tensioni dovute all’ammassamento di truppe russe ai confini con l’Ucraina. Non deve quindi stupire che il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu stia monitorando con attenzione l’evolversi dei giochi di guerra atlantici [1].
In tutto questo, i Paesi Baltici sono coinvolti in prima linea. Non solo come partecipanti, ma anche come teatro in cui si svolgeranno vari tipi di operazioni. È questo il caso della Swift Response 21, che prevede simulazioni di attacchi aerei, scontri a fuoco e operazioni speciali in Estonia e Lituania (ed anche in Bulgaria e Romania). Sono più di 7000 i paracadutisti presenti per l’occasione, tra cui un centinaio dell’82° divisione aviotrasportata dell’esercito degli Stati Uniti arrivati direttamente da Fort Bragg [2].
Estonia, Lettonia e Lituania contribuiscono in maniera più che attiva all’Alleanza Atlantica, considerata anche la minaccia strutturale ai loro confini. Non deve quindi stupire che questi tre Paesi siano tra i più virtuosi contribuenti della NATO che rispettano a pieno la soglia del 2% del PIL da investire nella difesa. Guardando i dati, salta immediatamente all’occhio il fattore scatenante di tale postura. Il 2014 è la data chiave per i vicini della Federazione. Da allora le spese militari rispetto al PIL sono aumentate dello 0,4% a Tallinn, ma soprattutto dell’1,4% a Riga e dell’1,2% a Vilnius [3].
Numeri che non rilevano solo il timore, ma anche la volontà di voler contare in seno alla NATO. I tre Paesi sono infatti anche impegnati nel formato a nove di Bucarest (B9) che comprende, oltre ad essi, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Di fatto un blocco regionale nel contenimento di Mosca. Convocato per la prima volta a Bucarest nel 2015, e lanciato dai presidenti di Romania e Polonia – i due bastioni della “nuova Europa” – il gruppo costituisce un coordinamento tra le nazioni del fronte orientale dell’Alleanza Atlantica.
Oggi questo schieramento potrebbe accrescere il suo protagonismo. La presenza di Joe Biden al summit virtuale tenutosi lo scorso 10 maggio non è da sottovalutare. Mentre nel breve periodo e in vista del vertice NATO a Bruxelles del 14 giugno gli Stati membri chiedono un rafforzamento delle attività di deterrenza e difesa dell’eastern flank, nel lungo periodo sono due sono i possibili impieghi del blocco.
Il primo è la possibilità da parte degli Stati Uniti di appaltare (come già accade in parte) totalmente il contenimento della Russia a quest’ultimi, così da permettere lo sganciamento dei “vecchi europei” (i Paesi occidentali) per indirizzarli verso la principale minaccia cinese. In secondo luogo, potrebbe aprire le porte dell’iniziativa all’Ucraina. Nonostante avvenga sempre sotto l’ombrello NATO, l’ingresso di Kiev nel B9 e non direttamente nell’Alleanza permetterebbe di contenere l’ira della Federazione. In questo frangente, il B10 si configura come il più realistico degli scenari futuri.
Sono queste le ultime premesse su cui si impernia il rapporto tra Mosca e Tallinn-Vilnius-Riga. Dialogo che rimane teso, e non potrebbe essere altrimenti date le minacce strutturali che prendono vita dalla stessa collocazione geografica di queste ultime. Una su tutte la possibile chiusura del corridoio di Suwalki, lembo di terra lungo 104 chilometri che collega l’enclave russa di Kaliningrad alla Bielorussia. La sua chiusura in un eventuale confronto NATO-Russia permetterebbe di isolare l’Estonia, la Lituania e la Lettonia dal resto dell’Alleanza. Un incubo per le tre repubbliche baltiche.
A questo si deve aggiungere la sempre viva paura di un possibile sbarco russo via mare. Ipotesi che spinge l’Estonia ad investire 50 milioni di euro nel miglioramento delle proprie difese costiere con mine navali e missili antinave [4]. Nonostante questo, le vulnerabilità di tutte e tre le nazioni sono ancora molte. Ecco perché è stato lanciato più volte l’appello di agire collettivamente nel contrasto alla Federazione. Come quello del marzo 2020, da parte del comandante delle forze di difesa estoni Martin Herem, che indicava la necessità di iniziare a pensare regionalmente piuttosto che singolarmente [5]. Unico modo per sperare di poter resistere (forse) in caso di aggressione dell’Orso.
Un’azione corale è stata portata avanti in occasione dell’appello della Repubblica Ceca contro Mosca, accusata di essere coinvolta nell’esplosione di un deposito di munizioni nel 2014. Estonia, Lettonia e Lituania hanno risposto presente. Le prime due hanno espulso un diplomatico a testa, Vilnius un paio. Dure le parole del ministro degli Affari Esteri lituano Landsbergis: “l’Europa dovrebbe avere meno spie russe sotto copertura” [6]. La risposta di Mosca non si è fatta attendere, attraverso espulsioni simmetriche e accuse di sfruttare una pseudo-solidarietà con i cechi per portare avanti azioni ostili contro la Federazione [7]. Forse, uno dei momenti più bassi degli ultimi decenni tra i Baltici e la Russia. Anche se per il momento nella lista – approvata il 14 maggio – degli Stati stranieri impegnati in “atti ostili” contro quest’ultima figurano solo gli Stati Uniti e la Repubblica Ceca. Ma un aggiornamento in corsa è sempre possibile.
Segnale dell’ostilità crescente è anche l’accelerazione dei Paesi Baltici nel dossier dell’indipendenza energetica. Quest’ultimi sono tuttora collegati alla rete elettrica russa – debolezza che li rende ostaggi di possibili tagli energetici da parte di Mosca. Ma con l’arrivo, il 13 maggio, di un autotrasformatore di 164 tonnellate si è aperta la possibilità che l’elettricità arrivi dalla Polonia [8]. Testimonianze di come non scoppierà di certo il sereno tra Mosca e Tallin-Vilnius-Riga.
[1] Шойгу прокомментировал учения НАТО в Европе, RIA NOVOSTI, 27 aprile 2021, https://ria.ru/20210427/ucheniya-1730103116.html.
[2] Hundreds of Fort Bragg paratroopers prepare to deploy to Europe for international military exercise, abc 11 news, 7 maggio 2021, https://abc11.com/swift-response-2021-defender-europe-21-fort-bragg-paratroopers/10589222/.
[3] Dati SIPRI, https://sipri.org/sites/default/files/Data%20for%20all%20countries%20from%201988%E2%80%932020%20as%20a%20share%20of%20GDP%20%28pdf%29.pdf.
[4] Estonia moves to fortify its coastline with missiles and sea mines, Defense News, 1 ottobre 2020, https://www.defensenews.com/global/europe/2020/10/01/estonia-moves-to-fortify-its-coastline-with-missiles-and-sea-mines/.
[5] Estonia’s top military officer on putting aside national interests for regional defense, Defense News, 15 marzo 2020, https://www.defensenews.com/interviews/2020/03/16/estonias-top-military-officer-on-putting-aside-national-interests-for-regional-defense/.
[6] Baltic states join NATO allies in kicking out Russians for spying, Reuters, 23 aprile 2021, https://www.reuters.com/world/europe/baltic-states-join-nato-allies-kicking-out-russians-spying-2021-04-23/.
[7] Russia expels Estonian, Latvian and Lithuanian diplomats as tit-for-tat measure, TASS, 28 aprile 2021, https://tass.com/politics/1284081.
[8] Paesi baltici verso il collegamento con la rete elettrica Ue, ANSA, 13 maggio 2021, https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/energia/2021/05/13/paesi-baltici-verso-il-collegamento-con-la-rete-elettrica-ue_26c1b7cd-712e-44a8-8d37-21aa21764dc7.html.