Ottant’anni fa la Germania nazista dava vita alla più grande campagna militare della storia, l’Operazione Barbarossa, contro l’Unione Sovietica di Stalin. Una “guerra nella guerra”, che oltre alla strage di milioni di soldati e civili porterà alla controffensiva decisiva per la sconfitta del Terzo Reich.
Ma oggi, a quasi un secolo di distanza, la memoria di quegli eventi è divisa tra i suoi eredi. Non si tratta più (solo) della tradizionale rivalità tra la narrazione russo-sovietica dei fatti e quella occidentale, a sua volta imperniata sulla resistenza britannica e l’apporto statunitense alla Vittoria. Si tratta soprattutto di uno scontro interno allo spazio post-sovietico, con l’Ucraina e i Paesi Baltici (ma non solo) in prima linea nella revisione storica della Grande Guerra Patriottica. E la Russia rimasta quasi sola a difenderne una certa memoria, con la forza dei suoi apparati, il sostegno di gran parte dei suoi cittadini e la voce delle autorità (Putin compreso, anzi in prima linea).
Uno scontro che difficilmente, stavolta, avrà un vincitore. Almeno finché si troveranno su fronti geopolitici opposti, Mosca e le sue ex sorelle ribelli continueranno ad alimentare narrative distanti, a volte quasi speculari. Del resto, a fronte di una guerra con sempre meno testimoni diretti, e così ricca di tragiche contraddizioni, i tentativi di sfruttarla a fini politici risulteranno sempre più facili per chi ha simili intenti. E dunque non ci si deve stupire se le diatribe su di essa aumenteranno, nei prossimi anni.
Il nuovo Dossier di Osservatorio Russia muove i passi da queste considerazioni per dare una panoramica sulla memoria della Grande Guerra Patriottica nel mondo post sovietico. Dai Baltici all’Asia Centrale, passando per la Bielorussia in piena ridefinizione di sé e per la piccola – ma non ininfluente – Moldova, sono tante le visioni degli avvenimenti cominciati 80 anni fa. Tutte devono fare i conti – storici o geopolitici – con la Russia, leader regionale sempre più contrastato ma ancora detentore del mito della Vittoria, e dei riti (parata del 9 maggio su tutti) ad essa connessi.
Un tema così importante ha richiesto un’attenzione speciale, ma soprattutto ci ha dato la possibilità di rinnovare il format dei Dossier e trasformarlo in qualcosa di più serio e impegnato. I Dossier del nostro Osservatorio, che continueranno a chiamarsi così per dare continuità a una delle nostre creazioni di maggior successo, sono infatti a un punto di svolta. In breve, ecco i cambiamenti più importanti: i contenuti da oggi sono esclusivi, non più dunque riproposizioni revisionate di articoli già pubblicati nel nostro sito; il filo conduttore tra di essi è più forte e ragionato; il livello di approfondimento è ampliato; la cadenza di pubblicazione è aumentata – ogni anno vedranno la luce 10 Dossier.
Tutto questo ci ha spinti a fare il grande passo verso una maggiore valorizzazione del nostro lavoro. Che come ormai sapete, riguarda tante attività parallele ed è stato finora totalmente gratuito e volontario. Da oggi i nostri Dossier sono acquistabili in due soluzioni, per via diretta o in abbonamento. In qualsiasi caso, ci aiuterete a mantenere alti i nostri standard. Come? Semplicemente, consentendoci di dedicare più tempo alla creazione dei Dossier (sottraendolo ad altri lavori: nessuno di noi vive di Osservatorio Russia) e quindi di migliorarne la qualità. Anche grazie ai vostri suggerimenti, che come sempre non vediamo l’ora di ricevere.
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