Secondo lago di montagna più esteso al mondo, questo imponente bacino occupa una porzione rilevante del territorio kirghiso. Paradiso turistico fin dall’epoca sovietica grazie alle acque calde che non gelano neanche d’inverno, l’Issyk Kul’ è oggi un esempio di quanto stridente sia la distanza tra la bellezza della natura in Asia centrale e l’uso improprio che se ne fa. Basterà averlo dichiarato riserva della biosfera per tutelarne l’ambiente?
Circondato da numerosi centri urbani e sfruttato per finalità agricole, il Lago l’Issyk-Kul’ – bacino salato tra i più estesi al mondo, secondo in assoluto tra quelli di montagna – risente non solo di una forte pressione antropica, ma anche del rischio delle miniere di oro e delle scorie radioattive presenti nella regione. Nuovi investimenti in infrastrutture e una collaborazione difficile tra il Kirghizistan – Paese in cui è situato – e il Kazakistan, poi, ne mettono ulteriormente a rischio il futuro.
Un fragile Eden alle pendici del Tien Shan
Il bacino idrografico del lago è incorniciato nella sua interezza dalle montagne del Tien Shan, che hanno permesso allo specchio d’acqua di essere caratterizzato da un vero e proprio microclima, con temperature miti tutto l’anno. A causa della combinazione tra il surriscaldamento globale e la riduzione dell’acqua in immissione, tuttavia, l’Issyk Kul’ sta regredendo anno dopo anno. L’abbondanza di risorse minerarie, inoltre, ne ha messo a rischio l’ecosistema.
Le attività agricole stanno limitando la quota d’acqua che giunge a valle e stanno riducendo la copertura boschiva della regione, mentre l’allevamento sta ulteriormente impoverendo i suoli poiché non viene più praticato in modo transumante, bensì stanziale nei dintorni dei centri abitati. Il corollario di queste attività, a cui si somma un aumento della pressione antropica legata ai flussi turistici che investono la regione, sta portando ad una degradazione ambientale del bacino dell’Issyk-Kul’.
Il rischio di perdere definitivamente un patrimonio naturale inestimabile ha spinto il governo di Biškek negli anni a cercare di tutelare la regione. Per arginare i danni e preservare il suo importante ruolo ambientale, messo a dura prova anche dagli esperimenti sovietici nel corso della Guerra fredda, il lago è stato dichiarato riserva della biosfera nel 2001. Riconoscimento utile a diffondere una diversa consapevolezza nel legame tra uomo e natura, maggiormente rispettoso di quest’ultima.
La minaccia che viene dal sottosuolo
Il Kirghizistan è uno Stato ricco di uranio, estratto fin dall’epoca sovietica. A testimonianza di questo passato, oggi nel Paese sono presenti oltre 50 siti di raccolta delle scorie radioattive. Lo stoccaggio, tuttavia, è spesso praticato in modo inadeguato, con il rischio di rilasci che potrebbero danneggiare l’ambiente e la salute. La regione dell’Issyk-Kul’ è a rischio di contaminazione per via delle scorie contenute nel sito di Kaji-Say, a poco più di due chilometri dalla sponda meridionale del lago. Secondo i dati ufficiali, la percentuale di tumori maligni nella popolazione della regione supererebbe di una volta e mezza il valore medio del Kirghizistan. La prevalenza riguarderebbe tumori allo stomaco, ai polmoni e ai linfonodi.
In questa zona si riscontra anche una vena carbonifera con presenza di uranio, messa a regime negli anni Quaranta dello scorso secolo dall’Unione Sovietica. Il prodotto era destinato a rifornire di carbone la centrale termoelettrica costruita nelle vicinanze della miniera. Dalle ceneri trattate veniva successivamente estratto l’uranio. L’operatività del sito è andata avanti fino alla fine degli anni Sessanta, quando la centrale è stata chiusa. A quel punto, 6 metri di scorie miste a cenere di carbone, per un totale di oltre 600 mila tonnellate di rifiuti, sono stati seppelliti in un’area adibita a discarica. Tuttavia il sito è esposto alle intemperie ed è soggetto ad infiltrazioni d’acqua: il rischio di una contaminazione delle falde sottostanti e del lago resta, dunque, una possibilità da prendere in considerazione.
Altri pericoli derivano dalla vicinanza di Kumtor, che ospita la più grande miniera d’oro del Kirghizistan. Nel bacino idrografico del lago sono stati depositati illegalmente materiali chimici e rifiuti provenienti dalle attività connesse all’estrazione aurifera. Il più grande disastro si è avuto nel 1998 con un incidente stradale che ha causato lo sversamento nel bacino di solventi chimici destinati alla lavorazione dell’oro.
Una risorsa sempre più scarsa
La diversione di acqua, in un contesto di riduzione progressiva del flusso idrico verso valle, sta portando a un abbassamento del livello del corpo idrico, oramai già dell’ordine di alcuni metri, e a una contestuale salinizzazione dello stesso.
Per venire incontro a queste difficoltà, il Kirghizistan ha proposto negli anni passati di divergere parte delle acque del Chu, un importante fiume transfrontaliero che arriva a scorrere a pochissimi chilometri dalla riva occidentale dell’Issyk-Kul’, nel lago stesso. Tale ipotesi, tuttavia, ha suscitato la ferma opposizione dell’altro Stato che condivide il corso del fiume, il Kazakistan. L’importanza del Chu per l’economia kazaka ha spinto Nur-Sultan a fare pressioni sul Kirghizistan per non implementare l’opera di diversione, sebbene un canale di collegamento tra i due corpi idrici esistesse già per dirottare l’acqua in eccesso durante le piene. Poiché sono state realizzate delle dighe sul fiume in questione, eventi di questa portata non si verificano da molti decenni e il progetto di Biškek è naufragato.
Un’altra ipotesi era quella di divergere parte delle acque del fiume Karkyr, ma anche questo progetto è stato scartato per via dell’ostilità kazaka a far dirottare risorse idriche dal bacino del Lago Balhaš, a cui appartiene il corso d’acqua, verso l’Issyk-Kul’. In entrambi i casi, quindi, Biškek ha dovuto retrocedere dinanzi alla superiore forza contrattale di Nur-Sultan.
Il destino del Lago Issyk-Kul’ appare legato alla capacità del Kirghizistan di ridurre la pressione sull’ambiente, altrimenti il riconoscimento di riserva della biosfera resterà solo un guscio vuoto mentre lo specchio d’acqua continuerà a restringersi. La contaminazione da sostanze tossiche e radioattive è un rischio non solo reale, ma già parzialmente concretizzatosi.