Il conflitto in Ucraina è lungi dall’interessare soltanto due Stati sovrani. L’impegno del mondo occidentale ha fatto riemergere la latente spaccatura tra Est e Ovest impregnata di ricordi di un mondo, non poi così lontano, dominato dal sistema bipolare e dalla deterrenza nucleare. Ma a differenza di allora, si possono notare vacillamenti da parte di Paesi che sembravano essere stabilmente ancorati su politiche di neutralità. Uno di questi è la Svezia, al momento attraversato dal dilemma di un possibile accesso alla NATO.
La guerra in Ucraina sta mettendo in discussione assetti geopolitici che sembravano ormai profondamente radicati. Uno di questi è la tradizionale e ben nota neutralità svedese, segno inconfondibile delle politiche del Paese sin dagli albori del XIX secolo. L’inizio del conflitto in Ucraina ha dato infatti il via libera ad un acceso dibattito a Stoccolma su un’eventuale ammissione alla NATO, organizzazione a cui i “colleghi” nordici Danimarca e Norvegia appartengono fin dal 1949.
La neutralità della Svezia risale al suo coinvolgimento nelle guerre napoleoniche, e in particolare a seguito della guerra del 1808-1809 che sancì la perdita della Finlandia, ovvero di un terzo del suo territorio. Le disastrose politiche antinapoleoniche, sostenute con veemenza dal re Gustavo Adolfo IV, avevano portato a un collasso interno del Paese che si tradusse in un colpo di stato (1809) e nella conseguente presa del potere del nuovo sovrano Jean Baptiste Bernadotte. Punto di rottura fondamentale con le passate politiche fu la decisione di porre fine alle numerose guerre con il nemico più acerrimo, la Russia, in atto sin dal lontano XII secolo. La fine delle guerre napoleoniche ha segnato, per la Svezia, anche la fine di scontri armati diretti e l’inizio della sua ben nota neutralità. Non bisogna tuttavia dimenticare il ruolo di Stoccolma nella Seconda guerra mondiale, ovvero le sue importanti esportazioni di ferro verso la Germania nazista nonostante l’ufficiale neutralità. Il successivo impegno in numerose missioni di pace nel mondo e poi, nel 1995, l’ingresso nell’Unione Europea, hanno portato a un riadattamento del concetto di neutralità limitandolo alle sole politiche estere e di sicurezza. Fino ad ora.
Il dibattito in corso nel Paese scandinavo evidenzia come sia il governo che l’opinione pubblica siano visibilmente bloccati in un vero e proprio dilemma della sicurezza: da una parte la tradizionale neutralità che si è tradotta, nei decenni, in una ben definita distanza dalla NATO, dall’altra le sempre più crescenti minacce militari russe, qualora Svezia e Finlandia decidessero di aderire alla NATO. A peggiorare visibilmente la situazione contribuisce anche la peculiare posizione geografica del paese, cosa che alimenta considerevolmente dubbi e incertezze. Uno sguardo a una semplice cartina geografica può ben chiarire la situazione: la Svezia si trova nel cuore del Mar Baltico, confina a ovest con un Paese membro della NATO, la Norvegia, è collegata a sud-ovest dal ponte Öresund a un altro membro, la Danimarca, confina a est con la Finlandia, che condivide un confine di ben 1340 km con la Russia, e infine è esposta a sud-est e a est rispettivamente ai Paesi Baltici e alla Polonia, anch’essi membri della NATO. Infine, altri due particolari geografici determinanti nell’incrementare il senso di insicurezza sono la presenza a sud-est dell’exclave russa di Kaliningrad, incuneata tra la Polonia e la Lituania, nonché dell’isola di Gotland. Quest’ultima, posta esattamente al centro del Baltico, ha visto già dall’anno scorso un notevole aumento della presenza militare svedese.
Il dilemma a cui la Svezia è sottoposta sembrerebbe dunque ben giustificato. I timori sono legati alle recenti e continue minacce russe inerenti ad una possibile adesione svedese (e finlandese) alla NATO, che verrebbe controbilanciata dal Cremlino attraverso un rafforzamento della difesa nucleare nel Baltico. A tal proposito si ricorda l’utilità della posizione strategica della già citata Kaliningrad, ampiamente sfruttata dalla Russia per esercitazioni di vario genere e dove recentemente sono stati impiegati circa 1.000 militari, 20 caccia Su-27 e bombardieri Su-24 per simulazioni di attacchi aerei e terrestri [i].
Il governo svedese, guidato dai socialdemocratici, ha ultimamente affermato l’importanza della cosiddetta clausola di solidarietà offerta dall’UE che, teoricamente, sostituirebbe l’adesione della Svezia alla NATO. A tal proposito il primo ministro svedese Magdalena Andersson ha inviato, insieme alla sua collega finlandese Sanna Marin, una lettera al Consiglio Europeo richiamando l’attenzione nei confronti della suddetta clausola. Tuttavia, si nutrono molti dubbi circa la sua efficacia dal punto di vista del sostegno militare pratico. A differenza, invece, dell’art. 5 del trattato NATO che invece implicherebbe un sostegno militare concreto e collettivo, principio che sta alla base dell’esistenza dell’organizzazione stessa. I timori della Svezia si fondano anche sul fatto che l’UE ha impiegato molto tempo a sviluppare sistemi difensivi efficienti e, soprattutto, sul fatto che la NATO continua a rimanere l’ elemento essenziale su cui l’UE ha sviluppato, e continua a sviluppare, le proprie strategie di difesa. L’elemento che dunque ispirerebbe più fiducia alla Svezia sarebbe la credibilità della forza militare NATO, considerata l’unica garante della sicurezza in Europa. Ad aumentarne la credibilità contribuiscono la presenza del Regno Unito (con cui la Svezia ha firmato un accordo di cooperazione militare) e, ovviamente, degli USA [ii].
La spaccatura è evidente già dal 2020, ed è riflettuta nei programmi dei vari partiti svedesi. Sono soprattutto i Moderati, il Partito di Centro, i Liberali e, in certa misura, i Cristiano-democratici a promuovere l’adesione della Svezia alla NATO. In particolare, è il Partito di Centro insieme ai Liberali a richiederne l’immediato ingresso, sottolineando anche l’importanza della protezione dei Paesi Baltici, mentre i Liberali e i Cristiano-democratici si basano sul fatto che la NATO rappresenta l’unica organizzazione efficiente capace di garantire la sicurezza in Europa. I Democratici hanno di recente aperto il dibattito all’interno del partito sull’importanza della NATO, caratterizzandone una possibile adesione in termini positivi. Il Partito Ambientalista e la Sinistra si schierano categoricamente contro l’adesione e supportano, invece, una collaborazione più aperta tendente a diminuire le tensioni tra i Paesi in conflitto, e a supportare le attività dell’ONU. Infine i Socialdemocratici, attualmente al potere, tengono una posizione più moderata – proponendo, come la Sinistra, una più stretta collaborazione con le Nazioni Unite, nonché la partecipazione a esercitazioni militari NATO. Il tutto tenendo sempre presente che lo scopo delle politiche di sicurezza svedesi si fonda principalmente sull’autonomia del Paese [iii].
Le spaccature a Stoccolma non mancano, di fronte a un bivio che può ben definirsi epocale. Molto dunque dipenderà dal mantenimento degli equilibri politici: l’11 settembre prossimo la Svezia sarà chiamata al voto delle elezioni parlamentari. Si spera che la data non si riveli funesta come in passato per un altro ben noto Paese.
Laura Pennisi
[i] Reuters (09.04.2022) Russia stages war games in Kaliningrad enclave, Ifax says. Accessibile al link https://www.reuters.com/world/europe/russia-stages-war-games-kaliningrad-enclave-ifax-says-2022-04-09/ Ultimo accesso 14.04.2022.
[ii] Europaportalen (11.04.2022) Debatt: Ett misstag om Sverige bara förlitar sig på EU:s försvarsgarantier. Accessibile al link https://www.europaportalen.se/2022/04/debatt-ett-misstag-om-sverige-ska-forlita-sig-pa-eus-forsvarsgarantier Ultimo accesso 14.04.2022.
[iii]Adam Sjölin (09.12.2020) Lista: Så står partierna i Nato-frågan. Svt Nyheter. Accessibile al link https://www.svt.se/nyheter/inrikes/lista-sa-har-star-partierna-i-nato-fragan Ultimo accesso 14.04.2022.