La guerra russo-ucraina getta un’ombra di incertezza sul futuro di molti Paesi dell’Europa orientale. La Moldova, in particolare, sembra soffrire più di altri il peso dell’instabilità che bussa alle sue porte. Per questo motivo Osservatorio Russia ha deciso di intervistare un analista geopolitico che si è recato di recente nello Stato in questione. Si tratta di Andrea Muratore, collaboratore di InsideOver, True News, CISINT (Centro Italiano di Strategia e Intelligence) e Osservatorio Globalizzazione.
• Moldova e guerra in Ucraina: quali sono le impressioni che si provano stando a Chişinău?
Chişinău è tranquilla. Ho avuto modo di partecipare in prima persona sia alla parata del 9 maggio convocata dall’opposizione filorussa sia alla Giornata dell’Europa visitata dagli esponenti del governo europeista e tutto si è svolto in un’atmosfera normale e pacata. Prima di partire leggevo di report da importanti quotidiani italiani che citavano una Moldova “blindata”. Evidentemente abbiamo visitato due Paesi diversi. Ho visto un clima di grande rispetto e un grande spirito democratico. Il Paese chiaramente è in allerta ma non si sente sotto assedio. La guerra è percepita come remota, anche perché nell’assistenza ai profughi l’esecutivo si è mosso in tempo, col sostegno delle Chiese e delle organizzazioni internazionali. Per evitare di fare del Paese, che ne ha accolti oltre mezzo milione (un sesto della popolazione), un Libano dell’Est Europa.
• Qual è la situazione in Transnistria? Esiste davvero il pericolo di un’escalation militare nella regione?
Sono stato in Transnistria nella giornata del 13 maggio. Ho avuto modo di visitare l’enclave sotto controllo moldavo oltre il Nistro. C’è, nel rispetto dei trattati del 1992, uno spirito di tesa collaborazione, che a livello di popolazione si risolve in uno stato di convivenza civile. Più difficile la situazione nella “capitale” dei secessionisti, Tiraspol. Fino a che Odessa non cadrà, dicono le nostre fonti sul luogo, nessuna operazione è possibile in Transnistria. Uno scenario da non sottovalutare, invece, è l’ipotesi che ci possa essere battaglia per il grande deposito di armi a nord della regione, qualora restandone a corto gli ucraini decidessero di tentare un blitz per accaparrarselo. Ma i rischi supererebbero i benefici. La Moldova poi vuole mantenere a tutti i costi la sua neutralità contro ogni minaccia. Ivi compresa ogni possibilità di estensione del conflitto alla Transnistria, rivendicata come parte integrante del suo territorio.
• La Moldova è uno degli Stati europei più fragili. Qual è l’atteggiamento verso l’allargamento dell’Unione Europea all’Ucraina? Ci sono delle voci critiche a Chişinău in merito al presunto “canale privilegiato” di cui godrebbe Kiev nel dialogo con Bruxelles?
Non c’è alcun tipo di pensiero negativo perché c’è la certezza che alla prova dei fatti la Moldova è molto più avanti. E il bell’esempio di convivenza democratica visto in questi giorni lo testimonia. Nulla di paragonabile con l’opacità dello Stato di diritto dell’Ucraina. E nulla a che vedere, soprattutto, con la magnitudine dei problemi sociali, umani e geopolitici che l’ingresso dell’Ucraina in Ue comporterebbe. La sensazione è che anzi il processo di inserimento della Moldova sarebbe accelerato da un passo in avanti nell’integrazione europea dell’Ucraina. Ciò detto, ritengo che per ragioni culturali (rumenofonia), politiche, sociali (la grande presenza di moldavi all’estero) e geopolitici l’integrazione della Moldova sarebbe anche più urgente. Penso alla necessità di dare rilevanza europea al porto di Giurgiulesti, che ho avuto la possibilità di visitare, di proprietà della BERS, che può essere un pivot per i commerci cerealicoli oggi bloccati e per frenare la possibile crisi alimentare in arrivo.
• Come stanno evolvendo i rapporti con la Romania? Esistono la possibilità e la volontà politica di procedere alla riunificazione dei due Stati o si tratta di una chimera?
I rapporti sono ottimi ma la maggioranza dei moldavi non è favorevole all’Unirea. Non a caso la Moldova sta puntando fortemente sulla promozione del suo pluralismo interno, sul richiamo all’europeismo da un lato e al rilancio dei simboli dell’identità storica della regione (dall’uro a San Giorgio, i simboli sono comuni a ogni istituzione) per creare unità in un mosaico che include forti minoranze peculiari come i gagauzi, turcofoni ortodossi, o gli stessi russi transnistriani. Oltre un milione di moldavi ha il passaporto rumeno: dunque nei fatti un’osmosi tra i due popoli si è da tempo verificata. La Romania è patrona e partner fondamentale per la Moldavia. Ma l’ipotesi di un’Unirea in tempi brevi è da escludere perché buona parte degli abitanti della parte profonda del Paese non approverebbe una mossa che convince solo poche cerchie dell’élite europeista di Chişinău. E chiunque provasse a proporre un’ipotesi del genere sarebbe politicamente finito.