Impiegati nel Donbass e ora attivi nel contrastare l’invasione russa. L’identikit delle forze paramilitari ucraine, ormai spesso ben integrate con l’esercito regolare, rivela un quadro ampio e frastagliato. Non solo adesioni volontarie: alle loro spalle anche potenti oligarchi – Kolomojskyj su tutti – con precisi interessi.
Nonostante il conflitto tra Mosca e Kiev abbia ormai superato i tre mesi, le autorità russe mantengono ancora la definizione di “operazione militare speciale”, fedeli alle parole del presidente Vladimir Putin che lo scorso febbraio aveva parlato della necessità di “demilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina. Ed è probabile che Putin, con il termine “denazificazione”, si riferisse ad uno dei battaglioni più controversi dello scenario para-militare ucraino: l’Azov. Rinomato per essere un hub internazionale di combattenti dalle vedute ultranazionalistiche e neo-naziste, coinvolto nel Donbass già da quando le prime rivolte scoppiarono nel 2014, il battaglione è un attore centrale anche nella guerra attuale. Tuttavia non è l’unico. Tanti altri gruppi concorrono a completare il quadro para-militare dell’Ucraina e a difendere il Paese dall’invasione russa in corso.
Prima di analizzarne nello specifico la formazione e il loro ruolo, è bene chiarire il concetto di forze paramilitari. Si tratta di unità di sicurezza militarizzate, equipaggiate con armi leggere e/o veicoli militari, addestrate ed organizzate sotto il controllo del governo centrale per sostenere o sostituire le forze regolari[1]. Operano, quindi, come forze ausiliarie a complemento o in sostituzione delle forze militari regolari e, nonostante il loro status esterno all’esercito, si avvicinano ad esso in termini di equipaggiamento ed addestramento[2].
A complicare particolarmente il panorama paramilitare ucraino è il fatto che, ad oggi, alcuni dei gruppi formatisi nel 2014 nel contesto dell’Euromaidan e dell’annessione della Crimea da parte russa, sono poi stati integrati nelle forze militari o nella cosiddetta “Guardia Nazionale Ucraina”. Inoltre, l’approvazione a luglio 2021 da parte del Parlamento ucraino della “legge sulle basi della resistenza nazionale”, che prevedeva l’aumento e l’espansione delle milizie di tipo civile al fine di integrare l’esercito nazionale, ha contribuito fortemente alla proliferazione di queste forze. Secondo tale legge, la resistenza nazionale è considerata come parte integrante della difesa dello Stato, e la sua direzione generale viene svolta dal comandante supremo delle forze armate – il presidente dell’Ucraina[3]. Una legge, in sostanza, che premetteva, già a partire da luglio 2021, ai militari ucraini di armare le milizie locali civili, su ordine del Presidente Zelenskyj, e che ha permesso al Ministero della Difesa ucraino di iniziare una sorta di pianificazione per una resistenza completiva delle forze militari statali in caso di aggressione da parte della Russia[4].
Guardia Nazionale ucraina: di cosa si tratta?
Posta alle dipendenze del Ministero degli Affari interni, venne ripristinata come componente di riserva delle Forze armate ucraine nel 2014, per colmarne l’inadeguatezza. E venne inserita all’interno del quadro dell’Operazione Antiterrorismo (ATO) contro i separatisti nel Donbass.
La Guardia nazionale era stata originariamente formata nel 1991 sotto la diretta supervisione del Consiglio Supremo dell’Ucraina, ma fu presto sciolta nel gennaio 2000 dal presidente Leonid Kučma per via di tagli alla spesa pubblica[5]. Nella sua seconda fase, venne composta da volontari provenienti dai ranghi dei manifestanti di Euromaidan, il cui centro di addestramento era localizzato a Novi Petrivtsi – a ovest della città di Kiev.
Va detto, infatti, che l’esercito ucraino andò inizialmente incontro a vari insuccessi nel contrastare le rivolte in Donbass, che misero in luce quanto lo Stato fosse ancora alle prese con un processo poco efficiente di riforma militare dopo l’ottenimento dell’indipendenza[6]. Così, quando nel 2014 scoppiò il conflitto contro i separatisti, il governo accolse senza troppi problemi la nascita spontanea di gruppi paramilitari composti da cittadini volontari che supportassero le operazioni delle forze armate nazionali. Tra il maggio e il giugno del 2014 i battaglioni volontari subirono un processo generale di integrazione nella Guardia nazionale e vennero posti sotto il controllo del Ministero degli Interni, pur mantenendo la propria unicità e considerandosi unità distinte[7]. Sin da subito sono stati coinvolti nell’ATO Battaglioni divisibili in: battaglioni per la Difesa territoriale come l’Aidar, il Krivbass, il Kiyvska Rus e il Dnepropetrovsk per difendere le vie di comunicazione strategiche; i battaglioni speciali di perlustrazione come l’Azov, il Donetsk e il Dnipro-1; i battaglioni speciali formati per garantire l’ordine nella zona ATO e infine gruppi paramilitari come il Pravyi Sektor. Ad essere stati presto integrati nella Guardia nazionale furono principalmente il battaglione Donbass, l’Azov e l’Aidar. Gli ultimi due in particolare, pur non essendo più ufficialmente delle forze paramilitari, si distinguono dalle altre unità ucraine per via della loro continua attività partigiana[8].
Dal 2017 la Guardia Nazionale e le unità speciali di pattugliamento della polizia hanno iniziato un percorso di ulteriore standardizzazione abbandonando le uniformi mimetiche di seconda mano e i camion ricoperti di lamiera d’acciaio da usare come veicoli da combattimento. Adesso hanno le loro uniformi, rispettivamente per le operazioni militari che di sicurezza urbana e il loro equipaggiamento è simile a quello dell’esercito[9].
Battaglione Azov
Fondato a Berdiansk nel 2014, con sede a Urzuf[11] nell’Oblast’ di Donetsk e con un centro di addestramento nell’ex complesso industriale di Atek, alla periferia di Kiev[12], si tratta di un’unità militare di fanteria composta da combattenti volontari di estrema destra provenienti inizialmente dalla banda ultranazionalista Patriot of Ukraine e dal gruppo di ispirazione neonazista dell’Assemblea nazionale sociale. Il simbolo di riferimento è il Wolfsangel, una trappola per i lupi di origine medievale, che risale ai tempi del nazismo. Il modello celebrato dal gruppo è Stepan Bandera, il leader ultranazionalista ucraino che collaborò con le truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale in funzione anti-sovietica[13].
Venne integrato nella Guardia Nazionale il 12 novembre del 2014 e, dopo aver riconquistato la città di Mariupol caduta in mano ai separatisti, si impegnò non solo in azioni di controguerriglia nei confronti dei secessionisti filo-russi e dei cosiddetti «omini verdi» (zeleničolovičky)[14], ma assunse anche il ruolo di pattugliamento della costa meridionale impedendo l’afflusso di armi dalla Russia[15].
Ha negli anni mantenuto una certa autonomia, attraendo simpatizzanti da tutta Europa e crescendo di misura fino alle dimensioni di un reggimento, tanto che all’interno della Guardia Nazionale ha assunto il nome di Battaglione Rinforzato a Designazione Speciale Battaglione “Azov”[16] e l’ex presidente Petro Poroshenko lo definì come la “migliore unità” dell’esercito[17].
Nel conflitto attuale, il Battaglione Azov ha combattuto le milizie russe in siti chiave: nell’Oblast’ di Kiev, a Zaporižžja e in particolare a Mariupol’. Dopo il ritiro delle forze russe dalla capitale ucraina verso le aree sud-orientali del Paese, in quella che sembrerebbe una mossa intenzionata a raggiungere un collegamento territoriale tra la penisola di Crimea e il Donbass, il Battaglione Azov ha assunto un ruolo ancora più importante e la sua resistenza nella città e nell’acciaieria assediata di Mariupol’ è stata dipinta dai media ucraini in modo eroico. È lì che, prima dell’operazione di salvataggio dei combattenti ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal del 17 maggio scorso, si trovava Denis Prokopenko, tenente colonnello della Guardia nazionale ucraina e comandante del reggimento Azov, che è stato insignito da Zelenskyj del titolo di “eroe d’Ucraina”.
Settore Destro (Pravyi Sektor)
Pravyi Sector è stata la prima organizzazione a formarsi durante le proteste di Maidan, il 28 novembre del 2013, sotto forma di confederazione paramilitare a cui era affidato il controllo del settore destro della piazza, da cui appunto prese il nome. Ben presto divenne la forza trainante della protesta con l’obiettivo di porre fine al governo di Janukovich[18]. Il carattere ultra-nazionalista e il frequente rimando all’esperienza dell’esercito di resistenza ucraino (UPA), attivo durante la Seconda guerra mondiale, lo hanno reso il leader dell’estremismo di destra in Ucraina[19]. La formazione si è espansa rapidamente in tre dimensioni: non solo attraverso il partito politico “Settore Destro”, ma anche con il Corpo dei Volontari ucraini (DUK) che ne rappresenta l’ala militare e il Prava Molod, un’ala giovanile che coinvolge i più giovani con modalità tipo scout[20].
Il DUK è stato sin da subito definito dal governo come “formazione paramilitare non ufficiale”: una vera e propria milizia di partito composta da due battaglioni nel Donbass e una ventina nelle altre regioni, che, pur collaborando con le forze armate ucraine non rispondevano al loro comando unificato ma piuttosto al vertice del partito politico di riferimento. Già nel 2014, tuttavia, venne autorizzato dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov ad essere operativo militarmente e, successivamente, ad essere regolarizzato e affiancato all’esercito ufficiale con un totale di 12000 combattenti volontari.[21] Ha partecipato al conflitto in Donbass sin dall’inizio, coinvolgendo nell’area due sotnya (unità cosacche composte ciascuna da 100-150 uomini) sotto la guida iniziale di Dmitro Yarosh, il quale divenne poi membro del Parlamento dopo le elezioni del maggio 2014, ottenendo un seggio nella regione di Dnipropetrovsk.
Nel 2015 Yarosh divenne assistente del comandante in capo alle forze armate ucraine Viktor Muzhenko[22], sodalizio che avrebbe portato all’integrazione del suo gruppo militare nelle forze regolari ucraine. Il processo di nazionalizzazione è stato, tuttavia, travagliato. Vi furono mesi di tensione tra alcuni combattenti del Settore Destro e le forze dell’ordine ucraine, che culminarono in una sparatoria[23] e una scissione interna al partito. Yarosh si dimise dall’incarico di leader del Settore Destro nel novembre dello stesso anno dichiarando la formazione di una nuova organizzazione politica chiamata “Governmental Initiative of Yarosh (DIYA)” e dell’“Ukrainian Volunteer Army” – una formazione militare volontaria composta da ex combattenti del Settore Destro che avevano seguito Yarosh dopo la frattura con il movimento, ben presto sottoposta al controllo dell’esercito ucraino[24].
Al contrario, cinque sotyna del DUK, attualmente sotto il comando di Andriy Stempitsky “Flyer”[25], rimangono attive e indipendenti dalle forze regolari, continuando a resistere ai tentativi di integrazione del governo[26]. Il loro ruolo nel conflitto attuale viene descritto nel sito web del partito[27], dove si legge che il corpo volontario ha svolto missioni di combattimento sia in direzione orientale che meridionale a difesa delle città di Kiev, Chernihiv, Sumy e Kharkiv. Si legge anche che il 2° battaglione separato del DUK si è impegnato nella difesa di Kiev e della regione della capitale mentre il 1° e il 3° battaglione separato si stanno impegnando a combattere in direzione sud ed est. I soldati del DUK e il 206° battaglione di difesa di Kiev hanno preso parte poi a un’operazione di salvataggio speciale portando in salvo 400 donne e bambini dalla città di Irpen[28].
Aidar
Anch’esso formatosi nel 2014, ha preso sin da subito parte al conflitto contro i separatisti in Donbass operando nei territori sotto il controllo del Lugansk People’s Republic (LNR) in particolare a Severodonetsk, Lysychansk, Rubizhne e nella città di Shchastya, che venne poi riconquistata dal governo anche grazie al ruolo del battaglione. Tuttavia, nel settembre del 2014 un report di Amnesty International denunciò il battaglione per aver commesso una serie di abusi contro i civili quali rapimento, sequestro di persona, furto e omicidio. Si richiedeva al governo ucraino di assicurarsi di portare il battaglione sotto efficaci linee di controllo e comando e di indagare su tutte le accuse di abusi, trovandone e punendone i responsabili[29].
Aidar attraversò, non privo di dissensi e opposizioni violente, un processo di nazionalizzazione: la maggior parte dei combattenti ha ceduto, mentre altri sono passati a gruppi diversi, come il Settore Destro. Quello che ne rimane è oggi conosciuto come Ventiquattresimo battaglione d’assalto indipendente delle forze armate ucraine, è subordinato alla cinquantatreesima brigata meccanizzata separata ed è di stanza a Severodonetsk. Non ha un vero e proprio braccio politico come l’Azov, ma alcuni suoi militanti come Sergei Melnichuk sono stati membri del Parlamento ucraino fino al 2019[30].
Dnipro
Unità paramilitare formatasi, su modello delle forze armate svizzere, ad aprile del 2014 con l’obiettivo di difendere la città di Dnipropetrovsk e l’omonima regione.
È stato uno dei primi gruppi paramilitari ad essere integrato nella Guardia Nazionale, al pari del battaglione Donbass e dell’Azov. Se inizialmente era coinvolto in operazioni di posto di blocco, venendo usato più come forza di polizia che altro, ha ben presto cominciato ad essere impiegato anche al di fuori dell’Oblast’ di Dnipropetrovsk[31]. Ha contribuito alle operazioni ATO contro i separatisti del Donbass a Mariupol’, Savur Mohyla (un colle strategicamente importante che era caduto in mano ai separatisti), Pisky (per sbloccare l’aeroporto di Donetsk e liberarne la periferia fino al raggiungimento dell’accordo di Minsk-2), Illovaisk e Novoazovsk[32]. Non va confusa con un’altra formazione regionale di Dnipropetrovsk, conosciuta come Dnipro-2 – che invece è un TDB (Territorial Defence Battalion) di volontari incorporato nell’esercito regolare come 39° Battaglione di fanteria[33].
A fondare Dnipro-1 è stato l’oligarca Ihor Kolomojskyj: cittadino di Israele e ucraino, governatore della regione di Dnipropetrovsk, si è mosso strategicamente dopo la fuga di Janukovich dal Paese, riuscendo a ritagliarsi una certa influenza nel nuovo regime. Già dal 2014 si è impegnato, di tasca propria, a difendere la causa nazionale mettendo delle taglie sulla testa di militari filorussi e spendendo dieci milioni di dollari per creare e/o finanziare e rifornire i battaglioni Dnipro-1, Aidar e Azov, diventando l’idolo dei gruppi più nazionalisti della politica ucraina. Ma non solo: da quando è scoppiato il conflitto con la Russia, è stato il suo gruppo mediatico “1+1” a creare il canale YouTube «Diciamo la verità ai russi» per contrastare la propaganda di Mosca e diffondere gli appelli dei personaggi, russi e non, contrari alla guerra[34].
Nei territori ad est dell’Ucraina non si sta giocando solo la partita tra Russia e Ucraina, ma anche quella tra governo e oligarchi come Kolomojskyj. Qualsiasi sia l’esito del conflitto in corso, è inevitabile che nel disegnare il futuro del Paese post bellico entrino in campo anche coloro che in queste terre orientali si sono affermati economicamente, politicamente e adesso anche (para)militarmente come nuovi “signori della guerra”, sfruttando non solo le proprie ricchezze ma anche una profonda conoscenza del territorio.
Riferimenti bibliografici
[1] Janowitz, M., Military institutions and coercion in the developing nations: The military in the political development of new nations, 1988,p. 28.
[2]Tobias Böhmelte Govinda Clayton, Auxiliary Force Structure: Paramilitary Forces and Progovernment Militias, Comparative Political Studies, 2018, Vol. 51(2) 197–237, pp. 203-204.
[3]UATV, Law on foundations of national resistance enters into force in Ukraine,2022, disponibile al sitohttps://uatv.ua/en/law-on-foundations-of-national-resistance-enters-into-force-in-ukraine/.
[4]Jack Detsch, Ukraine Is Betting on Militias to Bleed Russia, Foreign Policy, gen 2022, disponibile al sitohttps://foreignpolicy.com/2022/01/26/ukraine-militia-bleed-russia/.
[5]Veronica Castellano, Il mosaico dei battaglioni volontari ucraini, CeSI, 2015, disponibile al sito https://www.cesi-italia.org/articoli/245/il-mosaico-dei-battaglioni-volontari-ucraini.
[6]Mark Galeotti, Armies of Russia’s war in Ukraine, Vol. 228, Bloomsbury Publishing, 2019, pp. 44-45.
[7]Matteo Zerini, Le forze paramilitari filogovernative in Ucraina, Il caffè Geopolitico,2014, disponibile al sitohttps://ilcaffegeopolitico.net/21593/forze-paramilitari-ucraina.
[8]Mitch Ruhl, Paramilitary Forces in Ukraine: Matches to a Powder Keg, Small Wars Journal, 2022, disponibile al sitohttps://smallwarsjournal.com/jrnl/art/paramilitary-forces-ukraine-matches-powder-keg.
[9] Mark Galeotti,Armies of Russia’s war in Ukraine, op. cit.,p. 59.
[10]MilitaryLand, National Guard, disponibile al sito https://militaryland.net/ukraine/national-guard/.
[11]Località a pochi chilometri a ovest di Mariupol’, in quella che era la residenza al mare di Janukovich.
[12]Vito Califano, Cos’è il battaglione Azov, la brigata neonazista ucraina usata da Putin nella propaganda sulla guerra, Il Riformista, 2022, disponibile al sito https://www.ilriformista.it/cose-il-battaglione-azov-la-brigata-neonazista-ucraina-usata-da-putin-nella-propaganda-sulla-guerra-284965/?refresh_ce.
[13]Id.
[14]Claudio Vercelli, Il cuore nero e la guerra in Ucraina come laboratorio di estremismi – Parte tre, Joimag, 2022, disponibile al sito https://www.joimag.it/il-cuore-nero-e-la-guerra-in-ucraina-come-laboratorio-di-estremismi-parte-3/: si tratta di elementi appartenenti a corpi di élite dell’esercito russo che tuttavia hanno operato senza segni, mostrine, distintivi di riconoscimento.
[15]Matteo Zerini, Le forze paramilitari filogovernative in Ucraina, Il caffè Geopolitico, 2014, disponibile al sito https://ilcaffegeopolitico.net/21593/forze-paramilitari-ucraina.
[16]Mark Galeotti, Armies of Russia’s war in Ukraine, op. cit., p.55.
[17]Vito Califano, Cos’è il battaglione Azov, la brigata neonazista ucraina usata da Putin nella propaganda sulla guerra, op. cit.
[18]Sito ufficiale di PravyjSektor , disponibile al link https://pravyysektor.info/about-pravyi-sector.
[19]Mateo Zola,Ucaina: Il leader di Pravy Sector nominato allo stato maggiore, East Journal, 2015, disponibile al sitohttps://www.eastjournal.net/archives/58225.
[20]Sito ufficiale di PravyjSektor , disponibile al link https://pravyysektor.info/main-accents.
[21]Claudio Vercelli, Il cuore nero e la guerra in Ucraina come laboratorio di estremismi – Parte tre, Joimag, 2022, disponibile al sito https://www.joimag.it/il-cuore-nero-e-la-guerra-in-ucraina-come-laboratorio-di-estremismi-parte-3/.
[22]Mateo Zola, Ucraina: Il leader di Pravy Sector nominato allo stato maggiore, East Journal, 2015, disponibile al sito https://www.eastjournal.net/archives/58225.
[23]Mark Galeotti, Armies of Russia’s war in Ukraine, op. cit., p.58.
[24]MilitaryLand, Ukrainian Volunteer Army, disponibile al sitohttps://militaryland.net/ukraine/volunteer-army/.
[25]Добровольчий Український Корпус “Правий сектор”, disponibilealsitohttps://pravyysektor.info/dobrovolchyy-ukrayinskyy-korpus-pravyy-sektor.
[26]Mitch Ruhl, Paramilitary Forces in Ukraine: Matches to a Powder Keg, Small Wars Journal, 2022, disponibile al sito https://smallwarsjournal.com/jrnl/art/paramilitary-forces-ukraine-matches-powder-keg.
[27]Sito ufficiale di PravyjSektor , disponibile al linkhttps://pravyysektor.info/hto-my.
[28]Sito ufficiale di PravyjSektor , disponibile al linkhttps://pravyysektor.info/borotba-duk-ps/duk-ps-vykonuye-boyovi-zadachi-na-shidnomu-i-pivdennomu-napryamkah.
[29]Amnesty International Briefing,Ukraine: Abuses and war crimes by the Aidar VolunteerBattalion in the north Luhansk region, 8 settembre 2014.
[30]Mitch Ruhl, Paramilitary Forces in Ukraine: Matches to a Powder Keg, op. cit.
[31]Matteo Zerini, Le forze paramilitari filogovernative in Ucraina, op. cit.
[32]MilitaryLand, Dnipro-1 Regiment, disponibile al sito https://militaryland.net/ukraine/special-police-forces/dnipro1-regiment/.
[33]Mark Galeotti, Armies of Russia’s war in Ukraine, op. cit., pp. 55-56.
[34] Fulvio Scaglione, Zelens’kyj e il peso degli oligarchi, in Limes, La fine della pace, marzo 2022.