Quello tra Chişinău e Tiraspol è forse il conflitto più “congelato” di tutta l’area post-sovietica. Dal 1992 non vengono più sparati colpi da una riva all’altra del Nistro. Una tregua trentennale che parrebbe idilliaca, con al centro il fiume che guarda sornione le realtà parallele che si sono realizzate lungo le sue sponde. Tuttavia, tale presunta armonia sottende enormi problemi irrisolti di ogni tipo, politici, economici, energetici e militari.
Da un lato una repubblica fragile, che a fatica alimenta la sua democrazia, costantemente tesa tra Russia ed Occidente; dall’altro, un’entità che nessuno riconosce, un residuato del passato sovietico, del quale mantiene simboli, facciate e vizi. Dopo tre decenni densi di cambiamenti e a seguito dei recenti stravolgimenti internazionali, la domanda non è come abbiano fatto a convivere, seppur faticosamente, soggetti così diversi senza riaccendere le polveri fino ad oggi. Il vero quesito potrebbe essere: “per quanto ancora?”.
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