Ad un anno dalle elezioni in cui Serdar Berdimuhamedov è diventato presidente del Turkmenistan dopo 15 anni di dominio del padre Gurbanguly, poco pare essere cambiato per il paese centroasiatico. La prima successione dinastica in Asia centrale dal crollo dell’URSS non ha comportato alcuna riforma degna di nota in uno dei paesi più strettamente controllati al mondo, e il vecchio presidente continua a esercitare il proprio potere in maniera pervasiva.
Il cambio di guardia
Dal marzo 2022, dopo che Serdar Berdimuhamedov è stato eletto Presidente del Turkmenistan in elezioni che sono state definite come “né libere, né trasparenti” dagli osservatori internazionali e nonostante nel suo discorso di insediamento avesse promesso di continuare “a garantire una politica statale umana nel campo della protezione dei diritti e delle libertà“[1], in Turkmenistan non si è assistito ad alcun effettivo cambiamento.
Secondo quanto riportato dall’organizzazione statunitense Freedom House, nel 2023 il Turkmenistan ha continuato ad applicare politiche oppressive nei confronti dei diritti politici e civili[2]. Secondo l’elenco pubblicato dall’ente, solo Sudan del Sud e Siria hanno ottenuto risultati peggiori, con Ašgabat che è riuscita, sorprendentemente, a surclassare Pyongyang. Il Paese rimane uno degli Stati più repressivi del mondo in termini di libertà di stampa; Reporters sans frontières, lo colloca al 177° posto su 180 paesi per libertà di stampa, appena davanti a Iran, Eritrea e Corea del Nord[3].
Nonostante il passaggio di consegne, il padre Gurbanguly ha continuato ad esercitare un notevole peso nella politica nazionale, mantenendo il suo ruolo di leader come presidente dell’Halk Maslahaty (Consiglio del Popolo, ex-camera alta del Parlamento) e il suo titolo informale di “Arkadag” (protettore). Gurbanguly ha continuato a fare visite internazionali a capi di Stato, ha partecipato a riunioni di governo e viene regolarmente elogiato dai media locali. Il 21 gennaio 2023 le Camere del parlamento si sono riunite in sessione congiunta per deliberare un’ulteriore modifica alla costituzione. È stato deciso di procedere al ritorno ad un parlamento unicamerale[4], Mejlis, sotto la guida di Gurbanguly, fregiatosi anche del nuovo titolo di “leader nazionale”. Arkadag, come capo del corpo più importante del Paese, ha ottenuto così la possibilità di appellarsi al parlamento, di decidere su importanti questioni di politica interna ed estera, di sicurezza e su incarichi socioeconomici[5]. Nell’ipotesi in cui il leader della nazione fosse impossibilitato ad esercitare tali funzioni, queste passerebbero al presidente in carica. Inoltre, grazie alla riforma, il protettore e la sua famiglia godranno dell’immunità giudiziaria. Si conclude così la breve esperienza parlamentare bicamerale, avviata a settembre 2021, che, secondo alcune interpretazioni, sarebbe servita solo a Gurbanguly per rafforzare il suo ruolo istituzionale in vista del passaggio di consegne con Serdar. Sebbene il passaggio dinastico sia avvenuto senza particolari criticità, l’esecutivo dello Stato più autoritario dell’Asia centrale continua a dover affrontare una serie di problemi socioeconomici, tra cui scarsità di cibo, disoccupazione, povertà diffusa e inflazione. Tuttavia, a causa della mancanza di dati, le statistiche relative ai tassi di povertà, all’insicurezza alimentare e al reddito in Turkmenistan sono inaffidabili o inesistenti.
Difatti, nonostante la propaganda di Stato rivendichi una serie di successi economici, Ašgabat avrebbe difficoltà nel ripagare i creditori stranieri in tempo (così come i propri dipendenti pubblici). Anche per tale motivo, il presidente Serdar ha ritenuto che l’industria energetica turkmena avesse bisogno di nuovi investimenti stranieri, a riprova del fatto che i partner tradizionali, Cina e Russia, non soddisferebbero le esigenze delle casse statali. In ragione di ciò, Serdar ha effettuato una serie di viaggi verso i Paesi del Golfo, prima ancora di incontrare il presidente russo Putin a Mosca. Poiché l’economia turkmena continua ad essere fortemente isolata, è improbabile che l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio (attualmente il Turkmenistan ha lo status di richiedente) abbia successo nel breve periodo; Ašgabat potrebbe aver comunque sollecitato l’assistenza degli Stati Uniti in merito, nell’ambito della visita del Sottosegretario di Stato USA per gli affari dell’Asia meridionale e centrale, nel novembre 2022[6].
Inoltre, appena dopo le elezioni, il Turkmenistan è diventato la prima nazione dell’Asia centrale a ricevere un ambasciatore dell’Afghanistan dalla presa al potere dei talebani ad agosto 2021, a dimostrazione della necessità per il Paese di aprire un dialogo con quante più controparti possibili e, al tempo stesso, garantire il controllo delle proprie frontiere meridionali.
Non è tutto oro quello che luccica
Nonostante le varie problematiche interne, Serdar ha proseguito nel progetto avviato dal padre di dotare il Turkmenistan di una nuova, scintillante capitale, futuro hub digitale dell’Asia centrale. Il primo passo in tale direzione era stato fatto nel 2019, quando venne deciso di dotare la nazione di una nuova capitale amministrativa denominata Arkadag, in onore del protettore, a cui è stato anche conferito lo status di “città di importanza statale” – posizione di cui nemmeno Ašgabat gode. Il nuovo centro amministrativo della provincia dell’Akhal dovrebbe ospitare circa 73 mila persone, espandendosi su 950 ettari, a 30 chilometri a sud-ovest dell’attuale capitale. Fonti locali riportano che il 3 febbraio un monumento alto 43 metri intitolato anch’esso Arkadag sarebbe stato installato nel parco centrale della città in costruzione[7], dove i miliardi di dollari provenienti dalle esportazioni di gas[8] hanno finanziato la costruzione di imponenti edifici con facciate di marmo bianco. Il monumento sarebbe costituito da una composizione scultorea di 11 metri, rappresentante Gurbanguly Berdimuhamedov in piedi su una colonna decorata con spighe di grano, che a sua volta poggia su quattro colonne poste all’interno di una fontana di 65 metri di diametro. La nuova capitale non sarà caratterizzata solo da edifici opulenti e idoli; la compagnia cinese Huawei starebbe già adoperando per dotare la città di un’efficace linea in fibra ottica e di una griglia 5G per un accesso all’internet ad alta velocità, necessaria per la futura smart city.
Repressione su tutti i fronti
Oltre ad investire nella rete 5G a livello nazionale – il Turkmenistan sarebbe tra gli ultimi paesi al mondo in termini di velocità di connessione – il nuovo esecutivo ha perseguito il blocco degli accessi a Internet[9]. Ciò è anche conseguenza della decisione del governo di dotare il Paese di un programma statale per la sicurezza informatica (diretto dal Ministero della Sicurezza Nazionale) con il fine di realizzare una rete digitale nazionale completamente isolata rispetto al World Wide Web. Già da tempo, i siti dell’opposizione e i media internazionali risultano bloccati e i social network sono spesso inaccessibili.
Oltre ad implementare il controllo nella sfera digitale, il nuovo presidente ha voluto ribadire il rispetto dei ruoli considerati tradizionali. In occasione della Giornata internazionale della donna, lo scorso 8 marzo Berdimuhamedov ha acclamato le “nostre care donne, che difendono diligentemente le tradizioni nazionali e preservano i valori della famiglia“. Nel corso dell’ultimo anno, pare che la questione femminile sia peggiorata: diversi fonti indipendenti hanno riportato di numerosi fermi di donne intente a guidare veicoli o dei divieti di far ricorso ai saloni di bellezza, anche se parte di queste politiche repressive sarebbe state poi abbandonata. L’uguaglianza di genere è stata una delle numerose istanze sul Turkmenistan esaminate dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (OHCHR)[10]. In risposta alle preoccupazioni dell’OHCHR, la delegazione turkmena presso le Nazioni Unite ha ribadito che “l’uguaglianza di genere si riflette in tutti i programmi nazionali per lo sviluppo sociale ed economico“, mentre il Codice penale “è stato modificato per punire l’aborto forzato e le molestie sessuali sul lavoro“.
Nel Paese l’omosessualità rimane vietata per legge e si continuano a registrare discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose, anche a livello istituzionale. Tuttavia, i media statali non hanno fanno alcun riferimento a queste tipologie di problemi o alla diffusa violenza domestica[11], a dimostrazione dello scarso interesse per tali questioni.
Anche sul versante delle libertà politiche – sebbene non vi siano dati pubblici sui prigionieri politici – il nuovo presidente non ha adottato alcun cambiamento, contrastando il pluralismo politico, i media indipendenti, gli attivisti e le ONG. A causa della difficile situazione interna, l’esecutivo ha anche vietato agli studenti di lasciare il Paese in vista del censimento nazionale, verosimilmente per non far comparire nelle statistiche ufficiali il progressivo spopolamento che il Paese da circa 6 milioni di abitanti[12] starebbe vivendo da anni. Inoltre, nonostante la corruzione endemica che ancora contraddistingue il Paese[13], sembra che il nuovo esecutivo non abbia implementato le politiche anticorruzione, con il rischio di inficiare la diversificazione degli investimenti esteri nel Paese.
Eugenio Delcroix
Note bibliografiche
[1] https://turkmenportal.com/blog/45392/rech-prezidenta-turkmenistana-serdara-berdymuhamedova-na-torzhestvennoi-ceremonii-inauguracii
[2] https://freedomhouse.org/country/turkmenistan/freedom-world/2023
[3] https://rsf.org/fr/pays/turkm%C3%A9nistan
[4] https://www.turkmenistan.gov.tm/ru/post/69138/sovmestnoe-postanovlenie-halk-maslahaty-i-medzhlisa-milli-gengesha-turkmenistana
[5] Il 26 marzo 2023 si sono svolte le elezioni parlamentari per il rinnovo del corpo legislativo. Il Mejlis, nuovo parlamento unicamerale da 125 seggi, non ha tuttavia alcun ruolo effettivo nella definizione della politica e nella gestione del Paese.
[6] https://turkmenistan.gov.tm/ru/post/67682/prezident-turkmenistana-prinyal-pomoshchnika-gosudarstvennogo-sekretarya-ssha-po-delam-yuzhnoj-i-centralnoj-azii
[7] https://metbugat.gov.tm/newspaper?id=9743
[8] Il PIL annuo del Turkmenistan sarebbe di circa 45 miliardi di dollari, secondo la Banca Mondiale, in buona parte derivante dall’esportazione di prodotti energetici, gas in primis.
[9] https://turkmen.news/dushiteli-interneta-kto-vhodit-v-sostav-turkmenskoj-komissii-po-kiberbezopasnosti/
[10] https://www.ohchr.org/en/news/2023/03/dialogue-turkmenistan-experts-human-rights-committee-praise-measures-review-judicial
[11] Un sondaggio sostenuto dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) ha rilevato che il 16% della popolazione, sulla base di un sondaggio condotto su 3.500 famiglie, aveva subito qualche forma di abuso da parte di un partner intimo, con il 12% che attestava violenza fisica o sessuale
[12] Alcune fonti suggeriscono che la popolazione del Turkmenistan potrebbe essere da 1 a 2 milioni di persone inferiore alle stime, a causa dell’emigrazione su larga scala dell’ultimo decennio