Chiamata a rispondere delle sospette attività illecite condotte dall’azienda del marito in Russia in seguito ad un’inchiesta del network ERR, la premier estone Kaja Kallas è al centro di uno scandalo che potrebbe porre fine anticipatamente al suo incarico governativo, rinnovato solo lo scorso maggio.
Tra moglie e marito non mettere le sanzioni. Kaja Kallas è nota a molti fuori dal suo Paese soprattutto per essere una delle poche prime ministre donna in carica in Europa, ma è appena stata investita da uno scandalo familiare che potrebbe, suo malgrado, farle guadagnare ancora più popolarità. E per giunta di sponda, dato che l’imputato dell’enorme processo mediatico che sta monopolizzando l’attenzione del Paese è in realtà il marito, Arvo Hallik. Da notizia principale a crisi di governo però il passo è breve, e ora anche il presidente Karis esorta Kallas a fornire spiegazioni esaustive o a rimettere il suo incarico.
I fatti: Hallik, marito di Kallas, è CFO nonché proprietario del 24,8% delle azioni di Stark Logistics, azienda di trasporti con alcuni importanti clienti in Russia. Il 23 agosto, ERR ha riportato che l’azienda non ha, di fatto, cessato le sue attività nel Paese: subito interpellato, il CEO di Stark, Kristjan Laag, ha dichiarato che l’azienda “ha praticamente fermato i suoi trasporti verso la Russia, ma non ha completamente cessato le operazioni”, ammettendo che alcuni movimenti sono tuttora in atto. Il giro d’affari che ha interessato la Russia relativo al periodo della guerra in Ucraina, e quindi presunto illecito, essendo soggetto a sanzioni, ammonterebbe a 17 milioni di dollari.
Stark ha subito replicato che c’è un solo cliente verso il quale i trasporti in Russia sono ancora attivi, ovvero Metaprint AS, uno dei principali produttori europei di imballaggi in acciaio per aerosol, il cui CEO, Martti Lemendik, siede anche nel consiglio di vigilanza della stessa Stark. Lemendik ha spiegato che Metaprint stava costruendo un impianto in Russia, nel distretto industriale di Staroe Verevo, ma che i lavori sono stati ovviamente interrotti a causa della guerra. I trasporti ancora attivi verso la Russia servirebbero quindi a “recuperare” più materiale possibile, dato che al momento dello scoppio del conflitto il portafoglio clienti dell’azienda nel Paese valeva quasi un miliardo di dollari, e le consegne erano in pieno svolgimento. Queste azioni di “recupero” andrebbero proprio nella direzione delle sanzioni, ovvero evitare di concedere qualsiasi forma di credito alla Russia e quindi di finanziare la macchina della guerra. Metaprint avrebbe tuttora una quarantina di dipendenti in Russia, incluso personale tecnico ed amministrativo.
Le reazioni
Nel frattempo, Hallik ha annunciato che rimetterà alla compagnia la sua quota di azioni Stark e rassegnerà le sue dimissioni. “Alla luce del clamore mediatico che ha suscitato la vicenda, sono consapevole che le mie relazioni con Stark Logistik, in qualità di azienda che ha erogato trasporti dall’Estonia alla Russia per il cliente Metaprint AS, ha sollevato dei dubbi che, quali che siano i chiarimenti, impatteranno sull’incarico di mia moglie”, ha spiegato contestualmente. E in merito alle attività sotto accusa, ha dichiarato che “avevamo la convinzione di fare la cosa giusta, venendo in aiuto ad un’azienda estone, altrimenti non l’avremmo mai fatto. Comprendo che per qualcuno in Estonia non sembri così, o non sembri morale, nel contesto dell’aggressione russa all’Ucraina”.
Ovviamente interpellata sulla vicenda, Kaja Kallas ha risposto che, come tutte le altre aziende estoni del settore, anche Stark ha agito nel rispetto delle sanzioni in vigore contro la Federazione Russa, interrompendo qualsiasi attività che coinvolgesse clienti russi, ma ha anche invitato i giornalisti a rivolgersi direttamente a suo marito, il vero protagonista della vicenda, in quanto unico e meglio accreditato interlocutore per chiarire i dubbi riguardanti il suo lavoro e l’azienda in questione. “Ho sempre cercato di tenere separati il mio lavoro e la mia vita privata, ma ora le due cose si sono sovrapposte, o meglio, è emersa una questione riguardante la vita professionale di mio marito. Diamo un’occhiata: la verità è che sono sposata, felicemente sposata, con Arvo Hallik. Non ho visibilità sulle sue attività lavorative. Io ho il mio lavoro. Ciò detto, sono assolutamente convinta che le aziende controllate da mio marito non siano coinvolte in nessuna attività immorale”, ha chiuso il Primo Ministro.
I sondaggi
L’opinione pubblica estone non è rimasta indifferente allo scandalo. La situazione per Kallas è peggiorata quando il sito ERR, che è una delle principali testate del Paese, ha riportato che la ministra avrebbe anche prestato 370.000 euro al marito durante l’estate, serviti per alcune operazioni di Novaria Consult, un’azienda di proprietà di Hallik che controlla una parte di Stark Logistics AS. La ministra ha precisato che i soldi sono le già stati restituiti, e che non aveva chiesto al marito lo scopo del prestito.
Secondo la ISS (Estonian Internal Security Service), che si è espressa nel merito della vicenda il 25 agosto, le attività di Arvo Hallik, per quanto divulgato finora, non costituirebbero una violazione delle sanzioni. Ciononostante, l’opposizione ha chiesto sin dall’inizio della vicenda le dimissioni di Kallas, suggerendo che questa mini la reputazione internazionale dell’Estonia. Kallas ha invece ribadito che non ha intenzione di rassegnare le dimissioni, e che non parteciperà ai lavori del Parlamento prima della seduta del Riigikogu State Budget Control Select Committee, mentre il suo caso sarà chiarito in una sessione apposita. Il Partito Socialdemocratico ed Eesti 200, alleati del partito di Kallas (il Reform Party) nella coalizione di governo, hanno dichiarato che lo scandalo non impatterà sulla solidità del governo, ma che la Kallas dovrà recuperare la fiducia dei suoi collaboratori.
Norstat (l’istituto nazionale di ricerca estone), ha condotto un sondaggio popolare, chiedendo agli elettori: “Come credi che dovrebbe comportarsi il Primo Ministro alla luce della notizia che un’azienda di trasporti legata a suo marito ha continuato le attività in Russia anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina?”. Il 57% degli interpellati ha dichiarato che la ministra dovrebbe dimettersi, il 31% che dovrebbe continuare con il suo mandato, ma fornire spiegazioni esaustive, il 7% che non dovrebbe giustificarsi e il 5% non sa rispondere.
Nei prossimi giorni il Primo Ministro sarà nuovamente chiamato a rispondere della vicenda, dentro e fuori dal Riigikogu. Il governo di Kaja Kallas arriverà all’autunno?