Abbiamo intervistato Ahmad Mammadli, leader del movimento Democrazia 18. Il gruppo ha deciso da poco di sospendere tutte le proprie attività a seguito delle forti pressioni subite. L’intervista è a cura di Cesare Figari Barberis, dottorando in Relazioni Internazionali al Graduate Institute di Ginevra. Esperto di Azerbaigian e Georgia, con ricerca focalizzata sulle relazioni inter-etniche nel Caucaso.
Contesto:
Ahmad Mammadli, in foto, è il leader di Democrazia 18 (D18), uno dei pochi movimenti pro-democrazia indipendenti dell’Azerbaigian. D18 ha soprattutto membri giovani, in particolare della cosiddetta Generazione-Z. Il movimento si batte per i diritti democratici e le libertà civili nel paese, anche tramite l’organizzazione di proteste. D18 ha anche ripetutamente criticato il governo autocratico dell’Azerbaigian, il che ha portato lo Stato a ostacolare il movimento e ad arrestarne dei membri, tra cui Ahmad stesso nel 2022. Per via di una nuova ondata repressiva contro la società civile tra agosto-settembre 2023, D18 ha deciso a settembre di interrompere tutte le proprie attività. Il contesto socio-politico non permetteva loro di continuare le loro attività pro-democrazia. Abbiamo quindi deciso di intervistare Ahmad Mammadli per sapere di più sul movimento, sul contesto politico dell’Azerbaigian, e sulla decisione di interrompere le attività di D18.
Caveat: L’intervista è stata condotta in lingua azera, e poi tradotta in italiano. L’intervista è durata circa 80 minuti. L’autore, per questioni di spazio, si è riservato la libertà di tagliare alcune parti dell’intervista.
1)Innanzitutto, puoi dirci quando e perché è nato il movimento Democrazia 18 (D18)? Quali erano le sue idee principali e i suoi obiettivi?
Il movimento è nato nel 2013, e gli obiettivi principali erano: la difesa dei diritti dei cittadini e il combattere per le libertà democratiche. Ma a quei tempi il movimento non aveva un collocamento politico preciso. Non era propriamente né di destra né di sinistra, ma semplicemente pro-democrazia. Vi erano infatti membri nazionalisti, liberali e persino di sinistra radicale. Io ne sono diventato membro nel 2018, mentre studiavo al triennio in università.
2) E sei diventato leader del movimento nel 2021, corretto? Sono cambiate le idee principali e l’orientamento politico da quando ne sei leader?
Sì esatto, sono stato eletto leader del movimento D18 a settembre 2021, e ho deciso di dare una impostazione politica di “sinistra liberale/progressista” al movimento. Ma per capire come siamo giunti a questo cambio, devo raccontare un episodio ad esso precedente.
A inizio 2021, infatti, ho organizzato una piccola protesta a Lankaran, nel sud del paese. Lankaran è conosciuta per la sua minoranza etnica Talysh, che parla una lingua iranica (l’azero invece è una lingua turchica). Tuttavia l’università di Lankaran non offre istruzione in lingua Talysh. Ho quindi protestato di fronte all’università di Lankaran, a sostegno dei diritti linguistici della minoranza Talysh. Fui anche detenuto per qualche giorno dalla polizia a causa di questa protesta, ufficialmente per aver violate le restrizioni covid.
Questo episodio, però, creò una frattura nel nostro movimento. I membri più nazionalisti di D18, infatti, non gradirono la mia partecipazione ad una protesta a favore di una minoranza etnica. La frattura ci costrinse ad affrontare il tema del “posizionamento politico” del movimento. Abbiamo quindi discusso per mesi di questo tema. A settembre 2021, abbiamo poi votato per l’elezione del nuovo leader del movimento. Ed ho ricevuto io la maggioranza relativa dei voti, diventando così il leader di D18.
Come nuovo leader, decisi che era il momento di dare a D18 un orientamento politico più preciso. E presentai quindi un programma apertamente di “sinistra liberale/progressista” in 11 punti. Questo posizionamento a “centro-sinistra” causò dei malori sia ai membri più nazionalisti che a quelli di sinistra radicale, che abbandonarono quindi D18.
In ogni caso, nel programma in 11 punti abbiamo incluso priorità come:
- Il sostegno economico dello Stato alle persone meno abbienti, ed il miglioramento delle condizioni lavorative dei lavoratori.
- La difesa e promozione dei diritti delle persone LGBTQ+ e delle minoranze etniche.
- L’abolizione del servizio di leva obbligatorio.
- La collaborazione e l’amicizia tra i 3 paesi caucasici (e quindi anche con l’Armenia)
- Attenzione alle questioni ambientali.
3) Sei un leader molto giovane Ahmad, hai solo 22 anni. E anche la maggior parte dei membri di D18 sono giovani della cosiddetta “Generazione Z”. Perché pensi che questo movimento attiri soprattutto giovani?
Intanto perché siamo infatti uno degli unici movimenti pro-democrazia indipendenti e critici del governo. E poi perché nel 2019 D18 aveva deciso di cercare attivamente di attrarre giovani nel movimento. Avevamo capito che c’era bisogno di aumentare la “consapevolezza politica” nei giovani del paese. E come leader dal 2021, ho cercato di attrarre ancora più studenti universitari nel movimento, organizzando anche eventi e discussioni tra studenti. E devo dire che in termine di domande di iscrizione sia il 2021 che il 2022 sono stati anni di discreto successo per D18!
4) Le azioni di protesta e critiche del governo vi hanno mai causato problemi? Avete subito pressioni o repressione da parte delle autorità?
Anche prima che diventassi leader di D18 il governo provò a soffocare il nostro movimento. Per esempio, durante la pandemia Covid la polizia ha fatto chiudere la nostra sede a Baku, con il pretesto che la sede violava delle restrizioni Covid e non erano state pagate delle tasse.
E abbiamo anche subito botte e minacce da parte della polizia. Per esempio, a maggio 2021 di fronte all’università di Economia di Baku abbiamo organizzato una manifestazione chiamata “Giustizia per gli Studenti”. L’idea era protestare contro l’assenza di supporto mostrata agli studenti durante il periodo Covid. La manifestazione fu però bloccata dalle forze dell’ordine. E hanno portato me ed altri partecipanti alla stazione centrale della polizia. Lì mi hanno picchiato…E poi hanno minacciato: “se continuate con le azioni di protesta, la prossima volta passeremo alla tortura”.
E anche quando sono diventato leader di D18 abbiamo continuato a subire pressioni e repressione da parte dello Stato. Per esempio, ad ottobre 2021 abbiamo organizzato una piccola marcia per contrastare la decisione presa dal governo di rinominare la “Giornata della Repubblica dell’Azerbaigian” del 28 maggio con la “Giornata dell’Indipendenza dell’Azerbaigian”, cancellando così la festività del 28 maggio[1]. Purtroppo anche in questo caso fummo detenuti dalla polizia, e portati in caserma. Lì alcuni di noi vennero costretti a spogliarsi, e picchiati per ore. Ci filmarono mentre venivamo picchiati nudi, e poi minacciarono di condividere quei filmati qualora avessimo continuato le nostre attività di protesta. Da un punto di vista psicologico, questo episodio ebbe indubbiamente un grosso impatto su di me…
5) Nel 2022 sei anche stato incarcerato per 30 giorni, per aver criticato il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev e esserti opposto a una nuova guerra con l’Armenia. Puoi dirci di più sulla posizione di D18 riguardo il conflitto con l’Armenia?
Durante la cosiddetta “Seconda Guerra del Karabakh” del 2020, D18 non si era espresso contro la guerra tra Armenia e Azerbaigian. A quel tempo il movimento aveva ancora al suo interno dei nazionalisti, i quali erano a favore della guerra. Ed io stesso non avevo ancora sviluppato idee precise sul conflitto. Ma ho poi sviluppato idee e ideali anti-guerra. E infatti negli 11 punti del programma di D18 abbiamo incluso la cooperazione e l’amicizia con l’Armenia.
A settembre 2022, quindi, mi espressi pubblicamente sui social contro la possibilità di una nuova guerra (effettivamente poi avvenuta a settembre 2023) e criticai il presidente Aliyev per la sua retorica bellicista. E per questa critica fui, di nuovo, detenuto dalla polizia e portato in una loro sede. Lì cercarono di convincermi che i nostri soldati e martiri erano eroi, che dovevo essere contento della guerra. Ma mi rifiutai di cedere alle loro pressioni. Ufficialmente, venni poi accusato di aver commesso il crimine di “tradimento contro lo Stato”. In teoria, questo crimine prevede un minimo di 20 anni di galera e può arrivare fino all’ergastolo. Ma, “per fortuna”, alla fine mi condannarono solamente a 30 giorni di galera.
Mi dissero anche che, una volta libero, avrei dovuto scrivere pubblicamente qualcosa sulla falsariga di “Ho commesso un errore a scrivere quel post un mese fa. Chiedo al presidente Aliyev di potermi perdonare”. Alternativamente, sarei dovuto partire subito per il servizio militare obbligatorio, che non volevo fare per questioni di principio. Ma ovviamente, una volta libero, né scrissi questo post di scuse né accettai di partire per il servizio militare obbligatorio. Rifiuto completamente l’idea di combattere contro gli Armeni, gli armeni non sono i nostri nemici.
Per via di questa posizione antimilitarista e pro-amicizia con l’Armenia, ho avuto anche complicazioni nella mia vita personali Per esempio, la famiglia della mia ragazza, ora mia moglie, mi accusò di “lavorare per l’Armenia” e di essere “un traditore”. Tutt’ora dicono che sono “un nemico” della nazione.
6) Il 10 settembre 2023 D18 ha, purtroppo, annunciato di fermare tutte le sue attività. Puoi dirci di più sulle motivazioni di questa scelta drastica?
Come detto prima, il governo ha sempre intralciato e represso le nostre attività. Ma il colpo di grazia è arrivato ad agosto 2023, quando il governo ha iniziato un nuovo giro di arresti arbitrari contro membri della società civile del paese. E così, purtroppo, più di un membro di D18 è stato arrestato e condannato a 30 giorni di galera. Ovviamente sempre con accuse fittizie. A quel punto il sentimento della paura si è diffuso nel nostro movimento, e alcune persone hanno lasciato D18 per timore di essere anche loro arrestate. A questa perdita di membri va sommato il problema che negli ultimi 6 mesi di attività, sempre a causa della paura di essere arrestati, avevamo ricevuto solo 10 richieste di iscrizione al movimento. Il 2023 quindi è stato un anno disastroso rispetto al biennio 2021-2022. E a questo punto non avevamo più una sede, e scarseggiavano pure i fondi. Insomma, la repressione del governo ci aveva stremati. Non era più possibile continuare le nostre attività in questo contesto socio-politico autoritario.
Paradossalmente, temevamo che il governo potesse “vantarsi” di essere uno Stato democratico, mostrando l’esistenza di movimenti giovanili pro-democrazia, come il nostro, a rappresentanti di Stato e di organizzazioni internazionali. Una cosa del tipo “Vedete, in Azerbaigian c’è tolleranza e libertà politica. Abbiamo anche movimenti giovanili come D18 che criticano apertamente il governo!”.
Per tutti questi motivi, tra agosto e settembre 2023 abbiamo preso la decisione di cessare tutte le attività del movimento. Non è infatti possibile portare avanti queste attività pro-democrazia con la repressione ed il clima di paura instauratosi. Gli studenti hanno ora troppa paura di unirsi al nostro movimento, poiché temono che diventarne parte possa equivalere ad essere arrestati in futuro. E non vogliamo nemmeno diventare “opposizione simbolica” che il governo può mostrare all’estero per dimostrare che l’Azerbaigian è una “democrazia”. Quindi, almeno per il momento, abbiamo preso la sofferta e difficile decisione di fermare tutte le attività di D18.
Cesare Figari Barberis
[1]Il 28 maggio è tradizionalmente associato alla Repubblica democratica dell’Azerbaigian del 1918-1920, Repubblica indipendente che sopravvisse solo 2 anni prima che l’Azerbaigian venisse invaso e conquistato dall’Armata Rossa nel 1920. La Repubblica del 1918-1920 è spesso criticata dal presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, anche poiché rappresenta un ideale politico di democrazia e liberalità che alcuni critici del governo oppongono alla sua autocrazia illiberale. D18 si ispira proprio a questa repubblica, da cui il “18” del movimento e del logo.