La seconda metà del 2023 ha visto risvolti significativi per la controffensiva ucraina nella regione del Mar Nero. A fine ottobre,il presidente ucraino Zelens’kyj ha dichiarato che la flotta russa “non è più in grado” di operare, aggiungendo che la penisola di Crimea coltiva sempre più sentimenti filo-ucraini e che “la debolezza della Russia” supera di gran lunga “la paura delle persone sotto occupazione”. La posizione del presidente ucraino riflette effettivamente la realtà o può considerarsi un eccesso di ottimismo?
Sin dall’inizio del conflitto, la Russia ha tentato di impiegare la sua forza navale nel Mar Nero come parte integrante dell’invasione dell’Ucraina. Tra le tipologie di attacco utilizzate rientrano il lancio di missili contro obiettivi terrestri, la minaccia della costa ucraina attraverso manovre anfibie e il tentativo di bloccare il commercio marittimo del Paese. Questa strategia ha avuto un’efficacia limitata a causa dell’uso abile da parte dell’Ucraina di navi di superficie senza equipaggio, missili e mine navali. L’Ucraina ha ripetutamente impiegato droni navali di superficie (unmanned surface vehicles o USV) carichi di esplosivi per colpire le navi, anche nei porti russi a centinaia di miglia da acque controllate dall’Ucraina. Molto probabilmente, questi sono stati utilizzati per danneggiare il ponte dello stretto di Kerč’, del quale l’ultimo attacco, portato a termine, risale al luglio di quest’anno. Attualmente l’Ucraina sta sviluppando un veicolo sottomarino senza equipaggio, capace di trasportare esplosivi con una maggiore silenziosità rispetto agli USV.
La combinazione di USV, missili terrestri navali e mine navali è stata dunque decisiva per l’Ucraina per ribaltare lo scontro con una marina superiore, com’è quella russa nel Mar Nero. Quanto tale ribaltamento abbia danneggiato la flotta russa è tuttavia ancora incerto, e quanto l’Ucraina potrà continuare dipende anche, e forse soprattutto, dal supporto dei suoi alleati. Di questo ha parlato il ministro della Difesa britannico James Heappey al Forum della sicurezza di Varsavia (WSF) dello scorso ottobre. Il ministro si è congratulato con l’Ucraina per la “sconfitta funzionale” della flotta russa del Mar Nero, incluso l’attacco al quartier generale della flotta a Sebastopoli. Aggiungendo, tuttavia, che diminuisce l’importanza dell’impresa ucraina se messa a confronto con i risultati ottenuti l’anno scorso – e se si pensa anche ai lenti progressi della controffensiva ucraina ad est. Sia Heappey che l’ammiraglio della NATO Rob Bauer hanno poi avvertito che le munizioni cominciano a scarseggiare, e per questo sono state sollecitate le nazioni dell’Alleanza ad “aumentare la produzione a un ritmo molto più alto”.
La capacità effettiva della Flotta del Mar Nero e le prospettive future
Che l’Ucraina abbia dunque una buona mano nella battaglia navale è un dato di fatto. Cosa vuol dire questo per il futuro della Flotta del Mar Nero e del conflitto marittimo?
A settembre Evgenij Bužinskij, ex ufficiale militare russo invitato a parlare sul canale televisivo Rossiya 1, ha espresso preoccupazione per l’ondata di attacchi di Kiev sulla Crimea e ha affermato che Mosca deve rispondere intensificando a sua volta i raid alle infrastrutture ucraine, in particolare quelle energetiche. Il commento era in risposta all’attacco al quartier generale di Sebastopoli, dove sono rimasti uccisi l’ammiraglio Viktor Sokolov e altri 33 ufficiali. In aggiunta, vanno ricordati i seri danneggiamenti ai sottomarini Minsk della classe Ropucha e Rostov-on-Don della classe Kilo, colpiti al cantiere navale di Sebastopoli durante lavori di manutenzione.
È forse poi il colpo più duro alla Russia, dall’affondamento dell’incrociatore Moskva, il danneggiamento della corvetta Askold della classe Karakurt avvenuto durante l’attacco al cantiere Zaliv il 4 novembre. Nelle parole del comandante dell’aviazione ucraina Mykola Oleshchuk, l’Askold è “una delle navi più moderne della marina russa”, in grado di trasportare un massimo di 8 missili da crociera Kalibr a lungo raggio (oltre 1500 miglia). La testata giornalistica americana Newsweek riporta che la corvetta si trovava sottoposta a test nel Mar Nero, e si sarebbe dovuta unire alla Flotta per la fine dell’anno. Sempre in un commento per Newsweek, l’ufficiale ucraino Andrij Rjzhenko ha sostenuto che, in base alle immagini satellitari, “la sovrastruttura è gravemente danneggiata” e, nell’eventualità che fosse riparata“ci vorranno alcuni mesi o forse anni” per poterla inserire nella Flotta nuovamente.
Benché siano evidenti le battute d’arresto per la Flotta del Mar Nero, la Russia non mostra segni di abbandonare lo scontro marittimo, ma pensa semmai a una rilocalizzazione delle sue forze. Oltre a quella di Sebastopoli, la principale nella regione, Mosca possiede altre tre basi, ovvero: Feodosija (in Crimea), Novorossijsk e Temrjuk (nel Territorio di Krasnodar). Per il momento, la maggior parte delle navi di grossa taglia si è trasferita da Sebastopoli a Novorossijsk. In aggiunta a ciò, il Cremlino si sta impegnando già da alcuni mesi alla creazione di una nuova base navale permanente nella regione indipendente de facto dell’Abkhazia, tra Russia e Georgia. La notizia è stata confermata ad ottobre dal giornale russo Izvestia da parte del presidente della regione Aslan Bzhania. Quest’ultimo ha riportato che la base si troverà nel distretto di Ochamchire, e ritiene che tale accordo andrà a beneficio degli “interessi fondamentali” di entrambe le parti.
La possibilità di una nuova base navale russa ha da subito sollevato preoccupazioni e proteste da parte della Georgia. All’inizio di novembre, 50 parlamentari dell’opposizione georgiana hanno stilato una dichiarazione per richiedere il sostegno unificato dell’Unione Europa e della NATO contro il piano russo. D’altro canto però le autorità di Tbilisi non la ritengono una minaccia imminente: secondo il capo del Comitato per le relazioni estere della Georgia Nikoloz Samkharadze, infatti, ci vorranno “almeno tre anni” per finire la costruzione. A prescindere da ciò, la base di Ochamchire rimane un grosso problema per il futuro del conflitto russo-ucraino. Secondo Natia Seskuria (Royal United Services Institute), se la Russia dovesse attaccare da questa posizione l’Ucraina – o anche se quest’ultima scegliesse di prendere di mira le imbarcazioni navali russe dislocate in tale approdo – allora la Georgia potrebbe divenire parte della guerra.