Dopo quattro anni dalle tragicamente note elezioni presidenziali del 2020, la Bielorussia torna al voto per eleggere i membri della Camera bassa e dei Consigli locali. Con l’opposizione democratica (in esilio) che invita al boicottaggio e l’aumento della repressione da parte delle autorità centrali, i risultati di queste elezioni sono alquanto scontati. Eppure, l’imminente tornata elettorale potrebbe rivelarsi più importante di quanto si pensi.
Tra meno di un mese, la Bielorussia tornerà al voto per la prima volta dal 2020. Quattro anni fa, le elezioni presidenziali risultarono nell’ennesima vittoria di Aleksandr Lukašenko, in carica come Presidente dal lontano 1994. Una vittoria contestata da larga parte della cittadinanza con intense proteste di massa, le quali vennero causate delle documentate accuse di frode elettorale, ma soprattutto dalla repressione sistematica delle autorità centrale verso politici e militanti dell’opposizione. Le elezioni del 25 febbraio 2024 non sono paragonabili per rilevanza a quelle del 2020, poiché non si tratterà di elezioni presidenziali, bensì locali e parlamentari. Eppure, si tratterà di un evento importante per il futuro politico del Paese poiché fanno da apripista ad una serie di appuntamenti politici che, passando per la creazione della nuova Assemblea Popolare Bielorussa, si concluderà con le presidenziali del 2025.
Il 25 febbraio 2024 i soli cittadini bielorussi residenti nel paese eleggeranno i Consigli locali e la Camera dei Rappresentanti (la camera bassa del Parlamento bielorusso). Nel frattempo, i cittadini residenti al di fuori dei territori nazionali non potranno esercitare il proprio diritto di voto per via del rifiuto delle autorità centrali di allestire seggi all’estero. Considerando il ruolo perlopiù decorativo delle istituzioni che verranno elette, le elezioni locali e parlamentari non hanno mai suscitato un particolare interesse nella cittadinanza, svolgendosi prevalentemente in maniera non violenta e senza proteste. In più, visto che esprimere dissenso in Bielorussia è ormai troppo difficile per via del continuo controllo e della vigorosa repressione delle autorità centrali, è verosimile – ma non totalmente certo – che le elezioni del 25 febbraio si svolgeranno in maniera sostanzialmente pacifica. Intanto, le forze di sicurezza vengono addestrate in via precauzionale a disperdere eventuali proteste, nonché a condurre perquisizioni di massa. Oltre al controllo delle strade e dei media, nel corso degli anni il regime bielorusso ha anche proceduto allo scioglimento di tutti i veri partiti di opposizione, nonché di diversi partiti pro-regime. Su quindici partiti originari, ne sono rimasti solo quattro: il partito di governo Belaya Rus; il Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia, ed il Partito Comunista, entrambi tradizionalmente pro-Lukašenko; e il Partito Liberal-Democratico, il quale dal 2020 è passato dall’opposizione al sostegno attivo dell’attuale presidente.
Le autorità di regime bielorusse hanno impostato la campagna elettorale attorno a tre temi ideologici fondamentali:
- Pacifismo armato, ossia la (discutibile) celebrazione pubblica dell’assenza della Bielorussia dal conflitto russo-ucraino, mentre Minsk continua a militarizzarsi e le forze di sicurezza sono sempre più rilevanti nel paese a livello politico.
- Populismo di sinistra.
- Esaltazione dei valori della famiglia tradizionale e della natalità, in opposizione alla “propaganda LGBT” e alle ideologie childfree.
Nel mentre, l’opposizione democratica continua ad essere attiva prevalentemente all’estero, poiché ‘a casa’ il prezzo da pagare per il dissenso politico è divenuto troppo elevato. Ad esempio, pochi giorni fa (26 Gennaio) l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha approvato che una delegazione rappresentativa delle forze democratiche bielorusse partecipi ai lavori dell’Assemblea stessa. Vista la violazione sistematica dei principi democratici, le repressioni di massa, e la restrizione delle libertà politiche dei cittadini bielorussi, le forze democratiche di opposizione considerano le prossime elezioni come illegittime, “un rituale senza senso né giustizia”, e invitano i concittadini a boicottarle. Dunque, non solo è probabile che le elezioni si svolgeranno in maniera ordinata, ma anche che l’astensione raggiungerà percentuali molto alte. In ogni caso, il regime bielorusso ha già eliminato ogni soglia di sbarramento per l’elezione dei singoli candidati, così da indebolire la strategia di boicottaggio dell’opposizione.
Intanto, le autorità bielorusse preposte al processo di osservazione elettorale hanno deciso di invitare solo osservatori che rappresentino organizzazioni internazionali ‘amiche’, o di cui Minsk fa parte: la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS), l’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), e lo Stato dell’Unione Russia-Bielorussia. Come accaduto nel 2020, l’ODIHR (Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani) non è stato invitato a partecipare all’attività di osservazione elettorale. Una decisione definita dall’OSCE come “profondamente deplorevole”, che “contraddice il principio di trasparenza”.
Sarebbe un errore, però, sottovalutare l’importanza delle imminenti elezioni. Infatti, quest’ultime sono solo il primo di una serie di importanti eventi politici che culminerà con le presidenziali del 2025. Si tenga inoltre a mente che i membri dei Consigli locali e della Camera dei Rappresentanti eletti nel febbraio 2024 voteranno la composizione dell’Assemblea Popolare Bielorussa, un organo pseudo-parlamentare di circa 1.200 delegati. Fortemente criticata dall’opposizione democratica, dal 2024 la suddetta Assemblea diventerà un organo ufficiale dello Stato, ed avrà un potere immenso. Ciò è stato possibile grazie di una revisione costituzionale attuata lo scorso anno, con la quale l’Assemblea ha acquisito nuovi importanti poteri. Ad esempio, essa avrà facoltà di dichiarare la legge marziale e lo stato d’emergenza nazionale, revocare atti legislativi, e rimuovere giudici della Corte Costituzionale e di quella Suprema (istituzioni apicali del sistema giudiziario bielorusso).
L’Assemblea avrà soprattutto il potere di destituire il Presidente in caso di violazione sistematica della Costituzione o di tradimento, nonché di valutare la legittimità del processo elettorale e di fornire “indicazioni obbligatorie” ai dipartimenti governativi. Con la riforma costituzionale del 2023, solo Lukašenko potrà detenere contemporaneamente le cariche di capo di stato, e presidente dell’Assemblea Popolare Bielorussa. Al contempo, quest’ultima ruoterà attorno al Consiglio Esecutivo (o anche Praesidium), una sorta di moderno Politburo formato da massimo 15 persone, le quali verranno nominate dallo stesso Lukašenko. Sebbene egli continui ad essere a tutti gli effetti l’unica vera autorità al comando, sarà interessante capire chi finirà per affiancarlo all’interno del Consiglio. Se, ad esempio, il Praesidium dell’Assemblea sarà prevalentemente composto da membri delle forze di sicurezza (già potenziate dal 2020 ad oggi), ne deriverà un ulteriore rafforzamento della loro posizione nel paese. Tuttavia, ciò potrebbe avere conseguenze imprevedibili; addirittura dannose per la stabilità di Lukašenko. Non sorprenderebbe più di tanto, dunque, se egli decidesse di optare per la formazione di un Consiglio prettamente civile, così da contrastare l’autorità crescente dell’apparato di sicurezza in Bielorussia. Comunque sia, la futura costituzione del Praesidium sarà lo specchio della distribuzione di influenza politica all’interno della ristretta nomenklatura bielorussa. C’è anche chi ritiene che questa nuova Assemblea possa in qualche modo fungere da strumento di transizione in favore di un eventuale cambiamento di leadership in un futuro imprecisato. Tuttavia, nel marzo 2023, Lukašenko ha definitivamente concluso tale dibattito, esortando chiunque a cessare ogni discussione sulla successione politica e a “non ritornare sull’argomento.”
Le elezioni presidenziali e locali di febbraio 2024, pur non decisive di per sé, sono molto rilevanti in quanto rappresentano il primo, significativo atto di un periodo molto intenso dal punto di vista politico. Infatti, i membri eletti nei Consigli locali e nella Camera dei Rappresentanti avranno un ruolo nella formazione della nuova Assemblea Popolare. E nel 2025 i cittadini bielorussi torneranno alle urne per le elezioni presidenziali. È molto probabile che le prossime elezioni si svolgeranno in maniera pacifica, senza grandi proteste. Questo poiché il prezzo da pagare per l’espressione del dissenso è troppo alto, mentre l’opposizione (in esilio) ha deciso di adottare una tattica sostanzialmente passiva: negazione della validità delle elezioni, e boicottaggio. Se si considera che i Consigli locali e la Camera bassa del Parlamento bielorusso hanno già perso gran parte del loro valore politico e tendono a generare scarso coinvolgimento elettorale, è probabile che l’astensionismo raggiungerà livelli significativamente elevati.