La Penisola di Kola è la santabarbara della Federazione Russa, per capacità degli arsenali presenti in loco e importanza della sua posizione. I numeri e gli scopi del dispiegamento militare russo.
Perno strategico dell’apparato militare di Mosca, la Penisola di Kola, situata sul fianco nord-occidentale dell’Artico russo, negli ultimi anni sta assistendo ad una militarizzazione sempre più massiccia. Sebbene ciò abbia attirato l’attenzione di molti Paesi – Stati Uniti in primis – non si può certo dire che sia una sorpresa, né tantomeno una novità. Sede del “bastione” di sovietica memoria, questo lembo di terra proteso sul Mare di Barents è punteggiato da importanti basi che continuano a costituire, anche dopo il crollo dell’URSS, il fulcro del deterrente nucleare russo. A monitorarlo, dal 2014, è il Comando Strategico Congiunto della Flotta del Nord, con base a Severomorsk.
La Flotta del Nord vanta, nella regione, cinque formazioni operative, la maggior parte delle quali ha sede proprio nella penisola di Kola. La parte del leone la fanno quelle navali (cui appartengono il Comando delle Forze Subacquee di superficie, la Flottiglia della Penisola di Kola e la 61ª Brigata di Fanteria Marina), seguite dalla 45ª Armata per la Difesa Aerea e dal 14° Corpo dell’Esercito (composto, a sua volta, dalla 200ª Brigata Motorizzata Fucilieri e dall’80ª Brigata Motorizzata di Fucilieri Artici). Coordinate dal Comando Strategico Congiunto, le formazioni operative della Flotta del Nord hanno incarichi ben precisi, che ricadono però all’interno di quattro macro-obiettivi nazionali: la difesa del territorio, la protezione degli interessi nazionali nella regione artica, la proiezione di potenza e, infine, l’assicurazione del second-strike nucleare. Ciò che si evince dalla natura di questi obiettivi (ribaditi, a più riprese, nelle dottrine strategiche russe, nonché in varie dichiarazioni del presidente Putin) è l’intreccio di difesa e potenziale offesa, aspetti che, agli occhi di Mosca, “giustificano” un marcato rafforzamento della postura militare nell’area. Soprattutto in seguito all’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO.
Un primo, importante segnale di tale irrobustimento si è riscontrato nei lavori di ammodernamento che, a partire dal 2011-2012, hanno interessato alcune infrastrutture militari nella penisola. Come emerge da un report del Center for Strategic and International Studies, le migliorie sarebbero state finalizzate ad incrementare la prontezza e la capacità operativa russa, rafforzando, al contempo, la capacità di scoperta avanzata; ad esserne interessate sono state numerose infrastrutture di epoca sovietica, e, in particolare, alcune basi di supporto per sottomarini. In quella di Okolnaya, ad esempio, nel 2013 è stato costruito un grande deposito permissili R-30 «Bulava», con cui equipaggiare i sottomarini nucleari lanciamissili balistici di classe «Borei».
La presenza di sottomarini – siano essi sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN), sottomarini nucleari lanciamissili da crociera (SSGN), oppure sottomarini nucleari d’attacco (SSN) – costituisce la componente marittima della triade nucleare russa: con un’alta concentrazione di basi per il supporto di questi battelli, la Penisola di Kola si conferma essenziale per la capacità di second-strike nucleare. Esempio eclatante è Gadzhiyevo, base dei sottomarini lanciamissili balistici delle classi «Borei» e «Delta-IV»: una volta dotati di SLBM (fino a sedici «Bulava» per ogni SSBN «Borei», e fino a sedici «Sineva» e quattro «Starfish» per la classe «Delta IV»), questi battelli rappresentano le punte di diamante della deterrenza nucleare russa. La classe «Borei», in particolare, vanta un’avanzata tecnologia stealth, nonché un elevato carico pagante di SLBM. Oltre a rappresentare il porto principale per questi SSBN, Gadzhiyevo custodisce – grazie alla costruzione di nuovi depositi –anche i missili di questi sottomarini, nonché le relative testate nucleari. Altri depositi di stoccaggio di testate nucleari, nella penisola, sarebbero la baia di Okolnaya, Shcukozero, Bolshoya Ramozero e Nerpicha.La base di supporto ai sottomarini di Zapadnaya Litsa – situata nella parte più occidentale della penisola, a soli 50 km dal confine con la Norvegia – ospita invece alcuni sottomarini di classe «Yasen» e «Yasen-M», battelli di quarta generazione che trasportano missili da crociera subsonici e ipersonici «Kalibr» e «Oniks».
La rilevanza strategica di queste basi presuppone, naturalmente, la protezione del bastione: proprio come in epoca sovietica, ad assicurarla sono le forze aeree e navali. Altrettanto fondamentali per conseguire obiettivi difensivi (protezione del territorio e degli interessi nazionali in loco) o potenzialmente offensivi (proiezione di potenza, assicurazione del second-strike), queste due componenti della Flotta del Nord vantano capacità militari di tutto rispetto. Per quanto concerne le forze navali, a far parte della Flotta ci sarebbero 37 navi di superficie; l’ammiraglia, avente base a Severomorsk, è l’incrociatore lanciamissili a propulsione nucleare Pyotr Velikiy, appartenente alla classe «Kirov», potenzialmente equipaggiabile con missili antinave «Shipwreck» e missili aria-superficie «Gauntlet». A fare base nella penisola di Kola è anche l’Admiral Kuznetsov, la sola e unica portaerei della Flotta: come il Velikiy, questa unità può essere dotata dei sistemi missilistici «Shipwreck» e «Gauntlet»; tuttavia, potendo essere equipaggiata anche con un pesante armamento di missili da crociera, l’Admiral Kuznetsov figura prettamente come nave da difesa più che di attacco (compito invece egregiamente svolto dagli incrociatori di classe «Kirov»). Se le attività di ammodernamento cui è attualmente sottoposta dovessero prevederne una riconfigurazione come portaerei d’attacco – secondo i criteri occidentali –, l’Admiral Kuznetsov potrebbe perdere le proprie capacità di piattaforma missilistica antinave. L’unità risulta dotata anche di robuste difese antiaeree: ad oggi, la difesa anti-aerea ravvicinata è rappresentata da ben otto sistemi missilistici «Kashtan», su ciascuno dei quali sono montati due lanciatori per missili terra-aria 9M311 e due cannoni automatici Gatling GSh-6-30. Per la difesa aerea a lungo raggio, invece, la portaerei dispone di 24 lanciatori verticali per il sistema missilistico «Tor»; da questo, sono lanciabili i 192 missili terra-aria «Gauntlet».
Oltre al ruolo svolto dal Velikiy e dal Kuznetsov, le forze navali godono di notevole supporto anche da altre unità, come le fregate di classe «Gorshkov» o dal cacciatorpediniere lanciamissili Marshal Ustinov.
Per quanto riguarda invece le capacità aeree, esse si articolano, nella penisola di Kola, attorno a quattro principali formazioni, subordinate alla 45ª Armata per la Difesa Aerea. Si tratta del 279° Reggimento Caccia Imbarcati, dotato di 24 caccia Su-33; il 100° Reggimento Caccia Imbarcati, dotato di 24 caccia da superiorità aerea MiG-29K; il 98° Reggimento d’attacco Multi-ruolo dotato di 12 caccia MiG-31BM, 12 Su-24M e un numero indefinito di Su-24MR; infine, a Severomorsk, c’è anche un reggimento di aeromobili a pilotaggio remoto (Uncrewed Aerial Vehicles, UAV). Voli di pattuglia vengono spesso effettuati da bombardieri strategici, come il Tu-95 e il Tu-160.
La capacità di difesa aerea fissa è supportata, a sua volta, da sofisticati sistemi missilistici: sebbene quello più diffuso sia l’S-300 (un sistema terra-aria a lungo raggio capace di tracciare i bersagli in piena autonomia), dal 2007 è stato introdotto – e installato nella Penisola – l’S-400 «Triumf», capace di ingaggiare, simultaneamente, fino a 36 bersagli posti a 400 km di distanza. Integrandosi ad altri sistemi come l’S-350 e l’S-500, il «Triumf» rappresenta la spina dorsale della difesa antiaerea russa.
Oltre al rafforzamento delle capacità marittime e aeree, Mosca ha investito molto anche nel tentativo di sviluppare un vantaggio strategico nell’utilizzo dello spettro elettromagnetico: la Penisola di Kola, a questo proposito, vanta numerose stazioni radar, tra cui spicca l’Olenegorsk-1, pilastro del sistema di allarme precoce contro gli attacchi di missili balistici. Nella regione è presente anche il Murmansk-BN, un sistema ad onde corte progettato per “disturbare” le comunicazioni a lungo raggio trasmesse da unità navali e velivoli militari. Fondamentale per la guerra elettronica,il Murmansk-BN permetterebbe alla Russia di monitorare le comunicazioni nel raggio di 8.000 km, fornendo alla Flotta del Nord importanti capacità di scoperta avanzata e preventiva.
L’esibizione delle capacità militari – via via più irrobustite – nella Penisola di Kola è spesso avvenuta nel contesto di alcune esercitazioni. Nel 2019, ad esempio, si è tenuta l’esercitazione Grom-19, in cui sono state testate le forze nucleari, sia tattiche che strategiche. Fiore all’occhiello di questa manovra è stato il lancio, dal cosmodromo di Plesetsk, del missile balistico intercontinentale RS-24 «YARS»: con la capacità di portare molteplici testate nucleari, un raggio d’azione di 10.500 km, nonché la capacità di attivare ingannatori attivi o passivi, questo missile costituisce la pietra miliare del deterrente nucleare russo a terra.
Lo scopo di esercitazioni come la Grom-19 non è, beninteso, la semplice preparazione in vista di un ipotetico conflitto. Come sottolinea lo US Army College, lanciando queste manovre Mosca intende riaffermare il ruolo della Russia come potenza internazionale di prim’ordine. Gli avanzati asset militari multi-dominio presenti nell’Artico permettono alla Federazione di veicolare questo messaggio in maniera particolarmente assertiva, e, in questo contesto, il ruolo della Penisola di Kola è a dir poco cruciale. Con le sue capacità marittime, aeree e missilistiche – sommate alle circa 3.000 testate nucleari stoccate nei vari depositi – quest’area rappresenta la “santabarbara” della Federazione. Del resto, come affermato dal giornalista e reporter Marzio Mian, «fossimo nel Medioevo e non nell’era dei missili intercontinentali e supersonici, una volta presa la fortezza di Kola, crollerebbe la Russia intera».
Isabella Chiara