Dopo 10 lunghi anni dalla firma dell’Accordo di associazione con l’UE, la Georgia finalmente ha ottenuto lo status di paese candidato nel dicembre 2023[1]. Un sogno per la maggior parte dei georgiani e un successo simbolico di grande rilevanza. Nonostante le critiche, l’aria dicembrina aveva portato con sé un rinnovato senso di speranza per la piccola nazione caucasica, alle prese con un bivio cruciale per il suo futuro.
Erede dei tumultuosi anni Novanta, la Georgia cerca la sua traiettoria tra due grandi poli opposti: l’Europa, con l’alleanza euro-atlantica sullo sfondo, e la Russia, vicina, enorme e onnipresente. Con questo risultato, Tbilisi sembrava orientarsi finalmente verso l’Europa. L’entusiasmo portò addirittura l’allora primo ministro, Irakli Garibashvili, a dichiarare: “Oggi la Georgia è orgogliosamente una nazione europea”.
Sono passati cinque mesi. Il 18 maggio, la Presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, ha posto il veto alla Legge sulla Trasparenza dell’Influenza Straniera. Dieci giorni dopo, il 28 maggio, con 84 voti la maggioranza di governo ha ribaltato il veto, di fatto catapultando il paese lontano da quel dicembre europeo. Questa legge, il cui sofferto percorso di approvazione esibisce chiaramente tutte le contraddizioni di un paese ancora in preda a profonde divisioni, rischia di allontanare un futuro che finora sembrava promettente. Un futuro che sembrava avere i colori dell’Unione Europea. Ma partiamo con ordine. Che cos’è questa legge? Perché è così controversa?
Innanzitutto, questa non è la prima volta che il progetto di legge viene presentato in Parlamento. Proprio l’anno scorso è stato bloccato all’ultimo momento a causa dell’ampio eco mediatico delle proteste contro il governo e di una risposta coordinata a livello europeo, che si è generalmente opposta alla sua promulgazione. Il Governo ha nuovamente presentato il progetto di legge quest’anno, mostrando una determinazione maggiore. A una prima occhiata approssimativa, ma essenziale, la legge impone alle organizzazioni della società civile e ai media che ricevono oltre il 20% dei finanziamenti da fonti straniere di essere soggetti a una supervisione più rigorosa. Inoltre, devono registrarsi presso il Ministero della Giustizia (e non presso quello dell’Economia, come ci si potrebbe attendere), esponendosi a sanzioni per reati non ancora definiti, il che lascia alle autorità un ampio margine di interpretazione. Questa legge è considerata pericolosamente simile a leggi analoghe in altri paesi dell’ex spazio sovietico, in particolare alla legge russa del 2012, che ha praticamente lo stesso nome ed è stata successivamente aggiornata ed ampliata nel suo scopo fino alle estreme conseguenze dell’aggiornamento del 2022, sostituitendo tutte le versioni[2] precedenti. Proprio per questo accostamento, nonché per le conseguenze che questa legge potrebbe portare negli scenari ipotizzati dai suoi detrattori, viene anche definita, non senza sarcasmo, “la legge russa”.
In aggiunta alle critiche dell’opposizione, la legittimità di questa legge è stata messa in discussione anche da organismi internazionali neutri come la Commissione di Venezia, l’organo consultivo giuridico del Consiglio d’Europa per i temi dei diritti umani, della democrazia e dell’amministrazione pubblica.
Nel suo ultimo rapporto di maggio, la Commissione ha evidenziato diversi problemi critici che non sono stati affrontati nella forma attuale della legge. In primo luogo, tra i problemi evidenziati, la Commissione ha sottolineato l’incompatibilità della legge con gli standard internazionali ed europei, trovandola contraria ai diritti alla libertà di espressione, associazione e privacy, come definiti nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e nel Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR). Ha inoltre aggiunto che le restrizioni imposte dalla legge non rispettano i requisiti di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione. Infine, i pesanti obblighi di registrazione e rendicontazione, insieme alle severe sanzioni amministrative nel caso di non-compliance e alla costante sorveglianza prevista, minacciano la stabilità finanziaria, la credibilità e l’efficacia operativa delle organizzazioni interessate, mettendo a rischio la loro stessa esistenza e minacciando di indebolire la vivace galassia associativa del Paese.
L’opposizione del Presidente Zurabishvili
La Presidente, eletta nel 2018 con il sostegno di Sogno Georgiano (non senza ironia), pur avendo poteri principalmente cerimoniali, ha manifestato ripetutamente il suo dissenso nei confronti della maggioranza e del disegno di legge stesso. Questo divario si è ampliato sempre di più negli ultimi due anni, arrivando al culmine con le dichiarazioni di molti esponenti di spicco dell’esecutivo che l’hanno definita apertamente una “traditrice della patria”. Tuttavia, durante il discorso relativo al veto, la Presidente ha affermato che “non è possibile migliorare questa legge” poiché è “anticostituzionale, antigeorgiana, antieuropea e antidemocratica.” Secondo lei, quindi, non c’era altra alternativa se non ritirare la legge. Nelle sue correzioni motivate, ha proposto di abrogare la legge il più rapidamente possibile dopo la sua promulgazione e ha modificato l’ultimo articolo della legge approvata (Articolo 11, par. 2) in modo che recitasse: “Questa legge sarà in vigore per un giorno dalla sua pubblicazione.”
In un copione che si ripete ininterrottamente da metà aprile fino a oggi, una marea di manifestanti ha occupato le strade attorno al Parlamento, occupando le prime pagine dei giornali più autorevoli d’Europa e oltre. L’annullamento del veto ha provocato l’ira dei manifestanti riuniti fuori dal Parlamento, rappresentativi di una buona parte della società che teme qualsiasi rischio per il percorso del paese verso l’UE. Il ribaltone è avvenuto nonostante gli appelli dell’ultimo minuto da parte dell’Unione Europea, di diversi stati membri, nonché degli Stati Uniti, ai legislatori georgiani. In termini tecnici, la legge ora torna a Zurabishvili per essere firmata. Se si rifiuta, il presidente del Parlamento, il membro di Sogno Georgiano Shalva Papuashvili, ha la facoltà di firmare la legge e quindi farla pubblicare ufficialmente.
Le principali ipotesi sulle motivazioni pratiche dietro questa legge ruotano intorno al desiderio di Sogno Georgiano di consolidare il proprio potere in vista delle elezioni di ottobre di quest’anno, considerate cruciali per il percorso euro-atlantico della Georgia. Infatti, questa legge potrebbe ostacolare anche il lavoro degli osservatori elettorali internazionali che verranno nel paese per monitorare le elezioni. Nonostante queste osservazioni estremamente critiche nei confronti del governo, Sogno Georgiano continua a difendere strenuamente la propria posizione, respingendo ogni accusa di incompatibilità della legge con gli standard dell’UE. Il partito di maggioranza insiste nel ribadire che l’obiettivo della legge è aumentare la trasparenza e garantire la sicurezza nazionale, e che questa normativa non rappresenta un ostacolo ma piuttosto un passo necessario verso una maggiore integrazione europea.
Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno avvertito Sogno Georgiano che ignorare le critiche e reprimere violentemente le manifestazioni di dissenso avrà conseguenze negative. Sebbene non sia ancora chiara la magnitudine di queste ripercussioni, tra le opzioni sono state vociferate sanzioni mirate, interruzioni di accordi commerciali e, cosa che spaventa molto i cittadini georgiani, il declassamento dei regimi di visto con il paese. A tal proposito, Il 27 maggio, l’Alto Rappresentante dell’UE per la politica estera Josep Borrell ha dichiarato che il blocco ha iniziato a valutare le opzioni nel caso in cui la Georgia approvi la legge. Ha affermato inoltre che una decisione sarà presa il mese prossimo[3].
Le reazioni dell’Ovest
Come accennato, la Georgia ha ottenuto lo status ambito di paese candidato all’UE a dicembre, ma deve ancora iniziare i colloqui effettivi di adesione, che potrebbero durare anni. C’era la speranza che tali colloqui potessero iniziare entro quest’anno, ma Bruxelles ha avvertito che la legge non solo potrebbe ritardare questo processo ma metterebbe in dubbio l’intero status di candidato. I guai con l’Europa non finiscono qui: Il 27 maggio, i presidenti dei parlamenti di sette paesi membri dell’UE – Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Francia, Paesi Bassi e Polonia – hanno rilasciato una dichiarazione[4] congiunta invitando i legislatori georgiani a ritirare la legislazione. “Lo spirito e il contenuto della Legge sulla Trasparenza degli Agenti Stranieri adottata dal Parlamento georgiano sono incompatibili con le norme e i valori europei. La legge, così com’è, cerca di silenziare i media e le organizzazioni della società civile che svolgono un ruolo vitale in una società democratica e sono fondamentali per aiutare la Georgia nel suo percorso verso l’UE”, viene affermato nella dichiarazione.
La Georgia si trova dunque a un bivio cruciale. Ha raggiunto una tappa fondamentale nel dicembre 2023, ottenendo lo status di paese candidato all’UE. Ora, rischia di perdere questa opportunità storica. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno già lanciato avvertimenti, segnalando che le azioni del governo georgiano potrebbero avere conseguenze significative. La minaccia di sanzioni e la possibilità di un rallentamento del processo di adesione all’UE rappresentano rischi concreti che potrebbero isolare ulteriormente la Georgia. La lotta per il futuro della Georgia è appena cominciata e il mondo intero guarda.
Fabrizio Furlani
[1] Krikorian, Onnik. “La Georgia celebra lo status di paese candidato UE.” 19/12/2023
[2] Il 14 luglio 2022, Vladimir Putin ha firmato la Legge Federale n. 255-FZ “Sul controllo dell’attività delle persone sotto influenza straniera” che ha sostituito tutte le precedenti leggi che avevano introdotto il termine “agente straniero”. Questa legge è entrata in vigore il 1° dicembre 2022. In conformità con la nuova legge codificata, come “agente straniero” può essere dichiarata qualsiasi entità giuridica russa o straniera (indipendentemente dalla sua forma organizzativa e legale), associazione non registrata o persona fisica (indipendentemente dalla sua cittadinanza). I motivi per il riconoscimento come “agente straniero” sono la ricezione di “supporto” (denaro e altri beni, assistenza scientifica, tecnica o metodologica) da fonti straniere e “essere sotto l’influenza straniera” (impatto attraverso la persuasione). È sufficiente un solo motivo per essere dichiarati “agente straniero”.
[3] Agenda.ge “EU High Representative says EU Foreign Affairs Council “exchanged views” on Georgian transparency law” 27.05.2024
[4] Civil.ge “Seven EU States Speakers Urge Speaker Papuashvili to Withdraw the Agents’ Law” 28.05.2024