Gli interessi di Parigi nella regione situata tra il Mar Nero e il Caspio hanno raffreddato i suoi rapporti con l’Azerbaigian, pur proficui nei primi anni d’indipendenza della repubblica ex sovietica. La postura filo-armena della Francia è sfociata in boicottaggi e persino rivolte nei suoi dipartimenti d’Oltremare, con la partecipazione attiva e neanche troppo dissimulata delle autorità azere. Un prezzo che l’Eliseo pare disposto a pagare, pur di ritagliarsi uno spazio d’influenza nel Caucaso – a discapito di Mosca, ma anche di Washington e di Ankara.
Negli ultimi anni le relazioni tra la Francia e l’Azerbaigian si sono sensibilmente deteriorate a vantaggio dell’asse Parigi – Erevan. La seconda guerra del Nagorno-Karabakh e la definitiva riconquista della regione da parte di Baku a settembre 2023, parallelamente alla guerra in Ucraina, hanno determinato la ridefinizione degli assetti geopolitici nel Caucaso meridionale. E la Francia non vuole perdere l’occasione per ricavarsi una posizione di rilievo.
La cooperazione militare franco-armena
Le relazioni tra Baku e Parigi, dall’indipendenza dell’Azerbaigian nel 1991, sono andate progressivamente rafforzandosi, soprattutto nel settore energetico (Total è presente nel Mar Caspio per lo sfruttamento dei giacimenti del gas in cooperazione con la “State Oil Company of Azerbaijan” (SOCAR)), in quello logistico, nell’agroalimentare, oltre ai settori bancario e turistico. La Francia, inoltre, ha co-presieduto (insieme agli Stati Uniti e alla Russia) al Gruppo di Minsk dell’OSCE, organismo istituito nel 1992 per la risoluzione del conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh.
Anche le relazioni tra la Francia e l’Armenia sono storicamente positive: sebbene non particolarmente floride dal punto di vista commerciale, dopo Russia e Stati Uniti la Francia ospita la maggiore diaspora armena, stimata in oltre mezzo milione, e la cui presenza riveste un ruolo primario nella promozione degli interessi di Erevan nella Repubblica transalpina.
L’insieme di questi fattori ha contribuito a determinare, negli ultimi tre decenni, un approccio piuttosto bilanciato nella politica estera francese verso le nazioni del Caucaso meridionale.
L’Eliseo, tuttavia, dalla seconda guerra del Nagorno-Karabakh, e soprattutto a seguito della riconquista di quest’ultimo[1] da parte dell’Azerbaigian (settembre 2023), ha aumentato esponenzialmente il proprio sostegno finanziario e militare all’Armenia.
Nel merito Parigi ha annunciato la fornitura a Erevan dell’avanzato sistema radar Thales GM 200, oltre a firmare un memorandum d’intesa per la fornitura del sistema di difesa aerea a corto raggio Mistral (sebbene l’Armenia sia già coperta da un trattato di difesa aerea siglato con la Russia nel 2015). Nell’ottica del rafforzamento della cooperazione militare, nell’ultimo anno sono stati stipulati contratti per la cessione di veicoli blindati, armi, equipaggiamento e munizioni, e a giugno 2024 è stato annunciato l’invio di 36 obici Caesar[2]. In aggiunta, nel 2023 Parigi ha allocato aiuti umanitari per complessivi 29 milioni di euro verso l’Armenia, di cui 15 milioni in favore degli sfollati del Nagorno-Karabakh[3]. L’Armenia è stata definita una “priorità” nella politica estera dal ministro della difesa francese, ed Emmanuel Macron ha sottolineato “Il sostegno della Francia all’Armenia, alla sua indipendenza, all’integrità territoriale, al processo democratico e alle aspirazioni pacifiche[4].”
L’invio di armamenti all’Armenia è fortemente criticato dall’Azerbaigian, il cui ministro della Difesa ha accusato “Il regime di Macron” di perseguire “una politica di militarizzazione e di intrighi geopolitici nella regione del Caucaso meridionale”, costituendo un ostacolo alla normalizzazione dei rapporti armeno-azeri”[5].
Sebbene l’Armenia rivendichi il diritto a dotarsi di mezzi di difesa, l’Azerbaigian e numerosi think tank e media vicini a Baku hanno accusato Parigi di alimentare il sentimento revanscista armeno, accrescendo le possibilità di un’escalation militare. L’Azerbaigian ha inoltre accusato la Francia di faziosità nella mediazione del conflitto all’interno del Gruppo OSCE di Minsk[6], tant’è che in seguito alla riconquista del Nagorno-Karabakh il presidente Ilham Aliyev ha ribadito la necessità di sciogliere il Gruppo, tacciato di inerzia e di essere latore di interessi partigiani.[7]
Gli interessi francesi e la diversificazione securitaria armena
Ma a cosa è dovuto il cambio di approccio della politica estera francese nell’area caucasica? La Francia starebbe innanzitutto tentando di aumentare la propria influenza nella regione al fine di contrastare la storica presenza della Russia (percepita in declino) e di sostituirsi, anche parzialmente, a Mosca quale partner securitario dell’Armenia[8].
In aggiunta, l’aumento della tensione tra Francia e Turchia nel Mediterraneo orientale – area di rilevante interesse energetico su cui la Turchia proietta i propri interessi – così come il supporto francese per la Grecia e Cipro hanno contribuito a scaldare la situazione anche nel Caucaso, con Baku e Ankara che accusano Parigi di voler contrastare i piani di integrazione panturchi[9].
Secondo alcuni analisti l’Eliseo punterebbe inoltre ad inficiare la collaborazione degli Stati Uniti e del Regno Unito nella regione. L’obiettivo sarebbe infatti quello di contrastare il crescente ruolo di Washington, anche in virtù del declassamento subito da Parigi nell’ambito del Gruppo di Minsk, e prevenire così l’eventuale passaggio della regione dalla sfera d’influenza russa a quella americana.
Storicamente l’Armenia ha fatto affidamento su Mosca per la protezione della propria integrità territoriale; tuttavia, i limitati sforzi di Mosca di proteggere gli interessi armeni hanno indotto Erevan a diffidare dell’alleato, generando un diffuso malcontento per il “tradimento” russo. La Russia ad aprile 2024 ha ordinato il ritiro delle forze di pace dalla regione e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, che ha di fatto sospeso la partecipazione dell’Armenia all’alleanza militare del CSTO, ha dichiarato pubblicamente di voler ritirare il Paese dall’organizzazione[10], oltre a ribadire l’inaffidabilità della Russia come alleato[11]. La perdita del Nagorno-Karabakh ha rivelato i limiti della strategia di sicurezza dell’Armenia, ed essendo il Cremlino concentrato prevalentemente sul fronte ucraino, Erevan potrebbe ritenere il momento opportuno per diversificare i propri partenariati di sicurezza senza dover affrontare ripercussioni immediate.
Isolata da un punto di vista geopolitico, ancora in stato di guerra con l’Azerbaigian e nell’atto di implementare le proprie relazioni (congelate dal 1993) con la Turchia come parte del piano di pace, l’Armenia ha iniziato a puntare ad altri Paesi quali garanti di sicurezza, tra cui la Francia, gli Stati Uniti e l’India. Tuttavia, tale riorientamento potrebbe non essere sufficiente per costruire un quadro di sicurezza alternativo in quanto, allo stato attuale, queste nazioni non possono fornire garanzie sul campo. Inoltre, la forte dipendenza armena dalla Russia in ambito energetico, logistico, agroalimentare e per le rimesse dei propri concittadini nella Federazione rendono difficile un totale decoupling da Mosca.
J’accuse: la politica neocolonialista francese
Il 17 gennaio 2024 il Senato francese ha adottato una risoluzione a larga maggioranza invitando il governo a imporre sanzioni – ovvero il sequestro dei beni dei leader azeri e un embargo sulle esportazioni di gas e petrolio dall’Azerbaigian verso la Francia – per l’offensiva di Baku di settembre 2023. È stata altresì avanzata la richiesta di reintegrazione degli armeni etnici nel Nagorno-Karabakh, riaffermando l’inviolabilità della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Armenia, e chiedendo il rilascio di tutti i prigionieri civili e militari della Repubblica dell’Artsakh[12]. Attualmente non è stata adottata alcuna misura per limitare le attività francesi in Azerbaigian nonostante la reciproca espulsione di diplomatici e l’arresto di un cittadino francese accusato di spionaggio dalle autorità azere[13].
Parallelamente, a causa della “politica anti-azera” dell’esecutivo francese, è stata proposta la sospensione di tutti i rapporti commerciali con la Francia, nonché l’imposizione di sanzioni e il ritiro di tutte le compagnie francesi dal Paese. Il ministero degli Esteri azero è stato poi invitato ad adottare misure per riconoscere l’indipendenza delle isole del Pacifico di Kanaka e Manihi, nonché della Corsica[14].
Aliyev ha più volte accusato Parigi di mantenere una postura neocolonialista in politica internazionale, mentre l’Eliseo, da suo canto, ha accusato l’esecutivo azero di interferenze nei territori d’oltremare.
L’apice delle tensioni riguarda le violente proteste indipendentiste scoppiate a maggio 2024 nella Nuova Caledonia francese – situata tra l’Australia e le Fiji – che hanno causato alcuni decessi e ingenti danni. Il 16 maggio il ministro degli interni francese Gérald Darmanin ha affermato che gli scontri hanno visto la partecipazione attiva dell’Azerbaigian con attività di disinformazione tramite i social media[15]; Baku ha negato qualsiasi coinvolgimento. Il servizio francese responsabile della lotta alle interferenze digitali straniere (Viginum) ha inoltre dichiarato di aver identificato una campagna diffamatoria promossa da canali azeri per il boicottaggio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024[16].
In merito alla vicenda è rilevante notare che a luglio 2023 in Azerbaigian, nel quadro della riunione ministeriale del Movimento dei Paesi non allineati, è stata istituita la Baku initiative against French Colonialism, un’iniziativa che include anche alcuni territori francesi d’Oltremare che aspirano all’indipendenza quali la Martinica, la Guyana francese, la Nuova Caledonia e la Polinesia francese. Facendosi promotore delle istanze anticoloniali, Baku punterebbe a posizionarsi come leader per i movimenti di liberazione, accrescendo il proprio standing internazionale e capitalizzando, in termini di visibilità politica e di prestigio, l’attiva postura di Aliyev nel contrastare le grandi potenze come la Francia, screditandone il ruolo internazionale ed accusandone le politiche neocolonialiste[17]. Questa linea politica parrebbe essere particolarmente cara ad Aliyev in vista della prossima conferenza annuale sul clima COP-29 che si terrà a novembre 2024 a Baku. Il presidente azero, completata la missione di riunificare il Nagorno-Karabakh alla patria, punta a sfruttare la congiuntura a lui favorevole per emergere quale leader tra i Paesi del sud globale.
Il complesso puzzle regionale
La crescente assertività di Baku, manifestatasi nella riconquista del Nagorno-Karabakh grazie all’appoggio militare di Turchia e Israele, proietta Ankara e l’alleato azero quale primari attori geopolitici nella regione – a discapito di Mosca e Teheran, partner dell’Armenia. Avvantaggiato nelle trattative di pace (la cui conclusione dovrebbe agevolare la cooperazione energetica e commerciale turco-azera), è improbabile che il regime di Aliyev intraprenda, nel breve termine, una campagna militare contro l’Armenia, esponendosi al rischio di sanzioni internazionali, a impatti reputazionali – anche in vista della COP-29 che verrà ospitata a Baku – e ad un’eventuale risposta iraniana.
La Turchia considera i recenti avvenimenti nella regione come una vittoria strategica, mentre l’Armenia contrasta i piani di integrazione economica tra Baku e Ankara del Nagorno-Karabakh. Anche l’Iran si oppone ai progetti logistico-commerciali turco-azeri che potrebbero ostacolare il confine condiviso con l’Armenia nel corridoio di Zangezur. Quanto alla Russia, indebolita da un punto di vista reputazionale e impegnata sul fronte ucraino, mantiene comunque la capacità di destabilizzare e proiettare il proprio potere nel Caucaso meridionale anche attraverso campagne mediatiche, promuovendo candidati alternativi favorevoli al Cremlino in vista delle elezioni parlamentari armene del 2026.
La crescente cooperazione militare con l’Armenia e la relativa autonomia strategica in seno all’UE permettono alla Francia di muoversi con maggiore autonomia nel teatro caucasico rispetto ad altri Paesi europei, come Italia e Germania, maggiormente dipendenti dal gas azero, guadagnandosi così una posizione di rilievo nella regione e proteggendo gli interessi armeni con l’intento di sostituirsi all’asse securitario russo-iraniano. Tuttavia, le difficoltà che il governo armeno deve affrontare nell’ambito della diversificazione dei propri garanti di sicurezza, gli accordi militari a lungo termine ancora in essere tra Mosca ed Erevan e l’ostilità di Baku e Ankara inficiano gli sforzi di Parigi di assurgere ad attore primario nella turbolenta regione.
[1] È interessante notare che, prima della sua cessazione, l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (nome armeno del Nagorno-Karabakh) manteneva una rappresentanza permanente a Parigi.
[2] https://www.azatutyun.am/a/33008806.html
[3] https://armenpress.am/en/article/1130848 ; https://armenpress.am/en/article/1125907
[4] https://www.primeminister.am/en/press-release/item/2024/02/21/Nikol-Pashinyan-Emmanuel-Macron/
[5] https://mod.gov.az/en/news/statement-by-the-ministry-of-defense-of-the-republic-of-azerbaijan-52125.html
[6] Azerbaijan Accuses France Of ‘Undermining’ Normalization With Armenia As Paris Recalls Envoy | (aravot.am)
[7] Azerbaijani president urges official dissolution of OSCE Minsk Group (aa.com.tr)
[8] La Francia è tra i maggiori esportatori di armamenti al mondo, e starebbe superando la Russia in termini di export (https://www.politico.eu/article/france-overtake-russia-world-weapons-exporter/)
[9] https://thegeopolitics.com/france-continues-to-derail-the-peace-process-in-the-south-caucasus-despite-countless-diplomatic-defeats/
[10] https://www.reuters.com/world/europe/armenia-leave-russia-led-security-bloc-says-pm-2024-06-12/
[11] We can’t rely on Russia to protect us anymore, Armenian PM says – POLITICO
[12] French Senate passes resolution calling for sanctions against Azerbaijan – Panorama | Armenian news
[13] https://www.lemonde.fr/en/international/article/2024/01/09/frenchman-arrested-in-azerbaijan-for-espionage-says-country-s-ambassador-to-paris_6416069_4.html
[14] Azerbaijani Parliament calls to suspend all French assets in country, including Total (azernews.az)
[15] https://www.france24.com/en/europe/20240517-why-is-france-accusing-azerbaijan-of-meddling-in-its-pacific-territory-of-new-caledonia
[16] https://www.lemonde.fr/en/international/article/2023/11/14/france-links-2024-olympic-smear-campaign-to-azerbaijan_6253853_4.html