Il Trattato di Partenariato Strategico firmato a gennaio da Russia e Iran rappresenta un passo cruciale nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi, evidenziando la necessità di appianare gli storici contrasti in funzione di obiettivi più ampi. Cosa prevede l’accordo, e cosa invece non può ancora includere. I paralleli avvicinamenti tra Russia e Corea del Nord, così come tra Iran e Bielorussia, ci dicono molto della fase in corso.
Il 17 gennaio 2025, i presidenti Vladimir Putin e Masoud Pezeshkian hanno firmato un Trattato di Partenariato Strategico composto da 47 articoli. Questo accordo rappresenta una svolta nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi, rafforzando legami già consolidati e aprendo nuove prospettive di cooperazione in ambiti chiave come l’energia, la difesa, il commercio e la tecnologia.
Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 il rapporto tra Russia e Iran ha subito un’evoluzione significativa. La Russia si è affermata come un partner fondamentale, fornendo armamenti e tecnologie per aiutare l’Iran a superare le difficoltà imposte dalle sanzioni internazionali. Tra i progetti di maggior rilievo figura la costruzione della prima centrale nucleare iraniana a Bushehr, entrata in funzione nel 2013, con ulteriori impegni per la realizzazione di altri reattori. Mosca ha inoltre giocato un ruolo di primo piano nel negoziato dell’accordo sul nucleare del 2015, contribuendo a garantire una riduzione delle sanzioni in cambio di limitazioni al programma nucleare iraniano. Nonostante il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo durante l’amministrazione Trump, la Russia ha mantenuto il suo sostegno, rafforzando il suo ruolo di alleato chiave di Teheran. Sul fronte mediorientale, Russia e Iran sono stati solidi alleati in Siria, sostenendo il regime di Bashar al-Assad contro i gruppi di opposizione. Tuttavia, la recente caduta del regime baathista ha messo alla prova la solidità di questa alleanza, evidenziando le vulnerabilità strategiche di entrambe le parti. A ciò si aggiunge la crescente pressione di Israele, che continua a colpire con attacchi aerei le postazioni militari iraniane e le difese aeree sostenute da Teheran.
L’invasione dell’Ucraina ha contribuito a definire un nuovo approccio russo verso il Medio Oriente, orientato a una maggiore opposizione all’Occidente. Questo cambiamento ha avuto riflessi anche sul rapporto con l’Iran, che si è tradotto in una crescente cooperazione, in particolare sul piano militare. La Russia ha acquistato droni e altre armi iraniane per la sua campagna in Ucraina, sottolineando la centralità dell’Iran nella strategia anti-occidentale di Mosca. L’elezione di Donald Trump nel 2024 e il ritorno della sua politica di “massima pressione” contro l’Iran hanno ulteriormente avvicinato Mosca e Teheran, unite nella resistenza alle politiche statunitensi. Di fronte a un crescente isolamento economico e diplomatico, l’Iran ha trovato nella Russia un partner cruciale per il supporto economico e militare.
Il Trattato firmato nel gennaio 2025 abbraccia una vasta gamma di settori, con implicazioni rilevanti per le relazioni bilaterali e per la stabilità regionale. Centrale è il rafforzamento del Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud, che collegherà Mosca a Mumbai attraverso l’ammodernamento delle ferrovie iraniane e l’espansione dei porti di Bandar Abbas e Chabahar. Questo progetto promette di ridurre i tempi di transito del 40% rispetto alla rotta tradizionale via Canale di Suez, favorendo il commercio globale e consolidando il ruolo strategico di Russia e Iran. Il Trattato prevede anche la creazione di un sistema di pagamento indipendente dai Paesi terzi, l’introduzione di transazioni in valute nazionali e lo sviluppo di prodotti finanziari autonomi, un passo cruciale per limitare gli effetti delle sanzioni occidentali. L’accordo consolida inoltre la collaborazione nucleare tra i due Paesi, con la costruzione di nuovi reattori in Iran e lo sviluppo di tecnologie avanzate per scopi civili.
Infine, l’accordo prevede disposizioni per l’espansione della cooperazione militare, includendo esercitazioni congiunte e programmi di addestramento. Sebbene i dettagli specifici non siano stati resi pubblici, questo settore rappresenta un’area cruciale per entrambi i Paesi. Il trattato contiene una clausola in cui entrambe le parti si impegnano a non sostenere aggressori reciproci e a impedire l’utilizzo dei propri territori per azioni ostili. Questo impegno risulta particolarmente rilevante per l’Iran, che affronta rivendicazioni territoriali da parte degli Emirati Arabi Uniti riguardo alle isole del Golfo. Tuttavia, come dichiarato da entrambe le parti, l’accordo non costituisce un’alleanza militare e non include una clausola di difesa reciproca in caso di aggressione da parte di terzi.
Il nuovo accordo tra Mosca e Teheran si inserisce in un contesto più ampio di alleanze strategiche anti-occidentali. La crescente collaborazione tra Russia e Corea del Nord, formalizzata con un partenariato strategico nel giugno 2024, sottolinea questo orientamento. Tale accordo include una clausola di difesa reciproca e ha visto Pyongyang sostenere apertamente le azioni russe in Ucraina, fornendo armamenti come missili balistici. Un ulteriore esempio di questa rete di alleanze è rappresentato dall’espansione delle relazioni tra Iran e Bielorussia. Il 15 gennaio 2025 il primo ministro bielorusso Roman Golovchenko ha incontrato il ministro iraniano dell’Industria, Miniere e Commercio, Seyyed Mohammad Atabak, per discutere nuove iniziative commerciali. Questi sviluppi evidenziano la volontà di creare un blocco di Stati capaci di resistere alle pressioni occidentali, ampliando le capacità difensive e promuovendo un ordine multipolare.
Nonostante le promesse di una cooperazione rafforzata, la relazione tra Iran e Russia non è priva di difficoltà. Divergenze politiche interne, difficoltà economiche e differenze nei rispettivi obiettivi geopolitici a lungo termine hanno spesso limitato il potenziale di questa alleanza. Un esempio significativo è rappresentato dal periodo della presidenza di Dmitrij Medvedev, durante il quale la Russia sostenne le sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran, causando un raffreddamento delle relazioni bilaterali. Analogamente, il ritardo nella consegna del sistema di difesa missilistica S-300 da parte della Russia ha in passato suscitato tensioni con Teheran, risolte solo nel 2015 con l’intervento di Putin. Anche le sfide economiche rappresentano un ostacolo significativo. Le sanzioni internazionali hanno limitato la capacità della Russia di sfruttare appieno le sue riserve energetiche, mentre l’Iran, con un’inflazione che supera il 35%, fatica a rafforzare la sua economia. La vulnerabilità dell’economia iraniana ai prezzi globali del petrolio complica ulteriormente la situazione, richiedendo un’attenta gestione delle politiche economiche e diplomatiche da parte di entrambi i Paesi.
Il Trattato rafforza l’alleanza strategica tra Russia e Iran, ponendo le basi per una cooperazione a lungo termine in settori cruciali. Tuttavia, il successo di questa partnership dipenderà dalla capacità di superare le sfide interne ed esterne, bilanciare le rispettive priorità e perseguire obiettivi strategici condivisi. Sebbene il rafforzamento della cooperazione economica e militare rappresenti un passo avanti verso un ordine multipolare, le tensioni storiche e le difficoltà economiche suggeriscono che il cammino verso una piena integrazione sarà complesso. In definitiva, il Trattato evidenzia le ambizioni di entrambi i paesi di ridefinire gli equilibri globali, ma rimane vulnerabile ai cambiamenti del contesto internazionale e alle divergenze tra Mosca e Teheran.
Virginia Gatto