Washington mira a colpire l’asse sino-russo, mettere fine alla distrazione ucraina e tornare a concentrarsi sull’Indo-pacifico. La quasi alleanza fra Russia e Cina terrà. Tuttavia, mentre la guerra in Ucraina ha avvicinato Mosca e Pechino, la pace potrebbe allontanarle. I limiti di un’amicizia e il futuro del fronte antioccidentale.
Che si tratti di una “ritirata strategica”[1] o di un fine calcolo politico, l’approccio alla guerra in Ucraina del presidente statunitense Trump ha lasciato il terreno delle dichiarazioni elettorali per confrontarsi con la prova dei fatti: concessioni rapide e unilaterali a Mosca per puntare al negoziato. Per ora, comunque, non è chiaro su quali fronti Washington andrà effettivamente incontro ai desideri russi. Lo scopo ultimo: prevenire la formazione di un colosso pan-eurasiatico, vero incubo della Casa Bianca. L’amicizia fra Putin e il presidente cinese Xi rappresenta oggi una concreta minaccia per gli Stati Uniti, che nell’Indo-pacifico puntano a fronteggiare una Cina debole e il più isolata possibile. Da qui l’esigenza di sedurre la Russia e spezzare il legame euro-asiatico, anche in nome della convinzione statunitense che ciò corrisponda ai sogni segreti di Mosca, vista come dipendente da una Repubblica Popolare troppo vicina e demograficamente pesante.
L’apparente scommessa di Trump sembra quindi strizzare l’occhio alla mossa di Kissinger e Nixon, che nel 1972 avviarono relazioni con Pechino per contenere l’Unione Sovietica e rompere l’asse comunista.[2] Nonostante l’analogia presenti alcune fragilità e notevoli differenze rispetto allo scenario attuale,[3] aprire all’anello debole e girarlo contro quello forte per spezzare un’alleanza resta un utile paradigma strategico. Ma la Russia è davvero solo junior partner del duo antioccidentale?
Russia e Cina: “amicizia senza limiti“
Sebbene differenze e frizioni vengano enfatizzate con crescente insistenza, le relazioni tra Russia e Cina vivono oggi il “periodo migliore della loro storia” e “resistono alla prova dei rapidi cambiamenti nel mondo, dimostrando forza e stabilità”. Questo almeno secondo quanto riportato nella dichiarazione congiunta firmata da Putin e Xi nel maggio 2024.[4] L’amicizia sino-russa, definita “senza limiti” il 4 febbraio 2022,[5] resta ancora oggi, secondo il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, una priorità strategica per la Russia.[6]
Mosca sostiene apertamente la Cina nell’Indo-pacifico, condannando l’esercizio di influenza e contenimento di Pechino da parte di “potenze non regionali”.[7] Lavrov ha criticato partnership come il Quad e l’AUKUS, sfruttate dagli Stati Uniti “non per scopi economici ma per cercare di militarizzare” l’area.[8] Infine, la Russia sostiene la sovranità cinese su Taiwan, mentre Pechino non ha mai condannato espressamente l’”Operazione militare speciale” di Mosca.
Anche sul piano materiale Russia e Cina hanno stretto solidi legami. Oltre alle esercitazioni militari congiunte, arrivate a quindici nel periodo 2022-2024, e al sostegno cinese allo sforzo bellico russo attraverso beni dual use,[9] è l’aspetto economico che ha indubbiamente preso il sopravvento. Lo sguardo di Putin è rivolto a Oriente già dai primi anni del suo mandato – il commercio annuale della Cina con la Russia è cresciuto di diciotto volte fra il 2000 e il 2021[10] –, ma è stato l’avvio della guerra nel 2022 a segnare un vero e proprio punto di svolta: nel primo anno della “specoperacija”, più del 40% delle importazioni russe provenivano dalla Cina, mentre nel 2024 il valore degli scambi tra i due Paesi ha raggiunto il picco record di 244,8 miliardi di dollari.[11]
Oltre a ciò, il loro commercio avviene sempre più in yuan cinese, mentre il renminbi è diventato sostanzialmente valuta di riserva de facto in Russia. Infine, il Cremlino oggi è cruciale per la stessa Cina, che dal 2022 è prima importatrice di idrocarburi siberiani. Questo aspetto è fondamentale nella strategia di sicurezza energetica cinese: Pechino non solo può così rifornirsi di energia a basso costo, ma può anche usufruire di una fonte alternativa alle forniture mediorientali, che passano da rotte marittime indiane e che rischiano di essere interrotte in caso di conflitto con gli Stati Uniti.[12]
Russia e Cina, insomma, sono legate a doppio filo e non sembra prevedibile una rottura del loro rapporto nel breve-medio periodo. Tuttavia, c’è chi di questo rapporto evidenzia differenze, diffidenze e fragilità. L’amicizia senza limiti potrebbe essere, in realtà, più limitata di quanto traspaia. E Washington lo sa.

I limiti di un rapporto di convenienza
Anzitutto, Pechino tende a prediligere un certo grado di stabilità nel sistema internazionale, mentre Mosca adotta da anni approcci più assertivi. Come se non bastasse, le dispute territoriali lungo gli oltre 4000 chilometri di confine sono sempre dietro l’angolo, per non parlare degli oltre 900mila chilometri quadrati di territorio russo che i cinesi tuttora rivendicano come proprio. La leadership comunista ha inoltre sottolineato la sua opposizione alle minacce nucleari in Ucraina da parte del Cremlino, mentre le due nazioni competono per l’influenza e la presenza in Asia centrale e nell’Artico.
Insieme alla preoccupazione di essere trascinate in un allineamento che potrebbe minacciare il loro processo decisionale indipendente, Mosca e Pechino vogliono evitare di essere intrappolate in una guerra che non hanno interesse a combattere. Proprio per mitigare la quasi-dipendenza dalla Cina, la Russia ha infatti provato, negli ultimi anni, a diversificare il più possibile le sue relazioni, stringendo legami specialmente con India, Iran e Corea del Nord.[13]
L’amicizia “senza limiti” ha poi conosciuto un’importante incrinatura con lo scoppio della guerra in Ucraina. Vero è che la Cina non ha condannato apertamente le azioni di Mosca, ma si è mantenuta su una neutralità calcolata, aprendo al dialogo con Kiev. L’approccio vago di Pechino non ha certo aiutato l’approfondimento dei legami con Putin, che tuttavia hanno finora resistito in modo eccellente alla prova del tempo e delle avversità.[14]
Il problema però non è rendersi conto dei limiti di questa amicizia, ma non soffermarsi sul fatto che le evidenti differenze tattiche fra Russia e Cina hanno poco o nessun peso sulla tenuta della quasi-alleanza rispetto al loro approccio strategico condiviso: la costruzione di un fronte antioccidentale e l’avversione a un ordine mondiale, a detta loro, guidato egemonicamente dagli Stati Uniti.
Prospettive di un percorso antioccidentale
La Russia è certamente un immenso Paese dotato di caratteristiche proprie e geograficamente collocato su due continenti. Molti in Russia, oggi ma non solo, si sentono appartenenti addirittura a una civiltà differente, unica. Tuttavia, dal punto di vista storico e delle sue aspirazioni politiche, la Russia è uno Stato europeo, specialmente dalla fine del XVI secolo. Nato nella “finestra sull’Europa”, il pietroburghese Vladimir Putin ha cercato fin da subito la tanto agognata (ri)ammissione ai club esclusivi occidentali, ipotizzando addirittura una membership atlantica.[15]
Il mancato riconoscimento della Russia come grande potenza e la “minaccia” delle Rivoluzioni colorate e delle Primavere arabe hanno spinto il Cremlino a cambiare rotta. Un primo segnale di questa svolta si ebbe nel 2007, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, quando Putin criticò l’Occidente e il mondo “unipolare” dominato dagli Stati Uniti.[16] Dopo le sanzioni occidentali del 2014 e l’inizio della “specoperacija” nel 2022, Mosca ha guardato sempre più verso Oriente, in particolare a Pechino, condividendo l’ambizione di creare un nuovo ordine mondiale. Una dichiarazione congiunta di Xi e Putin del 2024 evidenzia gli obiettivi strategici comuni: costruzione di un mondo multipolare, riforma delle istituzioni internazionali, riequilibrio degli assetti di sicurezza, riduzione dell’egemonia statunitense e sostegno alla sovranità statale.[17] Attraverso organizzazioni come BRICS, SCO, CSTO ed EAEU, la Russia ha inoltre rafforzato i legami con il “Sud Globale”.[18] Oltre ai prevedibili (ex) satelliti, organizzazioni come BRICS e SCO hanno accolto altri importanti Paesi come Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Pakistan. Infine, mentre i BRICS rappresentano oggi una percentuale del PIL mondiale maggiore rispetto al G7, la SCO abbraccia ormai il 40% della popolazione mondiale.
Grazie a queste organizzazioni, Mosca è riuscita a evitare l’isolamento dopo la guerra in Ucraina e a rafforzare la cooperazione diplomatica, economica e militare con Pechino. Nonostante le critiche, Russia e Cina non sono né isolate nelle loro rivendicazioni né alleate di semplice convenienza. I due giganti mirano a ricostruire l’architettura internazionale, insieme a una parte significativa della popolazione mondiale.[19]

La nuova presidenza Trump e il futuro dell’asse sino-russo
Al netto di interessi comuni, distanze ideologiche e sgrammaticature strategiche, Russia e Cina vivono oggi fiorenti relazioni. Tuttavia, la nuova presidenza Trump potrebbe, se non minare, quanto meno rallentare il loro comune cammino. Visti i tradizionali malumori e le storiche antipatie, la viscerale sfiducia reciproca e il naturale razzismo russo verso il vicino cinese, la partnership strategica fra Mosca e Pechino terrà almeno fino a quando entrambe continueranno a percepire in Washington il principale nemico. Come visto prima, infatti, gli interessi russi e cinesi non sono perfettamente allineati, mentre i loro partner alternativi hanno sovente un approccio multi-allineato.[20]
La precaria situazione russa degli ultimi tre anni, però, ha costretto Mosca a reinventarsi quasi del tutto, portandola a stringere con Pechino legami difficilmente incrinabili. Mentre un ritorno di Mosca nella famiglia europea nel breve-medio periodo è impossibile, né auspicabile per Washington – che è diventata prima esportatrice di petrolio e GNL in Europa[21] –, l’“amicizia senza limiti” spaventa gli apparati americani, che sono disposti ad aprire alla Russia pur di contenere la Cina. Non pochi analisti ritengono la mossa “alla Nixon” (ma al contrario) ormai irrealizzabile, per colpevole ritardo.[22]
Tuttavia, nell’ottica trumpiana questo è il tempo di fare concessioni per mettere fine alla guerra, ottenere una vittoria politica (e magari un Nobel per la pace) e tornare a concentrarsi sull’Indo-pacifico. Mosca potrebbe non abbandonare Pechino, ma una Russia maggiormente legittimata sul piano internazionale avrebbe maggiore peso negoziale con la Cina. Questo raffredderebbe il loro rapporto ed esalterebbe quelle faglie e fragilità caratterizzanti non solo l’“amicizia senza limiti”, ma anche le stesse istituzioni multilaterali antioccidentali, sempre più composite e abitate da interessi confliggenti, spesso contrastanti.
Andrea Stauder
[1]https://www.iiss.org/online-analysis/online-analysis/2025/02/americas-strategic-diplomatic-surrender/
[2]https://www.rivistadomino.it/prodotto/la-grande-attesa/
[3]https://www.iiss.org/online-analysis/online-analysis/2025/02/americas-strategic-diplomatic-surrender/
[4]https://edition.cnn.com/2024/05/17/china/xi-putin-china-visit-takeaways-intl-hnk/index.html
[5]http://www.en.kremlin.ru/supplement/5770
[6]https://www.washingtonpost.com/world/2024/05/15/russia-vladimir-putin-china-xi-meeting/
[7]https://www.rfa.org/english/news/china/remarks-10152021130204.html
[8]https://www.hindustantimes.com/india-news/west-using-aukus-quad-against-russia-says-sergey-lavrov-101677 909420106.html
[9]https://www.cfr.org/report/no-limits-china-russia-relationship-and-us-foreign-policy#chapter-title-0-4
[10]https://chinapower.csis.org/china-russia-relationship-strengths-benefit/
[11]https://www.themoscowtimes.com/2025/01/13/china-russia-trade-hit-record-high-in-2024-a87590
[12]https://www.cfr.org/report/no-limits-china-russia-relationship-and-us-foreign-policy#chapter-title-0-4
[13]https://www.brookings.edu/articles/the-china-russia-relationship-and-threats-to-vital-us-interests/
[14]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lillusione-dellamicizia-senza-limiti-nella-cooperazione-tra-cina-e-ru ssia-200240
[15]https://www.ilpost.it/2022/05/28/pratica-di-mare/
[16]http://www.en.kremlin.ru/events/president/transcripts/24034
[17]http://en.kremlin.ru/events/president/news/74049
[18]https://www.nti.org/analysis/articles/strengthening-russias-influence-in-international-affairs-part-i-the-quest-for-great-power-status/
[19]https://www.cfr.org/report/no-limits-china-russia-relationship-and-us-foreign-policy
[20]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/global-south-lera-del-multi-allineamento-123741
[21]https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/ddn-20240701-1#:~:text=In%20the%20first%20 quarter%20of%202024%2C%20most%20of%20the%20EU,ahead%20of%20Russia%20with%2017.3%25.