Il 31 marzo 2025 i presidenti tagiko, kirghizo e uzbeko si sono riuniti a Khujand, in Tagikistan, per porre fine alle ultime dispute territoriali in Asia centrale sul reciproco riconoscimento dei confini tra Dushanbe e Biskek. L’accordo pone fine ad oltre tre decenni di conflitti tra le due nazioni e le rispettive comunità locali, con prospettive di sviluppo e cooperazione ad ampio respiro su tematiche commerciali e securitarie.
L’eredità sovietica nella demarcazione dei confini tra Kirghizistan e Tagikistan
La disputa di confine tra Dushanbe e Bishkek ha origine nell’arbitrario tracciamento dei confini delle allora Repubbliche Socialiste Sovietiche (RSS) da parte delle autorità sovietiche. Nei primi anni ’20 del XX secolo, l’Asia centrale, per quanto riguarda le regioni sotto il dominio russo, era suddivisa tra due Autonome Repubbliche Socialiste Sovietiche, la RSSA del Turkestan (comprendente buona parte del Kazakistan meridionale, dell’Uzbekistan, del Turkmenistan e del Tagikistan) e la RSSA del Kirghizistan (comprendente la restante parte dell’attuale Kazakistan centro settentrionale). In merito, gli organi decisionali dell’Unione Sovietica decisero di optare per una partizione territoriale basandosi sulle principali etnie della regione, ovvero quella kazaka, quella uzbeka e quella turkmena1 e, a seguito della creazione di una serie di entità territoriali locali, tra il 1929 e 1936 vennero stabiliti i confini delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Kirghiza e Tagika, anche con il coinvolgimento dei partiti comunisti locali.
Tuttavia, a causa della compresenza di più etnie in determinate aree geografiche, come nella valle di Ferghana, e dell’errata applicazione di “categorie etnografiche” da parte delle autorità sovietiche – anche volutamente per subordinare l’aspetto “nazionalista-etnico” a quello sovietico e per mantenere i gruppi etnici e le amministrazioni delle Repubbliche costituenti dipendenti da Mosca – i confini vennero tracciati senza tenere conto delle peculiarità locali, innestando quindi i semi per future tensioni e conflitti territoriali – fattore tra l’altro comune ad altre regioni un tempo appartenenti all’URSS (vedasi Armenia e Azerbaigian).

L’area geografica di riferimento. Fonte: https://www.aa.com.tr/en/info/infographic/29869
A seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel 1991, le indipendenti entità statali del Kirghizistan e del Tagikistan ereditarono tale suddivisione territoriale lungo un confine di 972 chilometri (di cui solo 504 demarcati), un fattore che polarizzò le relazioni tra i Paesi per l’accesso alle risorse idriche, alle aree da pascolo e alle principali vie di comunicazione. E in particolare, nelle densamente popolate aree limitrofe alla valle di Ferghana, fertile zona agricola con numerosi affluenti idrici che scorrono dalle montagne verso la valle, incuneata tra aree montuose, desertiche e steppa. Inoltre, le aree di confine erano (e sono tutt’ora) caratterizzate da un complesso mix di villaggi kirghisi e tagiki in quelli che un tempo erano semplici confini amministrativi interni, alimentando dispute sulla proprietà dei terreni. Questo perché entrambe le comunità avevano diritti di proprietà comuni per accedere e utilizzare le risorse naturali secondo quanto precedentemente stabilito dalle autorità sovietiche.

Un veicolo blindato per il trasporto truppe (APC) delle forze kirghise distrutto presso Kok-Tash, nella provincia di Batken, Kirghizistan. Fonte: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/kyrgyzstan-tajikistan-agree-border-conflict-ceasefire-tass-2022-09-16/
Le tensioni derivanti da questo assetto non sono rimaste latenti. Tra il 1991 e il 2022 nelle aree di confine si sono registrati oltre 150 scontri violenti, con conflitti particolarmente accesi nel 1990 e nel 20102. Nel dettaglio, la maggior parte dei confronti ha riguardato conflitti armati tra privati cittadini che si sono confrontati violentemente per l’accesso ai terreni da pascolo e alle risorse idriche3, scontri alimentati dalla crescita demografica nella regione e dalla scarsità delle risorse nel sostenere una tale pressione demografica e le attività di sostentamento connesse4.
Recentemente, le maggiori escalation militari sono avvenute nell’aprile 2021 – con un confronto militare tra le rispettive guardie di frontiera che ha causato oltre 50 vittime e 30 mila sfollati temporanei – e nel settembre 2022 – con l’intervento delle rispettive forze armate e l’impiego di armi pesanti, mezzi corazzati e artiglieria che hanno causato oltre un centinaio di vittime e quasi 140 mila sfollati – in particolare nella regione di Batken.
Anche i social media hanno giocato un ruolo nell’amplificare le tensioni etniche, fungendo da cassa di risonanza per quegli account propagatori di una retorica nazionalista e di tendenze scioviniste che si sono diffuse online, alimentando l’odio e la sfiducia tra le comunità coinvolte.
L’accordo e le implicazioni per i due Paesi
A dicembre 2024, a seguito dell’intensificazione delle trattative diplomatiche per evitare ulteriori escalation militari, i governi kirghiso e tagiko hanno annunciato di aver raggiunto un accordo definitivo sul riconoscimento dei confini. Il testo, firmato dai rispettivi capi dei Comitati di Stato per la Sicurezza Nazionale, Kamchybek Tashiev per il Kirghizistan e Saimumin Yatimov per il Tagikistan, ha finalizzato la demarcazione del confine in tutta la sua estensione, laddove entrambe le parti “hanno fatto concessioni” in quanto “la questione del confine non dovrebbe mai essere risolta a favore di una sola parte“5.
Nel dettaglio, i punti chiave riguardano la definizione dei rispettivi confini nazionali, la gestione delle risorse idriche, essenziali nella regione montuosa caratterizzata dalla presenza di numerose centrali idroelettriche, e progetti per la costruzione di nuove vie di comunicazione nei principali valichi di frontiera. Un aspetto estremamente rilevante è quello sull’uso e sulla manutenzione delle dighe e dei sistemi di irrigazione che giocano un ruolo fondamentale per l’agricoltura delle zone agricole più produttive, favorendo lo sviluppo economico con il fine di estirpare le cause profonde del conflitto e di promuovere la cooperazione6.
Infine, buona parte degli accordi ha riguardato la reciproca cessione di centinaia di ettari di terreni a pascolo, dal momento che molti scontri avvenivano a causa della mancanza di terreni per il foraggio di bestiame sul versante tagiko, con il conseguente sconfinamento delle comunità pastorali tagike in Kirghizistan.
L’accordo, siglato ufficialmente dal presidente kirghiso Sadyr Japarov e dall’omologo tagiko Emomali Rahmon il 13 marzo 2025 nella capitale kirghiza, prevede anche la riapertura dei collegamenti stradali, ferroviari e aerei tra i due Paesi, sospesi dopo gli scontri di settembre 20227. Le due nazioni hanno concordato di voler implementare gli scambi commerciali reciproci fino a raggiungere circa 500 milioni di dollari e hanno posto l’attenzione sulla necessità di cooperare su rilevanti piani energetici regionali come il CASA-10008. L’accordo dovrebbe garantire un aumento degli investimenti nella valle di Ferghana e nei suoi dintorni da parte di enti privati e istituzioni regionali, oltre a gettare le basi per future partnership strategiche tra i due Paesi, anche su questioni di sicurezza, antiterrorismo e rispetto dello stato di diritto.
Entrambi i governi hanno espresso notevole soddisfazione per il raggiungimento di un compromesso.
Il 31 marzo, a Khujand in Tagikistan, è stata formalizzata la delimitazione del confine alla presenza dei leader uzbeko Shavkat Mirziyoyev (che ha svolto un ruolo di primo piano come mediatore)9, di Japarov e di Rahmon, con la contestuale installazione di una “stele dell’amicizia” nel punto di intersezione del confine tra i tre Paesi10.

Mappa della densità abitativa in Asia Centrale. Notare l’elevata densità nell’area a ridosso della valle del Ferghana tra Kirhizistan e Tagikistan in cui sono avvenuti gli scontri di confine. Fonte: http://www.cawater-info.net/infographic/
Quali implicazioni per la regione?
Nel complesso, le principali modifiche territoriali riguardano lo scambio di centinaia di ettari di terreno a pascolo, e la facilitazione della viabilità tra le exclavi tagike di Vorukh e Kayragach con il territorio nazionale.
Sebbene il patto costituisca un fattore essenziale per la distensione tra Dushanbe e Biskek e per la stabilità dell’intera regione, permangono alcune criticità. Una delle principali riguarda lo spostamento di alcune comunità interessate dalla nuova demarcazione del confine; sebbene non siano disponibili stime ufficiali in merito, sono stati sollevati alcuni dubbi in merito all’adeguatezza dei risarcimenti che saranno erogati alle famiglie interessate dai ricollocamenti, nonché in merito alla disponibilità e alla qualità delle infrastrutture, abitazioni e servizi quali acqua, pascoli e aree agricole nelle aree di rilocazione11.
Dunque, è essenziale che l’accordo venga seguito anche da sforzi mirati a promuovere la riconciliazione tra le etnie kirghisa e tagika al fine di prevenire ulteriori tensioni tra le comunità di confine.
La riconciliazione presenta comunque significative implicazioni geo-economiche e geopolitiche per la regione.
La Russia, membro più rilevante dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), ha accolto in maniera positiva il raggiungimento di un accordo, anche per contrastare la presenza occidentale (seppur limitata) nella regione: il 19 settembre 2023, il Ministro degli Esteri russo Dmitrij Peskov ha affermato che “I conflitti sul territorio post-sovietico sono vantaggiosi, prima di tutto, per “l’Occidente collettivo” e che la Russia ha un “evidente interesse” nel superare i disaccordi e prevenire le tensioni tra gli stati membri della CSTO per garantire la stabilità in Asia centrale”12.
L’accordo territoriale risulta infatti particolarmente favorevole per il governo tagiko, in considerazione dell’instabilità del vicino afgano e delle tensioni, in particolare nell’ambito securitario, tra Dushanbe e Kabul13.
L’alleanza militare del CSTO potrebbe beneficiare dell’accordo, con un aumento della cooperazione tra Tagikistan e la Russia nel rafforzamento delle operazioni antiterrorismo (ricordiamo la presenza della 201° base militare russa in Tagikistan) contro l’ISIS-K e le altre cellule jihadiste che stanno venendo addestrate in Afghanistan14.
Il forte legame russo-tagiko è dimostrato dal fatto che il presidente Rahmon, a seguito dell’accordo, si è diretto verso Mosca per una serie di incontri di tre giorni con le autorità russe in cui sono stati discussi accordi bilaterali sui temi economico, culturale e militare15.
Anche l’Iran ha accolto favorevolmente l’accordo, nella prospettiva di cogliere vantaggi principalmente economici e commerciali, con un clima maggiormente favorevole agli investimenti regionali che dovrebbe beneficiare anche attori che hanno rivestito un ruolo più marginale nella vicenda quali Cina e Turchia. La risoluzione della disputa di confine dovrebbe innanzitutto giovare all’iniziativa Belt and Road (BRI) della Cina, finalizzata a migliorare la connettività e l’integrazione economica della regione.
Di Eugenio Delcroix
- https://countries.fandom.com/wiki/Turkestan_Autonomous_Soviet_Socialist_Republic ; https://www.bloomsbury.com/uk/birth-of-tajikistan-9781788312714/ ↩︎
Border disputes of Central Asian countries inherited from Soviets ↩︎
(PDF) Divided we fall … or rise? Tajikistan–Kyrgyzstan border dilemma ↩︎
Аркадий Дубнов о вторжении Таджикистана: Эмомали Рахмону важно утвердить свое влияние ↩︎
Кыргызско-таджикская граница: как поделили участки, дороги и другие объекты ↩︎
Какими участками обменялись Кыргызстан и Таджикистан (список) ↩︎
https://www.dw.com/ru/biskek-i-dusanbe-dogovorilis-o-poslednej-neopredelennoj-granice-v-centralnoj-azii/a-71925602 ↩︎
Il CASA-1000 è un progetto energetico che punta a esportate l’energia idroelettrica in eccesso prodotta in Kirghizistan e Tagikistan verso Afghanistan e Pakistan. ↩︎
Central Asian States Have Put Aside Their Territorial Disputes. Why Now? | Carnegie Endowment for International Peace ↩︎
https://astanatimes.com/2025/04/central-asian-leaders-sign-landmark-treaty-and-khujand-declaration-to-strengthen-regional-cooperation/ ; O‘zbekiston Prezidenti davlat rahbarlarining uch tomonlama uchrashuvida ishtirok etdi ↩︎
Central Asian States Have Put Aside Their Territorial Disputes. Why Now? | Carnegie Endowment for International Peace ↩︎
https://tass.com/russia/1677339 ↩︎
L’Asia Centrale e la sfida della stabilità afghana ↩︎
Training the Next Generation: Al Qaeda’s Afghan Camps ↩︎
http://en.kremlin.ru/events/president/news/76469 ↩︎