Cento anni fa, presso Brest-Litovsk, la nuova Russia socialista e gli Imperi Centrali siglavano una pace, pace che comportava la vittoria Austroungarica sul fronte orientale. Cento anni dopo non ci sono più i Soviet, né gli Asburgo e il loro Impero, ma le relazioni tra Mosca e Vienna sono tornate ad avere una dimensione continentale.
L’Austria, Paese neutrale in virtù del trattato di fondazione dello Stato (siglato nel 1955 tra il suo governo e le potenze alleate) è dal 1995 un membro della UE. Storica rampa di lancio per i servizi segreti russi e le attività finanziarie delle imprese del gigante slavo, il Paese ha votato ugualmente in sede europea per l’introduzione delle sanzioni a Mosca a seguito dell’atteggiamento russo in Ucraina seguito ai fatti del 2014. Da mesi, tuttavia, la repubblica mitteleuropea è diventata uno dei Paesi al cui governo siedono forze tendenzialmente filorusse, ovvero il Partito Popolare Austriaco del cancelliere Kurtz e le forze di estrema destra del FPÖ.
Tale posizione ha suscitato molti allarmismi nel blocco euro-atlantico: diversi Paesi hanno espresso il vivo timore che Vienna possa far naufragare le sanzioni comunitarie alla Russia. Questi timori però si sono finora rivelati eccessivi. La nuova leadership viennese, infatti, pur professando apertamente l’idea di un dialogo speciale con Mosca, si è mostrata estremamente realista e conscia dei suoi limiti. L’Austria non ha fatto naufragare l’impalcatura delle sanzioni, evitando quindi di esporsi a contromisure di altri Paesi, Stati Uniti in primis.
In questi giorni il Presidente russo Vladimir Putin è arrivato quindi a Vienna rimarcando la oramai storica politica di “moderata amicizia” russo-austriaca; sicuramente il leader slavo vede nella piccola repubblica germanofona uno dei più affidabili partner della Federazione Russa in seno alla UE.
L’Austria continua oggi come nella Guerra fredda ad essere una base d’eccellenza per i servizi segreti di Mosca, i quali, con una certa connivenza delle autorità austriache, vengono lasciati operare. Questa è una delle ultime prerogative della “neutrale” Austria, la quale beneficia a sua volta dei capitali della finanza russa (con gli oligarchi che vedono in Vienna una delle loro migliori piazze d’affari all’interno della UE).
La visita del presidente russo si colloca quindi in questo clima relativamente favorevole delle relazioni tra i due Paesi. Putin è pronto a continuare questo rapporto e ad intensificarlo, in un momento in cui – anche in vista dei recenti sviluppi relativi alla formazione del nuovo governo italiano – in Europa sembrano aprirsi nuovi spiragli di dialogo con Mosca.
Samuele Mosconi