Separati solamente da 40 chilometri di territorio russo, il Kazakistan e la Mongolia hanno avuto modo di intrattenere relazioni costanti per secoli. Con un passato di tradizioni nomadiche, i due Paesi sono legati dalla presenza di popolazioni kazake in suolo mongolo. Una coabitazione non facile, che può costituire un problema interno per Ulan Bator.
Il Kazakistan e la Mongolia hanno avuto modo di conoscersi e confrontarsi per secoli. Accomunati dalla natura steppica del territorio, l’ambiente ha forgiato il carattere nomadico delle rispettive popolazioni. La vicinanza della Russia ha aumentato ulteriormente i contatti tra il Paese dell’aquila della steppa e la repubblica buddista. La migrazione più importante di comunità kazake verso la regione altaica si è avuta, infatti, in seguito all’espansione zarista in Asia centrale.
Già fedele alleata di Stalin, la Mongolia ospita da secoli una forte minoranza di kazaki nelle sue province occidentali. Con l’indipendenza del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev ha deciso di richiamare i connazionali della diaspora in patria. Le relazioni tra le due repubbliche eurasiatiche vanno lette, dunque, alla luce delle dinamiche interetniche instauratesi nelle province mongole a maggioranza turcofona.
Nonostante la coesistenza mongolo-kazaka sia stata spesso foriera di malcontento, negli ultimi anni i rapporti bilaterali tra Ulan Bator e Nursultan sono stati positivi. Le due economie, in particolare, si sono dimostrate propense ad una maggiore interconnessione. Con la spinta sino-russa per una maggiore integrazione economica, questi due Paesi ricchi di risorse minerarie giocano un ruolo importante nelle nuove dinamiche eurasiatiche.
Storia dei kazaki in Mongolia
Quella kazaka è la minoranza etnica più consistente della repubblica mongola. A fronte di una popolazione complessiva di poco più di 3 milioni di abitanti, i kazaki presenti in Mongolia ammontano a circa 120.000 persone. Storicamente la catena degli Altaj ha avuto una presenza etnica afferente al gruppo turco-kazako. Penetrati dalle steppe occidentali, questi si sono insediati nelle province odierne di Bayan-Ulgii e di Khovd, nell’estremità occidentale della Mongolia. Considerando anche i tuvani, turcofoni buddisti presenti nella provincia settentrionale di Khövsgöl, la presenza di popolazioni parlanti una lingua turca sale a circa 123.000 persone.
Sebbene la presenza kazake risalga a molti secoli fa, è a partire dalla prima metà dell’Ottocento che si compie una migrazione significativa dall’Asia centrale. La spinta espansiva russa nelle praterie del Kazakistan settentrionale, infatti, in quegli anni aumenta, puntando ai khanati lungo le Vie della Seta. Ciò genera uno spostamento volontario di numerosi kazaki verso est, nella regione altaica, rafforzando l’elemento turcofono nell’estrema periferia nord-occidentale dell’Impero Cinese.
I kazaki della Mongolia rappresentano un gruppo etnico compatto e molto poco integrato nella società mongola, continuando a parlare la propria lingua e a mantenere le proprie tradizioni. In certi casi ciò ha generato fenomeni di tensioni interetniche nelle aree di maggiore compresenza, come nella capitale Ulan Bator. Nel corso degli anni numerosi abitanti delle province periferiche mongole si sono trasferiti infatti nella capitale, dove si concentra già un terzo della popolazione nazionale. I problemi legati alla difficile coabitazione, dovuta alla percezione mongola di un trattamento eccessivamente favorevole per i kazaki, ha posto un serio problema alla repubblica buddista: ridimensionare la posizione dominante del gruppo etnico turcofono nelle province occidentali.
I tentativi di rientro in Kazakistan
All’indomani dell’indipendenza del Kazakistan, il suo presidente Nazarbayev ha cercato di venire incontro al problema. Dovendo far fronte a un’eccessiva presenza di russi nelle regioni settentrionali del Kazakistan, nel 1992 con la Risoluzione di Qurultay invitava i kazaki della diaspora a riunirsi in un solo territorio e sotto una sola bandiera, in patria.
Da qui, il ritorno di oltre 60.000 kazaki negli anni Novanta, complice anche la stipula di accordi tra i due governi per facilitare il processo. Alcuni kazaki, tuttavia, hanno deciso in seguito di tornare in Mongolia a causa delle difficoltà di inserimento in un contesto socio-culturale differente rispetto a quello delle province mongole di provenienza. Il sistema di tutele e benefici promosso da Nazarbayev, infatti, non era esteso a tutti gli immigrati ma solamente ad una quota, costringendo parte dei kazaki di ritorno a svolgere lavori più umili di quelli che avevano prima di partire.
Nursultan investe in Mongolia
Il Kazakistan è diventato negli ultimi anni uno dei maggiori catalizzatori degli investimenti internazionali, grazie soprattutto alle ingenti risorse energetiche di cui dispone. Questo fenomeno non è, tuttavia, unidirezionale: anche Nursultan sta cominciando a investire in altri Paesi. La Mongolia, d’altro canto, pur disponendo di interessanti risorse minerarie, non è riuscita ad attirare gli stessi investimenti della repubblica vicina. Ma è comunque oggetto di sue attenzioni.
I due Paesi hanno avviato relazioni commerciali bilaterali basate su investimenti kazaki nel settore minerario, bancario e finanziario della Mongolia. In ciò sono stati favoriti dalla presenza in alcuni forum che si occupano di cooperazione regionale in Eurasia, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Il Kazakistan, inoltre, esporta petrolio verso Ulan Bator e importa minerali grezzi da lavorare nelle proprie industrie. Inoltre i due Paesi hanno concordato la creazione di un fondo di investimento diretto alle province in cui sono maggiormente presenti i kazaki, Bayan-Ulgii e Khovd. Con un capitale totale di 100 milioni di dollari, questo consente di sfruttare i ricchi giacimenti di oro, argento e tungsteno scoperti in Mongolia occidentale.
La cooperazione tra le due repubbliche vede anche la costruzione di centrali termoelettriche a carbone nei pressi della capitale mongola e lo sfruttamento tramite risorse e tecnologie kazake del giacimento petrolifero di Tamsaga. I due Stati hanno avviato, in particolare, uno scambio commerciale di prodotti agroalimentari. Questo vede l’esportazione di grano kazako verso la Mongolia, che non riesce ad avere una produzione nazionale sufficiente; viceversa, Nursultan importa carne mongola. Ulteriori investimenti riguardano la connessione della rete infrastrutturale mongola a quella kazaka e russa.
Due scrigni di risorse
Kazakistan e Mongolia, per via delle proprie risorse minerarie ed energetiche, rappresentano due obiettivi strategici per le maggiori potenze eurasiatiche: Russia e Cina. La penetrazione russa in Kazakistan e quella cinese in Mongolia sono iniziate secoli fa e, nonostante siano oggi due repubbliche indipendenti, ha ripreso slancio dai primi anni Duemila. Gli investimenti russi nel settore energetico e quelli cinesi nel settore minerario e infrastrutturale, infatti, rappresentano degli asset importanti per Ulan Bator e Nursultan.
L’interessamento di Mosca e Pechino, tuttavia, mostra il poco spazio che queste ultime sono disposte a lasciare per iniziative autonome. Se per il Kazakistan il fenomeno è meno eclatante, grazie alla diversificazione economica degli investimenti in entrata e alla politica estera multivettoriale, per la Mongolia il peso di un’inclusione graduale e avvolgente nell’orbita cinese è quanto mai evidente.
In questo quadro, dunque, la sinergia mongolo-kazaka rappresenta un interessante fenomeno di complementarità tra una grande potenza energetica, seppur con un’economia di secondo piano e un’autonomia strategica molto limitata, e una piccola potenza mineraria alla ricerca di investimenti per la propria asfittica economia.
Tuttavia, ciò non deve far credere che le relazioni tra le due repubbliche nomadiche siano esenti da frizioni. Solamente nel 2001 un documento del ministro degli Esteri kazako riportava il fenomeno migratorio dalla Mongolia in Kazakistan come il principale ostacolo alla stabilizzazione delle relazioni bilaterali. Se è vero che Nazarbayev nei primi anni Novanta ha aperto ai kazaki all’estero, è vero anche che il suo Stato non è in grado di far fronte al peso dell’integrazione di questi “stranieri tornati in patria”.
I kazaki della Mongolia uniscono, l’incapacità di gestirli divide.