Nelle prossime settimane il Consiglio Artico deciderà se accettare o meno la candidatura di Tallinn come membro osservatore. Gli ambiti in cui quest’ultima può contribuire all’istituzione non sono pochi, e – oltre alla ricerca – investono la sicurezza collettiva in ambito NATO e il confronto con la Russia. Che proprio quest’anno ha assunto la presidenza del Consiglio.
Nel novembre 2020 l’Estonia ha presentato ufficialmente la sua candidatura come membro osservatore del Consiglio Artico. “Quel che succede nell’Artico non rimane nell’Artico”, ha spiegato la presidente estone Kersti Kaljulaid.
Il Consiglio Artico è la principale istituzione intergovernativa con lo scopo di promuovere la cooperazione e l’interazione tra gli Stati artici e le comunità indigene locali. Istituito nel 1996, ne fanno parte Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti in qualità diStati artici, oltre alle principali associazioni di rappresentanza delle comunità indigene. A questi si sono aggiunti negli anni altri 13 Paesi con il titolo di osservatori e la facoltà di partecipare attivamenteai gruppi di lavoro e di ricerca, oltre che ai dibattiti sui temi di interesse comune.
Secondo il ministro degli esteri Eva-Maria Liimets, l’Estonia può dare un prezioso contributo allo sviluppo sostenibile della regione. I cambiamenti climatici che interessano l’area dell’Artico non si limitano ad essa, riguardano tutti. Cosa può offrire quindi l’Estonia, Paese di piccole dimensioni emeno di un milione e mezzo di abitanti affacciato sul mar Baltico?
A dispetto delle premesse, l’Estonia può dare un contributo significativo, soprattutto nell’ambito della ricerca. Il Paese vanta infatti una tradizione di studi decennale e rinomata a livello internazionale nel campo delle scienze sociali, dell’etnologia e della linguistica delle popolazioni indigene dell’Artico russo, che ha avuto origine durante la Seconda guerra mondiale nell’allora Unione Sovietica. Non solo: gli scienziati estoni sono attivi da anni nella ricerca sui cambiamenti climatici nell’Artico, con un approccio tra i più moderni, che unisce lo studio delle condizioni climatiche etecnologia all’avanguardia, big data e intelligenza artificiale (ambiti in cui l’Estonia primeggia a livello europeo e non solo). L’Università TalTech e l’Osservatorio di Tartu, in particolare, hanno sviluppato modelli che permettono di rilevare l’impatto dello scioglimento dei ghiacci sulla navigazione e sulle altre attività connesse allo sfruttamento dei mari.
I cambiamenti climatici nell’Artico non rappresentano solo una seria minaccia: dai ghiacci affioreranno anche molte opportunità, specialmente per quanto riguarda l’estrazione di risorse naturali. Si stima che il 13% delle risorse mondiali ancora non sfruttate di petrolio e il 30% di quelle di gas naturale siano incastonate nelle terre artiche. Almeno la metà di queste sarebbe situata in territorio russo, ma l’accesso a queste fonti di energia è molto difficile e altamente costoso. Lo stesso vale per i giacimenti di risorse minerarie, soprattutto le terre rare, la cui domanda è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni.
Estrarre le risorse però non è il solo punto dolente: da anni gli Stati stanno guardando con interesse alla Northern Sea Route (NSR), progetto estremamente complicato volto a rendere navigabile la rotta artica tra Europa, Asia e America, passando direttamente dal Circolo polare artico (e accorciando notevolmente le distanze, rispetto agli attuali collegamenti tropicali). Al momento, ciò è possibile per pochi mesi l’anno e solo per imbarcazioni precedute da navi rompighiaccio, che procedono a velocità molto limitata e lungo percorsi molto rischiosi, a causa del ghiaccio. Anche l’Estonia potrebbe beneficiare della NSR, in particolare se andassero in porto il progetto del Talsinki Tunnel, (ovvero il tunnel sottomarino tra Tallinn ed Helsinki) e la connessione tra Kirkenes (nella Norvegia settentrionale) e le ferrovie finlandesi. A finanziare queste infrastrutture potrebbe esserci, tra gli altri, anche la Cina, che si è già portata avanti creando le basi per un terminal multiuso nel nord dell’Islanda.
Il cambiamento climatico e l’accesso alle risorse coinvolgono Stati artici e non, e sono direttamente collegati a un altro aspetto chiave: quello della sicurezza e della presenza militare nella regione. Le grandi potenze cercano da anni di rafforzare la propria influenza nell’Artico, e allo stesso modo anche i Paesi nordici hanno iniziato a prestare più attenzione alla questione. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Artico ha assunto sempre più importanza strategica, e questo ha condotto inevitabilmente a dispute territoriali legate alla sovranità. Tali dispute si sono inasprite negli ultimi anni anche a causa del deterioramento delle relazioni tra la Russia e gli Stati occidentali, specialmente dopo la crisi del 2014. La Russia detiene al momento la presenza militare più significativa nella regione.
Nonostante il tema della sicurezza nell’Artico sia sempre caldo ed in costante evoluzione, il Consiglio Artico è ad oggi la tavola rotonda di riferimento a livello internazionale in materia: non esistono infatti altri forum connessi al tema altrettanto partecipati e neutrali. Molti dei Paesi artici o limitrofi sono membri NATO, tra questi l’Estonia. E se ciò da una parte rende l’Alleanza Atlantica uno dei luoghi privilegiati di discussione, dall’altra esclude ovviamente il coinvolgimento dei Paesi che non fanno parte dello schieramento. Il Consiglio Artico risponde quindi, tra le altre cose, all’esigenza di creare uno spazio di confronto neutrale, dove non a caso le questioni di carattere militare non vengono portate al tavolo.
Per l’Estonia, prendere parte al Consiglio in qualità di membro osservatore significa anche cogliere l’occasione per rafforzare le relazioni con gli Stati partecipanti – pure al di fuori della NATO – oltre che trovare un’occasione di visibilità a livello internazionale. I Paesi scandinavi hanno più volte sottolineato l’importanza del forum quale piattaforma idonea per cercare di migliorare i rapporti con la Russia, che secondo la NATO avrebbe un atteggiamento aggressivo, anche se formalmente i membri dell’Alleanza Atlantica sono tenuti a sposare le linee guida patrocinate da Washington.
Da maggio di quest’anno, la presidenza del Consiglio Artico è affidata alla Russia, che manterrà l’incarico fino al 2023. Una delle prime questioni sul tavolo è la candidatura dell’Estonia come membro osservatore, e l’esito è atteso nelle prossime settimane.