Paese che gravita naturalmente verso il mondo post-sovietico a guida russa, l’Armenia in Eurasia occupa una posizione assolutamente peculiare. Sebbene sieda in una serie di organizzazioni regionali e sia formalmente alleata della maggior parte degli Stati turcofoni ex-sovietici, il crescente sentimento panturchista nel Caucaso e in Asia centrale sta separando le strade tra Erevan e le repubbliche sue alleate dell’Oltre-Caspio. Il recente conflitto nel Nagorno-Karabakh insegna.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in molte regioni periferiche si sono verificate situazioni di conflitto. Tensioni mai sopite sono emerse nel momento in cui è venuto a mancare l’elemento regolatore che era rappresentato dalla mediazione moscovita. Questo ha condotto ad episodi di violenza e rivendicazioni tra le diverse repubbliche ex sovietiche. La regione in cui questi conflitti sono esplosi con maggiore violenza è quella del Caucaso meridionale. Armenia e Azerbaigian, caratterizzati da confini non pienamente corrispondenti alla distribuzione delle rispettive popolazioni, vedono localizzata la propria disputa nella regione contesa del Nagorno-Karabakh. L’Asia centrale, regione a maggioranza di etnia turca come l’Azerbaigian, nel mantenere le proprie relazioni con Erevan ha dovuto necessariamente tener conto di queste difficili relazioni. Il ruolo di Mosca e Ankara, da ultimo, non fa altro che complicare ulteriormente il quadro.
La cooperazione eurasiatica: uno strumento nelle mani di Mosca
A parte il Turkmenistan, Stato permanentemente neutrale, il Kazakistan, il Tagikistan, il Kirghizistan, l’Uzbekistan e l’Armenia in Eurasia sono parte di un sistema di integrazione regionale messo in campo dalla Russia. Quest’architettura alla caduta dell’Unione Sovietica ha evitato a Mosca di perdere completamente il controllo sul suo “cortile di casa”. In questo discorso si inseriscono la Comunità degli Stati Indipendenti, l’Unione Economica Eurasiatica e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, di seguito chiamati CIS, EEU e CSTO.
Il CIS si occupa principalmente di fornire uno spazio politico in cui elaborare approcci comuni nei confronti di questioni di rilevanza strategica. L’EEU ha una dimensione più marcatamente economica e commerciale. Queste possono essere intese come due organizzazioni che mirano ad un avvicinamento tra le differenti economie eurasiatiche, sia sul piano delle politiche commerciali sia sul piano dell’allineamento tra le rispettive agende. Il CSTO, invece, rappresenta un sistema di difesa collettiva valido principalmente per far fronte alle minacce provenienti dall’estero.
In tutte queste strutture la Russia gioca un ruolo fondamentale. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che tali organizzazioni stiano state create quasi esclusivamente per tutelare gli interessi russi, ignorando le istanze delle altre repubbliche. Il caso dell’Armenia durante la recente guerra del Nagorno-Karabakh rappresenta, in tal senso, un esempio lampante.
L’incapacità del CSTO di tutelare Erevan
L’Armenia aveva occupato la regione del Nagorno-Karabakh nel 1992 in seguito ad una guerra con l’Azerbaigian. Cionondimeno, lo Stato non ha mai ottenuto il riconoscimento della propria sovranità su questo territorio. Il sentimento revanscista azero ha condotto all’ultima guerra del Nagorno-Karabakh lo scorso anno, in cui Erevan è stata sbaragliata sul campo. L’Armenia, pertanto, ha dovuto cedere molti dei territori occupati negli anni Novanta.
Il CSTO, alleanza di cui lo Stato fa parte insieme al Kazakistan, alla Russia, alla Bielorussia, al Kirghizistan e al Tagikistan, avrebbe dovuto supportare l’Armenia. Questo strumento, tuttavia, non ha prestato alcun aiuto degno di nota ad Erevan. Il presidente Pashinyan ha, infatti, invocato nella giornata del 14 maggio 2021 l’applicazione dell’Articolo 2 del Trattato di Sicurezza Collettivo. Questo avrebbe portato i membri dell’alleanza a consultarsi per coordinare delle misure da prendere in caso di minaccia all’integrità di uno Stato parte del trattato.
L’Azerbaigian, secondo il presidente armeno Pashinyan, nonostante il cessate il fuoco avrebbe occupato illegalmente delle porzioni di territorio armeno in prossimità del confine. Tuttavia, vi sono delle interpretazioni discordanti tra Baku e Erevan per via dell’utilizzo di mappe differenti. La scelta di non sostenere un Paese alleato di fronte a ciò che questi ritiene essere un attacco alla propria integrità territoriale mette gravemente in crisi la fiducia dell’Armenia nel CSTO.
La Turchia e lo scoglio del Genocidio Armeno
Negli ultimi decenni l’Azerbaigian è diventato un attore regionale influente grazie allo sfruttamento delle proprie risorse energetiche. Questo dinamismo dell’economia azera ha fatto sì che altri Stati entrassero nella regione, tra cui gli Stati turcofoni: Turchia e Kazakistan su tutti. Un ruolo di primo piano nel favorire il dialogo tra le due sponde del Mar Caspio è stato assunto dalla Turchia in seno al Consiglio Turco. Fortemente interessata a creare una propria sfera d’influenza tra gli Stati di lingua turcofona, Ankara ha fatto dell’Azerbaigian la sua testa di ponte verso l’Asia centrale.
L’Armenia, tuttavia, non è stata coinvolta nel processo di integrazione tra la Turchia, l’Azerbaigian e gli Stati centro-asiatici. A differenza della vicina Georgia, altro Stato caucasico non turco, ma che ha tratto importanti giovamenti da questa spinta economica panturca verso est, Erevan non è considerata un partner gradito da Ankara. Tema scottante nelle relazioni tra i due Stati è la questione del Genocidio Armeno.
L’Armenia attribuisce un significato molto importante al riconoscimento di quanto avvenuto durante la Prima Guerra Mondiale come un genocidio. Perpetrato da parte delle forze ottomane ai danni della popolazione armena, questo tema è sempre stato un argomento spinoso da affrontare nelle relazioni tra Ankara e Erevan. Il governo turco, dal canto proprio, rifiuta qualsiasi interpretazione che faccia riferimento al concetto di genocidio. Questo stato di cose condiziona sfavorevolmente le relazioni tra i due Paesi ed i rispettivi alleati, mettendoli su due punti di vista diametralmente opposti e impedendo qualsiasi collaborazione, ancorché limitata. Pertanto, approfittando delle difficili relazioni tra Ankara e Erevan, Baku è stata in grado di rafforzare la propria posizione in chiave anti armena.
Il caso del Kazakistan: un’equidistanza precaria
Gli Stati dell’Asia centrale, per contro, hanno cercato di mantenere per quanto possibile un atteggiamento neutrale verso le questioni armeno-azera e turco-armena. Con il crescere dei legami economici tra le due sponde del Mar Caspio, tuttavia, sta mutando anche l’approccio di questi ultimi verso l’Armenia. Emblematico è il caso del Kazakistan, principale economia dell’Asia centrale e, al contempo, alleato dell’Armenia e amico della Turchia.
Il Kazakistan nell’ultimo trentennio ha mantenuto nei confronti dell’Armenia un atteggiamento neutrale, sebbene recentemente il sostegno alla causa azera sia diventato evidente anche negli Stati centro-asiatici. Le politiche di Nazarbayev, prima, e di Tokaev; poi, sono state sempre improntate verso l’equilibrio nelle relazioni internazionali. Tuttavia, alcuni episodi hanno messo in dubbio che le strutture create dalla Russia per favorire un dialogo regionale stiano realmente assolvendo a tale funzione.
La presenza di oltre 25.000 armeni in Kazakistan testimonia l’esistenza di una minoranza consistente, giunta durante gli anni dell’Unione Sovietica. Sebbene le relazioni tra kazaki etnici e armeni del Kazakistan siano state generalmente pacifiche, negli ultimi anni si sono avuti fenomeni di intolleranza. Un episodio degno di nota si è avuto nel gennaio 2019 in seguito a degli scontri tra armeni e kazaki nella città di Karaganda. Nonostante fosse iniziata come una rissa da bar, questa è bastata a far scatenare un’ondata di sentimenti anti-armeni nella popolazione kazaka. Nei giorni successivi, infatti, questa ha dato vita ad una protesta dinanzi alla centrale di polizia di Karaganda con oltre 200 persone.
Il panturchismo porterà ad una perdita del multivettorialismo?
Nursultan, pertanto, sebbene formalmente alleata dell’Armenia, ha stretto rapporti sempre più profondi con Baku ed Ankara. Questo ha fatto diminuire il peso della causa armena e del contenimento dell’Azerbaigian sia sul piano politico-economico, risultando per Nursultan il rapporto con l’Azerbaigian imprescindibile in un’ottica di collegamento con l’Europa, sia sul piano socio-culturale, con la popolazione sempre più interessata dalla retorica del panturchismo.
Sintomatico di un cambio di posizione del Kazakistan verso delle posizioni velatamente anti-armene è stata la condanna del segretario generale del Consiglio Turco, il kazako Baghdad Amrayev, della decisione di Joe Biden di riconoscere ufficialmente il Genocidio Armeno. Nel clima di crescente panturchismo che sta unendo le due sponde del Mar Caspio, questa mossa ha rappresentato una condanna da parte di tutti gli Stati del Consiglio Turco, Kazakistan compreso.
L’equidistanza di Nursultan tra Erevan e Baku sta perdendo sempre più significato.