A più di centocinquant’anni dalla sua prematura dipartita, il rivoluzionario bielorusso Kalinoŭski resuscita tra le fila dell’esercito ucraino. La legione bielorussa, ribattezzata Battaglione Kastuś Kalinoŭski, ormai da qualche settimana combatte al fianco dei ‘fratelli ucraini’. Ennesima evidenza della spaccatura interna alla Bielorussia: se Minsk è indubbiamente coinvolta in questo conflitto, una parte della popolazione e l’opposizione non ci stanno.
Con la fine delle guerre napoleoniche che per dodici lunghi anni avevano imperversato in Europa, il Congresso di Vienna segnò uno spartiacque per la storia europea e ridisegnò in maniera drastica l’assetto del Vecchio continente. Tra gli strascichi della conferenza tenutasi nel castello di Schönbrunn vi fu anche la creazione della Polonia del Congresso, uno Stato vassallo al servizio dello zar all’interno del quale ben presto crebbero i semi di quella che sarebbe poi rimasta nella storia come la “Rivolta di gennaio”. Sfiancato dalla disavventura in Crimea, tra il 1863 e il 1864, l’Impero zarista di Alessandro II si ritrovò dunque a fronteggiare una ribellione senza precedenti. Tra le fila degli insorti, figuravano non solo i polacchi desiderosi di riportare la Polonia ai fasti della Confederazione polacco-lituana, ma anche la Legione Garibaldi e diversi bielorussi. Tra quest’ultimi si distinse per tenacia Kastuś Kalinoŭski.
Nato nella cittadina di Mastaŭliany da una famiglia della szlachta polacca e cresciuto tra Świsłocz e San Pietroburgo, Kalinoŭski fin dall’adolescenza frequentò ambienti cospiratori e società culturali segrete. Il suo ritorno nei territori patri rappresentò l’inizio della sua attività letteraria nella prima rivista scritta in łacinka, la variante dell’alfabeto latino utilizzata per il bielorusso. Strenuo sostenitore della necessità di liberare la madrepatria dal giogo zarista, Kastuś si fece anche promotore e cultore della lingua bielorussa. Imprigionato a Vilnius e giustiziato all’età di ventisei anni, Kalinoŭski è rimasto nelle menti bielorusse come uno dei padri fondatori della primissima idea di “nazione bielorussa”.
La sua eredità, seppur fortemente dibattuta, è stata diligentemente raccolta dall’opposizione bielorussa, che già dai tempi della Rivoluzione dei jeans del 2006 ne ha resuscitato la figura in funzione anti-Lukašenko. Riportato in auge negli ultimi anni come simbolo di un’identità nazionale bielorussa in contrapposizione all’orientamento filorusso dell’attuale establishment, Kalinoŭski è oggi assurto ad eroe nazionale tra le frange del dissenso bielorusso e non solo. Il rivoluzionario ottocentesco è più vivo che mai tra le fila dell’esercito ucraino nel conflitto che dilania l’Europa orientale dalla fine di febbraio. Lo scorso 9 marzo, mentre le forze russe tentavano di avanzare sia in direzione di Izjum che di Chernihiv, a Kiev si teneva il battesimo di fuoco del cosiddetto Battaglione Kastuś Kalinoŭski.
Nato in parte dalle ceneri del gruppo tattico “Belarus”, il contingente è formato da volontari bielorussi, per lo più residenti all’estero, che scorgono nella resistenza ucraina l’ultimo bastione per poter salvare anche la loro patria, smarcarsi dall’influenza russa e accelerare la transizione post Lukašenko. Molti di loro sono reduci dalle proteste del 2020-2021 in Bielorussia. Immortalati in divisa con la bandiera ucraina e la pahonia cucite al petto e con un enorme drappo bianco-rosso-bianco in mano, gli uomini del Battaglione Kastuś Kalinoŭski intonano a ripetizione prima “Slava Ukraïni!” (“Gloria all’Ucraina!”) e poi “Žyve Belarus!” (“Lunga vita alla Bielorussia!”), suggellando così la lotta fraterna di due popoli contro lo stesso nemico. “Sono consapevole che se oggi consegnassimo l’Ucraina al branco di Putin, perderemmo per sempre l’indipendenza della Bielorussia. Noi e i nostri figli saremmo così costretti a portare lo stigma degli aggressori e degli occupanti”, queste le parole di uno dei membri del Battaglione, Sergej Bespalov.
Inizialmente a fianco del tanto discusso Battaglione Azov, la legione bielorussa ha chiesto di non essere confusa con i membri del gruppo ucraino ed è stata poi dislocata in diverse zone dell’Ucraina. Il Battaglione Kastuś Kalinoŭski si sarebbe in particolare adoperato per la difesa di Kiev e di Irpin. Secondo un’intervista rilasciata da un combattente, in circa 500 si sarebbero arruolati volontariamente nell’unità bielorussa e diverse migliaia di persone avrebbero fatto domanda presso un centro di reclutamento sito a Varsavia. Tra questi blogger, operai, informatici e giornalisti. Il più noto è sicuramente Pavel Šurmei, già campione olimpico di canottaggio ai giochi di Atene e Pechino. In un’atmosfera quasi surreale, il Battaglione lo scorso 25 marzo ha prestato giuramento, dichiarando assoluta fedeltà alla Bielorussia e all’Ucraina. Fedeltà dimostrata anche con la vita. Sono almeno due i bielorussi periti in questa impresa. L’ultimo è Ilja, nome in codice “Litvin”, morto nel tentativo di difendere Buča, teatro di un’orrenda strage.
Il Battaglione Kastuś Kalinoŭski non è, tuttavia, solo in questa guerra. Una nuova unità bielorussa avrebbe preso forma nei giorni scorsi. Si tratta del Reggimento Pahonia, già incluso nelle forze armate ucraine, che si oppone all’uso del suolo bielorusso per portare avanti l’offensiva russa in Ucraina. Sebbene l’uomo forte di Minsk abbia a più riprese dichiarato che nessun bielorusso sarebbe stato inviato in Ucraina, le autorità bielorusse non possono definirsi in alcun modo aliene a quanto accade oltre i propri confini meridionali. Senza altra via di fuga, con il progressivo isolamento internazionale, Lukašenko ha scelto di stare dal lato russo della barricata. Infatti, è proprio dall’oblast’ meridionale di Gomel’ che le truppe russe si sono dirette verso la capitale ucraina ed è in quei territori che in parte si sono ritirate a seguito del recente cambio di paradigma russo di fronte. Capovolgimento frutto di tutte le difficoltà incontrate dai russi nella campagna d’Ucraina. È inoltre dal territorio bielorusso, fondamentale per le linee di rifornimento russe e altre questioni logistiche, che sono stati lanciati missili da crociera su diverse città ucraine, inclusa Leopoli. Motivi per i quali ad oggi Minsk è sottoposta ad ulteriori sanzioni, quali l’estromissione di alcune banche dal sistema dei pagamenti SWIFT.
Ma gli sforzi del dissenso bielorusso non finiscono qui. In un richiamo ai cittadini bielorussi, l’ex candidata alle ultime presidenziali Svetlana Tichanovskaja ha annunciato la creazione di un nuovo movimento. “Il territorio del nostro Paese viene utilizzato per l’aggressione militare verso il popolo ucraino contro il volere dei bielorussi. Putin e Lukašenko hanno scatenato una guerra e stanno usando i bielorussi in questo conflitto letale”, così inizia il manifesto del neonato Movimento antiguerra bielorusso. Il programma è semplice e cristallino: tutti possono prendervi parte, ognuno con i propri mezzi, ma seguendo una strategia univoca.
In diversi, non solo nella diaspora, hanno risposto all’appello dell’opposizione, pur consapevoli dei rischi e della repressione interna. Numerose testimonianze raccontano di collegamenti ferroviari interrotti per sabotare le operazioni russe nei pressi delle città di Baranavičy e Gomel’. Altri, invece, distribuiscono volantini informativi sul conflitto, mezzo di informazione fondamentale in un momento in cui i media indipendenti sono stati tutti messi a tacere. E così, mentre l’opposizione fa la voce grossa, il Battaglione Kastuś Kalinoŭski continua ad operare in prima linea in Ucraina, convinto del fatto che verrà il tempo in cui sarà la Bielorussia ad essere liberata da questa stessa armata. Studiare attentamente il nemico sul campo per poi piegarlo in futuro. O almeno questo è quello che sperano impugnando le armi nei sobborghi di Kiev o al fronte in Donbass.