Nella repubblica non riconosciuta del Caucaso Alan Gagloev ha vinto il ballottaggio contro il presidente in carica Bibilov. Quest’ultimo si è fatto da parte, favorendo il passaggio di poteri, ma al tempo stesso ha firmato un decreto che fissa al 17 luglio un referendum per l’annessione alla Russia. Mettendo così in difficoltà il suo successore. Una mossa più tattica che geopolitica, che però riapre la vecchia questione dei rapporti con Mosca – e in un momento non proprio ideale.
Intervista a Soslan Dzhusoity, ex consigliere dei presidenti Tibilov (2012-2017) e Bibilov (2017-2022).
Lo scorso 10 aprile si è tenuto in Ossezia del Sud, territorio de iure georgiano ma de facto indipendente, il primo turno delle elezioni presidenziali, nel quale il presidente in carica Anatoly Bibilov ha ottenuto il 34,95% dei voti, e il suo principale sfidante Alan Gagloevinvece il 38,55%. Il secondo turno elettorale avrebbe dovuto tenersi il 28 aprile, ma la Commissione Elettorale Centrale (CEC) ha deciso di spostare la data al 9 maggio, contravvenendo così alla legge elettorale che prevede il secondo turno entro 15 giorni dalla dichiarazione dei risultati del primo turno. Una mossa presumibilmente attuata per dare a Bibilov più tempo per recuperare i punti di svantaggio da Gagloev, e che dunque tradisce un certo livello di influenza della politica sugli altri organi statali. Il presidente in carica ha quindi cercato di guadagnare voti promettendo di indire un referendum per l’annessione alla Russia. Ciononostante, Gagloev ha vinto il secondo turno con il 54% dei voti, e come in una democrazia funzionante il presidente uscente Bibilov ha accettato l’esito delle elezioni. Il 24 maggio è dunque avvenuto il non-violento passaggio di potere da Bibilov a Gagloev.
Alla elezioni presidenziali erano presenti osservatori internazionali non tutti propriamente indipendenti, con rappresentanti provenienti tra i tanti da Abkhazia, Russia, Siria, Venezuela, Donetsk, Lugansk e Italia. E mentre si sono registrati problemi procedurali, scontri davanti ai seggi elettorali e accuse di compravendita di voti, non sembrano esserci state grandi violazioni tali da mettere in dubbio i risultati finali. Tali violazioni, infatti, avrebbero in teoria dovuto favorire il presidente in carica Bibilov, ma alla fine ha vinto comunque lo sfidante Gagloev. Nel complesso, dunque, sembrano esserci state delle elezioni quasi-democratiche, in contrasto con il giudizio decisamente negativo che Freedom House dà ai diritti politici e alle libertà civili dell’Ossezia del Sud. Da presidente uscente Bibilov, tuttavia, ha firmato un decreto il 13 maggio che fissa al 17 luglio il referendum di annessione alla Russia. Gagloev non vede di buon occhio questo referendum, sostenendo che sarebbe sì favorevole ad una annessione alla Russia, ma che non è questo il momento per una tale azione. Non è peraltro nemmeno scontato che la Russia, da cui economicamente e militarmente dipende l’Ossezia del Sud, sia ora favorevole a questo referendum.
Come Osservatorio Russia abbiamo quindi deciso di approfondire la questione chiedendo informazioni e pareri a tre attivisti osseti. Due di loro hanno chiesto di mantenere l’anonimato, mentre il terzo è Soslan Dzhusoity, ex consigliere dei presidenti Tibilov (2012-2017) e Bibilov (2017-2022), di cui riportiamo qui parti dell’intervista.
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Come giudichi complessivamente il sistema politico ed elettorale osseto? E in particolare, reputi corrette le critiche di influenza politica sugli altri organi istituzionali?
“Nel complesso l’Ossezia del Sud è certamente una democrazia, una democrazia imperfetta, ma una democrazia. Mettiamola così, le nostre istituzioni lasciano molto a desiderare, ma nonostante ciò siamo riusciti a cambiare presidente tramite procedure democratiche, e questo è fantastico.
Bisogna ammettere che è altresì corretta la critica che sostiene che il nostro sistema giudiziario non sia del tutto indipendente dalla politica. Istituzionalmente, questo è l’aspetto più cruciale sul quale il nuovo presidente dovrà lavorare.”
Cosa ha portato Gagloev a vincere le elezioni? E quali sono le questioni politiche più importanti per l’elettorato Osseto?
“Più che vittoria di Gagloev, parlerei di sconfitta di Bibilov. Molti dei voti per Gagloev erano infatti voti di protesta. Per esempio, fece molto scandalo il caso di Inal Dzhabiev, un ragazzo osseto che ad agosto 2020 venne detenuto dalla polizia e poi torturato finché non è morto mentre era in loro custodia. Sai, siamo una piccola società, ci conosciamo bene o male tutti, quindi questa tragedia fu particolarmente scioccante per noi. E l’allora presidente Bibilov fece poco o niente per chiarire l’accaduto e ottenere giustizia.
Un altro grande problema fu la questione del check-point georgiano nel villaggio di Tsnelisi. La storia è lunga, ma per farla breve tutto è incominciato nel 2019 quando i georgiani hanno stabilito questo check-point a Tsnelisi, in territorio controllato dall’Ossezia del Sud. Ma già nei mesi precedenti erano sorti problemi. Il villaggio di Tsnelisi era infatti circondato da foreste, quindi i georgiani avevano incominciato a tagliare gli alberi e a costruire un’altra strada per raggiungere il villaggio. Tutti sapevano di questa cosa, e ci fu persino una commissione parlamentare che avvertì il presidente Bibilov di questi fatti spronandolo ad agire. Ma sfortunatamente Bibilov non fece nulla. E questo fece infuriare la popolazione, facendo quindi perdere popolarità al presidente.
Non è quindi stata una competizione elettorale di “idee”, di posizionamento politico destra-sinistra, ma una competizione più “personale”. Anche le accuse che i due candidati si son rivolti l’un l’altro durante i dibattiti televisivi erano parecchio personali.”
La scommessa elettorale di indire un referendum per l’annessione alla Russia non sembra aver dato frutti a Bibilov. Cosa ne pensano gli Osseti al riguardo, e cosa farà ora Gagloev?
“La gente lo ha percepito come un trucco di politica interna, un tentativo di Bibilov di rimanere rilevante nella politica osseta. Noi osseti siamo favorevoli a un referendum, ma non condotto in questa maniera per giochi politici, e non in questo momento (di guerra in Ucraina) con il rischio di grande destabilizzazione del nostro paese.
La firma di Bibilov, in veste di presidente uscente, del decreto per fissare il referendum, ritengo sia una tattica per mettere pressione a Gagloev, che ora si trova in una posizione molto difficile. Tieni anche conto che il partito di Bibilov tutt’ora detiene la maggioranza nel parlamento. Non abbiamo peraltro sentito alcun segnale positivo dalla Russia. Il Cremlino in realtà al momento non è interessato alla questione. Devo ammettere che è quindi difficile capire come si comporterà ora il nuovo presidente.”
Se alla fine si terrà per davvero il referendum il 17 luglio, pensi ci sarà una maggioranza cosiddetta bulgara in favore dell’annessione alla Russia?
“La mia sensazione è che ci sarebbe una maggioranza favorevole, non una “super” maggioranza. I tempi sono cambiati, e le generazioni giovani sono favorevoli alla completa indipendenza dell’Ossezia del Sud, non al suo congiungimento alla Russia. Ma nel complesso al referendum ci sarebbe una maggioranza favorevole.”
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e tutte le sue conseguenze a livello di relazioni internazionali pensi possano avere conseguenze anche per l’Ossezia del Sud?
“Certamente la politica osseta è oggi molto legata alla guerra in Ucraina, non c’è dubbio. Ma sono fortemente contrario al parallelismo tra Donetsk e Lugansk da una parte e Ossezia del Sud dall’altra. Al contrario, dovreste vedere il desiderio di indipendenza dell’Ucraina dalla Russia equivalente al desiderio di indipendenza dell’Ossezia del Sud dalla Georgia. Non c’è grande differenza.
In ogni caso, come ti ho detto prima, la Russia è oggi molto isolata a causa della guerra, e non credo voglia sobbarcarsi anche il problema del referendum in Ossezia del Sud.”
Dal 2017, peraltro, i militari dell’Ossezia del Sud sono quasi completamente inquadrati all’interno dell’esercito russo. E in qualità di militari dell’esercito russo, alcuni osseti sono stati mandati al fronte in Ucraina. Come ha reagito la popolazione al riguardo?
“La reazione è stata mista. Fu peraltro Bibilov a fare in modo che il nostro esercito venisse inquadrato in quello russo, e la popolazione in realtà non la prese bene, ci fu molto rancore contro il presidente. Questo è sicuramente un altro fattore che ha portato alla sconfitta di Bibilov quest’anno.
Purtroppo, ora che sono ufficialmente inquadrati all’interno dell’esercito russo, non possiamo semplicemente rifiutarci di mandare uomini al fronte. E la gente ha accusato Bibilov di averci messo in questa situazione.”
In conclusione, ti aspetti grandi cambiamenti ora con Gagloev presidente?
“Come ti ho detto, i voti per Gagloev sono stati soprattutto voti di protesta. La gente quindi si aspetta grandi cambiamenti, a partire dal riformare il sistema giudiziario per renderlo più indipendente. Gagloev è peraltro relativamente giovane ed un neofita della politica, quindi resta da vedere come agirà. Ma se non porterà i cambiamenti sperati, perderà molto velocemente popolarità.
Cesare Figari Barberis