Dopo i successi della controffensiva ucraina, annessioni territoriali alla Federazione e mobilitazione parziale russa, Mosca cambia (di nuovo?) strategia. Mentre l’inverno bussa insistente alle porte, le posizioni sul terreno non sembrano poter mutare ulteriormente. Che un negoziato possa rompere lo stallo?
Successi ucraini
A nove mesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il bilancio dell’operazione militare non sembrerebbe essere tra i più confortanti per Mosca: l’iniziale assalto a Kiev è fallito, così come il mai dichiarato ma manifesto (secondo i più) tentativo di instaurarvi un governo filorusso. La manovra per impadronirsi di Odessa e tagliare fuori l’Ucraina dal Mar Nero è stata respinta. L’offensiva russa nell’Ucraina orientale per la “liberazione” dei territori delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk è, in parte, in stallo.
A settembre, le forze armate russe sono state colte alla sprovvista quando l’esercito ucraino ha lanciato una controffensiva nella regione nord-orientale di Kharkiv. Per mesi le forze russe si erano trincerate sulla sponda destra del Dnepr, rafforzando le proprie postazioni difensive attorno alla città di Kherson in previsione di una controffensiva ucraina. La campagna di disinformazione portata avanti dall’Intelligence di Kiev sull’imminente offensiva in tale settore ha spinto Mosca a sguarnire il fronte nord-orientale attorno a Kharkiv, conducendo così ad un rapido e inaspettato sfondamento delle linee difensive russe a sud-est della città e alla liberazione di buona parte dell’oblast’ di Kharkiv nel giro di due settimane. Per rimediare alla situazione, il 22 settembre il Cremlino ha annunciato il ricorso alla mobilitazione parziale con lo scopo di schierare fino a 300 mila riservisti sul fronte ucraino per ottenere la “completa liberazione del territorio del Donbass”[1]. Tentando di compensare così alla penuria quantitativa di fanteria russa e di contrastare i nuovi afflussi di armamenti provenienti dai paesi occidentali in supporto a Kiev[2]. A coronare la svolta russa, un nuovo comandante militare per le operazioni in Ucraina, il generale Sergej Surovikin (generale a capo dell’intervento militare russo in Siria), voluto da Vladimir Putin nella speranza di cambiare la strategia e la cultura militare del conflitto stesso.
Nonostante il cambio di rotta russo l’offensiva ucraina nella regione di Kherson si è dimostrata un successo tattico, con ripercussioni strategiche di ampio respiro. Tale operazione ha costretto le forze armate russe a condurre, dal 9 novembre, una ritirata tattica sulla sponda sinistra (orientale) del Dnepr[3] per evitare un probabile collasso dell’intero fronte meridionale. A poche settimane dalla sua annessione alla Federazione, i russi hanno quindi rinunciato non solo all’unico capoluogo sinora conquistato, ma anche ad una fondamentale porta d’accesso alla penisola di Crimea, oltre che rilevante centro economico e logistico.
Il cambio di strategia russo e le operazioni militari: una fase di stallo?
In seguito alle controffensive ucraine, lo Stato Maggiore russo ha deciso di optare per un cambio di strategia. A partire dai primi di ottobre, l’aviazione e l’esercito russi hanno condotto una massiccia serie di attacchi missilistici coordinati sulle infrastrutture critiche ucraine. Non avendo ottenuto la millantata superiorità aerea ad inizio conflitto[4], e avendo dovuto rinunciare ad attacchi di precisione nello spazio aereo ucraino a causa della presenza dei sistemi mobili ucraini surface-to-air missile (SAM) e dei man-portable air-defence systems (MANPADS) forniti dall’Occidente, la strategia russa si sta concentrando nel mettere fuori uso la griglia energetica ucraina con l’uso di vettori missilistici e di droni[5]. Il Cremlino spera così di indebolire moralmente la popolazione ucraina e pregiudicarne il sostegno all’esecutivo, oltre a mettere fuori uso il sistema di approvvigionamento energetico. Costringendo Kiev a richiedere maggiori aiuti economici e militari ai partner occidentali, con l’obbiettivo di dividere lo schieramento NATO sulla necessità di continuare a inviare aiuti all’Ucraina. La Russia sta quindi tentando di sfruttare al massimo la finestra di opportunità offerta dalla stagione invernale per esercitare una leva politica sul governo e sulla popolazione ucraini.
Sebbene le operazioni offensive nei settori settentrionale e meridionale dell’Ucraina si siano rilevate molto più cinetiche, il perno della strategia del Cremlino rimane la “completa liberazione” della regione del Donbass.
In seguito ai controversi referendum con cui la Federazione Russa ha dichiarato l’annessione dei territori occupati di Kherson, Zaporizhzhia, di Luhansk e Donetsk[6], è in questi ultimi – dopo l’iniziale avanzata delle forze russe e la quasi completa conquista della regione di Luhansk – che il Cremlino sta concentrando maggiormente i propri sforzi, sia in termini offensivi che di realizzazione di una linea difensiva in profondità. Lo stato maggiore russo, oltre a tentare di contrastare gli attacchi ucraini, sta spingendo sull’asse Svatove-Kreminna[7] e Pavlivka-Vuhledar[8], e nell’area di Bakhmut nell’oblast’ centro-meridionale di Donetsk. Con risultati, tuttavia, al momento limitati[9].
Complessivamente, le forze russe hanno continuato a condurre contenute operazioni offensive (con finalità difensive) negli oblast’ orientali di Luhansk e Donetsk e difensive nella zona meridionale di Zaporizhzhia. Obiettivo di queste operazioni è mantenere il controllo della fascia di terra che congiunge il Donbass alla Crimea. In questa regione, il bacino idrografico del Dnepr costituisce una barriera naturale, con i russi che si stanno adoperando per istituire nuove posizioni difensive sulla sponda orientale del fiume, motivo per cui una prossima offensiva ucraina potrebbe svilupparsi nella regione di Zaporižžja, considerata la presenza di difese in profondità nel Donbass.
Le recenti offensive su larga scala e lo stato delle unità al fronte potrebbe portare a uno stallo momentaneo delle grandi operazioni, che potrebbero essere ulteriormente scoraggiate dall’inverno in arrivo. D’altra parte, l’avvento di temperature molto rigide e il conseguente congelamento del terreno permetterebbe un dispiego più praticabile dei mezzi pesanti, incrementando la mobilità degli eserciti e dando ulteriore impulso alle attività militari, rispetto alla stagione piovosa della “rasputica” che interferisce con le linee logistiche e con le operazioni.
Possibili sviluppi futuri
Attualmente, è inverosimile che Mosca riesca ad incunearsi ulteriormente in profondità nel territorio ucraino per ottenere il controllo della storica regione della «Novorossija», un tempo appartenente alla Russia zarista, leitmotiv della retorica del Cremlino in cui narrativa storica e politica estera russe si fondono in un unicum[10].
L’approvvigionamento militare fornito dall’Occidente ha permesso a Kiev di cambiare le sorti della guerra. L’esercito ucraino in campo oggi è molto cambiato rispetto al 2014. Le capacità tattiche e l’equipaggiamento forniti sono molto più avanzati; vale la pena ricordare i sistemi anticarro portatili Man-portable anti-tank systems (MANPATS) e i sistemi missilistici ad alta precisione come gli M142 High Mobility Artillery Rocket System (HIMARS) utilizzati per colpire, con effetti devastanti, gli snodi logistici e i posti di comando delle retrovie russe, paralizzandone le capacità operative.
Non secondarie sono risultate le difficoltà della leadership militare russa, contraddistinta da mancanza di coordinazione della catena di comando, inefficace addestramento dei soldati, inadeguatezza dei materiali. Senza contare che il ricorso ad un limitato dispiegamento di uomini per sortire l’effetto sorpresa all’inizio dell’invasione non ha giovato alla strategia russa.
C’è da notare, tuttavia, che anche le recenti offensive ucraine hanno provocato elevate perdite per Kiev, e ciò potrebbe inficiarne la capacità di condurre ulteriori azioni offensive, almeno nel breve termine. Sebbene sia Mosca che Kiev non abbiano rilasciato dichiarazioni sulle perdite subite dai rispettivi schieramenti, fonti militari americane affermano che la stima attuale delle vittime russe – tra morti e feriti – supererebbe le 100.000 unità; altrettante sarebbero quelle ucraine[11]. L’Ucraina ha ora bisogno di creare nuove unità per mantenere l’iniziativa il prossimo anno, impedendo che le forze russe recuperino coesione e morale, oltre ad interrompere la stabilizzazione del controllo russo nei territori occupati.
In quest’ottica la Russia sta mobilitando nuove unità in preparazione di una rinnovata offensiva, facendo ricorso alla mobilitazione parziale per sovvertire il rapporto di forze. Tuttavia, fonti di intelligence occidentali e canali Telegram russi sono concordi in merito al basso morale delle forze di Mosca, impreparate, male equipaggiate, non motivate e mal coordinate dagli alti comandi. Sebbene la mobilitazione parziale potrà costituire un effettivo ostacolo a ulteriori avanzate ucraine, difficilmente sovvertirà le sorti della guerra. E un’ulteriore e più massiccia mobilitazione comporterebbe ingenti costi economici e organizzativi, oltre che politici, per Mosca, cui potrebbero non seguire risultati tangibili.
È verosimile che, in seguito agli ultimi sviluppi sul fronte, nessuna delle due parti abbia la capacità di ottenere una vittoria decisiva, e che le linee del fronte siano destinate più o meno a stabilizzarsi in quanto il collasso di uno dei due contendenti, sul campo di battaglia, è improbabile. Se una risoluzione militare del conflitto sembra oggi lontana, rimane aperto lo spiraglio diplomatico in cui molto dipenderà dalla capacità e dalla volontà di negoziazione (e di rifornimento militare) di Washington, dove il principale partner NATO dovrà riuscire a mediare un negoziato che al tempo stesso non umili eccessivamente il Cremlino, e che accontenti Kiev, molto più intransigente dell’alleato nel voler perseguire i propri obbiettivi del conflitto, galvanizzata dalle recenti vittorie sul campo.
Eugenio Delcroix
Note bibliografiche
[1]“Putin says liberation of Donbass territory remains immovable purpose of special operation”, TASS 21/09/2022 https://tass.com/politics/1510997
[2] “Decree “On the announcement of partial mobilization in the Russian Federation“, Kremlin.ru 21/09/2022 http://kremlin.ru/events/president/news/69391 ; TASS, “Partial mobilization applies to reservists with military experience”, 21/09/2022 https://tass.com/defense/1511049
[3] “The Ministry of Defense announced the course of the ‘maneuver’ to withdraw troops from Kherson”, RBC.ru, 10/11/2022 https://www.rbc.ru/politics/10/11/2022/636cd30c9a794791ba2a2376?from=from_main_1 https://www.rbc.ru/politics/10/11/2022/636cd30c9a794791ba2a2376?from=from_main_1
[4] “Russian aviation gains air superiority over entire Ukraine — Defense Ministry”, TASS, 28/02/2022 https://tass.com/politics/1412963
[5]“Russian offensive campaign assessment”, Institute for the Study of War, 15/11/2022 https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign-assessment-november-15
[6] “Russia declares 98% secession support rate in sham referendums in occupied regions”, Kyiv Independent, 27/09/2022 https://kyivindependent.com/national/russia-declares-nearly-100-vote-to-secede-from-ukraine-in-sham-referendum ; “Over 90% of Donbass, Zaporozhye and Kherson voters favor joining Russia — first results”, TASS, 27/09/2022 https://tass.com/politics/1514213
[7]“Russian offensive campaign assessment”, ibid.
[8] “Intelligence update”, UK ministry of Defence, 27/11/2022 https://twitter.com/DefenceHQ/status/1596757566218178561
[9] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign-assessment-november-23
[10] “Address by the President of the Russian Federation”, Kremlin.ru, 21/02/2022 http://en.kremlin.ru/events/president/news/67828.
[11] Alla data di stesura dell’analisi la cifra più alta di vittime militari divulgata pubblicamente dal Cremlino è stata di 5.937. La parte ucraina ha fornito stime occasionali, la più alta a 11.000.