Un mese fa si sono tenute le elezioni parlamentari in Estonia, che hanno visto il partito Riforma dell’uscente prima ministra Kaja Kallas uscire rinforzato rispetto alla precedente legislatura. L’affluenza record è stata inoltre resa possibile grazie al voto telematico, più della metà degli elettori ha votato online. Tuttavia, i reclami alla Corte Suprema hanno rallentato la formazione della coalizione di governo e i colloqui non sono ancora terminati.
Lo scorso 5 marzo il partito liberale Riforma della prima ministra uscente Kaja Kallas ha conquistato 37 dei 101 seggi del parlamento estone, ottenendo il 31,9% dei voti alle elezioni parlamentari in Estonia. I risultati ottenuti hanno consentito a Kallas di portare avanti la formazione di una nuova coalizione di governo che possa sostenere un suo secondo mandato. In totale a questa tornata hanno partecipato 613.801 elettori, registrando l’affluenza più alta da quando l’Estonia ha riconquistato l’indipendenza, 63,7%. In una società altamente digitalizzata sul piano della pubblica amministrazione, il voto elettronico (introdotto dal 2005) ha rappresentato per la prima volta nella storia elettorale del Paese la maggioranza dei voti espressi: 312.181 voti online contro i 301.620 voti cartacei
L’onda di estrema destra preannunciata da alcuni non c’è stata, il sostengo è cresciuto, ma non come alcuni si aspettavano in queste elezioni. Il Partito Popolare Conservatore dell’Estonia (EKRE) infatti si è aggiudicato 15,8% dei voti, ottenendo tuttavia il suo miglior piazzamento di sempre. EKRE, partito populista tradizionalmente euroscettico, ha accusato ripetutamente la prima ministra Kallas di essersi concentrata troppo sull’Ucraina e di aver sostanzialmente trascurato gli affari interni estoni. Con un’inflazione tra le più alte in Europa, negli ultimi tempi anche i sondaggi avevano visto per il partito crescere di consenso nel Paese, soprattutto nelle aree rurali. Il leader di EKRE, Martin Helme, all’indomani delle elezioni ha dichiarato di non fidarsi del risultato proprio del voto elettronico e di volere un riconteggio. Helme ha infatti affermato che, finché non saprà come sono stati conteggiati i voti elettronici e il servizio elettorale non renderà noti i log, non ci sarà modo di sapere quale sia stata la reale volontà degli elettori. Per questo motivo, lui e i sostenitori dell’EKRE non possono accettare i risultati elettorali come validi. Tuttavia, il reclamo sul risultato del voto elettronico presentato alla Corte Suprema dall’EKRE è stato respinto dal tribunale di Tartu il 10 marzo scorso, apparentemente sulla base del fatto che il reclamo è stato presentato dopo la scadenza del termine concessa al Comitato Elettorale Nazionale (VVK).
La terza forza politica alle elezioni invece è stato il partito di Centro estone con il 14,5%, votato tradizionalmente dalla minoranza etnica russa del Paese, e che in passato ha adottato posizioni favorevoli alla Russia di Vladimir Putin, posizioni che, come sottolineato più volte dalla Kallas, sono inconciliabili con quelle di Riforma. Dopo le elezioni del 2019, il partito di Centro aveva formato un governo controverso con il partito di estrema destra EKRE. La coalizione tra Centro ed EKRE era poi crollata per uno scandalo due anni fa, lasciando alla Kallas la possibilità di formare una coalizione e di affrontare sia la pandemia di COVID-19 che le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il partito Riforma della Kallas, liberale e di centrodestra, in quest’ultima campagna elettorale ha puntato molto sull’appoggio incondizionato all’Ucraina contro l’invasione russa. L’Estonia è stata infatti uno dei più accesi sostenitori in Europa dell’adozione di misure drastiche nei confronti di Mosca e del rafforzamento della presenza militare della NATO sul fronte baltico.
Kallas, all’indomani dei risultati delle elezioni, aveva dichiarato che il partito Riforma era disponibile a dialogare con tutti i partiti, escludendo però una possibile coalizione con l’EKRE. Tuttavia non ci si aspettava neanche una coalizione col partito di Centro, distante dalle vedute politiche di Riforma. Infatti, la distanza ideologica da questi partiti aveva fatto supporre che la Kallas si sarebbe rivolta ad altre forze politiche minori per la formazione del governo: si era ipotizzato un ritorno della precedente coalizione di governo con il Partito socialdemocratico (SDE) e Isamaa (Patria), che alle elezioni hanno preso rispettivamente circa il 9,4% e l’8,3%. Il partito Riforma sin da subito è entrato in trattativa con i socialdemocratici, ma ha cambiato il secondo partner di governo, sostituendo Patria con il partito Eesti 200, cha ha ottenuto il 13,6% dei voti, posizionandosi come quarta forza politica sullo scacchiere politico estone. Per la prima volta il giovane partito liberale e progressista estone, fondato solo nel 2018, entrerà all’Assemblea monocamerale estone, dopo esser riuscito a passare dal solo 4,4% delle scorse elezioni a oltre il 13% di consensi nelle elezioni di marzo.
La prossima coalizione estone punta a firmare l’accordo di governo il 10 aprile, anche se non c’è ancora nulla di deciso, in quanto il Riigikogu, il Parlamento estone, sta ancora aspettando che il Comitato elettorale nazionale annunci i risultati ufficiali delle elezioni del 5 marzo. I ritardi sono stati causati dalle contestazioni dei risultati presso la Corte Suprema: sono stati presentati sedici ricorsi e finora ne sono stati trattati sette, tra cui anche quelli del partito EKRE. Considerando lo stato dei reclami elettorali giunti alla Corte Suprema, è probabile che il nuovo governo estone possa iniziare a lavorare nella seconda metà di aprile. L’istituzione è in procinto di terminare l’esame dei protesti elettorali, dopodiché il Comitato elettorale nazionale dichiarerà il risultato delle elezioni generali del 5 marzo. Il nuovo Riigikogu non potrà riunirsi fino all’annuncio del risultato elettorale, che entrerà ufficialmente in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta di Stato.