La guerra in Ucraina, l’ingresso della Finlandia nella NATO. Quanto influiscono questi fattori sulla stabilità e la forza della Russia nell’Artico? Il timore di un nuovo scenario di scontro tra l’Occidente e Mosca diventa sempre più reale.
L’ingresso della Finlandia nella NATO segna una svolta non indifferente nelle relazioni internazionali all’interno della regione artica. La Federazione Russa, già dall’anno scorso isolata diplomaticamente nel Consiglio Artico, si trova ora a dover affrontare l’espansione dell’Alleanza Atlantica in una delle regioni essenziali per la sicurezza strategica del Paese.
La forza militare russa nell’Artico e l’impatto della guerra in Ucraina
Dopo la riorganizzazione dello scorso anno, il Comando militare Congiunto della Flotta del Nord, cioè il comando militare russo nell’Artico, è divenuto il quinto distretto militare della Russia. La stragrande maggioranza delle sue formazioni operative, e le relative unità tattiche, sono concentrate nella penisola di Kola, situata al confine con la Finlandia. Per quanto riguarda le mansioni, la Flotta del Nord si occupa da tempo delle operazioni di restauro delle installazioni militari di epoca sovietica, come basi, aeroporti, stazioni radar, avamposti di frontiera e stazioni di soccorso di emergenza.
Proprio sull’arsenale russo nell’Artico, il Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS) ha pubblicato lo scorso gennaio un rapporto dettagliato in cui sono elencate le funzionalità specifiche del Comando e le conseguenze della guerra in Ucraina sulle sue capacità attuali. Stando al rapporto,la Flotta del Nord avrebbe otto sottomarini lanciamissili delle classi Delta IV e Borei, che hanno il compito di mantenere la capacità di attacco nucleare di ritorsione della Russia. Oltre a questi, sarebbero attivi anche altri 16 sottomarini da combattimento, tra cui sottomarini da attacco a propulsione nucleare, sottomarini a missili guidati a propulsione nucleare e sottomarini diesel. Si tratta di mezzi estremamente efficaci, che a partire da piattaforme difficili da rilevare sono in grado di colpire, grazie ai loro missili di precisione a lungo raggio Kalibr, bersagli lontani dai 1500 ai 2000 km.
Per quanto riguarda le forze di superficie, il Comando possiede 37 navi, inclusa la portaerei Admiral Kuznetsov che rimarrà inattiva fino al 2024 per lavori di riparazione . La nave ammiraglia è l’incrociatore missilistico Pëtr Velikiij, mentre un secondo incrociatore di classe Kirov è in fase di ricostruzione. Tra le altre navi si ricordano il cacciatorpediniere a missili guidati di classe Slava, le fregate di classe Gorshkov e le navi da guerra antisommergibile di classe Udaloj I/II. La flotta dispone anche di navi da sbarco, di rompighiaccio e di dragamine, nonché di navi ausiliarie come una nave logistica, una petroliera e due navi da ricerca.
Non meno importanti le forze aeree e missilistiche. Secondo il Royal United Services Institute (RUSI), la Federazione Russa ha 4 unità aeree nella regione: 3 a Severomorsk, di cui una senza equipaggio, e una sola a Mončegorsk. Prima della guerra in Ucraina erano presenti anche 30 bombardieri, per la maggior parte stanziati a Olen’jaa sotto il controllo del 40° reggimento di Aviazione Mista. Bombardieri Tu-95 e Tu-160 sono poi schierati in tutto l’Artico. Per quanto riguarda la capacità missilistica, invece, è importante menzionare il sistema S-400 che si trova nella penisola di Kola. Altre basi artiche critiche sono quella di Nagurskoje sull’isola di Alexandra Land, Franz Josef Land, Temp sulla Nuova Isola Siberiana a oriente, e infine Rogačevo nell’arcipelago di Novaja Zemlja.
Detenendo il 20% delle capacità di attacco di precisione della Russia in tempo di pace, la Flotta del Nord può essere considerata una delle più potenti e avanzate al mondo. Dal 2020, la fregata Gorškov e i sottomarini Sevorodvinsk hanno testato missili antinave Tsirkon nell’Artico. I Sevorodvinsk, insieme agli Oscar II, sono poi in grado di lanciare missili supersonici P-800 Oniks. Il deposito più grande di munizioni per missili balistici si trova ad Okolnaja nella penisola di Kola. Tutto questo ha portato alla creazione di una fitta rete di difesa missilistica con potenziale offensivo nell’Artico russo occidentale e orientale.
Non è ancora possibile sapere con esattezza quanto della Flotta del Nord sia stato distrutto o danneggiato in Ucraina ma, in linea di massima, sembra che i danni non siano stati significativi. Alcune unità della Flotta del Nord sono state inviate nel Mediterraneo e nel Mar Nero a inizio invasione, tra cui l’incrociatore Ustinov e tre grandi navi da sbarco. Nessuna di queste navi è stata danneggiata nel conflitto, e Ustinov si trova ora di nuovo nell’Artico. Stesso vale per le forze aeree. Ciò che ha subito maggior deterioramento sono le forze di terra, come la 200ª Motorized Rifle Brigade e la 61ª Independent Naval Brigade coinvolte direttamente nei combattimenti con gli ucraini.
L’Artico come scenario di rivalità tra Russia e NATO
Ostacolo alla forza militare russa nell’Artico è sicuramente il recente ingresso della Finlandia nella NATO, avvenuto formalmente il 4 aprile. Con questa storica decisione, presa per il timore di finire, prima o poi, nelle “grinfie” del Cremlino, la Finlandia pone fine a 70 lunghi anni di neutralità e i timori di Mosca si concretizzano sempre di più. Seppur non ancora parte dell’Alleanza, con la NATO sta collaborando da marzo anche la Svezia, attraverso operazioni congiunte, quali il Joint Warrior in mare, l’Arctic Forge in Lapponia e il Joint Viking in corso nella regione di Tromso in Norvegia. Secondo il tenente generale Ynvge Odlo, capo del quartier generale congiunto della Norvegia, portare la NATO ai confini della Russia sarebbe necessario per scopi difensivi. A suo avviso, queste operazioni non dovrebbero essere quindi viste da Mosca come una provocazione.
Proprio la Norvegia si è vista al centro di attacchi ibridi da parte della Russia nel corso del 2022, quando droni non identificati sono stati intercettati nei pressi di infrastrutture di comunicazione, aeroporti e strutture militari. Queste attività sospette hanno portato anche all’arresto di sette cittadini russi per aver scattato fotografie illegali nel Paese. La contea di Finnmark, inoltre, subisce da diversi anni interferenze elettroniche, che hanno avuto conseguenze sull’aviazione civile. A detta delle autorità aeronautiche norvegesi, “di questi tempi il blocco dalla Russia è più frequente che mai” .
Le esercitazioni occidentali sarebbero dunque necessarie per mantenere in equilibro le potenze militari nella regione, indipendentemente dalla situazione in Ucraina e dai suoi possibili risvolti. A detta del contrammiraglio Andersen, capo della Reale marina norvegese, l’Alleanza Atlantica ha a che fare con “una nazione [la Russia] che ha dimostrato di avere la volontà, ma anche la capacità, di usare la forza militare in maniera aggressiva”. Per questo la presenza della NATO nell’Artico è fondamentale, in quanto deve essere pronta “a scoraggiare qualsiasi azione di questo tipo contro qualsiasi Paese” dell’Alleanza.
Sembra dunque verosimile che Mosca, in misura analoga e opposta, non possa far altro che intensificare la propria presenza nell’Artico. “Se la Russia vuole essere una grande potenza, se […] vuole avere un deterrente nucleare credibile, se […] vuole avere il controllo immediato dell’ambiente di sicurezza nel Nord Europa e anche nell’Artico, deve avere una posizione di sicurezza e militare molto forte nell’Artico”, ricorda il ricercatore Andreas Østhagen presso l’Istituto Fridtjof Nansen in Norvegia.
Le reazioni del Cremlino
Intanto Mosca ha di recente messo nero su bianco le sue intenzioni. A febbraio è stato aggiornato il documento di politica artica della Russia, nel quale si pone particolare enfasi sugli interessi nazionali nella regione, rimuovendo menzioni specifiche per la cooperazione nel Consiglio Artico. Si sottolinea altresì l’autosufficienza russa nel settore economico, in particolar modo “l’indipendenza dalle importazioni per le costruzioni navali”, una chiara risposta alle sanzioni che hanno influenzato la capacità della Russia di ordinare e acquistare petroliere presso cantieri navali stranieri.
Ancor più recente è il documento di politica estera, pubblicato lo scorso 31 marzo. Nella sezione dedicata all’Artico si riprendono le posizioni del precedente documento, eliminando ogni riferimento alla cooperazione internazionale sia nel Consiglio Artico che nel Consiglio Euro-Artico di Barents. Inoltre, il documento parla di una minaccia alla sovranità russa nell’Artico da parte delle potenze straniere. Per questo motivo, “neutralizzare la politica militarista dei Paesi ostili” sembra essere una priorità per la Federazione, in modo da evitare che tali Paesi vadano a sopprimere “la possibilità della Russia di sviluppare i propri diritti sovrani”.
Non si sono fatte attendere, inoltre, le risposte alla decisione della Finlandia: la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un’intervista dello scorso 5 aprile alla stazione radio Sputnik ha accusato gli Stati Uniti di “aver promosso tutto ciò che distrugge la sicurezza europea”. Al contrario di ciò che sostiene la NATO, Zakharova ritiene che la neutralità del Nord Europa fosse una garanzia di sicurezza. Posizioni analoghe a quelle del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. La “minaccia alla Russia” obbliga a “prendere le misure necessarie per riequilibrare il sistema di sicurezza”, ha dichiarato, aggiungendo che le misure specifiche che Mosca adotterà non possono essere ancora rivelate. Il viceministro agli Esteri Aleksandr Grushko ha spiegato all’agenzia di stampa russa TASS che lo Stato maggiore deve necessariamente considerare vari scenari di sviluppo. “Il territorio della Finlandia sarà incluso nei piani operativi della NATO. Ciò sarà preso in considerazione anche nella pianificazione militare [della Russia]”.
Isabella Hadley