A seguito delle modifiche costituzionali approvate ad aprile, domenica 9 luglio si sono tenute le elezioni presidenziali anticipate in Uzbekistan. Il presidente uscente, il riformista Mirziyoyev non ha avuto problemi a garantirsi la presidenza (eventualmente fino al 2037) ottenendo l’87,05% dei voti, ma la sua intensa attività innovatrice potrebbe non andare incontro alle aspettative future.
Il 30 aprile 2023, nell’ambito di un’intensa attività riformatrice promossa dal Presidente per un “Nuovo Uzbekistan”, si è tenuto nel Paese un Referendum costituzionale per sancire l’adozione della nuova Costituzione. Secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale centrale (CEC), l’84,5% degli aventi diritto si è recato alle urne, e il 90% degli elettori ha votato a favore degli emendamenti. La nuova Costituzione, secondo quanto riportato dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) “stabilisce uno stato laico e sociale, migliora aspetti importanti dei diritti umani e di parità di genere, implementa gli obblighi sociali dello Stato verso cittadini e gruppi vulnerabili e promuove la concorrenza leale nelle attività imprenditoriali e i diritti di proprietà terriera”[1], sebbene non implichi un miglioramento dei diritti di associazionismo politico e di libertà di informazione. Punto focale dell’attività riformatrice promossa dal presidente Shavkat Miromonovich Mirziyoyev è la possibilità di estendere il mandato presidenziale da cinque a sette anni per un limite di due mandati, ripristinando i limiti di mandato (Mirziyoyev è al secondo mandato) permettendo all’attuale presidente di ricoprire potenzialmente la carica fino al 2037. Le modifiche costituzionali hanno inoltre aggiustato l’equilibrio di potere tra i vari rami del governo, diminuendo ulteriormente le istanze del parlamento in favore della figura del presidente. La nuova costituzione è entrata in vigore il 1° maggio.
In linea con la figura di riformatore[2] rispetto all’autoritario predecessore Islam Karimov, Mirziyoyev ha voluto dare di sé un’immagine foriera di cambiamento, introducendo una serie di riforme, supervisionando una campagna per ridurre la burocrazia, liberalizzando il settore economico e contrastando la corruzione. Nel giugno 2020 il governo ha creato un’agenzia per combattere nepotismo e clientelismo. largamente diffusi. Il presidente ha anche accennato alla necessità di rafforzare il ruolo della società civile e di proteggere i diritti umani – sebbene sia stato fatto poco in tal senso. In ambito internazionale l’Uzbekistan, da un sistema completamente isolato quale era, è diventato attivo partecipante di numerose istituzioni internazionali per cooperare con i Paesi limitrofi, così come con le potenze regionali e globali, e attrarre investimenti esteri.
Nell’ambito della progettazione della nuova “Costituzione del Popolo”, gli uzbeki hanno avuto la possibilità di presentare le proprie proposte di modifica online, con un’apposita commissione che avrebbe approvato quelle ritenute più consone. Il percorso di elaborazione della nuova costituzione, tuttavia, non si è svolto senza resistenze.
Le autorità sono riuscite a far passare la proposta di adozione al secondo tentativo, a seguito delle proteste scoppiate a luglio 2022 nella repubblica autonoma del Karakalpakstan – entità territoriale con circa due milioni di abitanti, etnicamente e culturalmente distinta, afflitta da numerose problematiche legate alla povertà diffusa e all’inadeguatezza delle infrastrutture – alla quale la prima bozza avrebbe revocato lo status di regione autonoma. Le proteste vennero soppresse nel sangue dai servizi di sicurezza, con centinaia di arresti – e la successiva condanna di 22 persone – e circa 18 vittime[3]. A seguito dell’evento, la bozza venne ritirata, e la proposta di eliminare l’autonomia della regione scartata. La seconda proposta, come già anticipato, è stata invece accolta con larga maggioranza.
Un’esito più che scontato
A livello parlamentare sono cinque partiti i politici rappresentati nella camera bassa del Parlamento uzbeko (il Partito Democratico Liberale dell’Uzbekistan, al governo, il Partito Democratico “Milly Tiklanish”, Il Partito SocialDemocratico “Adolat”, il Partito Ecologico dell’Uzbekistan e il Partito Democratico Popolare dell’Uzbekistan). Tutti questi gruppi sostengono il presidente, sebbene alcuni dei partiti vengano ufficialmente descritti come opposizione. Il 26 giugno l’OSCE ha pubblicato un rapporto sui preparativi per le elezioni presidenziali, riferendo che effettivamente un partito di opposizione ha tentato di registrarsi ma ciò gli è stato impedito; “I rappresentanti del partito hanno denunciato intimidazioni e il loro leader è stato arrestato“, per poi essere rilasciato[4]. Per partecipare in qualità di candidati alle elezioni presidenziali è necessario avere oltre 35 anni, aver risieduto permanentemente nel paese per almeno 10 anni e avere la piena padronanza della lingua uzbeka. Solo i partiti politici registrati possono nominare candidati.
Nel corso della campagna non sono stati pubblicati sondaggi elettorali. Inoltre, i tre sfidanti di Mirziyoyev avevano un basso profilo pubblico e hanno intrapreso una campagna elettorale limitata. Risultano essere tutti ex o attuali funzionari pubblici, essendo verosimilmente stati scelti in concerto con il governo per non rappresentare una vera sfida per il presidente uscente. D’altronde, nel paese non esiste un’opposizione politica attiva, a causa della repressione governativa, e la quasi totalità degli oppositori politici o sono stati mandati in esilio o sono stati incarcerati. Le organizzazioni civili e i partiti avversi al governo sono pochi, in larga parte inattivi e sottoposti a rigido scrutinio.
I quattro candidati alla presidenza sono stati i seguenti[5]:
- Shavkat Miromonovich Mirziyoyev – Attuale Presidente dell’Uzbekistan, Partito Democratico Liberale dell’Uzbekistan
- Ulugbek Ilyasovich Inoyatov – Vicepresidente della Camera legislativa dell’Oliy Majlis (il Parlamento che comprende Senato[6] e Camera legislativa[7])
- Robakhon Anvarovna Makhmudova – Giudice, Partito Socialdemocratico “Adolat”
- Abdushukur Khudoykulovich Khamzaev – Agronomo, Partito Ecologista
Dall’analisi dei profili degli sfidanti si può evincere come questi difficilmente potessero rappresentare una vera alternativa a Mirziyoyev. Le descrizioni dei successi degli sfidanti si limitano ad un sommario elogio delle pubblicazioni scientifiche e delle capacità organizzative rispetto alla descrizione di un Mirziyoyev che “è diventato il fondatore e l’autore di una nuova riforma per sollevare la popolazione dalla povertà nel nostro paese”e grazie ai cui sforzi “il PIL del Paese ha raggiunto la cifra storica di 80 miliardi di dollari negli ultimi sei anni e mezzo, le esportazioni sono aumentate di 1,5 volte e gli investimenti esteri sono triplicati. Di conseguenza, il potere d’acquisto della popolazione e il salario mensile medio sono quasi raddoppiati. […] il tasso di iscrizione all’istruzione prescolare è aumentato dal 27% al 72%, all’istruzione superiore dal 9% al 38%”. Per concludere, “A seguito delle riforme attuate da Mirziyoyev per garantire la libertà di espressione e una politica di apertura, nella nostra società è emersa un’atmosfera di libertà, e i diritti dei cittadini all’informazione sono rigorosamente applicati”.
Le elezioni del 9 luglio, “tecnicamente ben preparate, ma svoltesi in un contesto politico privo di competizione genuina”[8] hanno confermato Mirziyoyev come presidente, con l’87,05% dei voti (13 milioni e 600 mila) e un’affluenza sull’80%.
Il Gattopardo Mirziyoyev
La vittoria di Shavkat Mirziyoyev è stata assicurata dalla popolarità del presidente – rispetto alla relativa anonimità degli sfidanti – e grazie allo stretto controllo del sistema politico del paese più popoloso dell’Asia Centrale. Se l’esito delle elezioni appariva scontato, meno lo è la capacità dell’esecutivo di continuare a spingere sulle riforme che dovrebbero essere implementate nel futuro, soprattutto in merito ai diritti civili. Prima delle elezioni presidenziali del 2021, c’era la speranza che una volta che Mirziyoyev avesse ottenuto un nuovo mandato, avrebbe portato avanti migliorie nello stato di diritto; tuttavia, è accaduto il contrario, e le condizioni in alcune aree sono addirittura peggiorate. Ciò potrebbe, sul medio e lungo termine, minare la credibilità dell’operato del presidente e generare una sfiducia complessiva nelle sue capacità di innovatore, sebbene ciò non è immediato che si traduca automaticamente in aperta sfida dalle altre élite o dalla popolazione.
A giugno, un rapporto dell’Uzbek Forum for Human Rights[9], un gruppo non governativo, ha documentato, nell’ambito della repressione della liberà di stampa, il caso di dieci blogger, giornalisti e attivisti che hanno subito minacce, persecuzioni e procedimenti giudiziari. Alcuni di queste persone sono tuttora incarcerate, per avere esercitato la libertà di espressione oltre i limiti di quello che è ritenuto accettabile come diritto di critica, senza che venga messa in discussione la legittimità dell’operato della leadership politica.
In considerazione di ciò, si può ritenere che lo stallo nel processo di riforma dei diritti umani – sebbene qualche miglioria sia stata effettivamente applicata, come nel caso della parità di genere – andrà di pari passo con l’accentramento dei poteri della figura del presidente e della sua ristretta cerchia, composta da persone fidate e parenti, ivi inclusi la figlia maggiore Saida e il genero minore Otabek Umarov.
Note
[1] https://www.osce.org/odihr/elections/544492
[2] https://president.uz/ru/lists/view/6277
[3] https://www.gazeta.uz/ru/2022/07/04/nukus-victims/?utm_source=push&utm_medium=telegram
[4] https://www.osce.org/odihr/elections/uzbekistan/547181
[5] https://saylov.uz/en/category/saylov-2023-prezidentlikka-nomzodlar
[7] https://parliament.gov.uz/
[8] https://www.osce.org/files/f/documents/b/0/548179.pdf
[9] https://www.uzbekforum.org/presidents-broken-promises-puts-journalists-and-bloggers-at-risk/