Le dichiarazioni del capo di stato maggiore ucraino all’Economist hanno provocato un piccolo terremoto tra i corridoi del potere di Kiev, ma certificano qualcosa di cui il mondo si era già accorto: il sostanziale fallimento della controffensiva ucraina – con l’eccezione degli equilibri sul Mar Nero. Adesso è tempo di rasputica e di stallo sul terreno, a tutto vantaggio di Mosca.
È il primo novembre quando l’Economist pubblica un’intervista al comandante delle forze armate ucraine, il generale Valerij Zalužnyj. Nella conversazione con il noto settimanale d’informazione britannico, Zalužnyj parla di una questione soffocata dall’escalation israelo-palestinese del 7 ottobre scorso, ma che prima monopolizzava ogni discussione sul tema “guerra” – ovvero la controffensiva ucraina. Il quadro che Zalužnyj dipinge della controffensiva pare tutto fuorché roseo. A suo dire, infatti, Ucraina e Russia si sarebbero ormai impantanate in un vero e proprio stallo [1]. Tuttavia, nonostante il passaggio a lungo conflitto di logoramento andrebbe inevitabilmente a favorire il Cremlino, Zalužnyj sottolinea che l’Ucraina può ancora vincere. Ma il danno è fatto. Sulla scia delle dichiarazioni di Zalužnyj, le agenzie di stampa del Cremlino parlano di panico [2] attorno al presidente ucraino Zelens’kyj, che prontamente smentisce “l’ammissione di stallo” del suo capo militare, probabilmente preoccupato che la prospettiva di una guerra che Kiev non può vincere rafforzi i dubbi degli alleati occidentali in merito all’invio di nuovi aiuti. A testimonianza delle divergenze tra la leadership politica e quella militare, praticamente all’indomani della pubblicazione dell’articolo dell’Economist è arrivato il licenziamento di Viktor Chorenko, l’uomo in comando delle forze speciali ucraine, ritenuto da diverse fonti vicino al generale Zalužnyj [3].
Se da un lato la recente indiscrezione del Washington Post secondo cui a dirigere il sabotaggio del Nord Stream nel settembre 2022 sarebbe stato un altro sottoposto di Zalužnyj – il colonnello Roman Červins’kyj, che avrebbe agito senza l’approvazione del gabinetto presidenziale – confermerebbe forti contrasti nei corridoi del potere a Kiev [4], la situazione sul campo appare effettivamente in una fase di stasi. Nonostante le sortite e i contrattacchi dell’uno e dell’altro belligerante continuino in diversi settori (ad esempio nei pressi di Avdiivka, nel Donec’k, dove i russi starebbero circondando gli ucraini, o a Krynky, una trentina di chilometri a nord-est di Kherson, dove le forze ucraine avrebbero consolidato una testa di ponte sulla sponda orientale del fiume Dnepr) è probabile che, nell’immediato futuro, assisteremo solo a lievi oscillazioni della linea del fronte. Questo non solo a causa della cosiddetta rasputica – le coltri di fango che si formano a seguito delle piogge autunnali da quelle parti e che, almeno a partire dall’invasione mongola della Rus’ di Kiev nel XIII secolo, costituiscono un noto ostacolo per i generali e i loro piani – ma anche perché sembra che al momento nessuno dei contendenti disponga di forze e risorse tali da troncare in maniera netta l’equilibrio.
In verità, la relativa staticità appena descritta è osservabile da tempo. Lungo gli 800 chilometri di fronte e nel corso dell’estate, infatti, la controffensiva ucraina iniziata a giugno non ha portato ad alcuna penetrazione o sfondamento significativo delle linee di difesa di Mosca. Tralasciando le incautamente ottimistiche prospettive di riconquista della Crimea per la fine dell’estate, in direzione sud, nell’oblast’ di Zaporižžja, l’Ucraina non è riuscita a conseguire l’obiettivo iniziale – pur sempre ambizioso – di arrivare al Mar d’Azov e recidere la striscia di terra che collega i territori occupati dalla Federazione Russa nel Donbass proprio alla penisola di Crimea. Con la controffensiva che ha però faticato a ingranare, Kiev ha ridimensionato nuovamente le proprie mire, abbandonando l’obiettivo di liberare Melitopol’ – città strategica in quanto, per l’appunto, prossima al Mar d’Azov – per cercare di conquistare la cittadina di Tokmak, che avrebbe dovuto fare da perno per il lancio di future operazioni verso le zone costiere. Ma anche la ripianificazione ha dovuto fare i conti con il sistema difensivo russo: già alla fine di agosto, la direttrice d’offensiva sud – che rimane quella su cui Kiev ha capitalizzato maggiormente – si è arrestata a Robotyne, a circa 25 chilometri dalla città-obiettivo di Tokmak.
Considerato il mancato raggiungimento degli obiettivi e la ripresa dell’iniziativa da parte di Mosca in diversi settori – non solo ad Avdiivka, ma anche a Bakhmut, dove gli ucraini avevano ottenuto modesti avanzamenti – è difficile tratteggiare un bilancio positivo della controffensiva. Ad aumentare la percezione negativa sicuramente contribuisce l’enfasi mediatica che ha accompagnato la riscossa ucraina, amplificata sia dai media occidentali, sia dal governo Zelens’kyj che, verosimilmente, ha alimentato l’hype intorno alla controffensiva – e al suo carattere potenzialmente decisivo – nella speranza di velocizzare le consegne di forniture militari dall’Occidente. Dopo cinque mesi, in totale, l’Ucraina sarebbe riuscita a riprendersi circa 400 chilometri quadrati di terreno, ossia meno dello 0,1% del suo territorio totale, di cui la Russia controlla ancora il 18%, se si include anche la Crimea [5].
Nonostante le riconquiste territoriali innegabilmente limitate, durante la finestra d’azione estiva, Kiev ha riscosso ottimi successi in un’altra zona, che terra non è – il Mar Nero. Negli ultimi mesi, forte anche delle forniture di missili Storm Shadow e SCALP da parte di Gran Bretagna e Francia, l’Ucraina ha messo a segno una serie di attacchi missilistici contro obiettivi e navigli russi in Crimea. Oltre ad aver danneggiato pesantemente le forze marittime russe, a Sebastopoli l’Ucraina ha distrutto il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero – di cui, Kiev sostiene, sarebbe morto il comandante, l’ammiraglio Viktor Sokolov. La capacità di colpire la Crimea in profondità ha obbligato il Cremlino a riposizionare gran parte della propria flotta più a est, nel porto di Novorossijsk. Ciò ha avuto importanti ripercussioni sulle capacità di Mosca di operare nel Mar Nero occidentale, anche per quanto concerne il blocco navale delle imbarcazioni cariche di grano ucraino, che possono ora salpare più liberamente alla volta dei mercati globali.
Come detto, complice il sopraggiungere delle piogge e le ridotte possibilità di movimento a causa della già citata rasputica, è improbabile che si assisterà a grandi avanzamenti nel prossimo periodo, tanto più con il sopraggiungere del gelo invernale. Mentre entrambi gli schieramenti potranno giovarsi di una relativa pausa delle operazioni, è lecito aspettarsi una nuova massiccia campagna missilistica da parte di Mosca contro la rete e le infrastrutture energetiche ucraine – in un rifacimento di quanto si è visto nell’inverno scorso – nel tentativo di fiaccare le velleità di resistenza del popolo ucraino, che si approccia al secondo anniversario dell’inizio dell’invasione.
Seppur la fase della controffensiva non abbia visto alcun grande successo nemmeno sul versante russo, con l’avvio del nuovo anno il rischio che la guerra – specie se bloccata – vada a favore di Mosca è reale. Innanzitutto, nel 2023 la Russia è riuscita ad aumentare esponenzialmente il numero dei soldati da mandare al fronte: a detta dell’ex presidente Dmitrij Medvedev, tra gennaio e settembre, limitandosi ai soli soldati a contratto, Mosca avrebbe aggiunto 325.000 nuovi effettivi alle sue fila [6]. Ovviamente, più le ostilità si trascinano, più la mera “massa” demografica acquisisce la valenza di fattore determinante, e in questo senso è bene ricordare che la Russia può contare su una popolazione all’incirca quattro volte superiore a quella dell’Ucraina – che già ora sembra avere difficoltà nel reclutare personale per far fronte alle esigenze del conflitto. Anche economicamente, con il budget federale approvato per il 2024, la Russia ha indicato di volersi attrezzare a una guerra di lunga durata: secondo i nuovi piani di spesa, infatti, Mosca destinerà circa 109 miliardi di dollari alla difesa nazionale – una cifra record, quasi raddoppiata rispetto al 2023 [7]. Infine, nonostante l’isolamento imposto dall’Occidente, la Russia ha trovato nuovi alleati militari, con il caso più recente ed eclatante della Corea del Nord.
Oltre adalleviare la pressione sull’apparato produttivo nazionale russo, la puntualità con cui Kim Jong-Un starebbe inviando container pieni di munizioni[8] evidenzia un altro problema per l’Ucraina. Pur avendo ed essendo in grado di consegnare dispositivi e armamenti tecnologicamente molto più avanzati rispetto alla controparte nordcoreana, l’Occidente, ad ora, ha mandato carri armati e missili moderni a singhiozzo. Le forniture occidentali si sono rivelate sì imprescindibili per la resistenza ucraina, ma mai sufficienti – sia per quantità che tempistiche – a garantire lo strappo decisivo. Nell’intervista all’Economist, Zalužnyj ha dichiarato che, per rompere lo stallo e vincere, oltre a migliorare il “bersagliamento dell’artiglieria russa, le tecnologie di sminamento […] e sviluppare innovazioni nella guerra elettronica”, all’Ucraina servirebbe un’innovazione militare di grande portata, simile “alla polvere da sparo” [1]. A parte capire quale possa essere l’innovazione in questione, se le forniture nordcoreane possono aiutare fin da subito la Russia, lo stesso non si può certo dire riguardo le future forniture occidentali – basti pensare al ministro della Difesa tedesco Pistorius, che ha recentemente rivelato che l’Unione Europea non riuscirà a consegnare per marzo 2024 il milione di colpi d’artiglieria promessi a Kiev nel quadro dell’Action Support of Ammunition Production[9]; o quanto sta succedendo a Washington, con i repubblicani che temporeggiano sempre di più sullo stanziamento di nuovi fondi all’Ucraina [10]. Se l’incapacità europea di inviare i volumi pattuiti è figlia di un’industria bellica non all’altezza, la reticenza statunitense deriva anche dalla mancanza di successi nella controffensiva – dato che, agli aiuti stanziati, non sono corrisposti risultati adeguati sul campo.
Quando Zalužnyj asseriva che lo stallo fosse funzionale al nemico, probabilmente, lo faceva riferendosi non solo alle maggiori possibilità demografiche ed economiche della Russia, ma anche alla stanchezza degli alleati occidentali. Insomma, metaforicamente parlando, per vincere la guerra Mosca potrebbe limitarsi a non perdere, cercando di tenere vivo l’equilibrio attuale, e il più a lungo possibile.Almeno fino a quando, nelle cancellerie occidentali, verrà ritenuto più opportuno spingere verso i negoziati. Una prospettiva particolarmente appetibile per il Cremlino, che certamente nel 2024 seguirà con ancora più interesse sia le elezioni europee che le presidenziali statunitensi.
Mattia Massoletti
Note bibliografiche:
- The Economist, Ukraine’s commander-in-chief on the breakthrough he needs to beat Russia, 1 novembre 2023, https://www.economist.com
- RIA Novosti, “Впанике“: офисЗеленскогонабросилсянаЗалужного (“Nel panico”: l’ufficio di Zelensky si è scagliato contro Zalužnyj), 4 novembre 2023, https://ria.ru/20231104/zaluzhnyy-1907363528.html
- Reuters, Ukraine replaces special forces commander, removed officer wonders why, 3 novembre 2023, https://www.reuters.com/world/europe/ukraine-replaces-special-forces-commander-removed-officer-wonders-why-2023-11-03/
- The Washington Post, Ukrainian military officer coordinated Nord Stream pipeline attack, 11 novembre 2023, https://www.washingtonpost.com/national-security/2023/11/11/nordstream-bombing-ukraine-chervinsky/
- The Economist, Europe needs to step up support for Ukraine, 13 novembre 2023, https://www.economist.com/the-world-ahead/2023/11/13/europe-needs-to-step-up-support-for-ukraine
- TASS, More than 325,000 contractors join Russian army in 2023 — Medvedev, https://tass.com/defense/1680777?utm_source=google.com&utm_medium=organic&utm_campaign=google.com&utm_referrer=google.com
- Carnegie Politika, Russia’s 2024 Budget Shows It’s Planning for a Long War in Ukraine, 11 ottobre 2023, https://carnegieendowment.org/politika/90753
- Politico, North Korea sends Putin tons of ammo. Europe can’t do the same for Ukraine, 2 novembre 2023, https://www.politico.eu/article/vladimir-putin-kim-jong-un-russia-pyongyang-beats-brussels-to-a-million-ammunition-rounds/
- Reuters, EU to miss goal of 1 million shells for Ukraine – Germany’s Pistorius, 14 novembre 2023, https://www.reuters.com/world/europe/eu-miss-goal-1-million-shells-ukraine-germanys-pistorius-2023-11-14/
- Bloomberg, Ukraine Aid From US Won’t Be Approved for a Month, Maybe Longer, 17 novembre 2023, https://www.bloomberg.com/news/articles/2023-11-17/ukraine-aid-from-us-won-t-be-approved-for-a-month-maybe-longer?sref=SamVlrGx