Benché islamico e a maggioranza sciita, l’Azerbaigian mantiene rapporti difficili con il vicino iraniano. Relazioni di tenore (non a caso) opposto a quelle intessute con Israele, con cui Baku coopera in campo energetico, militare e d’intelligence.
Israele e Azerbaigian, una proficua collaborazione
L’indiscriminata offensiva condotta dall’esercito israeliano nell’altamente popolata striscia di Gaza a seguito del feroce attacco di Hamas del 7 ottobre ha infiammato il mondo musulmano. Imponenti manifestazioni di piazza a sostegno della causa palestinese sono avvenute in numerose località del mondo, per una causa a cui non hanno mancato di far sentire il proprio supporto (più per ragioni di opportunismo politico che per motivi umanitari) anche le tre maggiori potenze con una forte proiezione nel Caucaso, ovvero Russia, Turchia e Iran.
In tale contesto l’Azerbaigian, nazione musulmana laica a maggioranza sciita, deve mantenere un delicato equilibrio tra Israele, l’alleato turco e l’Iran.
L’appoggio di Tel Aviv all’esecutivo azero è stato un fattore determinante per la riconquista dei territori della Repubblica dell’Artsakh: gli armamenti israeliani hanno consentito a Baku di riconquistare parte dei territori occupati della regione del Nagorno-Karabakh (NK) già durante la guerra dei 44 giorni nel 2020, per essere poi nuovamente impiegati dall’esercito azero a settembre 2023 nella brevissima offensiva che ha portato alla completa incorporazione del Karabakh.
Secondo lo Stockholm International Peace Institute (SIPRI), Israele sarebbe responsabile di quasi il 70% delle importazioni di armi dell’Azerbaigian nel periodo 2016-2020, secondo subito dopo la Russia per il periodo 2011-2020[1]. Tra i principali sistemi d’arma forniti da Israele vi sarebbero statele HAROP “loitering munition” (i c.d. droni kamikaze), veicoli aerei da ricognizione senza pilota (UAV), missili guidati terra-aria Barak-8 e missili balistici “surface to surface” LORA. Una società israeliana (Elta Systems Ltd.)avrebbe anche fornito la mappatura digitale della regione del NK, garantendo alle forze armate azere un vantaggio tattico nel conflitto del 2020.
Israele, d’altro canto, avrebbe nel territorio azero un punto d’appoggio indispensabile per condurre attività di intelligence contro l’Iran e i numerosi proxy che agiscono per esso; secondo indiscrezioni emerse a seguito dello scandalo Wikileaks, l’esecutivo azero avrebbe fornito già in passato agli israeliani l’accesso al proprio territorio per servizi di ricognizione nei confronti dell’Iran[2], mentre più recentemente avrebbe garantito l’utilizzo di un aeroporto militare azero e il diritto al Mossad – il servizio segreto israeliano – ad operare in un avamposto in Azerbaigian. Queste affermazioni sono state pubblicamente smentite dall’ambasciatore azero a Tel-Aviv[3].
Altro elemento di cooperazione tra Teheran e Tel Aviv è il settore energetico: Israele dipende dalle importazioni energetiche e l’Azerbaigian, tramite la società statale SOCAR e grazie all’accesso ai giacimenti del Mar Caspio,ne fornirebbe una parte significativa. Nel 2022, le esportazioni di greggio di Baku sono ammontate a 1,67 miliardi di dollari statunitensi e l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) che trasporta il greggio azero nel Mediterraneo risulta cruciale per la sicurezza energetica di Tel Aviv, soddisfacendo circa il 65% del fabbisogno israeliano di greggio[4]. I due Paesi collaborano inoltre in altri ambiti, come quello agricolo, idrico e tecnologico.
Sebbene le relazioni diplomatiche siano state avviate subito dopo la dichiarazione di indipendenza dell’Azerbaigian dall’URSS nel 1991 e Israele avesse già un’ambasciata a Baku, quest’ultima ha mantenuto nel corso del tempo una politica bilanciata in quanto Stato membro dell’OIC (Organizzazione della cooperazione islamica) e per la prossimità dell’Iran.
A ottobre 2022 Baku ha inaugurato comunque la prima ambasciata in Israele, a cui ha fatto seguito la nomina dell’ambasciatore azero, mentre recentemente il ministro degli affari esteri israeliano Eli Cohen ha sottolineato che “Israele e Azerbaigian condividono la stessa percezione delle minacce iraniane. Il regime degli ayatollah minaccia entrambe le nostre regioni, finanzia il terrorismo e destabilizza il Medio Oriente”[5].
L’avvicinamento Baku – Tel Aviv va anche concepito nell’ottica della politica di riavvicinamento tra Turchia –(che aveva interrotto i rapporti diplomatici nel 2018 a seguito del riconoscimento statunitense di Gerusalemme quale capitale dello Stato ebraico) e Israele, in cui l’Azerbaigian ha colto l’opportunità di mediazione per riconciliare due tra i suoi maggiori alleati, facendone uno dei principali obiettivi della propria politica estera.
Di rilievo risultano anche gli effetti di normalizzazione degli Accordi di Abramo tra Israele e alcuni Paesi musulmani, che – nonostante la situazione critica con il popolo palestinese – non sembrerebbero uscirne compromessi.
Aumentano le tensioni tra Baku e Teheran
Il 1° novembre l’Ayatollah Ali Khamenei ha lanciato un appello alle nazioni musulmane affinché interrompano i legami diplomatici ed economici con Israele, sottolineando la necessità di “bloccare la strada alle esportazioni di petrolio e cibo”. Infatti, tra i 56 Paesi membri dell’OIC vi sono i due maggiori esportatori energetici verso Israele, ovvero Azerbaigian e Kazakistan.
In Azerbaigian, tuttavia, non vi è alcuna pressione interna per l’adozione di una linea dura nei confronti di Israele in quanto il suo supporto nel conflitto con l’Armenia è ampiamente apprezzato – sebbene la popolazione sciita guardi con favore alla causa palestinese. L’esecutivo azero ha formalmente mantenuto una posizione equidistante tra Israele e Palestina, esprimendo preoccupazione per la perdita di vite civili da ambo i lati e condannando il ricorso alla violenza[6], così come il seggio azero alle Nazioni Unite ha votato, a più riprese, per le risoluzioni dell’Assemblea a favore di una pausa umanitaria.
La posizione iraniana verso le relazioni azero-israeliane è evidente dal commento del ministro degli affari esteri iraniano al neoinsediato ambasciatore azero a Teheran nel 2021: “Non tolleriamo la presenza e l’attività [effettuata, n.d.r.] contro la nostra sicurezza nazionale del regime sionista vicino ai nostri confini e prenderemo tutte le misure necessarie al riguardo”[7]. La dichiarazione è stata resa a seguito dell’esercitazione militare iraniana “Conquistatori di Khyber”[8] condotta ai confini con l’Azerbaigian come monito nei confronti di Baku e Tel Aviv per il presunto coinvolgimento israeliano nei sabotaggi contro le attività iraniane di ricerca nucleare, incluso l’assassinio di scienziati iraniani coinvolti in tale programma.
Le relazioni azero-iraniane sono peggiorate a seguito dell’attacco all’ambasciata azera a Teheran il 27 gennaio 2023 ad opera di un assalitore armato; il capo della sicurezza dell’ambasciata è stato ucciso e altre due persone ferite. Baku ha ipotizzato il coinvolgimento dei servizi segreti iraniani nell’ “atto di terrorismo”. Nei mesi successivi, le autorità azere hanno trattenuto numerose persone con l’accusa di effettuare attività di spionaggio per l’Iran, di operare per conto di Teheran e di promuovere “la propaganda della repubblica islamica, la diffusione di superstizioni religiose, [e] il tentativo di rovesciare il governo secolare di Baku”[9].
A marzo 2023 il tentativo di assassinio dell’avvocato e membro del parlamento azero Fazil Mustafa (critico della Repubblica Islamica) ha ulteriormente inasprito le tensioni tra i due Paesi, a cui ha fatto seguito la reciproca espulsione di alcuni diplomatici. Già in passato le autorità azere avevano arrestato dei membri del “Movimento Islamico di Resistenza dell’Azerbaigian” sciita e filoiraniano, noto come Husayniyun, gruppo armato fondato nel 2015 e collegato alle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane, tra i cui scopi vi sarebbe anche la destabilizzazione del regime azero e la creazione di uno Stato teocratico. Già nel 1996 il Partito Islamico dell’Azerbaigian era stato bandito dal Paese per aver richiesto l’adozione della Sharia e il suo leader imprigionato con l’accusa di spiare per l’Iran, e negli anni successivi erano emersi numerosi contrasti tra le istanze laiche dell’esecutivo e l’attivismo politico islamista di alcuni gruppi azeri.
Altro argomento di scontro tra le due nazioni riguarda il progetto panturchista azero (leggasi turco) della creazione del cosiddetto corridoio di Zangezur (il collegamento stradale e ferroviario non ancora realizzato tra l’Azerbaigian continentale e l’exclave azera di Nakhchivan) attraverso il territorio armeno, fatto che concorrerebbe ad escludere l’Iran dall’accesso diretto all’Armenia, suo storico alleato, oltre a fornire un punto d’appoggio per la Turchia, e quindi per la NATO ai confini iraniani.
Teheran è anche consapevole degli effetti della creazione del corridoio di Zangezur sulla cospicua popolazione iraniana di etnia azera,situata principalmente nelle province iraniane settentrionali denominate “Azerbaigian orientale e occidentale”, garantendo potenzialmente a Baku una leva etnico-politica. Tuttavia, recentemente Baku e Teheran starebbero discutendo di reindirizzare tale corridoio sul lato iraniano del confine, anche in virtù delle difficoltà di mediazione della missione azera con la controparte armena sull’argomento[10].
Complessivamente, per l’Azerbaigian (e la Turchia) l’eventuale rafforzamento dell’influenza iraniana a livello regionale non costituisce un fattore positivo, soprattutto alla luce degli sforzi di Baku di siglare un accordo di pace con l’Armenia. Sebbene le tensioni tra Iran e Azerbaigian si siano recentemente acuite, molti fattori rendono improbabile un conflitto militare. Tra questi l’interdipendenza economica e commerciale, le vie di transito tra Iran, Azerbaigian e Russia del progetto internazionale Nord-Sud, e la dipendenza azera dalla via di comunicazione iraniana per raggiungere il Nakhchivan.
Eugenio Delcroix
[1]Arms transfers to conflict zones: The case of Nagorno-Karabakh | SIPRI
[2]Cable: 09BAKU20_a (wikileaks.org)
[3]https://www.jpost.com/international/article-733935
[4]https://edition.cnn.com/2023/10/04/middleeast/azerbaijan-israel-weapons-mime-intl/index.html
[5]https://report.az/en/foreign-politics/cohen-israel-azerbaijan-share-same-perception-of-threat-from-iran/
[6]Azerbaijani MFA condemns violence against civilians in Israel-Palestine conflict zone | Report.az
[7]Explainer: What’s Behind Fresh Tensions On The Iran-Azerbaijan Border? (archive.org)
[8]La fortezza giudaica di Khyber nella penisola arabica venne conquistata da Alì, primo Imam sciita, per cui il titolo delle esercitazioni è abbastanza esplicativo.
[9]Azerbaijan Says It Has Detained 20 People For Allegedly Promoting Iranian ‘Propaganda’ (rferl.org)
[10]Azerbaijan says peace with Armenia is within reach – POLITICO