Mentre l’esodo di oltre 100.000 armeni dal Nagorno Karabakh entra nel suo primo anniversario, la COP29 tenutasi a Baku legittima a livello internazionale il regime autoritario di Ihman Aliyev. Intanto, l’Azerbaigian cerca nuovi investimenti nei combustibili fossili e promuove la ricostruzione “verde” nell’ex Repubblica autonomista dell’Artsakh, e l’Occidente finge di non vedere.
“Greenwashing” e “peacewashing”: una COP controversa
Per il terzo anno consecutivo, la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è tenuta in un Paese dalla discutibile reputazione internazionale in materia di diritti umani e fortemente legato ai combustibili fossili. Dopo Egitto ed Emirati Arabi Uniti, per il 2024 la scelta è ricaduta su Baku, capitale di un Paese, l’Azerbaigian, conosciuto come “terra del fuoco”, dove i combustibili fossili costituiscono il 92% dell’export1. Mentre le dichiarazioni del Presidente azero İlham Aliyev riguardo agli idrocarburi, definiti “doni di Dio”2, hanno suscitato aspre critiche, le violazioni dei diritti umani sono passate in secondo piano. Quasi totale silenzio, invece, sui fatti del Nagorno-Karabakh del 2023.
Baku è infatti accusata di aver commesso una vera e propria pulizia etnica3 degli armeni nella Repubblica transcaucasica, a seguito della guerra del 2023 contro i separatisti dell’Artsakh. Inoltre, l’Azerbaigian è uno degli Stati più corrotti al mondo, al 154° posto (su 180) del Corruption Perceptions Index di Transparency International4 e definito “non libero” dall’ONG americana Freedom House (7 punti su 100)5. Human Rights Watch denuncia da anni repressione dei dissidenti politici, limitazione della libertà di stampa, assenza di libertà religiosa, torture e maltrattamenti6.
İlham Aliyev è al potere dal 2003, quando successe al padre Heydar, ex Segretario del Partito Comunista azero e Presidente dell’Azerbaigian dal 1993 a seguito di un golpe militare7. Per Aliyev figlio, lo scopo della COP29 era duplice: il primo, attirare investimenti nelle rinnovabili per diversificare la propria economia, e il secondo, non dichiarato, ripulire la reputazione internazionale dell’Azerbaigian.
Alle accuse di “greenwashing”, si sommano quindi alcune timide voci che denunciano il c.d. “peacewashing”8: la “COP di pace” e la “tregua della COP” proposta da Baku appaiono pura retorica alla luce dell’offensiva militare azera del settembre 2023 contro il Nagorno-Karabakh e della continua pressione sull’Armenia9.
La scomparsa giuridica del Nagorno-Karabakh: “ingiusta” fine di una Repubblica caucasica
Il “giardino nero montuoso” (in azero Dağlıq Qarabağ), chiamato “Artsakh” dagli armeni, è fonte di crisi e scontri da secoli, ma i problemi odierni risalgono specialmente alla divisione territoriale dell’URSS operata da Stalin nel 1921. Il Nagorno Karabakh, un territorio montuoso storicamente, culturalmente ed etnicamente (ca. 80% della popolazione) armeno, fu integrato nella Repubblica Socialista Sovietica (RSS) azera. Dopo quasi settant’anni di “pax sovietica”, nel 1987 si accendono violente proteste al grido di “miac’owm” (‘unificazione’ in armeno) nell’oblast’ autonoma del Karabakh, che nel 1991 proclama la propria indipendenza dall’Azerbaigian. Scoppia quindi la prima guerra nella regione, conclusa due anni dopo con la presa armena del territorio dell’Artsakh e di alcune province limitrofe al prezzo di trentamila morti e centinaia di migliaia di sfollati. Seguono trent’anni di conflitto impropriamente definito “congelato”, durante i quali nemmeno il Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) riuscirà a condurre le parti a un trattato di pace definitivo.
Dopo un breve scontro nel 2016 (la c.d. “guerra dei quattro giorni”), il 27 settembre 2020 esplodono 44 giorni di conflitto aperto che producono 7.000 morti e la resa di Erevan. L’accordo di cessate il fuoco, mediato da Mosca, prevedeva il dispiegamento di 1.960 peace keepers russi nella regione e nel corridoio di Laçın (nove chilometri che separano l’Armenia dal Nagorno-Karabakh)10, bloccato da Baku nel 2022. Meno di un anno dopo, il 19 settembre 2023, l’esercito azero lancia un’offensiva sulla capitale del Nagorno-Karabakh, Stepanakert, che capitola nel giro di 24 ore. Segue un esodo di massa di circa 136.000 armeni11, ormai diffusamente ritenuto una vera e propria pulizia etnica. Nel silenzio generale della comunità internazionale, la Repubblica de facto indipendente dell’Artsakh ha cessato di esistere come entità giuridica il 1° gennaio di quest’anno12. Una delle questioni geopolitiche più complesse dell’area post-sovietica, apparentemente senza una soluzione praticabile, è stata risolta dalla forza militare, sotto gli occhi indifferenti del mondo13.
Il silenzio dell’Occidente e il prezzo del decoupling
Non sono in pochi a intravedere in questa tragedia umanitaria una corresponsabilità della diplomazia occidentale, quasi del tutto assente dalla regione negli ultimi anni14. La mancanza di un contributo attivo e continuo da parte di attori internazionali quali l’Unione europea o gli Stati Uniti ha sicuramente inficiato i processi di pace, consolidando a Baku l’idea che la situazione potesse essere risolta militarmente.
Il ripristino dell’integrità territoriale internazionalmente riconosciuta dell’Azerbaigian non elimina la minaccia esistenziale che Baku rappresenta per Erevan. L’Occidente nell’ultimo anno sembra aver attuato una “strategia delle concessioni”: ad esempio, invece di condannare la pulizia etnica in Artsakh, l’amministrazione Biden ha sollecitato il Premier armeno Pašinyan a ritirare il veto su Baku per la COP29, legittimando il regime di Aliyev anziché spingerlo a negoziare15. Tra gli assenti notevoli, come Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Ursula von der Leyen , nessuno ha motivato la mancata partecipazione criticando l’autocrazia azera. Intanto, il legame fra Bruxelles e Baku si rafforza: anche grazie al nuovo gasdotto Grecia-Bulgaria (IGB), le importazioni di gas azero verso l’Europa sono aumentate del 18% nel 2022. Presente alla COP, invece, la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, il cui governo ha aumentato l’acquisto di gas dall’Azerbaigian di oltre il doppio rispetto alla media europea16.
Pur tralasciando l’intricata questione del Nagorno-Karabakh, il consenso unanime di circa 200 Paesi a ospitare la Conferenza a Baku contraddice la missione della COP stessa. Clima e diritti umani fondamentali, come il diritto alla vita, alla salute, al cibo, all’acqua e a un alloggio, sono strettamente connessi. La deportazione degli armeni del Karabakh e la repressione del dissenso, unite a una maggiore produzione di gas e petrolio che passa per l’espansione mineraria, sono scelte disastrose dal punto di vista sociale e ambientale17.
Questo scenario evidenzia chiaramente i “double standards” dell’Occidente. Mentre Bruxelles ha duramente condannato le elezioni presidenziali russe del marzo 202418, si è limitata a tiepide critiche dopo la rielezione di Aliyev, avvenuta un mese prima con il 92% dei consensi, in un voto giudicato molto negativamente dall’OSCE19. L’UE, pur richiamando diritti umani e stato di diritto, ha ribadito la cooperazione con Baku20, spinta dalla necessità di decoupling energetico da Mosca e dall’obbligo di mantenere rapporti con altri regimi autocratici utili alla transizione.
L’incerto futuro di un’Armenia ormai sola
Un altro elemento di “green” e “peacewashing” emerge dai progetti “verdi” promossi dall’Azerbaigian in alcune regioni chiave. Questa strategia viene attuata nel Nagorno-Karabakh e nell’exclave azera del Naxçıvan, dove già dal 2021 sono state istituite “Zone a energia verde”21 ma anche nel c.d. “Zangezur orientale” e nella regione armena di Syunik, cruciale collegamento fra Azerbaigian, Nakhichevan e Turchia22.
Aliyev punta a espandere l’influenza azera su questi territori strategici, sfruttando il pretesto della lotta al cambiamento climatico. Paradossalmente, Baku potrebbe usare la COP29 per incrementare i contratti petroliferi, sostenuti dalla presenza di 1.770 lobbisti dei combustibili fossili, tra cui 113 europei e 22 italiani23. Questi indotti potrebbero alimentare ulteriormente la spesa militare, che negli ultimi 20 anni è cresciuta proporzionalmente alle entrate del Fondo Statale per il Petrolio dell’Azerbaigian (SOFAZ)24. Alcuni osservatori temono che Baku stia pianificando un’offensiva militare per aprirsi il cosiddetto corridoio di Zangezur: per l’Armenia, con soli 3 milioni di abitanti e stretta tra Turchia, Iran e Azerbaigian, trovare un accordo è una questione di sopravvivenza, aggravata dal deterioramento delle relazioni con il suo storico alleato, la Russia25.
La storica alleanza tra Mosca e Erevan ha iniziato a logorarsi nel 2018, quando il premier armeno Pašinyan ha intrapreso un percorso di crescente avvicinamento all’Occidente. L’Armenia potrebbe però avere commesso più di un “errore strategico“26, prima affidando completamente la propria sicurezza alla Russia, e oggi cercando di affrancarsene senza alternative solide. L’imprudenza di Erevan risulta evidente di fronte alle crescenti ambizioni dell’Azerbaigian e al disinteresse dell’Occidente nel rimpiazzare la Russia come garante della difesa armena27. Negli ultimi mesi, alcune dichiarazioni dei governi di Baku e Erevan avevano alimentato l’ottimismo, portando a sperare in un accordo di pace bilaterale durante la COP2928. Tuttavia, l’Armenia ha deciso di boicottare la Conferenza in segno di protesta per la continua detenzione di prigionieri armeni da parte azera29. I negoziati riprenderanno a dicembre, ma al momento persistono forti incertezze. La stabilizzazione dei rapporti offrirebbe vantaggi significativi per entrambe le parti, sia in termini di sicurezza che economici. Tuttavia, l’Azerbaigian potrebbe ancora preferire l’uso della forza, favorito dal sostegno turco e dall’acquiescenza della Russia. L’interscambio commerciale tra Mosca e Baku è infatti cresciuto del 55,3% nel primo trimestre del 2023 e continua a salire nel 2024, al punto che la Russia è diventata il terzo partner commerciale dell’Azerbaigian, dopo Italia e Turchia30.
Sebbene sia complesso, se non impossibile, delineare una chiara distinzione tra “buoni” e “cattivi” nel lungo corso della storia, è indubbio che Baku sia responsabile del massacro del 2020, dell’aggressione del 2023, nonché della conseguente pulizia etnica nella regione e di continue violazioni dei diritti umani fondamentali in Azerbaigian. L’Occidente ha il dovere di favorire il dialogo e portare Baku al tavolo dei negoziati, poiché in assenza di interventi, la sopravvivenza stessa dell’Armenia potrebbe essere messa a rischio.
Andrea Stauder
Le Monde, COP29: Azerbaijan wants to improve its image without giving up oil, 11 novembre 2024, https://www.lemonde.fr/en/environment/article/2024/11/11/cop29-azerbaijan-wants-to-improve-its-image-without-giving-up-oil_6732378_114.html ↩︎
BBC, Oil and gas are a ‘gift of God’, says COP29 host, 12 novembre 2024, https://www.bbc.com/news/articles/cpqd1rzw9r4o ↩︎
Parlamento Europeo, Nagorno-Karabakh: MEPs demand review of EU relations with Azerbaijan, 5 ottobre 2023, https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20230929IPR06132/nagorno-karabakh-meps-demand-review-of-eu-relations-with-azerbaijan#:~:text=With%20over%20100%2C000%20ethnic%20Armenians,Armenian%20inhabitants%20of%20Nagorno%2DKarabakh ↩︎
Transparency International, Corruption Perception Index, 2023, https://www.transparency.org/en/countries/azerbaijan ↩︎
Freedom House, https://freedomhouse.org/country/azerbaijan
↩︎
Human Rights Watch, https://www.hrw.org/europe/central-asia/azerbaijan ↩︎
The Guardian, Azerbaijan accused of media crackdown before hosting Cop29, https://www.theguardian.com/environment/article/2024/jun/12/azerbaijan-accused-of-media-crackdown-before-hosting-cop29 ↩︎
The Conversation, Azerbaijan is using Cop29 to ‘peacewash’ its global image, 30 settembre 2024, https://theconversation.com/azerbaijan-is-using-cop29-to-peacewash-its-global-image-239960 ↩︎
Chatham House, Azerbaijan’s climate leadership challenge, 22 ottobre 2024, https://www.chathamhouse.org/2024/10/azerbaijans-climate-leadership-challenge/02-cop29-and-troika-opportunity-and-risk-global ↩︎
CSIS, A Renewed Nagorno-Karabakh Conflict: Reading Between the Front Lines, 22 settembre 2023, https://www.csis.org/analysis/renewed-nagorno-karabakh-conflict-reading-between-front-lines ↩︎
Climate Home News, In Nagorno-Karabakh, Azerbaijan’s net zero vision clashes with legacy of war, 15 maggio 2024, https://www.climatechangenews.com/2024/05/15/in-nagorno-karabakh-azerbaijans-net-zero-vision-clashes-with-legacy-of-war/ ↩︎
Il Mulino, Breve storia del Nagorno-Karabakh, 28 settembre 2023, https://www.rivistailmulino.it/a/breve-storia-del-nagorno-karabakh ↩︎
Carnegie, A Tragic Endgame in Karabakh, 22 settembre 2023, https://carnegieendowment.org/posts/2023/09/a-tragic-endgame-in-karabakh?lang=en ↩︎
OBC Transeuropa, Nagorno Karabakh: il perché di una guerra, 6 ottobre 2020, https://www.balcanicaucaso.org/Areas/Nagorno-Karabakh/Nagorno-Karabakh-the-reasons-for-a-war-205383 ↩︎
AEI, Is COP29 Berlin 1936?, 15 settembre 2024, https://www.aei.org/op-eds/is-cop29-berlin-1936/ ↩︎
Foreign Policy, How the End of Nagorno-Karabakh Will Reshape Geopolitics, 25 ottobre 2023, https://foreignpolicy.com/2023/10/25/armenia-azerbaijan-nagorno-karabakh-turkey-iran-russia-europe/#cookie_message_anchor ↩︎
Heinrich Böll Stiftung, COP29: Armenia’s voice in global climate negotiations, 13 novembre 2024, https://ge.boell.org/en/2024/11/13/cop29-armenias-voice-global-climate-negotiations#footnote1_5g8iuvBy4oUQNSizhKHLd-j3f8f5Z3Ot3e6ei1YUQ_gX1ffeKxhRrZ ↩︎
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/RC-9-2024-0253_EN.html ↩︎
OSCE, Azerbaijan, Early Presidential Election: Statement of Preliminary Findings and Conclusions, 7 febbraio 2024, https://www.osce.org/files/f/documents/9/3/562473.pdf ↩︎
https://www.eeas.europa.eu/delegations/council-europe/1489th-meeting-committee-ministers-14-february-2024-azerbaijan-eu-statement-presidential-elections_en?s=51 ↩︎
AREA, Green Energy Zone (GEZ) in the liberated territories, https://area.gov.az/en/page/layiheler/yasil-enerji-zonasi/yasil ↩︎
Baku Dialogues, Sustainable and Climate-Friendly Urban Development: Prologues to Azerbaijan Hosting COP29 and WUF13, https://bakudialogues.ada.edu.az/media/2024/10/11/bd-v8-n1-fall-2024_nadirov-mammadrzayev-dehning.pdf ↩︎
Euronews, 113 lobbisti dei combustibili fossili da tutta l’Ue presenti alla Cop29, 18 novembre 2024, https://it.euronews.com/my-europe/2024/11/18/113-lobbisti-dei-combustibili-fossili-da-tutta-lue-presenti-alla-cop29 ↩︎
Civilnet, Activists say COP29 greenwashes ethnic cleansing, demand location change, 24 luglio 2024 https://www.civilnet.am/en/news/789847/activists-say-cop29-greenwashes-ethnic-cleansing-demand-location-change/ ↩︎
Carnegie, Why Washington Must Push Forward the Fragile Armenia-Azerbaijan Peace Plan, 3 luglio 2024, https://carnegieendowment.org/emissary/2024/07/armenia-azerbaijan-peace-plan-us-role?lang=en ↩︎
Reuters, Armenian PM says depending solely on Russia for security was ‘strategic mistake’, 3 settembre 2023, https://www.reuters.com/world/asia-pacific/armenian-pm-says-depending-solely-russia-security-was-strategic-mistake-2023-09-03/ ↩︎
Globally,
Perché stiamo tornando a parlare di Nagorno-Karabakh?
, 29 settembre 2023,
https://open.spotify.com/episode/35ugomSm4QtIVVCJYCFTRf?si=36551466f3cf48e7 ↩︎
Caspian Policy Center,
With Armenia-Azerbaijan Peace Process Ongoing, U.S. Encourages Finalized Agreement
, 23 ottobre 2024,
https://www.caspianpolicy.org/research/azerbaijan/with-armenia-azerbaijan-peace-process-ongoing-us-encourages-finalized-agreement ↩︎
OBC Transeuropa, COP 29: Armenia assente, nessuna svolta con l’Azerbaijan, 20 novembre 2024,
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Armenia/COP-29-Armenia-assente-nessuna-svolta-con-l-Azerbaijan-234490 ↩︎
TASS
, Товарооборот между Азербайджаном и Россией за 8 месяцев 2024 года вырос на 5,7%
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Товарооборот Азербайджана и РФ в январе – октябре 2024 года увеличился на 14,5%,
https
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tass
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com
/
economy
/1844775,
https://tass.ru/ekonomika/22460051 ↩︎